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Notiziario Marketpress di Martedì 10 Maggio 2005
 
   
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  OMAGGIO AD ARTURO BENEDETTI MICHELANGELI A DIECI ANNI DALLA SCOMPARSA  
   
  Lugano, 10 maggio 2005 - Discrezione e rarissime apparizioni in pubblico. Così Arturo Benedetti Michelangeli decise di caratterizzare il suo ultratrentennale soggiorno in Ticino, lasciando in ogni caso un segno indelebile non solo nel mondo musicale svizzero-italiano, ma nell'intero Paese. L'orchestra della Svizzera italiana, insieme al Maestro Alain Lombard, amico ed estimatore del grande pianista, dedicano il concerto di questa sera alla memoria di Arturo Benedetti Michelangeli, a 10 anni dalla sua scomparsa. Quand'era in vita, i continui rifiuti di Arturo Benedetti Michelangeli - nei confronti dei pianoforti che non lo soddisfacevano, della musica d'avanguardia, della filologia e persino del pubblico - potevano suscitare anche in chi seguiva la sua carriera col massimo interesse qualche moto di ribellione. Che diritto ha un grande interprete di concedersi con tale parsimonia a quel pubblico senza il quale - in un certo senso - non esisterebbe? Dopo la sua morte, invece, il ricordo di tanta intransigenza ha lasciato un vuoto da colmare, e la vita concertistica di oggi appare impoverita anche dalla mancanza di quei recital che venivano cancellati all'ultimo momento. Cancellazioni che nascevano dolorosamente dallo stesso perfezionismo di fondo che rendeva indimenticabile il suo pianismo ogni volta che si decideva a suonare. Un perfezionismo che soggiogava l'uditorio e che nasceva da un insieme di orgoglio feroce ed umiltà totale. L'orgoglio stava nella volontà di superare se stesso nel controllo mentale e tattile dello strumento suonato, ben al di là dei limiti di percezione dell'ascoltatore medio. L'umiltà si esprimeva nella volontà di mettersi al servizio dei grandi compositori e dei segni che lasciarono sullo spartito; di eliminare progressivamente dal repertorio qualsiasi pezzo che potesse porre in primo piano il mero virtuosismo di chi suonava, e di evitare qualunque gesto che rischiasse di venire scambiato per un ammiccamento al pubblico. Si tratta di un paradosso portato all'estremo, ma anche profondamente umano. L'aspirazione a fare qualcosa meglio di qualunque altro può diventare una forma di pazzia, ma sta comunque alla base dei massimi raggiungimenti artistici della storia dell'umanità. Sulla tastiera, Benedetti Michelangeli disponeva di una gamma timbrica apparentemente inesauribile, e l'insieme di fantasia e di perizia tecnica impiegato nel creare quella gamma era del tutto paragonabile alla creatività di quei compositori del Novecento che ebbero per il «timbro» un'ossessione dominante. La sua poi - nonostante l'esilio volontario - era una sensibilità profondamente italiana, che traduceva in termini pianistici molti elementi della poetica belcantistica. I suoi trilli, per esempio, leggerissimi e sgranatissimi, ricordano la pazienza infinita con cui certi soprani dell'Ottocento si dedicarono alla limatura degli abbellimenti più piccoli: un alto artigianato che poneva le basi per l'arte più sublime. Stephen Hastings direttore responsabile della rivista “Musica” Note Al Programma Quanto ha influenzato il mondo musicale il cosmo della produzione di Haydn? La risposta è certamente complessa a partire dalla celebre Prima sinfonia di Prokofiev, conosciuta come Classica, che di Haydn è citazione perpetua. Divisa nei quattro movimenti classici, Prokofiev la trattò come un unico blocco privilegiando oltre alla leggerezza e allo humor che dobbiamo riconoscere a questa composizione, un'espressività intensa e un legato strumentale tipicamente romantico. Probabilmente anche questo è frutto della volontà di Prokofiev di comporre senza l'ausilio del pianoforte convinto come era che "il materiale tematico trattato senza di esso risultava spesso migliore". Il compositore la battezzò "Classica" per indicare chiaramente la sua intenzione di ricreare forme antiche utilizzando mezzi moderni.Mezzi che sono la premessa alla purezza del timbro orchestrale e alla concezione strutturale della sinfonia che palesano perizia e solidità compositive che non temono confronto. Nelle forme classiche Prokofiev immette materia