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Notiziario Marketpress di Giovedì 05 Maggio 2005
 
   
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  "BAMBINI, FUORIPASTO E OBESITA": NELLA LOTTA ALL'OBESITA' INFANTILE I VERI NEMICI SONO TV E OBESITA' DEI GENITORI NON LE MERENDINE  
   
  Milano, 5 maggio 2005 - Che ruolo giocano e quanto incidono i fuoripasto, cioè i cibi e le bevande assunti da bambini e ragazzi soprattutto in occasione della merenda di metà mattina o di metà pomeriggio e in ogni altra occasione di consumo al di fuori dei tre pasti principali, nella diffusione dell'obesità infantile in Italia? E soprattutto: fino a che punto è corretto individuare nelle merendine il vero responsabile di questo problema? A far luce sul ruolo dei fuoripasto e delle merendine nella dieta dei più piccoli è la ricerca "Bambini, fuoripasto e obesità", coordinata dal prof Claudio Maffeis della Clinica Pediatrica dell'Università di Verona, in collaborazione con le Cliniche Pediatriche degli Atenei di Pisa e Napoli, e presentata oggi a Milano nel corso di un Open Day per la stampa. L'indagine prende lo spunto dal fatto che, oltre alla predisposzione genetica, sono i fattori ambientali a determinare lo sviluppo dell'obesità. E per fattori ambientali si intende, soprattutto, la riduzione del livello di attività fisica, l'aumento delle porzioni, la sempre più diffusa abitudine a consumare pasti fuori casa, così come cambiamenti nella tipologia dei cibi consumati. Tutti fattori determinanti nell'obesità dell'adulto, così come in quella del bambino. Primo risultato della ricerca - condotta su un campione di 1.800 bambini di 9 anni d'età reclutati nell'Italia settentrionale, centrale e meridionale - è stato quello di evidenziare un consumo medio di fuoripasto pari a 4 porzioni al giorno. I fuoripasto più consumati sono risultati i succhi di frutta (3,1 porzioni a settimana), la frutta (2,4 porzioni), il panino imbottito con salumi (1,8 porzioni), il latte (1,7 porzioni), il thè (1,6 porzioni), le merendine tipo brioche (1,4 porzioni), i crackers (1,4 porzioni). «Viene così chiarito - dichiara il prof. Claudio Maffeis, coordinatore della ricerca - un luogo comune, che vede i fuoripasto in generale e le merendine industriali in particolare indicate quali principali responsabili dell'obesità infantile. Non esiste, infatti, come del resto è vero per ogni singolo alimento, una relazione scientificamente dimostrata tra il consumo di merendine e l'obesità. Più in generale, non può essere identificata, quindi, nei fuoripasto la ragione dell'aumento dell'obesità infantile visto che si conferma non dimostrata la supposta relazione tra le diverse categorie di fuoripasto e obesità, tranne una modesta associazione con le bevande zuccherate, le patatine, i pop corn e i crackers. Nonostante le ben diverse tradizioni nell'alimentazione e nelle abitudini nutrizionali tra Italia e Stati Uniti, i ricercatori americani (Harvard University) hanno recentemente dimostrato che l'assunzione di fuoripasto (in questo caso di snack) non viene associata in modo significativo all'incremento ponderale nei bambini e negli adolescenti, sia maschi che femmine, presi in esame)). Del resto, in Italia, già la ricerca Scarps, coordinata dal prof. Amleto D'amicis deil'Inran nel 2002, aveva evidenziato, tra l'altro, come, tra gli alimenti scelti per fare merenda, le merendine compaiono solo al quarto posto dopo pizze e focacce, panini, crackers. La stessa ricerca ci aiuta anche a capire quante merendine mangiano in realtà i bambini e i ragazzi della scuola dell'obbligo: gli 11 grammi al giorno riscontrati nel campione preso in esame, stanno a significare un bilancio settimanale che si ferma ad appena 2 merendine. A dimostrazione del fatto che ormai il consumo delle merendine è diluito in maniera molto più omogenea di quanto si potesse immaginare nelle varie classi di età (bambini, ragazzi, adolescenti, adulti, anziani. E a proposito di consumi, nell'ultimo quinquennio (2004 