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Notiziario Marketpress di Lunedì 09 Maggio 2005
 
   
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  RADIO 1 RAI: EMMA BONINO AL “CONFESSIONALE DEL COMUNICATTIVO” : “IL NOSTRO SISTEMA INFORMATIVO È CLOROFORMIZZATO”  
   
  Roma, 9 maggio 2005 - Venerdì 6 maggio alle 15.37 su Radio 1 Rai Emma Bonino è stata l’ospite del “Confessionale del Comunicattivo”, laboratorio dei linguaggi della comunicazione ideato e condotto da Igor Righetti. Ecco un estratto dell’intervista realizzata da Igor Rigetti. Da bambina che cosa sognava di fare da grande? Come tutti non sapevo molto bene, quindi passavo dall’infermiera all’attrice. Poi invece la vita, essendo bizzarra, in qualche modo ha un po’ deciso per me, ma quello che sapevo è che volevo studiare. Nel dopoguerra in un piccolo paesino del Nord non era così scontato. Sono riuscita, invece, a fare il liceo classico, l’università e poi l’incontro col partito radicale all’epoca con Marco Pannella. E ho trovato la mia strada. Ha fatto qualcosa come attrice? No, mi si legge l’espressione dalle facce che faccio quindi credo che saprei fingere poco. È troppo espressiva… Da tutti i punti di vista mi si dice. Nella sua infanzia è vissuta in campagna. Ama le atmosfere agresti? No, credo per un problema di contrappasso. I miei genitori avevano una piccola cascina in campagna subito dopo la guerra e io ne ho un ricordo molto difficile. Ricordo grandi freddi, caldi afosi d’estate, lunga strada nella neve per andare a scuola. Ho un ricordo di una campagna molto difficile. Forse per questo adoro il mare, non lo so. Diversamente da molti non amo andare in campagna, a volte penso di essere allergica al verde. Perché a me la campagna ricorda appunto una vita molto dura per i miei genitori. Una delle poche volte che ho visto mio padre piangere è stato quando una grandinata aveva distrutto tutto il raccolto. A me la campagna è rimasta dentro come una vita difficilissima. Quindi mai un soggiorno in un agriturismo? No. Quanta influenza hanno avuto i suoi genitori nella sua formazione, nella sua irrequietezza, nel suo essere pasionaria? Credo moltissima. Siamo una famiglia in cui ci è stato insegnato il senso del dovere. C’erano poi anche dei diritti, ma innanzitutto ci hanno insegnato che le cose costano e si guadagnano, che lo sforzo è un elemento essenziale della vita e che prima dei piaceri vengono i doveri. Questo senso del dovere mi attraversa completamente, persino troppo. È soddisfatta di ciò che fin qui ha realizzato? Io no di tutta evidenza. Mi sembra che abbia fatto cose e mi sembra che ogni giorno ne rimangano troppe da fare. Quando mi sveglio la mattina e mi guardo allo specchio non mi vergogno di me stessa. Però mi sembra sempre che potrei fare di più, che avrei potuto fare di più o fare meglio. Sono un po’ torturata da questo senso del dovere. In quali settori? La mia passione è la politica, poi mi piacciono molte altre cose ma rimangono degli hobby. E ho l’impressione che se fosse stata un’intervista avrei potuto farla meglio, se fosse stata una presenza televisiva avrei potuto essere più efficace. E sempre mi dico “mi sono dimenticata”. Se mi fossi impegnata di più avrei potuto essere più efficace quando ho presentato il problema delle donne in Afganistan. Ho sempre la sensazione che resta molto da fare e pure quando mi sforzo al meglio in realtà esiste sempre un margine in più. A volte mia sorella mi dice che è anche un dato di arroganza quello di pretendere sempre di più da se stessi. A me però non sembra così. È una ricerca verso la perfezione? Non lo so. La perfezione è una cosa che non mi appartiene proprio francamente. Ha rimpianti? No. Devo dire che non ho neanche troppi rimorsi a parte quello che le ho detto prima. Certamente rimpianti no. Sicuramente vivere vuol dire scegliere e quindi scegliere significa selezionare una cosa e non un’altra. Io ho scelto di non avere figli, per esempio, ma non ne ho nessun rimpianto. Fu proprio una scelta. Che cosa fa quando ha dei dubbi? Quando ho dei dubbi, e accade anche troppo spesso, ho l’abitudine di consultarmi molto. Non solo all’interno del partito ma con una serie di persone, italiane e non, a cui sono molto legata. Questo processo di consultazione perenne è un elemento abbastanza distintivo del mio modo di essere. È stata l’unica donna a essere candidata alla presidenza della Repubblica. Se fosse stata eletta quali provvedimenti avrebbe preso? Io feci, a differenza di molti altri, un manifesto, una lettera aperta in cui dicevo come avrei voluto essere presidente. Credo nella Costituzione essendo quella che è e quindi nel rispetto più assoluto e formale, ma penso che nel nostro Paese il presidente della Repubblica dovrebbe evitare di intervenire quotidianamente su qualunque elemento e ricordarsi, invece, molto bene di essere il presidente del Consiglio superiore della magistratura e del Consiglio di