nuova e inconsueta così da far affiorare scarti armonici inattesi, pungenze ritmiche e soluzioni timbriche che vivacizzano e arricchiscono la grazia e la compostezza generali. Nella sua vita Prokofiev dovette anche fare i conti con il regime. Scegliendo l'esilio volontario nel 1918 rimase lontano dalla sua patria per quindici anni: vi rientrò prima come concertista e poi in maniera definitiva nel 1933 ottenendo uno statuto che, almeno per i primi anni, gli concesse una certa libertà d’ azione. Fu allora che scrisse il Concerto n. 1 per violino e orchestra, ma non ebbe un immediato successo, fredda infatti fu l'accoglienza alla prima esecuzione tenutasi a Parigi nell'ottobre del 1923. Le cause di un successo ritardato sono senza dubbio da ricondurre al fatto che questo concerto propone un tipo di musica estranea allo spirito del tempo; addirittura il suo lirismo non fu percepito come sufficientemente innovativo. La partitura è lontana da ogni convenzionale nozione di romantica esibizione virtuosistica e con economia di mezzi rimane saldamente ancorata al mondo sonoro di Prokofiev. Notevole l'orchestrazione in cui emergono le tessiture snelle e in cui si impone una importante parte affidata al basso tuba lasciando senza ruolo i tromboni. Se all'inizio faticò ad imporsi, il Concerto entrò nei gusti del pubblico quando venne adottato da Joseph Szigeti. Fu allora che, in maniera graduale ma certa, si apprezzò soprattutto la magicità della melodia iniziale e la sardonicità dello Scherzo nel secondo movimento. Ancor di più colpirono la spontaneità e il libero fluire delle idee che caratterizzano tutta la composizione alternando una sorta di semplicità a momenti di particolare sofisticazione che più tardi si impose come modello. Un balzo indietro, rispetto alla musica di Prokofiev, ce lo impone la proposta della Sinfonia n.7 di Antonin Dvorák che iniziò a comporre nel corso degli ultimi mesi del 1884, a 43 anni. Si tratta della sinfonia che egli diede alle stampe come "Seconda" intenzionato com’ era a pubblicare solo le ultime cinque e queste ultime non in ordine cronologico. Il compositore stesso la diresse per la prima volta a Londra presso la Società Filarmonica il 22 aprile del 1885, ottenendo un grande successo superato solo dalla successiva Sinfonia "Dal nuovo Mondo" nel 1893. La strumentazione della Settima è quella tipica delle grandi pagine sinfoniche dell'Ottocento, dove gli strumenti a fiato hanno ormai assunto un ruolo primario. Il corno assume in questo contesto un ruolo rilevante assurgendo a voce caratteristica del linguaggio orchestrale del Romanticismo. In questa sinfonia Dvorák si rivela, ancor più del solito, fine conoscitore degli effetti ritmici facendo proprio - e incorniciandolo nello Scherzo del terzo movimento - un procedimento che ebbe origine in epoca rinascimentale, quello dell'alternante contrasto tra ritmo binario e ritmo ternario. L'orchestra della Svizzera italiana Con l’attuale denominazione, esiste dal 1991. Precedentemente, in quanto Orchestra della Radiotelevisione della Svizzera Italiana, fu costituita ufficialmente a Lugano il 2 gennaio 1935. Si trattava allora di un complesso di una trentina di esecutori nato come potenziamento di un’orchestra più piccola che già collaborava con la Radio della Svizzera Italiana fin dalla sua nascita a Lugano,nel 1933. La diresse per primo Leopoldo Casella che vi rimase legato fino al 1968. Nel 1938 gli subentrò nella funzione di primo maestro Otmar Nussio che mantenne l’incarico fino al 1968. Con Otmar Nussio, che per molti anni tenne anche la carica di capo del dipartimento musicale della Rsi, fu accentuata l’apertura internazionale del complesso con un forte impulso in favore della musica contemporanea, anche grazie all’apporto di Edwin Loehrer che, ricoprendo la funzione di maestro del Coro della Rsi dal 1937 al 1981, fu impegnato in regolari produzioni con coro e orchestra. Dal 1969 al 1990 ne è stato maestro stabile Marc Andreae che vi ha promosso una produzione regolare di musica contemporanea con molte prime esecuzioni di compositori, soprattutto svizzeri. Fra le personalità illustri che la diressero sono da ricordare Pietro Mascagni nel 1938, Arthur Honegger nel 1947 e nello stesso anno Richard Strauss, che avrebbe poi composto per l’Orchestra della Rsi il Duett-concertino