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Notiziario Marketpress di Martedì 19 Aprile 2005
 
   
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  OCCORRE MIGLIORARE LA GOVERNANCE SCIENTIFICA A LIVELLO COMUNITARIO, SOSTIENE PHILIPPE BUSQUIN  
   
  Bruxelles, 19 aprile 2005 - Di fronte alla crescente internazionalizzazione della scienza, è essenziale sviluppare un efficiente sistema di governance scientifica a livello comunitario, che permetta all'Europa di prendere decisioni rapide e raggiungere l'obiettivo di divenire l'economia al mondo più basata sulla conoscenza, sostiene Philippe Busquin, ex Commissario europeo per la Scienza e la ricerca e presidente dello Stoa (Valutazione delle opzioni scientifiche e tecnologiche) del Parlamento europeo. Intervenendo il 14 aprile scorso alla conferenza sul "futuro dei cittadini europei nella società della conoscenza globale", Philippe Busquin ha parlato anche del paradosso fra il fatto che oggi sia impensabile un incontro del Consiglio europeo con un ordine del giorno che non preveda il tema della ricerca, mentre è dimostrato che il pubblico nei paesi industrializzati manifesta sempre più segni di stanchezza verso scienza e tecnologia. "Ci troviamo di fronte a un problema enorme sul cammino verso gli obiettivi di Lisbona, ovvero la mancanza di persone in grado di produrre conoscenza", ha affermato lex Commissario Busquin. "Ci sono troppi scienziati in posti chiave con un'età superiore ai 50 anni, mentre sappiamo tutti che il picco di produttività si raggiunge nella fascia compresa tra i 20 e i 30 anni. Inoltre, troppo pochi giovani sono interessati a una carriera scientifica". "Occorre che ciascun paese, ciascuna regione sviluppi il dibattito. L'europa deve riconciliarsi con la scienza", ha esortato Philippe Busquin. Lex Commissario ha poi spiegato che il progetto di reattore sperimentale termonucleare internazionale (Iter) aveva posto in evidenza, il problema di governance scientifica a livello europeo e mondiale. "Leuropa ha impiegato molto tempo per stabilirne la sede, senza che si riuscisse a scegliere fra Francia e Spagna", ha detto Philippe Busquin. "Una volta presa la decisione a livello europeo, ci si è trovati di fronte allo stesso problema a livello globale. Tutto quello di cui disponiamo è il G8, che conta solo per i paesi industrializzati ed è dunque insufficiente". Secondo Philippe Busquin, l'Europa deve impegnarsi a sviluppare una governance scientifica a livello comunitario, e a diventare al contempo uno degli attori principali nello sviluppo di una governance a livello globale. Dal momento che vi sono limiti sia sul versante dei fondi che su quello dei ricercatori, occorre accordare la priorità a determinati ambiti e settori. Rispondendo alla domanda su come stabilire le priorità necessarie, Philippe Busquin ha detto che le previsioni e la condivisione delle informazioni sono essenziali per una guida comune. Ma per la governance scientifica è necessaria anche una certa sussidiarietà, ha aggiunto, poiché la ricerca si svolge con modalità assai differenti da un paese all'altro. Per esempio, nel Regno Unito e in Belgio la ricerca è condotta prevalentemente a livello universitario, in Francia avviene soprattutto in grandi centri di ricerca come il Cea (Commissariato per l'energia atomica) e il Cnrs (Centro nazionale della ricerca scientifica), mentre in Germania è un misto fra i due modelli. Secondo Philippe Busquin, occorrerebbe sviluppare un sistema comunitario di governance scientifica, riconoscendo che la dimensione regionale è positiva e che in certi casi è preferibile finanziare la ricerca a questo livello, piuttosto che a livello europeo. "Eppure la ricerca è diventata ormai un settore di servizi non più limitato a un'unica regione o paese", ha spiegato lex Commissario. Questa dimensione internazionale porta con sé un aspetto innovativo, quello di un destino comune. È importante che l'Europa si ponga linterrogativo seguente: se la scienza è universale, di che tipo di programmi abbiamo bisogno e a quale livello occorre stabilire una governance scientifica?", ha aggiunto Philippe Busquin. Inoltre, ha proseguito, nellUnione europea siamo arrivati in ritardo su molte innovazioni a causa delle relazioni fra imprese, centri di ricerca e università che sono diversi a seconda del paese. Philippe Busquin ha poi spiegato che nell'Ue in media solo il dieci per cento delle Pmi (piccole e medie imprese) ha contatti regolari con i centri di creazione di conoscenza. In Finlandia il dato tuttavia è del 55 per cento, il che significa che per determinati paesi la media è solo del due o tre per cento. "Benché nellUe il 95 per cento dei fondi destinati alla ricerca provenga dai singoli Stati membri, il finanziamento europeo è tuttavia essenziale", ha affermato Philippe Busquin, che ha aggiunto: "Grazie ai progetti europei si creano nuove sinergie. Questi progetti hanno permesso di costruire collegamenti fra le università e le Pmi, oltre a creare infrastrutture di struttura. L'europa deve proseguire in questa direzione, concentrandosi sul tema della proprietà intellettuale, attualmente in fase di radicale trasformazione. "Con l'internazionalizzazione della scienza è importante definire norme. Occorre riflettere sull'argomento, in modo da consentire una più rapida trasformazione della ricerca europea in innovazione. L'europa deve anche prestare maggiore attenzione alle università, che sono un fattore chiave per l'economia della conoscenza", ha concluso.  
     
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