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Notiziario Marketpress di Mercoledì 20 Aprile 2005
 
   
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  “L’ECCELLENZA E IL MADE IN ITALY: QUALE RUOLO PER L’ASSICURATORE” – I PRINCIPALI ATTORI DEL SISTEMA A CONFRONTO: ASSICURAZIONI GENERALI, RAS, EULER HERMES SIAC, ANRA, FEDERAZIONE MEDITERRANEA DEI BROKERS, UNIVERSITÀ DI PARMA, BELFOR, BROKERS ITALIANI.  
   
  Milano, 20 aprile 2005 - Sono proprio i settori di eccellenza del Made in Italy (le calzature, il tessile-abbigliamento, la concia, alcuni settori della meccanica, la gioielleria, il mobilio, le piastrelle) a risentire maggiormente della congiuntura economica negativa attraverso la progressiva erosione di quote di mercato. Settori che, grazie all’enorme saldo attivo di 74 miliardi, hanno tenuto in piedi i nostri conti con l’estero dal 2001 al 2004. Tuttavia, nel 2005-2006 il Made in Italy dovrebbe riprendere il suo cammino seppure a passo lento, aumentando del 5-6% (meno della crescita della domanda mondiale): l’Est Europa e l’Asia, le aree geografiche che offrono le migliori opportunità. Nell’introdurre i lavori della 3° Giornata nazionale del Consorzio Brokers Italiani, che riunisce tredici società di brokeraggio indipendenti, il presidente Arnaldo Bergamasco ha ricordato che: “Il mondo delle assicurazioni può assumere un ruolo strategico decisivo per il rilancio del sistema produttivo italiano, alle prese con evidenti difficoltà. Un efficace programma di risk management, una completa copertura delle aree di rischio dell’impresa, e la definizione di un piano di emergenza per la gestione della crisi al verificarsi di un sinistro, sono strumenti che influenzano positivamente il valore del capitale economico delle imprese, preservando la loro capacità di produrre reddito nel tempo”. Il difficile contesto generale è confermato dalle rilevazioni dell’Istat che segnalano il crollo del 3,2% della produzione industriale italiana a febbraio 2005 rispetto allo stesso mese del 2004, con una minima variazione del +0,1% in confronto a gennaio. Un segnale negativo dietro al quale si nasconde tutta una serie di fenomeni: ordinativi in calo, crisi di fatturati, calo di competitività e, per finire, migliaia di posti di lavoro in fumo in ciascun comparto dell'industria manifatturiera. Nel 2004, l’Istituto ha rilevato una pesante flessione della produzione in alcuni settori come pelli e calzature, cui vanno aggiunte le difficoltà del settore automobilistico. Tutto ciò ha schiacciato il Pil 2004 all’1%, con il peggior dato trimestrale dal 1998 e ha relegato l’Italia all’ultimo posto tra i big europei. Le previsioni non sono delle migliori, stando alle analisi dell’Ufficio Studi di Euler Hermes Siac. Per il 2005, il Pil è stimato in un range che va dallo 0,9% all’1,2%. Nel 2004 l’Euro forte e la contrazione dei consumi hanno contribuito a determinare un saldo negativo di 393 milioni della nostra bilancia commerciale. Dato che arriva dopo dodici anni positivi e che si traduce in un calo del 40% delle vendite all’estero rispetto a dieci anni fa. L’export negli Usa è sceso sotto la soglia critica del 2%, ma le nostre merci stanno soffrendo più in Europa che sui mercati dell’area del dollaro, mentre sta esplodendo l’import di tessile cinese. Tuttavia, l’impresa italiana è ancora oggi sottoassicurata. In particolare, uno strumento come l’assicurazione dei crediti commerciali, che permette di valutare la capacità economica, finanziaria e patrimoniale degli acquirenti, pesa sul mercato assicurativo italiano solamente per l’1%, e a farvi ricorso sono soprattutto le grandi e le medie imprese. Innovazione, risorse umane, riduzione dei fattori di rischio, sono i vertici di un triangolo per il rilancio delle nostre aziende Obiettivo ultimo delle imprese è la continua crescita e la massimizzazione del valore. Per questo motivo il management deve individuare, cogliere e mantenere nel lungo periodo le fonti del vantaggio competitivo, controllando e gestendo i rischi d’impresa. In questo ambito, assicurazioni e broker in particolare, attraverso la loro natura consulenziale rappresentano un sostegno determinante per l’impresa nella scelta delle strategie e del trasferimento del rischio. Roberto Bosco, Presidente di Anra, ha ricordato come sia “Fondamentale l’attività del risk manager che supportato dall’intervento del broker qualificato consente l’identificazione, la valutazione e la gestione del rischio che viene poi trasferito all’industria assicurativa, sottoponendo a controllo tutti i rischi dell’azienda, cioè gli eventi che rappresentano una minaccia per il patrimonio in termine umano ed economico dell’azienda”. Questa operazione influenza positivamente il valore del capitale economico dell’impresa liberando, allo stesso tempo, risorse ed energie fondamentali per il perseguimento degli obiettivi di business. Saper svolgere con professionalità il proprio lavoro nel mondo imprenditoriale talvolta non basta più. “L’ oggettiva difficoltà in cui si muove il mercato – ha detto Carlo Spasiano di Ras - può ingenerare un aumento dei contenziosi, soprattutto a livello internazionale. Da qui la necessità per le imprese italiane di fare ricorso alla Polizza di Tutela Legale che fornisce un efficace supporto per la soluzione di problemi che attengono alla sfera della tutela e del perseguimento dei diritti delle imprese”. Il ricorso ad una polizza assicurativa ha il beneficio di realizzare una sorta di scambio tra il costo certo e di dimensioni contenute della polizza, e la copertura del rischio di dover fronteggiare spese impreviste e difficilmente sostenibili in caso di insorgenza di controversie di elevato valore, dall'iniziale valutazione ed impostazione delle azioni da intraprendere, sino al pagamento della parcella ed alla liquidazione di ogni altra spesa legale. In questo modo tutti gli assicurati, indipendentemente dall'impegno economico che la vertenza richiede, possono far valere con forza, e con maggiori probabilità di successo, le proprie ragioni. La situazione è comunque critica anche negli Stati Uniti come dimostrano i dati diffusi da Belfor Italia: il 40% delle imprese statunitensi che hanno subito una catastrofe non riesce più a riprendersi e, nell’arco di 5 anni è costretta a chiudere i battenti. Più della metà delle aziende non possiede un programma di risk management e più l’azienda è piccola, più la prevenzione è rara. Soltanto il 10% delle imprese possiede un programma di gestione del rischio. Inoltre, circa il 90% delle grandi e medie imprese è scomparsa dal mercato nell’arco di un anno se non è riuscita, in seguito ad un fermo di attività a ripristinare i normali cicli di lavoro nel giro di cinque giorni. Gli studi confermano un dato di fatto: nella maggioranza dei casi, un’interruzione prolungata dei processi aziendali comporta conseguenze gravissime se non addirittura fatali. Se un punto della catena si blocca, subentrano i problemi: ritardi produttivi, difficoltà di consegna, clienti insoddisfatti. Garantire la continuità del business a seguito di un sinistro è quindi fondamentale per qualsiasi impresa e per farlo è necessario intervenire con tempestività operativa adottando i provvedimenti adeguati. E’ infatti necessaria una reazione rapida e un approccio lungimirante: diventare consapevoli dei rischi individuali di un’impresa ancor prima che si verifichi un sinistro.  
     
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