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Notiziario Marketpress di Mercoledì 15 Settembre 2004
 
   
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  FONTI ENERGETICHE: ITALIA SEMPRE PIÙ DIPENDENTE DALL'ESTERO  
   
  Roma 15 Settembre 2004 - Il nostro Paese importa il 99% del proprio fabbisogno di carbone. L’italia è fra i paesi a più alta dipendenza esterna in campo energetico. Negli ultimi anni, infatti, ha ridotto ancora di più la produzione interna di petrolio, gas e combustibili solidi. Segnali positivi vengono invece dalle fonti energetiche rinnovabili: in questo settore il contributo al bilancio energetico nazionale è cresciuto del 25% tra il 1995 e il 2001. La dipendenza dell’Italia dall’estero resta altissima. Infatti per quanto riguarda il petrolio nel nostro Paese si è arrivati al di sotto del 50%, ma comunque ancora lontana da quella che è la dipendenza mondiale, pari al 38%. La nostra dipendenza dal gas naturale per la generazione di energia elettrica è salita dal 21% agli inizi degli anni Novanta al 45% di oggi. Secondo l’analisi dell’Eurispes, emerge quindi che le politiche energetiche, volte a ridurre la dipendenza dall’estero, non hanno avuto grande successo, se si considera anche che ad aggravare la situazione hanno contribuito i ritardi nell’estrazione di petrolio dai giacimenti della Basilicata, che avrebbero dovuto invece ridurre l’import. In Italia, malgrado un notevole potenziale, la quota al 2000 dell’energia primaria rappresenta solo il 5,4%, ben al di sotto di altri paesi industrializzati. Per quanto riguarda le fonti rinnovabili, lo sviluppo nel nostro Paese è al di sotto delle reali possibilità di crescita. Ad esempio, il solare termico permette la produzione di energia termica a basso costo e a basso impatto ambientale, utilizzando tecnologie ormai considerate mature. Mentre negli altri paesi europei questa fonte si è andata sempre più sviluppando, in Italia il mercato del solare termico ha conosciuto un periodo di profonda crisi per i seguenti motivi: incapacità di creare un mercato; scarsa competenza tecnica degli operatori; alta percentuale di sistemi difettosi; assenza di servizio post-vendita; mancanza di concreta volontà politica. Anche se attualmente questo mercato registra confortanti segni di ripresa, non sembra per ora possibile raggiungere l’obiettivo fissato per l’Italia di 3.000.000 m2 al 2010, dal Libro Bianco delle fonti rinnovabili. Infatti, nel 2001, sono stati installati circa 40.000 m2 di impianto con una crescita media annua del 15% negli ultimi 5 anni cosicché il parco installato complessivo in Italia ammonta a poco più di 360.000 m2. Il solare termico è considerato la fonte rinnovabile con più ampia possibilità di sviluppo. I suoi campi di applicazione sono: riscaldamento di ambienti; piscine-strutture ricreative; acqua calda sanitaria; gestione acque; agricoltura; riscaldamento centralizzato; refrigerazione. Nel 2000 l’Unione europea ha rilevato che l’energia impiegata nel settore residenziale e terziario, composto per la maggior parte da edifici, rappresenta oltre il 4% del consumo finale di energia della Comunità. In Italia, inoltre, attraverso il decentramento dei poteri è stato conferito agli Enti locali ed alle Province autonome un ruolo di primo piano nello sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili, con l’utilizzo di uno strumento definito Pea (Piani Energetici Ambientali). I Pea contengono al loro interno: mappatura delle risorse energetiche rinnovabili; promozione di progetti di particolare interesse energetico-ambientale; campagne di sensibilizzazione della popolazione sulle fonti rinnovabili e l’uso razionale dell’energia; reclutamento di personale tecnico altamente specializzato; revisione dei piani regolatori e dei piani di utilizzazione comunali, indispensabili per l’iter autorizzativo dei nuovi progetti. Contemporaneamente sono stati predisposti una serie di strumenti finanziari ed incentivi per le fonti rinnovabili che vanno dai certificati verdi (ovvero l’obbligo, da parte delle imprese produttrici di energia, di riservare una quota di produzione alle fonti rinnovabili) ai fondi regionali, ai fondi strutturali europei, alle tariffe verdi, fino ad azioni di incentivazione come il project financing e l’introduzione della Responsabilità Sociale. Ma un ruolo fondamentale resta quello, ormai da più parti riconosciuto, delle azioni di Ricerca e Sviluppo nel settore energetico. Un settore questo nel quale l’Italia risulta, in ambito europeo, negli ultimi posti con appena l’1% del Pil di spesa per Ricerca e Sviluppo, ben inferiore a quello di paesi concorrenti sul piano economico-commerciale come Francia e Germania. Infatti il trend degli investimenti statali relativi alla Ricerca e allo Sviluppo nel settore energetico mostra una andamento negativo che ha portato ad una riduzione del 70% dal 1990 ad oggi. In conclusione, la nuova cultura dell’energia non può prescindere dall’uso delle energie rinnovabili e al tempo stesso da una corretta politica legata alla promozione dei settori della Ricerca e dello Sviluppo. L’impressione è che, ancora oggi, stenti ad affermarsi una diversa cultura dell’energia anche se appare sempre più evidente il confronto con la instabilità politica dei paesi da cui importiamo petrolio e gas, con i rischi ormai non solo teorici di black out, con la necessità della riduzione delle emissioni di Co2 come previsto dalla Convenzione Internazionale sui Cambiamenti Climatici, ratificata dall’Italia.  
     
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