in fa maggiore op. 147 eseguito in prima esecuzione alla Radio di Lugano l’anno successivo. Altri autori che diressero le loro opere con l’Orchestra della Svizzera italiana furono Ermanno Wolf-ferrari, Darius Milhaud, Paul Hindemith, Frank Martin, Luciano Berio, Hans Werner Henze, Igor Stravinsky. L’orchestra della Svizzera italiana ha avuto un ruolo determinante nella creazione e nella crescita delle Settimane Musicali di Ascona (dal 1946), dei Concerti di Lugano (dal 1953 al 1976) e della Primavera Concertistica di Lugano (dal 1982) dove è stata diretta da Ernest Ansermet, Leopold Stokowsky, Eugène Ormandy, Igor Markevitch, André Cluytens, Paul Paray, Pierre Monteux, Carl Schuricht, Sergiu Celibidache, Rafael Kubelik, Hermann Scherchen, Eliahu Inbal, Wolfgang Sawallisch, Paul Klecki, Riccardo Chailly, Yuri Ahronovitch, Frans Brüggen e tanti altri illustri direttori. L’orchestra della Svizzera Italiana ha partecipato occasionalmente in passato ai festival di Lucerna, Montreux, Stresa. Da quando è retta da una Fondazione, si sposta con maggior facilità alternando l’attività nella Svizzera italiana ad apparizioni in varie località in Svizzera e all’estero Dal 1993 al 1996 è stato direttore stabile Nicholas Carthy. Dal 1997 al 2000 è stato primo maestro ospite Serge Baudo. Alain Lombard è l’attuale direttore stabile. Alain Lombard Ha ottenuto nel 1966 la medaglia d'oro al Concorso Dimitrij Mitropoulus divenendo, subito dopo, l'assistente di Herbert von Karajan a Salisburgo e più tardi di Leonard Bernstein a New York. L'orchestra di Miami gli ha poi affidato il ruolo di direttore musicale, mentre nello stesso periodo ha assunto la carica di direttore stabile al Metropolitan di New York, senza tuttavia rinunciare a un'intensa attività quale direttore ospite di importanti orchestre. Dal 1972 al 1983 è stato direttore stabile dell'Orchestra Filarmonica di Strasburgo e dal 1974 al 1980 ha assunto la direzione artistica dell'Opéra di Rhin. Nel 1979 Alain Lombard è diventato primo direttore ospite dell'Orchestra della Residenza dell'Aja, mentre dal 1981 al 1983 ha assunto la direzione dell'Opéra di Parigi. Dal 1988 al 1995 è stato direttore dell'Opéra di Bordeaux dirigendo ogni anno circa 200 spettacoli fra opere e concerti. Ha inciso numerosi dischi che hanno ottenuto prestigiosi riconoscimenti internazionali, alcuni dei quali con l’Osi. Dal 1999 è direttore principale dell'Orchestra della Svizzera italiana. Ilya Gringolts Vincitore del “Premio Paganini” nel 1998, ha ricevuto in quell'occasione anche due riconoscimenti speciali come concorrente più giovane (16 anni) mai arrivato in finale e miglior interprete dei Capricci di Paganini. Ilya Gringolts ha studiato violino e composizione alla Scuola speciale di musica per bambini con intelligenza superiore con Tatiana Libero a e Jeanna Metallidi e nel 2002 si è diplomato alla prestigiosa Juilliard School di New York. E' inoltre uno dei dodici giovani artisti selezionati dalla Bbc per il “New Generation Artists Scheme”. Nelle prossime stagioni Ilya Gringolts è stato invitato ad esibirsi con l'Orchestra Sinfonica di Chicago diretta da Daniel Barenboim. Si è esibito con L'ubs Verbier Orchestra diretta da Kurt Masur e Rostropovich, l'Israel Philharmonic con Mehta, la Bbc Philharmonic diretta da Sinaisky, la Rotterdam Phiharmonic, la Washington National Symphony, la Atlanta Symphony, la City of Birmingham Symphony, la Bbc Symphony, la Warsaw Philharmonic, la Swedish Chamber Orchestra, la Royal Liverpool Philharmonic, la Minnesota Orchestra, la New Zealand Symphony Orchestra e in tour con l’Orchestra sinfonica di San Pietroburgo diretta da Yuri Temirkanov. Ha recentemente inciso in esclusiva per Deutsche Grammophon la sua prima registrazione del Concerto n. 1 di Ciaikovskij e Shostakovich con la Israel Philarmonic e Perlman. Le sue precedenti registrazioni per Bis Records hanno avuto un grande successo di critica e ricevuto numerosi riconoscimenti. Ilya Gringolts suona uno Stradivari del 1723 dato in prestito da Clement Arrison su suggerimento della Stradivari Society of Chicago. Appuntamento giovedì 12 maggio alle ore 20.30 al Palazzo dei Congressi, Lugano. Per informazioni: +41 91 800.82.40 lunedì, martedì e giovedì dalle 14.00 alle 17.30.  
     
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