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Notiziario Marketpress di Mercoledì 30 Giugno 2004
 
   
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  GRANELLI: EVANGELIZZAZIONE INFORMATICA E INTEGRAZIONE DELLE COMPETENZE PER L’INNOVAZIONE IN ITALIA FUGA DEI CERVELLI E FUTURO MINISTERO NELLE CONSIDERAZIONI DELL’EX CAPO DELLA RICERCA DI TELECOM  
   
  Roma, 30 giugno 2004 - “Le nuove tecnologie digitali -- dice l'ex capo della ricerca di Telecom Andrea Granelli nella sua intervista con il Quality College del Cnr, oggi on-line sul sito www.Qualitas1998.net  -- rendono possibili miracoli e usarle realmente, per esempio per valorizzare il nostro patrimonio artistico unico al mondo, sarebbe un grande sforzo di innovazione applicata, cioè uno sforzo interdisciplinare di livello altissimo, che integrerebbe conoscenze nei campi più disparati: che è quello che noi italiani sappiamo fare meglio; e che è anche un po' il senso del discorso di Montezemelo all'insediamento come presidente della Confindustria sul ‘fare sistema’”. In Italia le imprese usano Internet e le tecnologie informatiche poco e soprattutto male: molto al di sotto delle potenzialità che esse offrono. Perché? “Sicuramente -- dice ancora l'uomo che come a.D. Di Tin.it ha letteralmente portato Internet nelle case degli italiani -- gli informatici hanno delle responsabilità. ‘Io mi faccio il sito web’: che da fatto strategico diventa meramente tecnico. In Italia c'è una bassa cultura informatica: il rapporto fra investimenti in Ict e il Pil è bassissimo, il che indica chiaramente come rispetto ai Paesi europei noi non abbiamo ancora fatto gli investimenti richiesti. D'altra parte, non si tratta appunto di un fatto tecnico: un investimento pesante in Ict richiede il ripensamento dei processi aziendali. E qui sta il punto. Abbiamo bisogno di nuovi evangelisti dell'informatica come fece Steve Jobs al lancio del Pc in America con la Apple nei primi anni ‘80. Gli evangelisti Apple se ne andavano in giro negli Usa non a fare i venditori: ma a spiegare alla gente come e perché il Pc gli avrebbe risolto tanti problemi e migliorato la vita, aprendogli prospettive nuove. Come cioè la tecnologia fosse là per aiutare l'uomo, e non per rendergli la vita più complicata, come di fatto avviene da noi”. E la fuga dei cervelli che priva l’Italia delle sue risorse più importanti? “I giovani laureati italiani fanno bene ad andare all'estero: è una cosa che c'è sempre stata e significa che sono bravi. Il punto è come creare le occasioni tanto per un loro ritorno tanto quanto attrarre anche i giovani stranieri brillanti. Cioè come rendere finalmente attrattivo il nostro Paese. Ora, non so se sarò ministro dell’innovazione -- aggiunge parlando di una scelta che molti danno per certa da parte di un eventuale Governo di centrosinistra -- : è una cosa che molti ripetono, ma non c'è nulla di deciso, anche se sarei naturalmente disponibile a dare un contributo alla Repubblica. “Ho lasciato Telecom per scelta personale – dice l’ex capo della ricerca di Telecom Italia, lasciata a gennaio a 44 anni per dedicarsi all’insegnamento universitario -- : in 7 anni ho assistito a 5 cambi di azionariato che ogni volta ti costringono a rivedere i piani industriali e le scelte. Nella vita ho fatto tante cose: il consulente, il venture capitalist, il manager e il docente universitario, attività cui oggi dedico gran parte del mio tempo. Ma l'innovazione richiede studio, che naturalmente un'attività manageriale a tempo pieno non concede. E io oggi mi sono rimesso a studiare”. E poi ancora il ruolo Stato nell’economia e quello, discusso, della consulenza di direzione. L’intera intervista è on-line sul sito della Scuola di formazione manageriale del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) insieme agli interventi di altri grandi manager, docenti, imprenditori, giornalisti e uomini politici come Francesco Giavazzi, Antonio Tombolini, Leoluca Orlando, Alex Sorokin, Salvo Sottile e Antonello Perricone.  
     
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