Pubblicità | ARCHIVIO | FRASI IMPORTANTI | PICCOLO VOCABOLARIO
 













MARKETPRESS
  Notiziario
  Archivio
  Archivio Storico
  Visite a Marketpress
  Frasi importanti
  Piccolo vocabolario
  Programmi sul web








  LOGIN


Username
 
Password
 
     
   


 
Notiziario Marketpress di Mercoledì 30 Giugno 2004
 
   
  Pagina1  
  STEFANO VIGHI – ECONOMISTA E SALES MANAGER DI UNION INVESTMENT: “I MERCATI DEL FAR EAST E I FONDI UNION INVESTMENT”  
   
  Milano, 30 giugno 2004 - Dopo un 2003 ricco di soddisfazioni il trend dei mercati emergenti asiatici ha vissuto fasi piuttosto turbolente nel 2004. Nel corso dei primi mesi dell’anno, sebbene numerosi fattori (dati macroeconomici relativamente solidi sostenuti, a loro volta, da una positiva dinamica congiunturale Usa e dati aziendali positivi, soprattutto grazie ai forti impulsi di crescita mostrati dalla Cina) rendevano probabile una prosecuzione della fase di crescita, ma ora il sentiment positivo su questi mercati si é in parte attenuato. La tendenza al rialzo dei prezzi é durata sino alla fine di aprile. In seguito il mercato ha registrato numerose correzioni che hanno interrotto il trend in salita. Una delle cause principali é da ricercarsi nelle misure adottate dalle autorità cinesi allo scopo di frenare la congiuntura ormai in fase di surriscaldamento. I timori circa un rallentamento dell‘economia della Cina (ritenuto motore di crescita dell´intera area geografica) hanno provocato reazioni forti con casi di panic-selling. Hanno inoltre influito anche i timori circa un aumento dei tassi da parte della Fed in Usa (dopo i dati relativi al mercato del lavoro che hanno evidenziato un quadro economico in netta ripresa) e il prezzo del petrolio. Il continente asiatico soffre di una forte dipendenza dalle importazioni petrolifere e solamente Malesia e Indonesia, che dispongono di propri giacimenti petroliferi, sono state poco colpite dai rincari del greggio. Il tutto ha portato a una „svalutazione“ degli utili/profitti raggiunti a inizio 2004 e spesso anche a perdite considerevoli sulle quotazioni. I mercati azionari di Cina (H-shares) e Tailandia, che nel 2003 avevano raggiunto tassi di crescita superiori al 100%, hanno registrato le perdite piú significative ed anche per i prossimi mesi prevediamo una forte volatilitá quale fattore determinante per i mercati asiatici. L´incertezza deriva sopratutto dalla discussione tuttora in corso su un possibile „hard o soft landing“ della congiuntura cinese. A causa della forte incertezza circa la tendenza di breve-medio termine, consigliamo un approccio cauto e di attesa. Tuttavia la nostra visione del mercato asiatico nel lungo termine non è cambiata e restiamo positivi sulle prospettive di crescita. I dati macroeconomici, in gran parte positivi, riguardanti i buoni risultati aziendali nonché gli interessanti livelli dei dividendi accompagnati da „evaluation ratio“ soddisfacenti rappresentano, a nostro parere, le condizioni ideali per investimenti nelle borse dell´Estremo Oriente. Nonostante l´atteso rallentamento della congiuntura, la Cina continua ad essere il „motore“ della crescita per l´intera regione. Il governo si muove comunque per garantire ed estendere la crescita economica a zone meno sviluppate (le zone rurali) e non dimentichiamo che la domanda interna e gli investimenti delle imprese locali dovrebbero ancora crescere. Siamo quindi convinti che l´attuale consolidamento rappresenti un‘opportunitá di investimento per chi voglia costruire posizioni azionarie con valutazioni basse o, quantomeno, favorevoli. Uniasia, Uniasiapacific e Unifareast sono fondi azionari che investono unicamente sui mercati asiatici differenziandosi, però, per allocazione geografica. Unifareast investe esclusivamente sui mercati emergenti. Non sono, pertanto, contemplati investimenti in piazze quali Singapore e Hong Kong che, essendo mercati già sviluppati, sono meno interessanti ai fini della filosofia d’investimento del prodotto. Sono invece presenti posizioni nello Sri Lanka e in