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Notiziario Marketpress di Giovedì 01 Luglio 2004
 
   
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  LA NUOVA COSTITUZIONE EUROPEA  
   
  Bruxelles, 1 luglio 2004 - La nuova Costituzione Europea non è una rivoluzione, e non apre la strada a quella che i tabloid britannici già chiamano il ''super stato europeo''. Tuttavia introduce delle novità interessanti che, nel momento in cui la Carta fondamentale sarà davvero ratificata e potrà così entrare in vigore, cambierà il volto dell'Unione Europea. Partiamo da un punto cruciale: l'Ue diventa ''soggetto giuridico'', che è dunque qualcosa di più di un semplice organismo internazionale. Diventa un'entità a sé, e non più un coacervo di stati, potendo anche firmare trattati internazionali come tale e non solo in rappresentanza degli stati membri. L'ue viene inoltre dotata di un Presidente stabile, per due anni e mezzo, ponendo fine alla rotazione semestrale che costringeva leader mondiali a dover incontrare nel giro di 4 anni otto diversi Presidenti dell'Unione Europea. Questo certamente darà una maggiore incisività all'azione internazionale dell'Ue, almeno sul piano rappresentativo, anche se non si può dimenticare il pesante freno costituito dall'obbligo dell'unanimità in politica estera. La rotazione semestrale, per altro, resterà nell'ambito dei consigli settoriali. Oltre a un Presidente stabile, l'Unione Europea avrà un vero e proprio Ministro degli Esteri. Già il titolo fa capire che è qualcosa di più dell'attuale ''Alto rappresentante per la politica estera e di difesa dell'Ue''. Il Ministro, per altro, sarà anche membro a pieno titolo della Commissione Europea (con la formula del ''doppio cappello''); stabilendo così un rapporto diretto tra l'esecutivo e i governi in questo importante settore. Tuttavia, il ministro non avrà vita facile: alla fine la Gran Bretagna è riuscita a imporre una delle sue ''red lines'' essenziali: la norma dell'unanimità proprio in materia di politica estera. Londra ha bloccato una piccola apertura al voto a maggioranza, proposto già dalla presidenza italiana al conclave di Napoli dello scorso novembre: l'idea cioè che si possa votare a maggioranza su semplice proposta del ministro. Nella versione varata dai leader, invece, si specifica che perché si possa votare a maggioranza in materia di politica estera, vi deve essere sì una proposta del ministro, ma questo a sua volta deve prima esser stato incaricato, all'unanimità, dagli stessi governi di prepare la proposta stessa. Un complicato impiccio che in sostanza rende praticamente impossibile un passaggio al voto a maggioranza in questa materia. Esclusa anche un'ipotesi di cooperazione rafforzata (e cioè un gruppo di paesi che decide di andare avanti da soli su un determinato tema) in questo ambito. Le cooperazione rafforzate un altro campo sensibile, la cooperazione in materia giudiziaria e penale. Qui sono passati i cosiddetti ''freni d'emergenza'' inventati già al conclave di Napoli. Si vota a maggioranza, ma se alcuni paesi ritengono che vengano toccati interessi vitali, entro quattro mesi possono chiedere una nuova convocazione del Consiglio, che può o trovare un'intesa, o chiedere alla Commissione una nuova proposta (dovrà esser pronta entro un anno). Se il Consiglio continua a non trovare un'intesa, si potrà passare a una cooperazione rafforzata. Resta l'unanimità in altre materie, anzitutto il fisco e alcuni ambiti degli accordi commerciali internazionali. Cambiano anche i rapporti di forza in seno al Consiglio Ue al momento del voto su una legge comunitaria: senza entrare nel dettaglio del complicato meccanismo, si istituisce un rapporto diretto con la popolazione dei singoli stati membri (si avrà una maggioranza quando a favore sono il 55% degli stati in corrispondenza del 65% della popolazione). Scompare così il poco chiaro e non sempre equo meccanismo del voto ponderato di Nizza. A proposito del voto, numerose materie finora sottoposte alla regola dell'unanimità passano ora alla maggioranza. Sulla governance economica, si è arrivato a un complicato compromesso anzitutto sui poteri della Commissione in materia di procedura per deficit eccessivo. La bozza di Costituzione preparata dalla Convenzione Europea, irrobustiva i poteri dell'esecutivo: gli assegnava infatti il potere di fare una ''proposta'', anziché, com'è attualmente, una pura ''raccomandazione''. Dietro queste formule freddamente giuridiche si cela una sostanziale differenza la ''raccomandazione'' può essere modificata a maggioranza; la proposta, invece può essere ritoccata solo all'unanimità, rendendo così molto più difficile agli stati rimaneggiare le richieste dell'esecutivo prima di approvarle. Una proposta contro cui hanno mostrato durissima opposizione anzitutto i ''grandi'': Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna, più vari altri stati medio-piccoli. Alla fine la presidenza ha irlandese trovato un compromesso: i poteri della Commissione saranno di ''proposta'' quando si tratta di constatare il deficit eccessivo (per il cosiddetto ''early warning''); mentre si resta alla ''raccomandazione'' quando si tratta di chiedere agli stati misure precise. Cresce il potere del Parlamento Europeo in numerose aree, a cominciare dal bilancio dell'Ue e dalla nomina del nuovo Presidente della Commissione. Nel primo caso, l'Aula di Strasburgo è messa ora alla pari del Consiglio (che rappresenta i governi) e per poter varare il bilancio sarà indispensabile il sì di entrambe le istituzioni. Quanto al Presidente dell'esecutivo, oltre a restare indispensabile l'assenso dell'Europarlamento, i leader, nell'indicare il suo nome, dovranno tener conto dei risultati delle elezioni europee - conferendo così un connotato più politico alla sua nomina. A prima vista, possono sembrare piccoli passi avanti, ma per chi conosce il ritmo di crescita dell'Unione Europea, con progressi solitamente misurati in millimetri, si tratta davvero di un rinnovamento che potremmo definire storico. Sempre che qualche paese, attraverso un referendum, non decida che l'Ue è andata troppo avanti. Perché, per entrare in vigore, il Trattato costituzionale dovrà essere ratificato da tutti e 25 gli stati membri.  
     
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