Pubblicità | ARCHIVIO | FRASI IMPORTANTI | PICCOLO VOCABOLARIO
 













MARKETPRESS
  Notiziario
  Archivio
  Archivio Storico
  Visite a Marketpress
  Frasi importanti
  Piccolo vocabolario
  Programmi sul web








  LOGIN


Username
 
Password
 
     
   


 
Notiziario Marketpress di Mercoledì 06 Ottobre 2004
 
   
  Pagina1  
  DIPENDENTI PUBBLICI: IN 3 ANNI L’INFLAZIONE DIVORA QUASI IL 20% DELLO STIPENDIO  
   
  Roma, 6 ottobre 2004 - Nel triennio 2001-2004, il mix perverso costituito da l’aumento incontrollato dei prezzi e gli effetti del fiscal drag hanno contribuito ad una perdita complessiva del 18,4% del potere d’acquisto delle retribuzioni per circa 3 milioni e 400mila lavoratori del pubblico impiego. In primo luogo, secondo l’impostazione metodologica dell’Eurispes, è stato possibile rilevare che la perdita del potere di acquisto dei dipendenti pubblici, per il solo effetto dell’inflazione, dal 2001 al 2004, non è stata – come sostiene l’Istat – del 9,8%, ma del 22,2%. La tabella 1 è estremamente chiara: sia con i dati Istat che con i dati Eurispes, i pubblici dipendenti hanno visto diminuire il proprio potere d’acquisto. Se, come noi riteniamo, l’inflazione è stata negli anni passati superiore a quella calcolata dall’Istituto centrale di Statistica, tale perdita di potere d’acquisto è stata di natura tale da modificare profondamente le abitudini di consumo dei pubblici dipendenti. Tabella 1 Andamento delle retribuzioni dei dipendenti pubblici e del loro potere d’acquisto Variazioni percentuali sui valori medi dal 2001 al 2004 Valori percentuali
Dati Incremento delle retribuzioni del triennio (A) Inflazione nel triennio (B) Perdita del potere di acquisto C=(a-b)
Dati Istat 8,0 9,8 -1,8
Dati Eurispes 8,0 22,2 -14,2
Fonte: Eurispes. Tuttavia, la perdita del potere d’acquisto dei dipendenti pubblici ed in genere di ogni percettore di reddito è ben maggiore di quella misurata operando un semplice confronto fra l’aumento della retribuzione e aumento dell’inflazione. Infatti, all’effetto inflazione, vanno sommati gli effetti prodotti dal meccanismo del fiscal drag dovuti al carattere di progressività del nostro sistema fiscale. Qual è la dimensione degli effetti del fiscal drag per quanto riguarda i dipendenti pubblici? Per procedere ad una valutazione complessiva, l’Eurispes ha calcolato un valore medio del fiscal drag prendendo come pesi le retribuzioni del pubblico impiego ed ha ottenuto un coefficiente di 0,525. Ciò ha permesso di calcolare la perdita complessiva di potere d’acquisto dei dipendenti pubblici che, com’è ovvio, pagano le tasse sino all’ultimo centesimo. Tabella 2 Diminuzione del reddito disponibile reale dei dipendenti pubblici a seguito dell’inflazione e degli effetti del fiscal drag Variazioni percentuali sui valori medi dal 2001 al 2004 (agosto)
Dati Incremento nominale delle retribuzioni (A) Fiscal drag (B) Incremento nominale del reddito netto C=(a-b) Perdita di valore a seguito dell’inflazione (D) Perdita complessiva del potere di acquisto E=(c-d)
Dati Istat 8,0 -4,2 3,8 -9,8 -6,0
Dati Eurispes 8,0 -4,2 3,8 -22,2 -18,4
