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Notiziario Marketpress di Lunedì 12 Luglio 2004
 
   
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  TELELAVORO: PER GLI ITALIANI È ANCORA UNA CHIMERA IL SONDAGGIO MENSILE DI MONSTER.IT CONFERMA CHE LE AZIENDE ITALIANE NON OFFRONO IL LAVORO A DISTANZA  
   
   Milano, 12 luglio 2004 - C’è chi lo considera un privilegio, chi un incubo, chi, più semplicemente, una possibilità da valutare con attenzione. Qualunque ne sia l’opinione, ad ogni modo, l’unica certezza disponibile al momento è che il telelavoro o lavoro da casa o, ancora, lavoro a distanza, nella definizione che più aggrada, rappresenta ancora per i dipendenti italiani nulla più che una chimera. Sì, una sorta di sogno irrealizzabile, per il fatto stesso che le aziende del Belpaese sembrano non prendere neppure in considerazione tale opzione a vantaggio dei propri assunti. Questo, almeno, è ciò che emerge dal sondaggio mensile che Monster, leader mondiale nel recruiting online, ha condotto a livello europeo su un campione di 8.335 dipendenti, dei quali 1303 italiani, rappresentanti delle varie regioni. Se si attesta al 36% la quota degli europei interpellati che ammettono di non avere chance di lavorare a distanza pur desiderandola, semplicemente perché chi li ha assunti non la offre, gli italiani ne rappresentano una quota preponderante, risultando secondi solo ai francesi in tale bad ranking. Sul totale dei connazionali partecipanti all’inchiesta di Monster, infatti, il 63% afferma che gradirebbe molto considerare l’opzione di lavorare da casa se questa fosse proposta. Il malcontento dei “cugini” d’Oltralpe è di poco superiore, espresso dal 65% degli interpellati. Ma, procediamo con ordine, provando a chiarire meglio il quadro dei valori emersi dal sondaggio. “Lavori da casa?”: questa la domanda rivolta da Monster ai lavoratori del Vecchio Continente a cui era possibile rispondere in vario modo: 1) No, ma mi piacerebbe che mi fosse offerto; 2) No, l’azienda non me lo offre e mi sta bene; 3) No, ma preferisco comunque andare in ufficio; 4) Sì, è un modo meraviglioso di lavorare; 5) Sì, ma crea più problemi che vantaggi. 921 dipendenti italiani, pari al 69% del totale, hanno confermato che le proprie aziende non permettono di scegliere la modalità del telelavoro: di questi, 805, il 61% cioè, ambirebbe ricevere una proposta in tal senso; il restante 8%, invece, non ne avverte la mancanza. Un dato interessante, sebbene percentualmente residuale, è rappresentato da quanti “potrebbero ma non vogliono” lavorare a distanza: si tratta del 7% degli interpellati, 104 persone. Non potevano mancare, ovviamente, gli entusiasti, 235 lavoratori, il 18% del totale, che operano già da tempo da casa e sono felicissimi dei benefici goduti grazie al telelavoro. Infine, ci sono quelli che potremmo definire i “pentiti”: sono il 3%, hanno provato a lavorare a distanza restandone talmente delusi da ritenere che ciò crei “più problemi che vantaggi”. Ma, come se la passano i colleghi europei? Innanzitutto, è opportuno dire che, sebbene la penetrazione di Internet nel Vecchio Continente abbia ormai raggiunto una percentuale apprezzabile, il 45%, e che tale dato sia destinato ad aumentare rapidamente nel breve periodo, il paragone con gli States è ancora improponibile. Tuttavia, nonostante il sistema aziendale europeo nel suo complesso non sia maturo al punto da promuovere o adottare stabilmente il lavoro a distanza, sono i Paesi del Nord Europa ad inviare segnali evidenti di un’intrapresa inversione di rotta, in vista dell’eliminazione o, quantomeno, della riduzione del gap. A guidare la speciale classifica dei telelavoratori sono i tedeschi: il 40% dei dipendenti teutonici, infatti, dichiara di avere già sperimentato con successo e fatto proprio il lavoro da casa. Insoddisfatto è solo 1 tedesco su 5. Scettici rispetto al lavoro a distanza, invece, sono gli svedesi, di cui il 23% mostra alto gradimento per l’andare in ufficio, mentre un ulteriore 24% rifiuta in modo reciso l’ipotesi di non sedersi più alla propria scrivania. E l’Inghilterra? Con i suoi 35 milioni di utenti Internet, il 59% della popolazione cioè, vanta una leadership quantomeno singolare per ciò che concerne il telelavoro: i sudditi della regina, infatti, il 51% degli intervistati da Monster in Gran Bretagna, possono essere definiti i primi assoluti per rimpianto. Vorrebbero lavorare a distanza ma non possono farlo. Il perché? Nessuna novità: la ritrosìa delle aziende! E c’è da giurare che provino perfino un pizzico d’invidia verso quel 24% di connazionali che, al contrario, si beano dei vantaggi del lavoro domestico, potendo evitare i fastidi quotidiani del traffico mattutino o le bizze dei colleghi. Corrado Tirassa, Country Manager di Monster Worldwide Italia, commentando i dati del sondaggio, ha affermato che: ”Occorre che le aziende italiane ed europee pensino al telelavoro come la modalità occupazionale del futuro, dal momento che essa si inserisce perfettamente nel mutato quadro generale del mercato del lavoro, nel quale, più di ogni altra, si impone l’esigenza di una maggiore flessibilità e del recupero di efficienza.” “Ritengo - ha concluso il Tirassa- che anche nel nostro Paese si inizino ad intravedere segnali concreti che vanno nella direzione del rinnovamento e dell’accreditamento del telelalvoro: mi riferisco, in particolare, all’importante accordo siglato pochi giorni fa da 21 organizzazioni datoriali unitamente alle Confederazioni Sindacali ed alla Confindustria, in virtù del quale sono stati finalmente riconosciuti ai telelavoratori i medesimi diritti dei colleghi che operano negli uffici tradizionali”. Infolink: http://www.Monster.it  
     
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