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Notiziario Marketpress di
Giovedì 30 Settembre 2004
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CHIMICA: ITALIA TERZO PRODUTTORE IN UE MA PESA DEFICIT COMMERCIALE CNEL, RILANCIARE POLITICA INDUSTRIALE PER IL SETTORE |
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Roma, 29 settemrbe 24 - La produzione chimica europea rappresenta circa un terzo del totale mondiale. Con un fatturato di 550 miliardi di euro, l’Unione europea a 25 è il primo produttore mondiale di chimica. Un settore che occupa 1.700.000 lavoratori ad alta qualificazione, oltre a 3,5 milioni di addetti nell’indotto. Se il 46% dell’occupazione si concentra nelle imprese tra i 250 e i 500 dipendenti, il 32% lavora in quelle che non superano le 250 unità. Queste ultime, infatti, sono 9.350 su un totale di 10.661 imprese chimiche (7.900 hanno tra i 10 e i 99 addetti). L’italia è al terzo posto in Europa, dopo Germania e Francia, con 65,5 miliardi di euro di fatturato. La chimica nazionale mostra, però, un saldo commerciale negativo, pari a 7,95 miliardi. Il deficit si concentra prevalentemente nella chimica di base e nelle fibre chimiche; in pareggio la chimica ‘a valle’, mentre si distingue sempre il ruolo importante delle materie prime farmaceutiche, unico settore innovativo italiano leader nell’export mondiale. Anche in Italia, come a livello europeo, le realtà produttive che non superano i 250 addetti svolgono un ruolo centrale, rappresentando il 93,5% del totale (1.958 su 2.094). Complessivamente, il settore dà lavoro a 133.000 persone. I dati sono stati diffusi in occasione del seminario “Per una politica del settore chimico”, organizzato oggi al Cnel. Il disavanzo commerciale della chimica, secondo il Cnel, evidenzia una debolezza del settore che esigerebbe un’adeguata attenzione da parte di Governo e Parlamento e di politiche appropriate capaci di invertire la dipendenza dall’estero. C’è, infatti, il rischio concreto di un’accentuazione di questa debolezza come conseguenza di ulteriori dismissioni nel settore da parte di imprese multinazionali e del permanere delle incertezze strategiche delle maggiori aziende italiane. “La perdita di ruolo dell’industria chimica italiana nel quadro europeo e mondiale - ha affermato Mario Sai, presidente della Commissione Attività produttive e risorse ambientali del Cnel - è un aspetto della più generale crisi di competitività del nostro Paese. Non bisogna rassegnarsi al declino, sperando in una problematica ripresa economica. Prima dei consumi, è necessario rilanciare gli investimenti pubblici e privati per promuovere un progetto di nuovo sviluppo - ha proseguito - investendo in innovazione, ricerca e formazione e rafforzando la coesione del Paese puntando sul rilancio delle strutture produttive del Mezzogiorno. Soprattutto, occorre che decisori politici e forze economiche e sociali imparino di nuovo che, per definire e sostenere progetti di sviluppo, serve un metodo di concertazione di obiettivi condivisi e di assunzione di comuni responsabilità”. Occorre, dunque, sottolinea il Cnel in un documento di osservazioni e proposte sulla materia, rilanciare la chimica nazionale come settore ad alta densità di ricerca e sviluppo, attraverso una politica industriale coerente con il ruolo del Paese nel contesto internazionale. “Per questo - ha sottolineato nella relazione introduttiva il consigliere del Cnel, Antonino Scalfaro - bisogna agire sui ‘contenuti’, costruendo un quadro normativo fatto di regole chiare e inderogabili in linea con la legislazione europea, ma anche sull’immagine del settore e sulle aspettative di sicurezza dell’opinione pubblica. Oltre a promuovere gli investimenti in ricerca e sviluppo e una formazione adeguata agli obiettivi che si intendono raggiungere”.
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