difesa. Insomma, un tipo di presidenza meno interventista sul quotidiano, anzi molto riservata da questo punto di vista, ma una presidenza di attuazione e implementazione rigorosa della lettura della Costituzione. C’è qualcosa che avrebbe voluto dire ma che non ha mai detto? A volte sì mi trattengo, ma in effetti vorrei avere degli strumenti per governare almeno certi fenomeni, certi settori. Penso anche di averne la capacità e la dedizione. Poi non lo dico mai chissà perché? Non è così, però non lo dico mai ma è vero. Progetti? Di progetti ne ho anche troppi, con le difficoltà di non avere mai una lira, di spendere più del 50% del mio tempo a cercare soldi. Ho un progetto che mi sembra molto buono sull’informazione e sostegno dei democratici nel mondo arabo, ma anche lì non si capisce chi lo voglia sostenere finanziariamente parlando. Adesso poi evidentemente questa campagna referendaria sulla procreazione assistita, sulla responsabilità individuale, sul rapporto con la scienza, mi appassiona moltissimo. Mi prenderà molto impegno, cosa che però faccio molto volentieri. Ha mai pensato a un programma televisivo? No, mi basterebbe che mi invitassero più spesso. Perché non la invitano così spesso? Io credo che in qualche modo questo è un Paese dove il sistema informativo, anche quello Rai o Mediaset, è molto conformista, molto cloroformizzato. Per cui una voce fuori dal coro fa strano e poi non è facilmente controllabile. Non ho interessi di centrodestra o centrosinistra e dire quello che si pensa pare sia diventato rivoluzionario nel nostro Paese. Questo è, salvo momenti eccezionali, il destino non solo mio, di Marco Pannella non ne parliamo. In cui uno per avere accesso a “Porta a porta”, dico per dire, dove altri stanno sdraiati ripetutamente deve raccogliere un milione di firme tutte autenticate per il referendum. Oppure deve avere fatto uno sciopero della fame o della sete. Non essendo molto omologati o omologabili, in realtà un po’ per paura di cerca di mettere il bavaglio, che la forma più normale per allontanare una persona. Che opinione ha dei politici italiani? A me sembrano molto introvertiti. Mi pare che si guardano un po’ l’ombelico. Lo sforzo di trovare gli equilibri all’interno di queste coalizioni li rende poi poco attenti ai problemi grandi e piccoli del nostro tempo. D’altra parte è anche vero che siamo, contrariamente a quanto i cittadini votarono col referendum del ’92, l’unico Paese europeo in cui ci sono quindici o venti partiti quando i cittadini giustamente avevano capito che, come in Inghilterra o in altri Paesi, ne bastano due o tre. Quindi con questo sforzo di mediazione continua, di litigi sul nome trovo la classe politica molto ombelicale che, molto spesso, non riesce a dare neanche un’indicazione di come governare i problemi del nostro tempo. Crede nell’amore? Ah sì, è fondamentale. Sia in quello uomo-donna sia in altre forme. Io certo non ho fatto figli ma, in qualche modo, sento di averne perché li vedo, li conosco un po’ in giro in tutto il mondo. Ma anche l’amicizia è una forma di amore. Sono molto legata a mio fratello e a mia sorella, ed è una grande ricchezza, una grande forma d’amore. L’amore ho molti aspetti ecco. Soffre di solitudine? Sempre, anche per la vita che faccio. Io normalmente mi sveglio quasi sempre in una stanza d’albergo di una città diversa e vado a casa anche in una stanza d’albergo o in una casa, che sia al Cairo o non so dove, in cui accendo io la luce. E, ovviamente, questi sono i costi della mia passione politica. Ha parlato del Cairo. Lei ci vive per studiare l’arabo. Legge anche il Corano? No, ma non per disdegnare. Confesso che non letto mai neanche la Bibbia. Vado e vengo dal Cairo perché cerco di fare anche bene il parlamentare europeo. Leggo e capisco i giornali, capisco Al Jazeera, mi ha interessato studiare l’ arabo dal punto di vista politico. L’esistenza è fatta di scelte o c’è destino? Di scelte. Scelte, scelte, ogni giorno, ogni momento. Giuste o sbagliate che siano sono scelte. Di che cosa ha paura Emma Bonino? Ho paura sempre. Mi viene l’ansia persino quando devo parlare in pubblico, cosa che fa un po’ ridere, ma per me ogni intervento pubblico è come il primo intervento che ho fatto da giovanissima deputata nel ’76 ad un dibattito sulla fiducia o sulla sfiducia al governo Andreotti. Però mi ha molto rasserenato una cosa che ho letto una volta e che dice “il coraggio non è non avere paura ma saper governare la paura”. Da questo punto di vista sono anche coraggiosa. Che cosa vede nel suo futuro? In realtà qualcuno mi diceva l’altro giorno “ti vedrò a novant’anni ancora, se ci arrivi, a raccogliere firme”. Penso che abbia ragione. Uscendo dall’aeroporto, credo fosse in Sudan non ricordo, incontro un signore italiano che dice “io a lei la incontro sempre negli aeroporti dei posti più strani”. Credo che continuerò a vivere così.  
     
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