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Notiziario Marketpress di Giovedì 21 Aprile 2005
 
   
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  FEDERMACCHINE SI CONFRONTA SUL TEMA DELLA CRESCITA DIMENSIONALE DELLE IMPRESE  
   
  Sesto San Giovanni, 21 aprile 2005 - Si è tenuta il 19 aprile, la convention “La crescita dimensionale nel settore dei beni strumentali” organizzata da Federmacchine, la federazione nazionale delle associazioni dei produttori di beni strumentali destinati allo svolgimento di processi manifatturieri dell’industria e dell’artigianato, cui fanno capo dieci associazioni di categoria (Acimac, Acimall, Acimga, Acimit, Assocomaplast, Assomac, Gimav, Marmomacchine, Ucima e Ucimu-sistemi Per Produrre). L’incontro, presenziato da Andrea Riello, presidente Federmacchine, ha visto gli interventi, tra gli altri, di Innocenzo Cipolletta, presidente Ubs Corporate Finance, Giulio De Caprariis, direttore Nucleo economia e politiche strutturali Centro Studi Confindustria e Mario Valducci, sottosegretario ministero Attività produttive. Tema del convegno, cui hanno preso parte un centinaio di aziende, è stata l’analisi della problematica connessa con la crescita dimensionale delle imprese, limite alla possibilità di effettuare investimenti in ricerca & sviluppo e internazionalizzazione. Leve indispensabili, queste, al mantenimento della competitività di un settore che rappresenta uno dei fiori all’occhiello del made in Italy nel mondo, come testimonia il saldo commerciale che, nel 2004, è risultato positivo per oltre 11 miliardi di euro. Un dato che meglio di ogni altro può sintetizzare il contributo offerto dalla meccanica strumentale all’intero sistema produttivo del paese, è quello del saldo commerciale del settore unico risultato in attivo nel 2004, insieme a quello del comparto abbiglimento-arredamento. La bilancia commerciale complessiva italiana è, invece, risultata in passivo per circa 1,5 miliardi di euro, appesantita dai negativi riscontri degli altri settori. A partire dall’analisi della situazione congiunturale, Federmacchine si è, dunque, confrontata sulle modalità e le vie che le imprese hanno oggi a disposizione per crescere e svilupparsi. Secondo i rilievi preconsuntivi, nel 2004, la produzione di settore, dopo il calo registrato negli anni precedenti, dovrebbe tornare a crescere attestandosi a 21,2 miliardi di euro (+0,8%). Tale risultato è stato determinato dall’incremento delle sole esportazioni (+5,1%), che hanno sfiorato i 14,6 miliardi di euro. Permane, invece, la stasi del mercato domestico che ha penalizzato le consegne dei costruttori italiani, scese a circa 6,6 miliardi di euro (-7,5%). Da sempre particolarmente votati all’attività di export, i costruttori italiani hanno destinato quasi il 70% della produzione ai mercati stranieri, contribuendo in modo rilevante all’affermazione del made by italians nel mondo. Le vendite di macchinari all’estero, infatti, hanno rappresentato, nel 2004, il 4% del totale esportato dal paese, quota che cresce al 5,2% se si considerano le sole esportazioni di merci. Secondo i dati riferiti al periodo gennaio-settembre 2004, l’export è cresciuto sia nelle tradizionali aree di sbocco del made in Italy settoriale, sia nelle aree emergenti. Dopo l’arretramento registrato nel 2003, le esportazioni italiane di macchine destinate ai paesi dell’Europa Occidentale sono tornate di segno positivo (+7,3%), grazie alla ripresa delle vendite in Germania (+14%) e Spagna (+9,4%). Particolarmente soddisfacenti le indicazioni provenienti dai paesi dell’Europa Orientale e Centrale dove le vendite sono cresciute del 12%, rispetto al valore registrato nello stesso periodo del 2003. Tale risultato è stato determinato dalle positive performance raccolte in Turchia (+7,3%), Russia (+17,2%), Polonia (+21,3%) e Romania (+16,1%). Nei paesi di area asiatica, invece, le vendite hanno subito un arretramento dell’1,2%. Sul risultato globale ha pesato il calo dell’export destinato alla Cina (-16,5%), in controtendenza l’India (+16,6%). Rilevazioni di segno negativo provengono dall’area delle Americhe dove le esportazioni hanno subito