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Notiziario Marketpress di Giovedì 11 Marzo 2004
 
   
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  NORBERT FALLER, GESTORE DEL FONDO UNISECTOR: BASICINDUSTRIES DI UNION INVESTMENT SU :ENERGIA, CHIMICA, INDUSTRIA ESTRATTIVA E DI BASE  
   
   Milano, 11 marzo 2004 - I prezzi delle materie sono in netto aumento e ciò pesa sull’andamento economico determinando la debolezza di molti titoli azionari. Immuni da questo fenomeno sono invece i titoli di società che trattano proprio le materie prime. Ci si chiede, dunque, come si devono comportare gli investori alla luce dell‘aumento del prezzo del petrolio e dei metalli preziosi. Considerariamo che i prezzi delle materie prime stanno crescendo a causa delle aspettative di un’imminente ripresa economica globale, mentre le quotazioni dei metalli preziosi salgono in previsione di una crescita dell’inflazione per la loro caratteristica di „bene rifugio“ al riparo dagli effetti inflazionistici. Osservando l’andamento borsistico degli ultimi tempi e relativo al settore delle materie prime, si nota una certa debolezza. Oltre alla congiuntura globale negativa non si dimentichi che il peso delle materie prime all’interno del Pil di un Paese é oggi mediamente inferiore rispetto al passato: per la stessa produzione serve oggi una minore quantità di energia e ovviamente ciò determina un calo di valore delle materie prime. Nonostante questa realtà siamo convinti che il settore sia attualmente interessante ed offra buone possibilità di crescita attraverso una selezione attenta di alcune società leader che investono e che benficiano, in termini di profitti, del progresso tecnologico. Alcuni esempi possno essere grandi gruppi quali Bhp-billiton o Anglo America le cui dimensioni rappresentano un importante punto di forza. Per chi volesse investire in questi settori é importante considerare che, alla luce dei recenti dati economici indicanti una ripresa (e conseguente ripresa dell’inflazione), i prezzi delle materie prime continueranno a crescere. Ci troviamo di fronte ad una fase di lungo termine del cosidetto „big price cycle“. I prezzi delle materie prime salgono perché queste diventano più rare, ma la crescita di valore fa sì che si intensifichi l’esplorazione. Un esempio significativo: alla fine del 900 molti esperti predissero che i giacimenti mondiali di petrolio si sarabberero esauriti entro il 1910, tuttavia le elevate quotazioni del greggio resero sempre più interessante l’esplorazione e la ricerca di nuove tecniche ad essa correlate. Così furono scoperti molti nuovi giacimenti con un conseguente aumento dell’offerta e un calo del prezzo del petrolio. Nel corso del 900, le fluttuazioni dei prezzi hanno aumentato gli sforzi per migliorare l’esplorazione e i metodi di ricerca sempre più sofisticati e costosi quali, ad esempio, l‘estrazione off-shore. Se il prezzo del greggio rimane elevato per un periodo prolungato a breve termine colpisce l’economia, ma a lungo termine il caro-petrolio viene compensato con nuovi processi e con l’uso di materie prime alternative. Tornando ad oggi, chi desidera investire in questi settori non dimentichi che il valore delle materie prime tende ad aumentare quando la congiuntura economica mostra segnali di ripresa e quando l’inflazione cresce. In altre parole ci troviamo esattamente in una fase favorevole ai prezzi delle materie prime. In un portafoglio azionario, i titoli di questo settore dovrebbero secondo noi avere un peso del 5-15% del partimonio. Forse sarebbe importante avere ora un peso vicino al 15% per poi scendere verso il 5% al fine di realizzare i profitti. Il timing ideale in questo caso può essere riassunto nell’anticipare, acquistando, la ripresa congiunturale. Unico reale rischio d’investimento legato al settore potrebbe essere rappresentato da un inaspettato rallentamento della ripresa con immediate ripercussioni sulle quotazioni di queste società.  
     
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