Fonte: Eurispes. In conclusione negli ultimi tre anni la perdita di potere d’acquisto dei pubblici dipendenti è stata di oltre il 18%. Per valutare il sacrificio sopportato in media da questa categoria si pensi che ai pubblici dipendenti sono stati sottratti, in soli tre anni, quasi duecento euro ogni 1.000 percepiti. Una perdita secca corrispondente a quella quota di reddito che – in tempi migliori e secondo più efficaci e lungimiranti politiche economiche governative – veniva destinata al risparmio, al quale sempre meno famiglie in Italia riescono ad avvicinarsi. Allegato 1 Lavoratori del pubblico impiego per settore di appartenenza
Pubblici impieghi I lavoratori del pubblico impiego
V. A. %
Servizio Sanitario Nazionale 692.002 20,49
Enti pubblici non economici 62.873 1,86
Enti di ricerca 16.992 0,50
Regioni e autonomie locali 578.657 17,13
Regioni a statuto speciale 26.735 0,79
Ministeri 261.915 7,75
Aziende autonome 34.368 1,02
Scuola 1.130.658 33,47
Università 113.393 3,36
Corpi di polizia 321.673 9,52
Forze armate 125.564 3,72
Magistratura 10.514 0,31
Carriera diplomatica 1.007 0,03
Carriera prefettizia 1.567 0,05
Totale pubblico impiego 3.377.918 100,00
Fonte: Centro documentazione dell’Eurispes. Allegato 2 Numero dei pubblici dipendenti e loro retribuzioni lorde medie annuali per settore
Settori di appartenenza Numero dipendenti Retribuzione media lorda annua pro capite
V.a. %
Università 113.393 3,36 36.172
Enti di ricerca 16.992 0,50 33.843
Corpi di polizia 321.673 9,52 32.381
Servizio sanitario nazionale 692.002 20,49 31.418
Forze armate 125.564 3,72 31.289
Enti pubblici non economici 62.873 1,86 31.271
Ministeri 261.915 7,75 29.891
Regioni e autonomie locali 578.657 17,13 28.050
Scuola 1.130.658 33,47 27.580
Aziende autonome 34.368 1,02 24.599
Totale pubblico impiego 3.338.095 98,82(*) 29.603
(*)Il dato non è pari a 100 perché non sono compresi nella tabella magistrati, diplomatici e carriera prefettizia. Fonte: Eurispes. Allegato 3 Numero dei pubblici dipendenti e loro retribuzioni lorde medie mensili per settore
Settori di appartenenza Numero dipendenti Retribuzione media lorda mensile
V.a. %
Università 113.393 3,36 2.782
Enti di ricerca 16.992 0,50 2.603
Corpi di polizia 321.673 9,52 2.491
Servizio sanitario nazionale 692.002 20,49 2.417
Forze armate 125.564 3,72 2.407
Enti pubblici non economici 62.873 1,86 2.405
Ministeri 261.915 7,75 2.299
Regioni e autonomie locali 578.657 17,13 2.158
Scuola 1.130.658 33,47 2.122
Aziende autonome 34.368 1,02 1.892
Totale pubblico impiego(*) 3.338.095 98,82(*) 2.277
(*)Il dato non è pari a 100 perché non sono compresi nella tabella magistrati, diplomatici e carriera prefettizia. Fonte: Eurispes. «Tra l’altro – conclude il Presidente dell’Eurispes, Prof. Gian Maria Fara –, anche la stessa modalità di calcolo da parte dell’Istat, delle variazioni delle retribuzioni dei dipendenti pubblici è piuttosto discutibile. Infatti – prosegue Fara – l’incremento di retribuzione dei dipendenti pubblici è calcolato sulla media fra quello degli statali da un lato e quello dei dipendenti degli Enti locali e degli Enti di previdenza dall’altro, che, pur essendo in numero minore, fanno salire la media, perché hanno messo a segno aumenti più consistenti. Ora tutti comprendono che sarebbe sicuramente ingiusto penalizzare milioni di dipendenti dell’Amministrazione centrale (fra i quali numerosissimi sono i lavoratori notoriamente sottopagati, come i maestri e gli insegnanti), soltanto perché altre categorie (la cui consistenza numerica è minore) sono riuscite nel tempo a migliorare in maniera significativa la propria posizione».
 
     
  <<BACK