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Notiziario Marketpress di Lunedì 18 Ottobre 2004
 
   
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  ROMANO PRODI PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA DA MONTANELLI AGLI SMS, COME CAMBIA L’ITALIANO NEL MONDO DELLA COMUNICAZIONE  
   
  Bruxelles, 18 ottobre 2004 - Di seguito riportiamo la relazione di Romano Prodi Presidente della Commissione europea tenuta nel corso del seminario sul tema: “Da Montanelli agli sms, come cambia l’italiano nel mondo della comunicazione” : Quando ho ricevuto l’invito a questa conferenza, per coerenza con il suo titolo avevo pensato di mandarvi un Sms di ringraziamento. Poi mi è sembrato più carino venire di persona. Soprattutto perché in tutti questi anni ci siamo scritti e letti molto, ma visti poco. Mi sono spesso chiesto come facciate a macinare tonnellate di pagine di parole in tutte le lingue che sapete e alla sera essere ancora capaci di parlare italiano. A me viene il mal di testa solo dopo un’ora di conferenza stampa a sentire tutto quel guazzabuglio di lingue attorno a me. Ho conosciuto Montanelli e come Montanelli anch’io l’ho vista cambiare la nostra lingua, vertiginosamente in questi ultimi anni. Sento sempre più attorno a me parole che io ancora non mi azzardo ad usare, anche se le trovo talvolta molto efficaci. Per esempio, era inevitabile che con tutto ‘sto buonismo prima o poi spuntasse anche il cattivismo, ai miei tempi c’era solo il terzino, adesso c’è anche il terzista, che però non gioca a calcio, purtroppo. Riconosco che per quanto indegno, un fancazzìsta è molto più simpatico di un semplice lavativo. Ma molti di voi si staranno chiedendo perché invece di ascoltare il divertente Severgnini dobbiamo sorbirci queta fetécchia di Prodi. Non disperate, come diceva un contadino delle mie parti, è un peccato morire, perché c’è sempre qualcosa di nuovo da imparare. Per esempio, io prima dell’estate appena trascorsa conoscevo quel fazzoletto di tessuto leggero che certe persone esuberanti portano legato intorno alla testa, solo attraverso i successi del pirata di Romagna, il compianto Pantani. Poi, ho imparato che quel copricapo è apprezzato da molte altre persone. Confesso che non mi fanno troppa paura le parole inglesi che entrano nella nostra lingua. Loro credono di essere inglesi, non lo sanno che solo a farsi pronunciare da un italiano diventano tutta un’altra roba ! Prendete « bar sport », per esempio. Due parole assolutamente inglesi che però esprimono un concetto tutto italiano. Vi sfido a trovare un « bar sport » a Londra. In fondo, la nostra più grande forza è sempre stata questa. Far credere agli altri di averci conquistati, piegati al loro modello senza che si accorgano che sono invece loro ad essere cambiati frequentandoci. Lavorando alla Commissione in questi anni ho scoperto che quando una lingua è costretta a passare attraverso il filtro della traduzione, resta integra solo se dice qualcosa di vero. In fin dei conti, la traduzione è una prova di verità, perché l’aria fritta è sempre intraducibile. Forse per questo mi sembra di avere parlato e sentito qui a Bruxelles un italiano più autentico, più schietto. E proprio per questo vi confesso che adesso che sto per tornare in Italia sono un poco preoccupato. Perché molti italiani ormai capiscono solo l’italiano che sentono alla televisione. E lì purtroppo non c’è traduzione, non c’è nulla che riveli il vuoto di tante parole. Sparare fandonie e poi lamentarsi di essere stati fraintesi, questa è la nuova, brutta lingua che sta dilagando in Italia. E’ più facile smentire dopo, che parlar chiaro prima. Ma davanti alla lingua onesta che chiama le cose per il loro nome, non c’è mistificazione che tenga e io sono convinto che la gente alla fin fine sappia fare la differenza. Ritornando all’italiano e alla sua evoluzione, sarebbe interessante fra cento anni poter tornare su questa terra e venire a vedere che cosa è restato delle nostre parole di oggi. Quali erano nate per durare e quali sono evaporate in poco tempo senza lasciare traccia. Per esempio, chissà della devolution, dell’authority, del fuoco amico, del bipartisan, delle veline e della cara vecchia bandana cosa sarà rimasto! Ora però tolgo il disturbo e lascio la parola a chi è più competente di me in materia di lingua. Vi ringrazio di avermi accolto fra voi e vi auguro un buon lavoro. Da come vi conosco, so che qui non è solo la lingua italiana che si difende ma anche la chiarezza delle idee”  
     
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