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Notiziario Marketpress di Lunedì 30 Agosto 2004
 
   
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  IL CONSIGLIO DEI GEOLOGI ITALIANI A CONGRESSO: E’ L’ITALIA IL PAESE PIU’ A RISCHIO D’EUROPA  
   
  Firenze, 30 agosto 2004 - Tra le proposte emerse durante l’evento, che si svolge nell’ambito del 32° Congresso Geologico Internazionale, il progetto di una Federazione Internazionale di tutte le Associazioni professionali del mondo per armonizzare normative e globalizzare le conoscenze, il varo di uno standard per la “certificazione” geologica delle opere e il lancio di un programma di formazione permanente per i geologi italiani. Il saluto dell’Assessore Regionale Franci: entro il 2006 pronta la carta geologica toscana 9600 aree classificate a rischio frana, tra cui 11 dei 33 siti italiani considerati patrimonio dell’umanità dall’Unesco (dai Sassi di Matera ad Assisi, dalle Eolie alla costiera amalfitana), 3671 comuni a rischio idrogeologico molto elevato ed elevato e 4568 quelli colpiti effettivamente una o più volte da fenomeni di dissesto idrogeologico negli ultimi 46 anni. In questo lasso di tempo l’Italia ha registrato una media di 14 perdite di vite umane ogni mese. E ogni giorno questo si traduce per lo Stato in un esborso di quasi 7 milioni di euro pari a 200 milioni al mese. In totale una spesa tra i 3 e i 4 miliardi di euro l’anno, se si considerano anche gli effetti diretti e indiretti, che equivale a circa il 4 per mille dell’intero Pil. Una situazione che non ha eguali in Europa e che fa dell’Italia il paese a più alto tasso di rischio di tutto il vecchio continente. E’ questo il quadro presentato dal Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi italiani, Antonio De Paola, che ha aperto oggi a Firenze i lavori dell’Xi Congresso dei professionisti della geologia in corso fino a venerdì nell’ambito del Congresso Geologico Internazionale. Il Congresso, intitolato “Sviluppo e prospettive della geologia professione nel mondo – un nuovo rapporto tra geologia e società” si è aperto con un messaggio del Presidente Ciampi e il saluto dell’Assessore Regionale all’ambiente Franci che ha annunciato la realizzazione della carta geologica della Toscana entro fine legislatura e la mappatura degli acquiferi, a cui presto si aggiungeranno anche gli acquiferi termali. Il Congresso ha analizzato l’evoluzione della figura del geologo e, attraverso un confronto con le normative di altri Paesi, le leggi di settore che oggi riconoscono l’obbligatorietà degli studi geologici fin dalla fase di progettazione. La particolarità del nostro territorio ha concorso a sviluppare conoscenze e consapevolezza del rischio. Esistono 14 mila professionisti iscritti all’albo, un record europeo, e 30 corsi di laurea e la legislazione, con l’entrata in vigore delle leggi urbanistiche regionali, è in linea con i Paesi più avanzati. Il problema però, denuncia il Presidente dei geologi, resta l’insicurezza del patrimonio edilizio esistente e la scarsa applicazione delle leggi. Troppo spesso la Pubblica Amministrazione “dimentica” di richiedere lo studio geologico, che per legge deve accompagnare i progetti preliminare, definitivo ed esecutivo di tutte le opere. L’ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274/2003, che riclassifica sotto il profilo sismico il territorio nazionale “dimentica” di prescrivere lo studio geologico atto a compendiare i numerosi parametri geologici. “I geologi professionisti, accademici e ricercatori che siano sono portatori di una culturale insostituibile – commenta De Paola – Ma si tende ancora troppo a fare un uso preferenziale della geologia nella fase emergenziale dei disastri e ad ignorarla colpevolmente nella fase di previsione, prevenzione e mitigazione dei rischi”. In questo quadro si inserisce la proposta del Presidente Pietro Antonio De Paola di avviare un progetto di formazione permanente per i geologi italiani e di creare una federazione internazionale delle associazioni professionali di tutto