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Notiziario Marketpress di Mercoledì 20 Aprile 2005
 
   
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  ITALIANI E CAPELLI, LA DENUNCIA DEL GITRI: LA PEGGIOR MALATTIA SI CHIAMA DISINFORMAZIONE  
   
  È la disinformazione la vera “malattia” dei capelli degli italiani: questo il quadro che emerge da un sondaggio svolto in questi giorni da Swg e promosso dal Gitri (Gruppo Italiano di Tricologia) su un campione di ottocento italiani di entrambi i sessi, quasi la metà dei quali con problemi di caduta di capelli. Preoccupate e pronte a spendere le donne del bel paese seguite a ruota dagli uomini, i quali però sono meno proattivi nella ricerca di una soluzione e di un consiglio. Entrambi i sessi sono alla pari quanto a confusione sul ruolo risolutore del dermatologo. Il 64,9 % degli italiani, per mantenere sana la chioma, spende circa 300 euro l’anno. Una persona su dieci arriva persino a spendere tra i 600 e i 1200 euro. L’investimento medio annuale vede le donne in testa con 593 euro, seguite dagli uomini con 416 euro, disposti a spendere per meglio apparire più che per un abbonamento allo stadio. Ma i risultati spesso non si vedono, perché anche per i capelli il fai da te non paga. Rivolgersi a uno specialista ottimizzerebbe l’investimento e assicurerebbe maggiore soddisfazione. Ben pochi sono però gli italiani (31,4%) che riconoscono il dermatologo come specialista per la cura dei capelli. E gli altri? Quasi il 24% non sa proprio dove sbattere la testa e non è in grado di individuare la figura di riferimento, L’11,3% pensa all’endocrinologo, mentre la maggioranza (32%) cita il “tricologo” come esperto di capelli, ma a una richiesta di precisazione circa la natura di tale specializzazione oltre il 90% del campione non è in grado di rispondere correttamente. “Attenzione – dichiara Alfredo Rossi, dermatologo Gitri – la tricologia è una branca della dermatologia ed è compito esclusivo del dermatologo non solo curare le malattie del capello, ma anche prevenirle. Il fatto che solo l’8% degli intervistati sappia che il tricologo è un medico dermatologo specializzato nella cura dei capelli è un dato altamente preoccupante in quanto lascia spazio a una serie di cosiddetti “esperti”, che nella maggioranza dei casi non sono in grado di diagnosticare correttamente il problema e spesso promettono risultati miracolosi in tempi brevi che inevitabilmente portano all’insoddisfazione del paziente.” L’esempio più eclatante riguarda la caduta dei capelli. Sebbene la percezione relativa a tale problema sia per il 61,5% degli intervistati in continua crescita, del 44% che ha effettivamente dichiarato di perdere i capelli, solo la metà ha scelto di impegnarsi per risolvere il problema, e di questi circa il 50% ha utilizzato esclusivamente fiale cosmetiche. Le altre soluzioni? Shampoo, lozioni, vitamine, massaggi, dieta, persino psicoterapia. Solo il 7% degli intervistati ha invece utilizzato farmaci. “La risposta all’alopecia – afferma Antonella Tosti, professore straordinario presso la Clinica Dermatologica Universitaria di Bologna - e in particolare all’alopecia androgenetica - che riguarda 8 uomini su dieci - deve venire dal dermatologo.” Purtroppo gli italiani sono ancora molto confusi tanto che il 41,7% degli intervistati ha escluso questo medico specialista dalle figure di riferimento, convinto che esso si occupi esclusivamente di problemi di pelle. “E invece - conclude la Professoressa Tosti - il dermatologo è l’unico in grado di diagnosticare e quindi trattare efficacemente la calvizie. I farmaci a nostra disposizione sono due, il minoxidil e la finasteride, che hanno ottenuto l’autorizzazione del Ministero della Salute. La finasteride, che agisce direttamente sulla causa della calvizie, ha dimostrato di bloccare la caduta dei capelli nel 99% per cento dei casi. Nel 65% dei soggetti si verifica addirittura una ricrescita. Anche la chirurgia della calvizie è in continua evoluzione e può costituire un valido complemento alla terapia medica.”  
     
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