un calo in tutti i paesi, a partire dagli Stati Uniti (-10,1%), penalizzate, sicuramente, dallo sfavorevole cambio euro-dollaro. “Nonostante la dimensione medio piccola che caratterizza le imprese del settore – ha affermato Andrea Riello, tutti i comparti che fanno capo a Federmacchine hanno dimostrato, negli ultimi anni, di saper reggere il passo dei concorrenti stranieri, occupando stabilmente i primi posti delle graduatorie mondiali sia per produzione che per esportazioni. “Secondo i dati Eurostat - continua Riello - l’Italia risulta il quarto tra i paesi che contribuiscono alla formazione del Pil europeo, ma il suo peso aumenta in modo proporzionale se si considera l’industria e ancora più, nel dettaglio, il machinery, cui contribuisce con una quota pari al 19,6%, posizionandosi come seconda dopo la Germania”. “Questi dati - continua il presidente di Federmacchine- sottolineano la rilevanza dell’industria italiana del bene strumentale per l’intero sistema economico del paese, e evidenziano, ancora di più, l’urgenza di misure che siano in grado di aiutare le imprese nel progetto di crescita, oggi scelta indispensabile per poter sostenere investimenti in internazionalizzazione e ricerca & sviluppo. Il nanismo, inteso sia in termini dimensionali che patrimoniali, costituisce, infatti, un limite allo sviluppo delle attività dell’impresa che oggi si deve confrontare sul mercato globale”. “Se è vero che le imprese italiane sono caratterizzate da un approccio ancora troppo legato al modello del capitalismo familiare, - ha rilevato Andrea Riello - per ovviare al limite dimensionale delle aziende, occorre, comunque, pensare a un intervento reale e concreto da parte del sistema-paese”. In tema di internazionalizzazione, il presidio dei mercati stranieri deve essere realizzato attraverso un approccio di sistema, orientato al coinvolgimento in un’azione corale di tutti gli interlocutori pubblici e privati. A questo proposito, sono necessari alcuni provvedimenti che vanno dal miglioramento dell’operatività delle istituzioni a supporto delle imprese quali, Sace, Simest e Ice, alla promozione di attività di leasing internazionale. “Tale approccio - ha affermato Riello - risulta indispensabile per poter penetrare nelle aree più lontane, sicuramente le più ricche di opportunità e prospettive per i costruttori italiani, che oggi destinano oltre il 60% della propria produzione ai paesi dell’Europa Occidentale, indirizzando l’offerta a un mercato maturo e ormai privo di margini di crescita”. L’innovazione, rappresenta la vera leva strategica per mantenere e allungare il gap qualitativo di cui gode il made in Italy settoriale rispetto alla produzione offerta da concorrenti, quali per esempio Cina e India, che possono contare su costi del lavoro molto bassi. Per sostenere lo sviluppo di questa attività occorre pensare a azioni strutturate volte a favorire la collaborazione continua e costante tra imprese, istituti di ricerca e mondo della finanza, che deve offrire non più credito tradizionale ma capitale di rischio. L’intervento degli istituti finanziari risulta imprescindibile, poiché permette alle imprese del settore di sostenere lo sviluppo di progetti per l’innovazione tecnologica e di dotarsi di strutture interne specificatamente dedicate alla attività di R&s, altrimenti irrealizzabili perché troppo costose. “In questo senso, a testimonianza di come le associazioni di categoria sappiano orientare i propri sforzi, oltre che allo sviluppo della cultura di impresa, a azioni concrete - ha concluso Andrea Riello - Federmacchine ha promosso, prima in assoluto tra le federazioni nazionali, la nascita di un fondo di private equity specificatamente dedicato alle imprese del settore. Wise Equity Ii - Fondo Macchine, sponsorizzato da De Agostini e da Banca Popolare di Milano, metterà a disposizione delle imprese costruttrici di beni strumentali risorse fino a 50 milioni di euro e sarà il primo passo concreto a supporto dei processi di trasformazione che stanno interessando le aziende del settore, primo fra tutti quello del passaggio generazionale”.  
     
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