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Notiziario Marketpress di Lunedì 04 Ottobre 2004
 
   
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  CNEL: LOMBARDIA REGIONE CON PIÙ ELEVATA INTEGRAZIONE SOCIALE DEGLI IMMIGRATI PRESENTATO IL TERZO RAPPORTO SULL’IMMIGRAZIONE IN ITALIA  
   
  Roma, 4 ottobre 2004 - E’ la Lombardia la regione italiana d’eccellenza per il livello complessivo di integrazione degli immigrati. Ma a mostrare un grado elevato di inserimento sociale degli stranieri sono tutte le grandi regioni del Centro-nord: innanzitutto il Veneto, seguito da Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana e Marche. Un livello ‘medio’ di integrazione è raggiunto, poi, nel Lazio, in Trentino Alto Adige e in Liguria. In questa ‘fascia’ si trovano anche alcune realtà del Mezzogiorno, come Abruzzo, Campania, Calabria e Sardegna, che rappresentano i contesti meridionali in cui l’integrazione degli stranieri è meno problematica. Il resto del Sud, invece, si colloca in fondo alla classifica, con Sicilia e Molise che rivelano un livello basso di inserimento e Basilicata e Puglia, aree di primo approdo e di passaggio, che chiudono l’elenco con i valori più esigui. A stilare la classifica è il Terzo Rapporto del Cnel sull’immigrazione in Italia, che analizza gli indici di inserimento territoriale degli stranieri nel nostro Paese, elaborato dall’Organismo nazionale di coordinamento per le politiche di integrazione sociale degli stranieri, in collaborazione con l’equipe del Dossier statistico immigrazione della Caritas/migrantes, e presentato oggi a Villa Lubin. Lo studio esamina la presenza degli immigrati nel nostro Paese e il livello di integrazione raggiunto ‘misurando’ diversi indici di inserimento territoriale, dalla cui sintesi risulta il dato complessivo: la polarizzazione, ossia la capacità di ogni regione di attirare sul proprio territorio la popolazione immigrata; la diversificazione culturale, che evidenzia le caratteristiche e le differenze culturali, etniche e religiose; la stabilità sociale, che indica il grado di permanenza e di integrazione degli stranieri nel nostro Paese; l’inserimento lavorativo, che verifica l’apporto occupazionale della manodopera immigrata al nostro mercato del lavoro. Ecco, in sintesi, quanto emerge dall’analisi dei singoli indici di inserimento territoriale: Polarizzazione. I livelli massimi sono raggiunti in tutte le regioni costiere del Nord-est (innanzitutto il Veneto, che vanta il grado di polarizzazione più alto d’Italia, quindi l’Emilia Romagna e il Friuli Venezia Giulia) e nelle due regioni più settentrionali del Centro (Marche e Toscana). Se, poi, si esclude la Calabria (i cui alti valori sembrano dipendere soprattutto dal fatto che, come terra di approdo per consistenti flussi del Mediterraneo, ha conosciuto negli ultimi anni un massiccio incremento delle presenze immigrate legato all’emergenza), seguono l’Umbria e le due grandi regioni del Nord-ovest (Lombardia e Piemonte), antico polo di attrazione che negli ultimi anni sta cedendo parte del suo protagonismo al ricco e produttivo Nord-est. Inoltre, mentre il Lazio (grado medio) sembra aver diminuito la sua forza di attrazione, configurandosi in parte come regione di smistamento, e l’Abruzzo tende a distinguersi dal resto del Meridione presentando standard di inserimento più vicini alla media nazionale, tutto il resto del Sud mostra una ridotta capacità di polarizzazione, con i valori più bassi riscontrati nelle Isole e nella piccola regione di frontiera della Valle d’Aosta. Diversificazione Culturale. Le aree a maggiore diversificazione etnico-culturale degli stranieri risultano essere sia quelle del versante tirrenico (innanzitutto il Lazio, che, con ben 183 nazionalità estere sul proprio territorio, guida la graduatoria dell’indice, seguito, sullo stesso versante, da Liguria, Toscana, e Campania) sia del lombardo-veneto (la Lombardia, in particolare, con 174 nazionalità rappresentate è la seconda regione per tasso di policentrismo). Al contrario, le regioni del versante adriatico, e in particolare quelle del Centro-sud (Marche, Abruzzo, Molise e Puglia), direttamente interessate dai flussi provenienti dall’area balcanica, sperimentano una maggiore omogeneità culturale degli immigrati e quindi un grado più elevato di stabilità sociale. In Abruzzo, ad esempio, l’immigrazione sta conoscendo negli ultimi anni un importante processo di radicamento. Stabilità Sociale. La stabilità sociale degli immigrati raggiunge livelli altamente soddisfacenti solo in contesti territorialmente circoscritti, segno che i processi di inserimento e di radicamento sociale passano attraverso dinamiche che in Italia devono maturare maggiormente. Così, se si eccettua il dato di punta detenuto dalla piccola Valle d’Aosta e i considerevoli livelli raggiunti nelle Isole (soprattutto in Sardegna, seconda in graduatoria), si constata che i valori più consistenti appartengono, oltre che a due regioni di lunga e consolidata tradizione migratoria, come il Piemonte e la Lombardia, alle regioni centro-settentrionali del versante adriatico (Emilia Romagna innanzitutto, quindi Marche e Abruzzo). Mentre nel corrispondente versante tirrenico (Toscana e Lazio), dove la frammentazione etnico-culturale degli immigrati è più spiccata, più difficile appare l’armonizzazione delle differenze nel tessuto sociale, in termini di inserimento stabile. Inserimento Lavorativo. Parallelamente al grado di polarizzazione delle presenze immigrate, livelli soddisfacenti di inserimento lavorativo si riscontrano nelle regioni settentrionali del Centro, come la Toscana e le Marche, e in tutto il Nord-est costiero (escluso quindi il Friuli Venezia Giulia), oltre che in due regioni del Meridione come la Calabria e la Sardegna. Ma in queste ultime il notevole valore dell’indice è determinato soprattutto dall’alta incidenza del lavoro autonomo, rivelando la difficoltà del territorio di offrire posti di lavoro dipendente. Per il resto, mentre in Piemonte e Lombardia la qualità e il grado dell’inserimento lavorativo è massimo, meno soddisfacente risulta nel Lazio (dove i canali del lavoro legale mostrano qualche segno di saturazione), in una regione di frontiera e di smistamento come il Friuli Venezia Giulia e in contesti del Sud come Basilicata, Puglia e Molise. Chiude la graduatoria, con il tasso in assoluto più esiguo, l’Umbria. Per livello di imprenditorialità, il valore più equilibrato si colloca, in graduatoria, attorno al 4-7% sul totale dei soggiornanti e in questa fascia sono racchiuse le regioni che favoriscono un soddisfacente inserimento occupazionale. Negli altri casi, si incontra un’incidenza o molto alta (Sardegna e la Calabria) oppure molto bassa (Sud e piccoli contesti del Nord come, ad esempio, la Valle d’Aosta, la Liguria e il Trentino Alto Adige), che denotano una situazione più precaria.  
     
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