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Notiziario Marketpress di Giovedì 02 Settembre 2004
 
   
  Web alimentazione e benessere  
  BIOLOGICO: MOTORE DELL’AGRICOLTURA ITALIANA L’“HEALTH FOODS” È IL NUOVO STILE ALIMENTARE DEGLI ITALIANI  
   
  Con un incremento vertiginoso, in Italia le aziende impegnate nel settore dei prodotti agricoli biologici sono passate dalle 4.000 unità del 1993 alle 54.000 del Censimento del 2000, e l’Eurispes stima che dal 2000 al 2004 vi sia stato un ulteriore balzo in avanti che ha portato il numero delle aziende a superare ampiamente le 80.000 unità. Aumenta anche la superficie agricola utilizzata biologica e in conversione, che passa, sempre secondo le stime Eurispes, da un milione di ettari del 2000 agli attuali un 1.200.000. Il numero di aziende agricole presenti sul territorio nazionale è pari a 2.660.000 unità, mentre le aziende biologiche che rappresentavano il 2% circa del totale nel 2000 rappresenterebbero oggi circa il 4%. Questo comparto si presenta, dunque, come il nuovo motore dell’agricoltura italiana, se si considera soprattutto il fatto che le aziende che si sono convertite al biologico negli ultimi anni sono sempre più numerose, grazie anche alle politiche di valorizzazione dei territori e di tutela dei marchi e dei prodotti dell’agricoltura biologica. Questo non è solo un settore in forte sviluppo ma è anche di importanza strategica per il nostro Paese, si pensi infatti che, da solo, contribuisce per il 27,5% alla Sau biologica della Ue. L’azienda biologica “tipo” dispone di 21 ettari di Sau, è gestita per l’80% con metodo biologico e nel 6,3% dei casi è impegnata anche nell’attività agrituristica, con trasformazione aziendale delle produzioni biologiche. La componente più importante del lavoro è quella familiare, anche se nel 46% dei casi si fa ricorso a lavoratori a tempo determinato. Il fatturato medio per impresa è di 27.888 euro. Dal Rapporto sui modelli imprenditoriali e le culture del lavoro tra i giovani agricoltori realizzato dall’Eurispes in collaborazione con il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, emerge che il 67% degli operatori del settore si concentrano nel Sud dell’Italia, il 12% al Centro e il 21% al Nord. La ripartizione delle attività produttive per aree geografiche vede prevalere al Sud i produttori agricoli mentre al Nord i trasformatori e gli importatori. Le principali colture biologiche riguardano i foraggi e i cereali per il 72,5%, l’olivo e la vite per il 12% e le colture ortofrutticole per il 7,7% della Sau biologica: Superficie Agricola Utilizzata, costituita dall’insieme dei seminativi, prati permanenti e pascoli, coltivazioni legnose agrarie, orti familiari e castagneti da frutto. Tutte le produzioni di qualità, certificate e biologiche, hanno una forte valenza ambientale ed etica e incontrano l’interesse crescente di larghe fasce di consumatori. Tuttavia la ricerca del benessere fisico che ha avuto come conseguenza diretta la valorizzazione delle risorse naturali, si è manifestata non solo nei consumi di prodotti “incontaminati” e “garantiti” ma anche attraverso la crescente domanda di turismo rurale. In particolare, l’agricoltura biologica è stata scelta dalla Comunità Europea quale modello agricolo per una crescita sostenibile. Essa consiste in un sistema di produzione che permette di ottenere prodotti agricoli escludendo, in tutte le fasi della produzione, l’impiego di sostanze chimiche di sintesi, vale a dire fertilizzanti, anticrittogamici, insetticidi, pesticidi. Questo nuovo modo di “fare agricoltura” sta conoscendo, negli ultimi anni uno sviluppo notevole: la domanda di prodotti biologici, grazie anche alla diffusione di punti vendita per il biologico e per il moltiplicarsi delle iniziative a carattere promozionale e pubblicitario, risulta in forte aumento rispetto al passato, confermando una sempre maggiore consapevolezza dell’acquirente, dell’importanza della qualità dei prodotti alimentari. Gli italiani sono dunque i nuovi “cultori dell’health foods”. Infatti i consumi di prodotti biologici rappresentano attualmente circa il 5% dell’intero settore alimentare, per un fatturato che ammonta a 1,6 miliardi. Questa fetta di mercato sta progressivamente consolidando un proprio spazio, non più di pura nicchia: il 38% degli italiani sostiene di aver consumato almeno un prodotto in versione biologica, mentre il 23% lo fa regolarmente. I prodotti biologici di gran lunga più diffusi sono: la verdura (17,7%) e la frutta (16,2%); a debita distanza seguono: pasta (8,0%), riso/cereali (8,0%), marmellata (7,9%), uova (6,9%) e biscotti (6,8%); le modalità di acquisto di tali prodotti mostrano come si tratti in genere di consumi consolidati, legati ad un acquisto programmato, normale e quotidiano e denotano un’abitudine alimentare, quella biologica, sempre più diffusa. Infatti, appaiono interessanti le potenzialità di sviluppo futuro nel breve-medio periodo: il 47,5% degli italiani è disponibile ed intenzionato ad acquistare prodotti biologici, con una crescita netta di quasi dieci punti percentuali rispetto ai consumi attuali. Il “biologico” rappresenta una risposta adeguata alle esigenze di tutela dell’ambiente: un modo di coltivare/allevare coerente e sinergico con l’ecologia e le sue esigenze; significa naturalità, sicurezza/tutela per la salute umana, assenza di fattori nocivi. L’eurispes ha rilevato, per quanto riguarda il grado di diffusione delle forme dell’agricoltura biologica sul territorio, che, nel 2003, nel nostro Paese l’utilizzo dell’agricoltura biologica nelle aziende è stata maggiore nelle Isole, dove è stata largamente utilizzata nel 53,6% dei casi. Seguono il Sud (46,5%), il Nord-est (41,1%), il Nord-ovest (32,8%) e, infine, il Centro con il 29,9%. Puntare sulla qualità significa, dunque, per un’azienda, rendersi più competitiva sul mercato, tenendo anche conto dell’internazionalizzazione della concorrenza legata all’apertura dei mercati. In questa direzione, gli strumenti più adeguati per le imprese agricole sembrano le certificazioni di qualità, la promozione del Made in Italy, dei prodotti tipici e delle specialità regionali ed una accorta strategia di promozione. In conclusione, importanza sempre maggiore stanno assumendo i prodotti dell’agricoltura biologica: occupano, infatti, un segmento di mercato che coinvolge circa 80.000 aziende agricole impegnate nel settore ortofrutticolo, vitivinicolo e zootecnico. Le certificazioni rappresentano garanzie di qualità ed inquadrano gli alimenti come prodotti tipici di una determinata regione, per questo sono oggi un elemento di grande rilievo per l’immagine del prodotto, per la sua promozione e per il suo valore commerciale. Secondo l’Eurispes, infine, il marchio più diffuso risulta essere il Doc (Denominazione di Origine Controllata), per il 27,3% delle aziende agricole. Più limitata risulta la diffusione delle altre certificazioni: il marchio Docg (Denominazione di Origine Controllata e Garantita) è presente nel 9,1% delle aziende; il marchio Dop nell’8,8%, il marchio Igt (Indicazione Geografica Tipica) nell’8,2%, il marchio Igp nel 6,2%. Molto scarsa risulta la diffusione dei marchi Stg (2,3%) e Certificazione di tracciabilità di filiera (1,5%).  
     
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