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Notiziario Marketpress di Giovedì 14 Aprile 2005
 
   
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  COMMERCIO ESTERO, URSO SIGLA ACCORDO CON FEDERCOMIN PER EXPORT ICT INTESA PER IL COFINANZIAMENTO DI PROGETTI. SI PUNTA SU CINA, RUSSIA E TURCHIA  
   
  Roma, 14 aprile 2005 - E’ stato firmato ieri dal Vice Ministro alle Attività Produttive con delega al Commercio Estero, on. Adolfo Urso e da Alberto Tripi, Presidente di Federcomin l’Accordo di Settore tra il Ministero delle Attività Produttive e la Federazione confindustriale che rappresenta le aziende delle telecomunicazioni, della radiotelevisione e dell’informatica. Attraverso questa Intesa, i due firmatari si impegnano a cofinanziare al 50% i progetti di internazionalizzazione e di promozione all’estero delle nostre imprese della cosiddetta “Italia immateriale”, un settore di punta del made in Italy ma che negli ultimi mesi ha sofferto a causa di un’eccessiva frammentazione imprenditoriale. Urso durante l’incontro ha sottolineato che «il primo paese su cui si punterà per esportare il nostro modello sarà innanzitutto la Cina, poi la Russia e la Turchia. I mercati che più stanno crescendo e che maggiormente trainano il made in Italy.». «L’accordo - ha proseguito - servirà senz’altro a testimoniare all’estero l’immagine delle nostre capacità innovative, ma in questo caso mi auguro che possa servire anche per stimolare l’intero sistema imprenditoriale italiano ad investire in maniera trasversale nelle nuove tecnologie dell’Ict». «Obiettivo comune - ha concluso il Vice Ministro - è la crescita di competitività del Sistema Italia, e con l’intesa maturata oggi abbiamo posto un altro tassello del mosaico che stiamo componendo». «La firma di questo Accordo - ha dichiarato il Presidente Tripi - cade in un momento particolarmente importante per il futuro del Sistema-paese. Si discute molto sull’italianità delle imprese e sulla sfida competitiva. Le regole del mercato esigono la capacità di risolvere questi problemi con uno sforzo reale sui mercati internazionali». «Molte imprese italiane dell’Ict hanno la capacità di misurarsi all’estero - ha concluso - ed è necessario che si superi la visione del made in Italy che considera competitivi soltanto i settori tradizionali dell’industria».  
     
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