Pakistan, mentre l´India é stata introdotta solo recentemente nel benchmark di riferimento. Inoltre, il fondo investe quasi il 25% del proprio patrimonio in Cina. Uniasia é l´unico in questa serie di fondi a detenere posizioni in titoli giapponesi, mentre Uniasiapacific é l´unico che presenta investimenti in Australia e Nuova Zelanda. Principalmente, i tre fondi investono nella Corea del Sud, Taiwan, sui mercati emergenti quali Tailandia, Cina, India, Indonesia, Malesia e Filippine, con pesi molto differenti tra loro. Ulteriori differenze riguardano i criteri di selezione dei titoli: mentre Uniasiapacific e Unifareast sono gestiti secondo uno stile di investimento „blend“ (mix equilibrato di titoli, growth“ e „value“, spesso Small Caps); Uniasia investe prevalentemente in Blue Chips. Quasi il 25% del patrimonio di Unifareast é investito in Cina. Come già detto, le recenti manovre congiunturali in Cina, volte a frenare il boom di crescita, sono state la causa principale del crollo delle quotazioni delle borse asiatiche. Gli operatori erano ampiamente consci che gli impulsi congiunturali provenienti dalla Cina e che sostengono l’intera regione asiatica (incluso il Giappone) erano destinati a raffreddarsi o comunque a diminuire e anche il crollo dei prezzi dei metalli e delle materie prime é chiaramente dipeso dal fatto che la Cina é un grande importatore di metalli industriali, oro e petrolio. Il 25% della produzione mondiale di rame, il 20% di alluminio e Nickel e il 36% di acciaio vengono assorbite dalla Cina la cui economia, nel 2003, é cresciuta del 9,1%. Nel primo trimestre 2004 si é registrata una crescita del Pil del 9,7% e gli investimenti correnti dell’industria sono cresciuti di oltre il 40%. Il Governo ha però deciso di intervenire quasi improvvisamente bloccando, in parte, la concessione di crediti alle imprese. Nel contempo la Banca Centrale cinese ha aumentato le riserve minime di liquiditá degli istituti di credito per la terza volta in 7 mesi. Tali misure sono volte a evitare una crescita economica superiore all’8% per il 2004. A nostro parere tali interventi sono stati accolti dal mercato dei risparmiatori con eccessivi timori suscitando un panico non sempre motivato. Riteniamo infatti che non sussistano pericoli reali circa la ripresa della congiuntura nell’area asiatica e che la Cina non sia destinata a perdere il ruolo di locomotiva economica locale. Crediamo piuttosto in un prossimo ritorno alla normalitá dopo una fase di forte volatilitá. Il listino cinese presenta diverse categorie di azioni, per questo motivo affermazioni riguardanti l´andamento del mercato cinese potrebbero essere fuorvianti o, talvolta, apparire poco chiare. H-shares: le grandi imprese statali cinesi (Soe= State-owned Enterprises); quotate su Hong Kong (per esempio China Telecom). Inoltre, gran parte delle H-shares vengono trattate sulla Borsa di New York sotto forma di Adr’s (esempi: China Mobile, China Life o China Semiconductor). B-shares: possono essere acquistate da investitori stranieri. A-shares: possono essere acquistate esclusivamente da investitori locali, esiste però una categoria di titoli A-shares in Usd, un mercato un cosiddetto „Developed“ che, al contrario dei mercati emergenti molto più volatili, rappresenta un investimento più stabile e consolidato; infatti le fluttuazioni dei prezzi non sono cosí forti come sulle borse asiatiche anche se, nel contempo, non si registrano trend rialzisti definiti. Come già accaduto nel 2003, anche nel primo semestre 2004 Uniasiapacific ha conseguito performance brillanti, e ciò grazie all´aumento dei prezzi delle materie prime, alla forza della valuta australiana e all´elevato tasso di sconto rispetto agli Usa. Il mercato azionario australiano Il mercato azionario australiano é noto per gli elevati rendimenti (dividend yield) e per l‘ampia varietá di titoli legati al settore delle materie prime. Il Dollaro australiano, così come il Dollaro canadese e il Rand sudafricano, é una valuta correlata ai prezzi delle materie prime e questo