il mondo. Un organismo di questo tipo porterebbe a superare quelle differenze nelle legislazioni nazionali e negli standard tecnici che impediscono di integrare adeguatamente le applicazioni geologiche con ricadute economico sociali nei processi decisionali delle istituzioni nazionali. La federazione avrebbe come scopo principale la globalizzazione delle conoscenze geologiche e l’armonizzazione dei percorsi formativi e dei titoli professionali con l’organizzazione, ogni anno, di una Giornata della Geologia. Tra i prossimi passi dell’attività del Consiglio Nazionale dei Geologi, inoltre, la definizione della Qualità Geologica dei Progetti che “certifichi” l’opera mediante la formulazione di standard per gli studi geologici che garantiscano qualità ambientale, ottimizzazione dei costi, in particolare con l’eliminazione e riduzione della cosiddetta “sorpresa ecologica”, e sicurezza. Il Congresso è articolato in tre sessioni: le prime due, dedicate allo stato e all’evoluzione delle conoscenze scientifiche nel campo della geologia e della legislazione riguardante il settore e la professione del geologo previste nella giornata di giovedì, la terza, riguardante lo Stato e l’evoluzione delle applicazioni della geologia che si svolgerà il giorno successivo. Tra gli interventi della prima sessione, presieduta dal Presidente della società geologica italiana, Umberto Crescenti, quello del direttore generale di Apat, Giorgio Cesari e del vice-presidente della società geologica giapponese, Gaku Rimura che ha illustrato i progressi compiuti sul fronte delle grandi perforazioni oceaniche. I lavori proseguiranno venerdì con le relazioni, tra gli altri, di Alberto Prestininzi, dell’Università di Roma La Sapienza, che spiegherà l’importanza dell’applicazione del Modello Geologico per la riduzione dei rischi nella costruzione di opere di ingegneria civile; di Antonio e Vincenzo Pizzonia che discuteranno della necessità della Valutazione Ambientale Strategica come strumento di pianificazione territoriale; di Peter Styles, presidente della Società Geologica di Londra, che spiegherà le tecniche di analisi e telerilevamento ai fini della caratterizzazione e bonifica della aree dismesse. La fragilità del territorio italiano – i dati - Il dissesto idrogeologico- Sono interessati dal dissesto idrogeologico 5000 Comuni su 8104 equivalente al 62% dei Comuni italiani (dati Cnr-gndci). Sono classificati a rischio idrogeologico “molto elevato” ed “elevato” 3671 Comuni (Ministero dell’Ambiente). Sono stati colpiti una o più volte da fenomeni di dissesto idrogeologico 4568 Comuni tra il 1947 ed il 1990 (Servizio Geologico Nazionale). Sono classificate a rischio frana 9600 aree (rilevamenti della Autorità di Bacino Idrografico ai sensi della Legge Sarno del ’98). Il rischio sismico - Sono classificati a rischio sismico 4671 Comuni su 8104 equivalente al 58% dei Comuni italiani (Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri e relativa classificazione sismica). Le vittime - Le vittime per fenomeni naturali dal 1944 al 1990 sono 7688 (dati Servizio Geologico Nazionale) Dovute a: terremoti per il 54,1%; dissesto idrogeologico (frane e alluvioni) per 45%; eruzioni vulcaniche (Etna, Vesuvio e Stromboli) 0,53%. I costi - Le erogazioni dello Stato per danni diretti e indiretti dovuti a fenomeni naturali ammontano all’equivalente di 114 miliardi di euro (dal 1944 al 1990) pari a 6,8 milioni di euro al giorno. Gli ultimi disastri: Alluvione in Piemonte (1994); Alluvione in Versilia, Toscana (1996); Terremoto in Umbria (1997); Frana a Sarno (1998); Frana a Cervinara (1999); Alluvione a Soverato (2000); Alluvione in Piemonte (2000). Gli 11 siti italiani dichiarati patrimonio dell’umanità dall’Unesco a rischio frana - La Villa Romana del Casale di Piazza Armerina; Agrigento; I Sassi di Matera; Il Parco Nazionale della Valle di Diano; La Costiera Amalfitana; Assisi; Urbino; Pienza; San Gimignano; Portovenere e le Cinque Terre; L’arcipelago delle Eolie.  
     
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