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Notiziario Marketpress di Martedì 26 Aprile 2005
 
   
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  ASSOBIOTEC E FARMINDUSTRIA A BIONOVA  
   
  Padova, 26 aprile 2005 - Le aziende farmaceutiche del biotech sono pronte ad avviare una collaborazione sempre più proficua con le Istituzioni. Solo così si potranno rilanciare la ricerca e gli investimenti delle imprese nazionali e multinazionali e contribuire alla crescita economica e scientifica del Paese. L'invito al dialogo è stato lanciato dalle imprese biotech nel corso del convegno "Biotecnologie per la salute: le soluzioni di oggi e le opportunità per il futuro" che si svolge oggi a Padova nell'ambito di "Bionova – Salone Internazionale Biotecnologie e Bioingegneria". Puntare sul settore biotech significa consolidare i risultati sinora ottenuti nel campo della salute e aprire le porte a concrete speranze di nuove cure per il prossimo futuro. E questo è possibile con una politica nuova che consideri le imprese del farmaco una opportunità per l'Italia. Le imprese sono state chiamate, molte volte in questi anni, a contribuire al conseguimento di rigidi obiettivi di spesa, in via quasi esclusiva. Questi obiettivi sono stati raggiunti con sacrifici reali da parte delle singole aziende e del comparto nel suo complesso. E' ora, quindi, di concentrarsi sulla "catena di valore", anche economico, generato dall'industria farmaceutica e biotech. Le aziende sono pronte a fare la loro parte e a rispondere responsabilmente – come chiede anche l'Agenzia italiana del farmaco – per coniugare la gestione della spesa farmaceutica con la necessità di investire in ricerca. Le biotecnologie sono una parte fondamentale del presente e del futuro della ricerca farmaceutica e rappresentano un settore chiave per lo sviluppo socio-economico e per il miglioramento della qualità di vita di un Paese. In Italia le aziende biotech che si occupano di salute sono il 70% del totale delle imprese biotecnologiche presenti sul nostro territorio. Con 21 farmaci in via di sviluppo clinico il nostro Paese si colloca al 6° posto in Europa. Un esempio di Regione all'avanguardia è il Veneto: il 31% della spesa in ricerca industriale del territorio è effettuato dalle aziende farmaceutiche e biotech, dato che rappresenta il 14% della spesa globale regionale (pubblica e privata). L'italia può, quindi, aspirare a svolgere un ruolo trainante nello sviluppo della biomedicina creando le condizioni per attrarre gli investimenti in un campo ad alto rischio quale è quello della ricerca biotecnologica. Perché questo accada è necessario un quadro normativo stabile, una politica dei prezzi e norme fiscali, già presenti in altri Paesi industrializzati, che siano in grado di incentivare innovazione e ricerca. Da ultimo, dando atto al Governo dell'abolizione dell'Irap sugli addetti alla ricerca con la Finanziaria 2005, le aziende biotech auspicano che si concretizzi l'attuazione di una misura più ampia consistente nella soppressione dell'Irap nel suo complesso o quantomeno su tutto il costo del lavoro. Uno dei nodi più urgenti da sciogliere è l'implementazione della direttiva sulla protezione brevettuale per le invenzioni biotecnologiche che, pur approvata nel '98, non è stata ancora introdotta nell'ordinamento nazionale. La tutela della proprietà intellettuale è più che mai necessaria, perché senza il brevetto, e quindi senza una adeguata protezione degli investimenti in ricerca, le piccole imprese ed i centri di ricerca italiani non potranno partecipare adeguatamente all'innovazione biotech. I farmaci e i vaccini frutto della ricerca biotech sono circa duecento, utilizzati da più di 200 milioni di pazienti nel mondo. Inoltre, circa il 40% dei nuovi farmaci registrati sono "biomolecole": quindi, tra i farmaci approvati nel 2003, 2 su 5 sono di origine biotecnologica. Se poi si aggiungono anche le molecole di sintesi individuate grazie alle biotecnologie, il totale dei nuovi farmaci originati dall'applicazione delle moderne tecnologie biologiche sale ad oltre il 50%.  
     
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