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Notiziario Marketpress di Martedì 03 Febbraio 2004
 
   
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  “ARLECCHINO” AL TEATRO GRASSI: LO SPETTACOLO SIMBOLO TORNA IN SCENA FINO AL 22  
   
 

 

Milano, 3 febbraio 2004 - Prosegue con una sosta milanese fino al 22 febbraio 2004 il lungo viaggio intrapreso anche quest’anno dallo spettacolo-simbolo del Piccolo Teatro di Milano Arlecchino servitore di due padroni-di Carlo Goldoni, storica regia firmata da Giorgio Strehler nel 1947, oggi messa in scena da Ferruccio Soleri con la collaborazione di Stefano De Luca e una rinnovata veste scenica firmata da Ezio Frigerio. Lo spettacolo è in scena al Teatro Grassi, dopo un itinerario internazionale prestigioso che lo ha visto in scena al Teatro dell’Ermitage di San Pietroburgo (per la prima volta aperto alla prosa), per poi inaugurare la stagione del Teatro Nazionale “Nemezi Shinaz” di Budapest: In Belgio ha rappresentato l’Italia alla manifestazione “Europalia –Italia”, indetta in occasione della Presidenza Italiana dell’Unione Europea, mentre a Parigi ha trionfato nell’ambito del Festival Les italiens, e infine ha inaugurato l’Anno della Cultura Italiana in Egitto a Il Cairo. Vera e propria sfida alla natura eminentemente effimera del teatro, Arlecchino continua a trasferire la sua carica di vitalità ed energia alle platee di tutto il mondo: lungi dal trasformarsi in uno spettacolo - museo, conferma invece la sua natura di “memoria in azione” e le caratteristiche di spettacolo che si fa teatro per trascinare - come diceva Strehler - “lo spettatore nell’Empireo del grande teatro comico, inno gioioso di liberazione”. Il fatto che, in più di cinquant’anni, il ruolo di Arlecchino sia stato interpretato solo da due attori, Marcello Moretti e Ferruccio Soleri, che ne raccolse l’eredità nel 1963, accresce il suo carattere di eccezionalità e di “arte della memoria”. Ormai, Ferruccio Soleri è l’unico della compagnia ad aver lavorato per tutta la vita con Strehler, colui che - come ha affermato la studiosa francese Myriam Tanant - è “diventato Arlecchino” come si abbraccia una vocazione. In questo senso, Soleri può essere vissuto come un “tramite”, come il vettore in grado di trasmettere i segreti del grande regista. Il suo corpo, che ha imparato ad esprimere quei sentimenti che il viso, mascherato, non è in grado di tradurre, incarna la memoria del lavoro compiuto. Ed è per questo, inoltre, che lo spettacolo può continuare a vivere anche dopo la morte di Strehler. Tuttavia, lo spettacolo che possiamo vedere oggi, preso in carico dallo stesso Soleri e da Ezio Frigerio - scenografo di numerosi spettacoli di Strehler e, dal 1956, di Arlecchino – non si pone come un’evocazione nostalgica del lavoro del maestro. Al contrario, scegliendo di ispirarsi all’edizione del 1956, e non a quella del 1987 – detta “dell’Addio”, somma melanconica di tutta una vita di lavoro – Soleri e Frigerio restituiscono ad Arlecchino la giovinezza e la gioia dei suoi inizi. Quale omaggio migliore si poteva pensare per Giorgio Strehler e per la vivente poesia di Arlecchino? Dopo la presenza milanese, Arlecchino prosegue il suo viaggio in 11 città italiane, tra cui Roma, dove sarà al Teatro Valle dal 30 marzo all’8 aprile. Per informazioni e prenotazioni: tel. 02 72 333 222 www.Piccoloteatro.org   

 
     
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