Pubblicità | ARCHIVIO | FRASI IMPORTANTI | PICCOLO VOCABOLARIO
 













MARKETPRESS
  Notiziario
  Archivio
  Archivio Storico
  Visite a Marketpress
  Frasi importanti
  Piccolo vocabolario
  Programmi sul web








  LOGIN


Username
 
Password
 
     
   


 
Notiziario Marketpress di Giovedì 01 Luglio 2004
 
   
  Pagina4  
  DA PRATO A TREVISO A S. GIOVANNI ROTONDO: LE SCELTE E I SIGNIFICATI DEI DISEGNI E DELLE FORME PER GLI SPECIALI ABITI LITURGICI REALIZZATI PER LA DEDICAZIONE DEL NUOVO SANTUARIO DI SAN PADRE PIO  
   
  Prato, 1 luglio 2004 - Secoli di storia della chiesa, simboli carichi di millenni e di significati. La scelta dei paramenti sacri per la dedicazione a San Padre Pio del nuovo santuario di S. Giovanni Rotondo è stata seguita in prima persona da monsignor Crispino Valenziano, consulente dell’Ufficio Vaticano per le Celebrazioni Liturgiche, in sintonia con i Padri Cappuccini di S. Giovanni, l’Unione Industriale Pratese e gli esperti della sartoria liturgica X Regio di Treviso. Per la casula, stola e mitria del celebrante principale, l’arcivescovo di Manfredonia Domenico Umberto d’Ambrosio, lo studio dell’architetto veneziano Alessandro Ballarin ha individuato e selezionato 25 disegni del genere Polistavrion (in greco, molte croci) tratti da fonti iconografiche varie (mosaici, affreschi, miniature, icone) lungo sette secoli, dal più antico, 1191, alla metà dell’Ottocento. La trascrizione delle immagini, lo studio dei rapporti canonici e la loro omologazione in disegno tessile ha prodotto le tavole sinottiche da cui è stato scelto il disegno per il paramento. Si tratta della raffigurazione di due santi vescovi in felonio (il nome della casula nel mondo orientale) bianco/nero e bianco/rosso, raffigurati in un’icona del Xiv secolo della collezione del museo di Zagorsk, in Russia. La realizzazione della stoffa è stata poi decisa in tinta oro/porpora a due moduli, grande per la casula e piccolo per mitra e stola. A Prato sono stati tessuti 100 metri di disegno grande e 20 metri del piccolo, dono degli degli imprenditori dell’Unione Industriale Pratese. Gli ornati di casula e mitra, in lana e oro, sono tempestati di oltre 2070 pietre dure sfaccettate, metà corniola rossa e metà globuli e grani d’oro. Le 7 dalmatiche dei diaconi assistenti del celebrante sono invece ispirate, nella forma e nell’ornato, a quelle dei vescovi raffigurati nel ciclo musivo ravennate: Massimiano (San Vitale, sec. Vi); Ecclesio e Ursicino (Sant’apollinare in Classe, sec. Vi). La realizzazione è in tela di pura lana tramata lurex argento ornata con gli angusticlavi (riga stretta) in bordura di lana porpora. Le 200 casule e 500 stole dei prelati concelebranti (10 cardinali, oltre 120 vescovi e 500 sacerdoti) sono paramenti studiati secondo gli stilemi di foggia paleocristiana, con i teli fortemente angolati e molto corti sul davanti, per permettere la visuale dei lembi pendenti della stola. Prodotti a Prato (1076 metri); sono stati confezionati dalla X Regio come le dalmatiche, in tela di pura lana bianca, a quattro capi ritorti, tramati in lurex argento. L’abbinamento bianco/argento nasce dalla necessità di rendere le vesti estremamente luminose in rapporto a un’ottica escatologica pasquale. Particolare qualificante del completo è la stampa, eseguita interamente a mano e ritoccata a pennello di 1500 motivi in color porpora, riproducenti le Lettere Gammadie o Gammatiche, sui lembi pendenti delle stole. Le Gammadie sono segni liturgici antichissimi (traggono nome dalla lettera greca Gamma, la terza dell’alfabeto, che è la più frequentemente rappresentata); e raffigurano un numero definito di lettere greche (A, C, H, I, L, N, Z, Omega, T, R); oltre alla notissima pietra angolare, orbicoli, segni cosmici, foglie, semi e glifi di ardua interpretazione. Nell’abbigliamento liturgico dal V al Ix secolo sono stati ampiamente utilizzati. Sembra si tratti di monogrammi indicanti qualche attributo o qualità di Cristo (ad esempio, nella veste del Salvatore è sempre ricamata la zeta che sta per Zoe = è vivo!); oppure il suo intervento nell’universo (orbite planetarie e corpi celesti) o il suo potere nei ritmi naturali, presi a paradigma dei movimenti spirituali (foglie, semi, piante). Un’altra affascinante interpretazione di questi antichissimi caratteri rimanda al linguaggio dei Silentiarii, gli alti dignitari di corte bizantini deputati a mantenere il silenzio degli astanti di fronte al sovrano. Essi comunicavano tra loro con cenni di mano indicanti lettere. Per traslato, essendo il Cristo raffigurato in trono come Pantocrator, la sua corte celeste formata dai santi e dai martiri si configura a quella terrena del Basileus Costantinopolitano. I 17 glifi delle Gammadie sono evinti dalla teoria dei martiri di Sant’apollinare Nuovo (Ravenna, sec. Vi); insieme con quelli del Battistero degli Ariani (sec. V) e confrontati con i mosaici di Roma, Cipri e Piazza Armerina, oltre che con i coevi affreschi di Roma e Napoli. Anche questo è lavoro dello studio Ballarin di Venezia.  
     
  <<BACK