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Notiziario Marketpress di Giovedì 14 Ottobre 2004
 
   
  Pagina1  
  MANAGER SEMPRE PIÙ PESSIMISTI L’ITALIA FINISCE AL 47° POSTO PER COMPETITIVITÀ PERDENDO ALTRE SEI POSIZIONI  
   
 

Milano, 14 ottobre 2004 - È la percezione dei manager a far perdere terreno all’Italia, per il quarto anno consecutivo, nelle classifiche del Global Competitiveness Report 2004-2005 del World Economic Forum (Wef). Il paese finisce addirittura a metà classifica, attestandosi al 47° posto su 104 paesi, secondo il Growth Competitiveness Index (Gci), l’indice principale del rapporto, che misura il potenziale di crescita delle nazioni a 5-8 anni, mentre fa un po’ meglio, attestandosi alla 33^ piazza, nel Business Competitiveness Index (Bci), che misura l’attuale performance produttiva. Anche in questo caso, però, si assiste a una netta discesa di ben nove posizioni. Il Global Competitiveness Report viene pubblicato dal 1979 con cadenza annuale dal Wef che, per l’edizione presentata oggi a Washington, si è valso della collaborazione di 109 centri di ricerca internazionale. I dati per l’Italia sono stati raccolti da un team di ricercatori della Scuola di Direzione Aziendale (Sda) Bocconi, coordinati da Olga Annushkina, che ha raccolto l’eredità di Claudio Dematté dopo la sua scomparsa. La metodologia combina l’analisi di dati macroeconomici pubblici a una rilevazione delle percezioni e delle opinioni di manager e imprenditori, alla quale hanno partecipato 8.729 operatori economici di tutto il pianeta. I 104 paesi considerati rappresentano più del 97% del prodotto interno lordo mondiale. L’italia registra un peggioramento in tutti e tre gli aspetti rilevati dal Wef: per ambiente macroeconomico passa dal 28° al 38° posto; per istituzioni pubbliche dal 46° al 48° e per tecnologia dal 44° al 50°. Anche se la rilevazione comprende sia aspetti oggettivi, sia aspetti percettivi, è in questi ultimi che si registrano gli arretramenti più vistosi. In un anno che, a livello globale, ha stupito molti degli osservatori per una ripresa più robusta del previsto, l’Italia viene penalizzata dal fatto di non avere dato forti segni di miglioramento. Una delle voci che più pesano sul risultato negativo è costituita dalle attese di recessione: l’Italia precipita al 97° posto, peggiorando la già critica 66^ posizione dello scorso anno. L’italia è l’unica delle grandi economie europee a registrare un netto peggioramento della competitività: la Gran Bretagna guadagna quattro posizioni, dalla 15^ all’11^, Germania e Spagna rimangono invariate, rispettivamente in 13^ e 23^ posizione, mentre la Francia perde un posto, dal 26° al 27°. Tre delle sei posizioni perse dall’Italia si spiegano con l’estensione della rilevazione a cinque nuovi paesi, tre dei quali (Emirati Arabi Uniti, Bahrein e Cipro) la precedono in classifica. I tre paesi che scavalcano l’Italia sono Cina, Slovacchia e Sudafrica. Il fattore che più penalizza lo sviluppo dell’economia italiana, secondo i manager interpellati, rimane l’inefficienza della burocrazia, seguito dall’inadeguatezza delle infrastrutture e dall’eccessiva tassazione, da una legislazione sul lavoro troppo restrittiva (i due fattori si sono scambiati la terza e quarta posizione rispetto allo scorso anno) e dalla difficoltà di accesso ai finanziamenti. Per quanto riguarda la performance produttiva attuale, l’Italia è peggiorata soprattutto nelle aree legate alla capacità di innovazione, come la collaborazione tra università e industria nella ricerca, la spesa in ricerca e sviluppo, la disponibilità di venture capital. “I manager italiani si confermano tra i più critici del mondo”, afferma Maurizio Dallocchio, direttore della Sda Bocconi, “ben al di là di quella che è la situazione effettiva. Secondo il loro giudizio, per esempio, l’Italia risulta 103^ su 104 paesi quanto alla pesantezza della regolazione da parte dello stato centrale e delle sue articolazioni locali; 100^ per il peso fiscale e 99^ quanto a pratiche di assunzione e licenziamento. Una posizione tanto penalizzante per l’Italia è dovuta alla percezione più che alla realtà, ma è un sintomo che non va assolutamente trascurato perché è proprio sulle percezioni che si basano le decisioni di investimento dei manager di tutto il mondo”. Il giudizio sulla competitività dell’Italia rischia di peggiorare ancora nei prossimi anni. Al fine di tenere conto di un numero maggiore di parametri, il Wef sta sviluppando un nuovo indice che, il prossimo anno, potrebbe sostituire i due indici utilizzati finora. Ebbene, nel calcolo sperimentale di quest’anno l’Italia si attesta addirittura in 56^ posizione. Il World Economic Forum è un’organizzazione internazionale indipendente, che si propone di migliorare lo stato del mondo. Il Forum aiuta i leader di tutto il mondo ad affrontare i problemi globali in modo collaborativo, promuovendo la cittadinanza globale delle imprese che ne fanno parte. Giuridicamente una fondazione con sede a Ginevra, il World Economic Forum è imparziale e non for profit; non è legato a interessi politici, di parte o nazionali. Il Forum è una delle Ong con le quali si consulta ufficialmente il Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite. Table 1: Growth Competitiveness Index rankings and 2003 comparisons

 

Country

Gci 2004 rank

Gci 2004 score

Gci 2003 rank*

Finland

1

5.95

1

Sweden

3

5.72

3

Denmark

5

5.66

4

Singapore

7

5.56

6

Japan

9

5.48

11

United Kingdom

11

5.30

15

Germany

13

5.28

13

Canada

15

5.23

16

Austria

17

5.20

17

Israel

19

5.09

20

Hong Kong Sar

21

5.06

24

Spain

23

5.00

23

Belgium

25

4.95

27

France

27

4.92

26

Korea

29

4.90

18

Malaysia

31

4.88

29

Slovenia

33

4.75

31

Jordan

35

4.58

34

Greece

37

4.56

35

Hungary

39

4.56

33

South Africa

41

4.53

42

 

 

 

 

Slovak Republic

43

4.43

43

Botswana

45

4.30

36

Italy

47

4.27

41

Mauritius

49

4.14

46

Trinidad and Tobago

51

4.12

49

El Salvador

53

4.10

48

India

55

4.07

56

Brazil

57

4.05

54

Bulgaria

59

3.98

64

Croatia

61

3.94

53

 
     
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