ha inciso positivamente sulla performance di Uniasiapacific che é fortemente investito in titoli attivi nel settore delle materie prime e favorito, quindi, dal rialzo delle quotazioni sui mercati delle Commodities. Alla performance del fondo ha contribuito inoltre l‘elevato tasso di interesse che ha reso l´Australia un paese appetibile agli investitori esteri portando grandi flussi di capitali stranieri. Uniasia investe nel Giappone Il Giappone, con un peso del 22%, rappresenta il principale Paese nel fondo Uniasia. Da inizio 2004, il mercato azionario giapponese ha registrato un andamento positivo malgrado le tensioni legate ad un imminente rialzo dei tassi Usa e agli interventi economici attuati dal governo cinese. Anche se manteniamo un giudizio positivo, nel lungo termine, circa il potenziale di crescita del mercato giapponese, non escludiamo fasi di forte volatilitá e incertezza nel breve termine come pure un andamento senza una chiara direzione. L´andamento della congiuntura rimane il tema piú importante: i dati economici indicano sviluppi positivi ma non paiono ancora del tutto convincenti. Il dato migliore relativo al primo trimestre 2004 riguarda la crescita del Pil pari al 5,6% e superiore alle attese del mercato. Ci attendiamo dati aziendali soddisfacenti e possibili sorprese positive in termini di utili. Alla luce di un tasso di crescita notevolissimo, la borsa indiana rappresenta uno dei mercati asiatici con le migliori prospettive di lungo termine. Investimenti sul listino azionario indiano sono presenti nei fondi Uniasiapacific e Unifareast. Dopo mesi di consistenti rialzi, il mercato azionario indiano ha destato forti preoccupazioni e mostrato una forte turbolenza delle quotazioni. A prescindere dall´impatto negativo della questione cinese, sul mercato indiano ha pesato fortemente il recente esito elettorale con l‘inattesa vittoria del Partito del Congresso e i conseguenti timori circa la possibilitá che il Partito Comunista locale possa entrare a far parte dell’Esecutivo. Gli operatori hanno infatti scorto pericoli di rallentamento delle riforme politiche e hanno reagito liquidando, rapidamente, buona parte delle posizioni detenute. In un secondo momento é risultato chiaro che il Partito Comunista non sarebbe entrato nel Governo e con la nomina di Chaidambaram a Ministro delle Finanze é finalmente tornata la calma sui mercati e si sono registrati anche forti recuperi. Le speranze circa una riforma efficiente e, soprattutto, gli sforzi volti allo sviluppo dei settori agricolo ed edilizio (strade, impianti di irrigazione, sistema scolastico) come pure il programma di privatizzazioni, spingono i mercati al rialzo. Sulla base di tali elementi si prospetta una crescita considerevole del mercato azionario indiano. Il tasso di crescita dell‘8,1% nell´anno fiscale 2004 (31.03) rappresenta un ulteriore elemento a conforto delle prospettive di crescita target al 10%. Alla fine dello scorso maggio Unifareast ha subito una perdita del 6,4% mentre Uniasiapacific lo 0,1%. La performance deludente di Unifareast é da attribuire al fatto che, durante i mesi passati, sulle borse asiatiche l´attenzione degli investitori si é rivolta soprattutto verso le Large Caps, favorendo il fondo Uniasia ma sfavorendo Unifareast che, nel periodo di riferimento, era particolarmente pesato sui titoli Small e Mid Caps. Infine, anche la forte esposizione sulla Cina ha influito negativamente. Complessivamente comunque, nell’ultimo anno, la performance dei fondi asiatici di Union Investment, se confrontata ai prodotti dei principali competitors, é stata piú che positiva: al 31 maggio 2004 Unifareast ha registrato una performance di +30,9%, Uniasiapacific +43,3% e Uniasia +36,1%. Punto di forza di questi prodotti é il portafoglio ampiamente diversificato per area geografica, per settore e per stile di investimento. Dato l’elevato grado del rapporto rischio/opportunitá (determinatoanche dall’effetto valute); questi fondi si prestano ad integrare portafogli azionari esistenti.  
     
  <<BACK