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Notiziario Marketpress di Giovedì 21 Aprile 2005
 
   
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  MEMORIA STORICA DELLA VITICOLTURA PICENA NELL’AZIENDA COCCI GRIFONI  
   
  La storia della dinastia Cocci Grifoni inizia negli ultimi anni dell’800, quando la nobile famiglia Grifoni, di origini umbro-toscane, si unisce alla possidente casata Cocci, appartenente alla borghesia delle Marche del Sud. Fino alla fine degli anni ’40, l’azienda è dedita alla produzione estensiva di cereali. Tutto cambia, quando, alla testa della tenuta, arriva Guido, uomo caparbio e lungimirante, che intuisce il carattere estremamente positivo delle potenzialità della viticoltura. Grazie a lui, l’azienda si emancipa dall’atavico modello di mezzadria e acquisisce una struttura più snella e competitiva. Con questo cambiamento, Cocci Grifoni pone le basi per diventare ciò che è adesso: una delle espressioni più autentiche della cultura enologica picena. Fondamentale per la storia dell’azienda, è, all’inizio degli anni 60, l’acquisizione da parte di Guido e della moglie Diana del Podere San Basso, un terreno di 23 ettari da cui provengono le migliori uve di Montepulciano e Sangiovese per i vini rossi più importanti quali “Il Grifone” e le migliori uve a bacca bianca quali il pecorino e passerina dai quali si ottengono il Podere Colle Vecchio Offida Pecorino e Passerina Brut Offida Passerina. Nel 1968, l’introduzione legislativa della nuova Doc del Rosso Piceno Superiore consegna definitivamente la Tenuta alla storia della viticoltura marchigiana. La Tenuta Cocci Grifoni, così come la conosciamo oggi, viene fondata da Guido Cocci Grifoni e Marchetti Diana nel 1970 e coincide con il primo imbottigliamento dell’annata 1969 del Rosso Piceno Superiore Doc. Il 1970, infatti, tiene a battesimo le prime bottiglie di Rosso Piceno Superiore, vino mai prodotto prima nei 13 comuni sanciti dal disciplinare. Pochi anni dopo, nel 1976, è la volta di un’altra storica Doc, il bianco Falerio dei colli ascolani. Ma questo è solo l’inizio: la valorizzazione del territorio attraverso i suoi prodotti autoctoni più emblematici e la ricerca nell’ambito delle innovazioni tecnologiche sono costantemente al centro delle politiche aziendali di Cocci Grifoni. Il fondatore, Guido, uomo di forti passioni, persegue lucidamente e caparbiamente i suoi obiettivi di rivalutazione dei vitigni autoctoni. Fin dalla sua nascita, infatti, l’azienda produce vini di qualità superiore riscoprendo e valorizzando vitigni autoctoni di origine secolare come la Passerina e il Pecorino. Dopo queste tappe importanti, la cantina marchigiana continua a sperimentare nell’ambito delle innovazioni tecnologiche di processo. Di pari passo, prosegue anche l’acquisizione di nuovi terreni che consente di mettere in pratica gli studi e le ricerche condotte su cloni di bianchi pregiati, ma meno noti, quali appunto Passerina e Pecorino; il Pecorino era un vitigno completamente abbandonato, non presente nell’ampelografia viticola del Piceno e recuperato in montagna nel lontano 1984 da Guido, che caparbiamente ha investito risorse umane e finanziare nel progetto “vitigni autocotoni: recupero, valorizzazione e vinificazione”. Il Pecorino viene imbottigliato per la prima volta nel 1991 sotto il nome “Podere Colle Vecchio” vino da Tavola e, con grande soddisfazione di Cocci Grifoni, dopo 10 anni riceve la Doc nel 2001, anno in cui l’azienda acquisisce ben 22 ettari di terra nuda da destinare alla coltivazione delle varietà Doc Offida. In un’ottica di sviluppo, nel 1996 la Cocci Grifoni aveva colto l’opportunità di comprare l’azienda agricola confinante alla tenuta San basso per tre parti su quattro: si tratta di 20 ha di cui 6.5 a vigneto Montepluciano, vecchio ma soleggiato, asciutto, ventilato e con un uliveto di circa 4.5 Ha. I molti successi e riconoscimenti ottenuti negli anni dalla Tenuta sono il risultato di solide convinzioni, intuizione e lungimiranza. Se Cocci Grifoni è stata in grado di avere la meglio in sfide molto difficili, è anche grazie alla sua capacità di andare spesso controcorrente rispetto alle indicazioni di settore. Negli anni a cavallo tra il ’93 e il ’94 in totale controtendenza, Guido e Diana decidono di rinnovare vecchi impianti obsoleti e superati nel sesto di impianto, nei pali e soprattutto nella selezione delle barbatelle; si spiantano 7 ha di vigneto tra Montepulciano e Sangiovese: i più vecchi; ciò comporta carenza di ottime uve rosse quando proprio il mercato andava verso l’incremento della domanda dei vini Rossi. Questa difficile, ma lungimirante scelta, è stata fatta nell’ottica di modificare le modalità di coltivazione, diminuendo la densità e puntando a selezionare i vitigni ritenuti più caratterizzanti l’offerta picena. Anno dopo anno, la tenuta si è trasformata in un’azienda tecnologicamente all’avanguardia nei metodi di produzione e oggi si estende su un territorio di ben 80 ettari, di cui circa 50 vitati, circa 6/6.50 ha ad oliveto, ed il resto è dedicato a cereali, bosco e case coloniche. Le tipologie di vitigni coltivati direttamente nella superficie vitata sono: Montepluciano, Sangiovese, Pecorino, Passerina, Verdicchio, Trebbiano toscano, Merlot e Cabernet Sauvignon. In seguito all’evoluzione della legislazione le Doc attualmente oggetto di attività sono: Rosso piceno - rosso Piceno superiore, Falerio e Offida che si distingue in: pecorino, Passerina e Rosso. Le nuove generazioni affiancano il pioniere Guido nell’impegno di mantenere costante nel tempo l’eccelso standard qualitativo raggiunto, espressione assolutamente fedele dell’anima di un territorio ricco ed emozionante.  
     
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