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Notiziario Marketpress di Lunedì 18 Aprile 2005
 
   
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  SCIENZIATI EUROPEI SCRUTANO GLI ABISSI  
   
  Bruxelles, 18 aprile 2005 - Il margine europeo del fondo oceanico - il punto in cui la piattaforma continentale precipita da una profondità di 200 metri a una piana abissale posta circa 4.000 metri più sotto - si estende per circa 15.000 chilometri dall'Artico alla penisola iberica, prolungandosi attraverso il Mar Mediterraneo e fino al Mar Nero. La maggior parte di questa linea di frontiera si sviluppa all'interno della zona economica esclusiva (Zee) dell'Europa, e le sue risorse biologiche, energetiche e minerali rivestono pertanto un interesse strategico. D'altro canto, sfruttare tali risorse in modo sostenibile richiede una solida comprensione dell'ecosistema del margine oceanico - inesistente al giorno d'oggi, ma che un nuovo progetto di ricerca comunitario del valore di 15 milioni di euro si propone di fornire. Il progetto Hermes (hotspot ecosystem research on the margins of European seas) è finanziato a titolo della priorità tematica Cambiamento globale ed ecosistemi del Sesto programma quadro (6Pq). Con un consorzio composto da 36 istituti di ricerca e nove piccole imprese di 15 paesi, Hermes è uno dei maggiori progetti di questo tipo al mondo. L'ue ha già finanziato alcuni piccoli progetti di ricerca relativi al margine del fondo oceanico, svolti in luoghi specifici e nell'ambito di una disciplina principale. Il progetto Hermes rappresenta tuttavia un progresso notevole, in quanto richiede uno sforzo coordinato di ricerca lungo l'intero margine europeo, e potrà trarre notevoli vantaggi dalla comparabilità dei risultati raccolti in luoghi diversi e ottenuti grazie a metodi di ricerca comuni. Esperti di un'ampia gamma di discipline - biodiversità, geologia, sedimentologia, oceanografia fisica, microbiologia, biogeochimica e socioeconomia - compiranno, su vari siti di studio, il primo importante tentativo di comprendere in maniera integrata il funzionamento degli ecosistemi del fondo oceanico dell'Europa. Le tipologie di ecosistema che si trovano a queste profondità sono diverse e spaziano dalle scarpate aperte, ove le comunità biologiche sono esposte agli smottamenti del terreno e alle correnti oceaniche profonde, alle comunità legate alle emissioni di fluidi dal fondale (zona di emissioni fredde), ai terrapieni corallini di acqua fredda, alle comunità che vivono all'interno dei canyon e agli ambienti anossici (privi di ossigeno). Il coordinatore del progetto è Phil Weaver, del Southampton Oceanography Centre (Centro oceanico di Southampton) nel Regno Unito. "Questi sistemi sono incredibilmente fragili e devono essere studiati con urgenza", afferma. "Uno degli obiettivi chiave del progetto Hermes è valutare la vulnerabilità di queste comunità ai cambiamenti globali e alle attività umane e, se necessario, sviluppare strategie per proteggerle. L'esito della nostra ricerca fornirà materiale su cui lUe potrà basare la propria politica". Il gruppo internazionale mira a combinare la propria ricerca sulla biodiversità e sui processi biologici con le conoscenze che riuscirà ad acquisire sui fattori fisici che influiscono su questi ecosistemi, compresa la geologia e la sedimentologia. Gli scienziati hanno inoltre intenzione di conferire una prospettiva storica ai loro risultati mediante lo studio degli strati di sedimenti, per determinare i cambiamenti ambientali a lungo termine e le loro ripercussioni sugli ecosistemi. "Occorre fare una distinzione tra i cambiamenti dovuti a forze naturali su larga scala (ad esempio le oscillazioni climatiche, la variazione del livello dei mari) e quelli causati da effetti più locali imputabili all'attività umana (ad esempio lo sfruttamento delle risorse, l'aggiunta di inquinanti e nutrienti) prima che l'intervento dell'uomo renda impossibile questa distinzione", si legge sul sito Internet del progetto. Il tipo di ricerca che il gruppo condurrà nel corso dei prossimi quattro anni richiederà l'impiego di tecnologie sofisticate, quali veicoli sottomarini telecomandati e autonomi (Rov/auv). Tali risorse sono disponibili solo in alcuni Stati membri - un'altra ragione per cui è necessario un consorzio di grandi dimensioni - e il progetto comprenderà il coordinamento dell'infrastruttura su larga scala degli istituti marini europei. Studiando questi ecosistemi organizzati attorno ai "punti caldi" del fondo oceanico e la ricchezza di specie sconosciute che li abitano, si auspica che Hermes consenta di acquisire le conoscenze necessarie per formulare piani per la gestione sostenibile di tali risorse europee tra le più fragili e misteriose. Http://www.eu-hermes.net/  http://www.Cordis.lu/sustdev/environment/  
     
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