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Notiziario Marketpress di Mercoledì 25 Maggio 2005
 
   
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  IL MONDO ESTERNO, CICLO DI CONFERENZE A CURA DI LOREDANA PARMESANI ALLA FONDAZIONE AMBROSETTI ARTE CONTEMPORANEA DI PALAZZO PANELLA, PALAZZOLO SULL'OGLIO (BS)  
   
   Milano, 25 maggio 2005 - A quale realtà, a quale mondo l¹arte oggi si rivolge? Da sempre l'arte ha incluso nella propria ricerca il mondo esterno, da sempre lo ha indagato e rappresentato: ma oggi questo mondo sembra diventato solo documentabile. In altre parole l¹arte pare nella maggior parte dei casi limitarsi ad assumere il reale come fatto, registrandolo e mostrandolo nella sua cruda oggettività, un¹oggettività che però difetta di concretezza, confluendo invece nella immaterialità della finzione.In alcuni casi lo sguardo dell¹arte si rivolge ai fatti quotidiani, individuali o collettivi; in altri, alla finzione che coinvolge non solo il nostro agire, ma anche la nostra stessa identità; in altri ancora l¹arte cerca un confronto fra il mondo interiore, intimo e privato, e tutto ciò che ad esso è esterno. Gli artisti che la Fondazione Ambrosetti Arte Contemporanea invita al nuovo ciclo di conferenze appartengono a svariati ambiti di ricerca quali la pittura, il video, il teatro, la fotografia, tutti però impegnati ad individuare la dimensione in cui collocare ciò che è esterno. Intervento della serata: Body Proxy - Norma Jeane. Districarsi nell¹universo creativo unico e originale di Norma Jeane è un¹impresa di non facile realizzazione. Innanzitutto esiste una questione legata alla sua identità, dato che Norma Jeane è il nome originario di Merilyn Monroe, morta proprio il giorno in cui l¹artista nasce a Los Angeles, e cioè il 5 agosto 1962. La scelta della data è particolarmente significativa perchè solo attraverso la scomparsa del mito può riaffiorare il lato privato che la maschera della celebrità aveva a lungo rimosso, quello cioè di una persona scissa, a disagio con se stessa e il mondo. Appropriandosi dei dati anagrafici di un¹altra persona, rinunciando a dichiarare una precisa identità sessuale e creando una proliferazione di personalità, Norma Jeane produce molteplici ³copia e incolla², in cui coesistono aspetti differenti che trascendono ogni possibile persona esistente. D¹altro canto, in termini postmoderni, nessun individuo possiede un sé realmente definito e antitetico e ciò che sembra non è mai ciò che è. Coerentemente alle premesse, alla donna più fotografata della storia l¹artista sceglie di opporre una totale mancanza fisica; Norma Jeane infatti non appare in pubblico se non come personalità multipla che si concretizza nelle persone che di volta in volta sono protagoniste di una performance: una bionda che accoglie il pubblico in galleria, oppure una donna silenziosa che svuota decine di contenitori di acqua distillata, o ancora una giovane hostess sottoposta al monitoraggio di alcuni elettro-stimolatori o un professore di economia sperimentale che discute della relazione fra economia e arte. Norma Jeane è ognuno e allo stesso tempo nessuno di loro perchè l¹identità è un artificio che non esonera tuttavia dall¹essere responsabile. Nelle sue opere e performances l¹artista avvia una riflessione sulla relazione che lega l¹individuo al sogno della merce, al seducente sistema della cose, una seduzione che porta con sé la distruzione e la morte. L¹utilizzo di oggetti di uso quotidiano e domestico, come congelatori, lampade Uva, motociclette, lettini da massaggio estetico, induce a riflettere sul rapporto che ognuno ha con le cose, sottolineando quanto questi oggetti tendano sempre più a mettere in crisi ogni autonomo movimento nella vita di tutti i giorni: piccole sicurezze ma anche macchine diaboliche che minano il libero pensare ed agire di ognuno. Esasperando tutte le componenti formali, funzionali e tecnologiche dell¹oggetto, Norma Jeane ne riscopre l¹elemento emozionale, la resa performativa: gli oggetti funzionano all¹eccesso della loro potenzialità tecnica fino a raggiungere il grado massimo che corrisponde alla loro distruzione, al loro sacrificio nella iperfunzione. Non a caso l¹artista titola questi lavori Potlatch, un rito tribale dove la lotta fra i due contendenti si misura sulla capacità di distruggere i propri beni e dove la vittoria sta nell¹acquisire prestigio e stima proprio attraverso il distacco dalle cose. Nelle opere di Norma Jeane è l¹oggetto stesso al centro di questo rituale: il congelatore, la lampada Uva, la motocicletta, nonostante l¹esuberanza di funzione richiesta, portano a termine il proprio compito fino ad arrivare all¹autodistruzione: la morte dell¹oggetto nel suo eccesso di funzione si mostra come esaltazione di un bello tradotto in sacrificio. I lavori di Norma Jeane mostrano perciò, attraverso un sabotaggio consumato pubblicamente e creato a regola d¹arte, quanto la tecnologia seduttiva sappia inserirsi nel dibattito artistico contemporaneo con una risposta che raggiunge o ritrova l¹assoluto estremo, quello della morte. Il progetto Body Proxy è stato pensato e ideato da Norma Jeane in stretta collaborazione con il curatore Giovanni Carmine e presentato in diverse forme a Zurigo (Helmhaus, Centro per l¹arte contemporanea), a Friburgo (Kunstverein, Associazione per l¹arte) e a New York (Istituto Svizzero di Cultura). Programmato come una serie di esibizioni in luoghi diversi, il lavoro di Norma Jeane intende provocare riflessioni sul corpo umano, sulla sua forma e su come venga percepito nell¹era dell¹informazione tecnologica. Particolare importanza viene attribuita al fatto paradossale che il corpo sta diventando un¹entità astratta, il non-corpo: infatti non ci sono corpi presenti nelle esposizioni Body Proxy, ma sempre suggeriti e ³autorizzati² a rappresentare il corpo stesso. Per esempio, le lenti a contatto giornaliere indossate da una persona durante un anno, raccolte in un contenitore, diventano l¹archivio di tutto ciò che è stato visto; un comodo divano è spruzzato a intermittenza di ferormoni da un nebulizzatore; i capelli dell¹artista sono raccolti in una matassa per la lunghezza di 100 km. Body Proxy vuole perciò essere per il visitatore un¹esperienza sensoriale e intellettuale, un invito a prendere nuovamente contatto con il proprio corpo e a ridiventare coscienti della propria natura fisica.  
     
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