rispetto al 2000) si è registrato un calo produttivo, a volume, pari al 2,8% (passando da 216.000 del 2000 a 210.000 tonnellate del 2004) . Sfatati i pregiudizi sulle merendine, la ricerca di Maffeis ristabilisce invece alcune priorità. L'obesità del bambino è associata in maniera significativa all'obesità dei suoi genitori e quest'ultima costituisce, essendo caratterizzata da una componente genetica e da una ambientale, il più rilevante fattore di rischio di aumento di peso per i propri figli. Avere un genitore oversize aumenta - per ogni unità di Bmi (indice di massa corporea) in più - il rischio di diventare obeso da parte del bambino in età scolare (scuole medie) del 14%, nel caso del padre, del 16-17%, nel caso della madre. Mentre ogni ora ai giorno trascorsa davanti alla tv aumenta di circa il 25% il rischio obesità, al contrario di quanto accade con ogni ora in più alla settimana dedicata allo sport, che lo riduce del 12%. Mentre ogni porzione di bevanda zuccherata in più assunta a settimana aumenta il rischio dell' 11 %, che sale al 15% nel caso di porzioni settimanali di crackers, patatine e pop corn. Anche perché l'assunzione di questi alimenti è associata a quella di bevande zuccherate, sommando così i fattori di rischio. "I dati della ricerca coordinata dal prof. Maffeis - spiega Elisabetta Scala, Responsabile del settore pedagogico del Moige (Movimento italiano genitori) - ben evidenziano l'importanza del modello offerto dai genitori e del loro stile di vita: il buon esempio resta una regola aurea dell'educazione. Nello stesso tempo aiutare i propri figli ad acquisire corrette abitudini alimentari, che gli consentano di non aver o risolvere problemi di soprappeso, influisce non solo sulla salute, ma anche su aspetti più prettamente pedagogici come l'educazione del gusto, l'ordine, l'autocontrollo, la capacità di scegliere... Un buon consiglio pedagogico deve avere la caratteristica di essere pratico, per questo, parlando di fuori pasto, abbiamo pensato di realizzare un decalogo (vedi allegato) sull'uso corretto della merenda". E sulla questione dei cibi da scegliere per la merenda, come la pensa il Moige? "La merenda può essere l'occasione per proporre della frutta, latte o merende a base di latte, yogurt, gelato, dolci, biscotti, panino. Anche la merendina da forno può essere una buona soluzione che unisce praticità e gusti e desideri dei bambini: l'importante è saper scegliere la qualità del prodotto, controllare la quantità dei grassi e degli zuccheri, non eccedere nelle quantità, anche se le merendine già confezionate in monoporzioni aiutano a dosarle". "Che il fattore di rischio fondamentale nel determinare l'obesità dei bambini fosse la scarsa attitudine al movimento spontaneo e alla pratica sportiva - afferma Michelangelo Giampietro, medico specialista in medicina dello sport e scienza dell'alimentazione, docente a contratto della scuola di specializzazione in Medicina dello sport dell'Università Cattolica di Roma - lo stiamo ripetendo da molti anni. E invece l'attenzione continua a concentrarsi, inducendo l'opinione pubblica in errore, solo sugli aspetti alimentari, in generale, e sul ruolo di snack e merendine, più in particolare. Questa ricerca del prof. Maffeis ribadisce che il vero problema non è questo, visto che solo un mutamento dello stile di vita complessivo dei genitori potrà incidere in chiave preventiva su soprappeso e obesità dei bambini. Ii loro esempio, anche in termini di sedentarietà e poco apprezzamento per il moto, diventa un condizionamento concreto e negativo per i propri figli. Rimane invece valida la buona regola, per i genitori, di far sì che i propri figli, oltre a praticare uno sport organizzato le 2 o 3 volte a settimana, debbano risultare attivi attarverso giochi spontanei di movimento, almeno un'ora al giorno. Questo vale tanto di più se i loro genitori sono soprappeso o obesi e quindi il loro livello di rischio obesità più alto".  
     
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