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Notiziario Marketpress di Lunedì 30 Maggio 2005
 
   
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  PRESENTATO DALL’UNRAE UNO STUDIO COMPARATO SULL’ITALIA DELL’AUTOMOBILE 1.680.000 POSTI DI LAVORO, 64,3 MILIARDI DI EURO DI TASSE, TANTE DIFFERENZE DAL RESTO D’EUROPA  
   
  Roma, 30 maggio 2005 - In occasione dell’incontro stampa dell’Unrae, l’Associazione delle Case automobilistiche estere, è stato anche proposto uno scenario europeo, nell’ambito del quale l’Italia è stata presentata, dati alla mano, con le sue peculiarità che la rendono diversa dagli altri quattro grandi mercati continentali. Lo scenario è stato tracciato dal Professor Giuseppe Volpato, dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, il quale ha messo in evidenza le specificità del sistema-auto italiano, per far meglio comprendere quanto le aree commerciali, assistenziali, distributive e fiscali dell’automobile in Italia siano simili o diverse rispetto alle altre grandi realtà europee. Lo studio rappresenta un utile strumento per far conoscere in profondità la realtà italiana dell’automobile a tutta una serie di potenziali destinatari: dagli organismi dell’Unione Europea, alle centrali delle grandi multinazionali dell’auto, alla nostra Pubblica Amministrazione centrale e periferica. Questa ponderosa analisi, sviluppata su incarico dell’Unrae dallo stesso Professor Volpato con i contributi del Professor Leonardo Buzzavo e del ricercatore Luca Montagner, dopo aver evidenziato che la cosiddetta filiera automobilistica rappresenta 1.680.000 posti di lavoro, indica in 30 miliardi di euro l’entità degli investimenti delle Case europee (inclusi i produttori di componentistica) in ricerca e sviluppo. Nel misurare le differenze rispetto agli altri grandi mercati continentali (Germania, Francia, Gran Bretagna e Spagna), il Professor Volpato ha posto l’accento sulla più elevata quota di utilitarie (50% del mercato) vendute nel nostro Paese, sul contenuto aumento dei prezzi dovuto alla forte competizione commerciale in atto in Italia, sul rapporto nuovo - usato (1 a 1,3) che è il più basso di tutti i mercati europei ed è generato dalla pesante fiscalità dei passaggi di proprietà, sul più basso rapporto fra vendite alle aziende e vendite a privati (28% contro 72%) rispetto al 51%-49% di Germania e Gran Bretagna. Anche questo fenomeno, spiega Volpato, è dovuto alle differenze di carattere fiscale, che in Italia non consentono detrazioni concesse negli altri Paesi europei. In Italia, inoltre, si registra una crescita enorme delle vendite finanziate, passate dal 25% del 1994 al 48% del 1998 per arrivare al 78% del 2003. Questo avvicina l’Italia all’elevatissima quota (96%) del mercato britannico. L’accentuazione del fenomeno è dovuto – sottolinea Volpato – sia a motivi di carattere congiunturale, sia al basso costo del danaro, sia al fatto che le Case automobilistiche e le reti di vendita ricorrono a offerte promozionali legate al “tasso zero”. Lo studio, infine, delinea, cifre alla mano, il peso del carico fiscale sulla motorizzazione in Italia, che – senza conteggiare le imposte su salari e stipendi dell’industria automobilistica - ammonta ad un valore pari a circa il 5% del Pil, essendo passato dai 57,1 ai 64,3 miliardi di euro nel volgere di appena 6 anni (1999-2004).  
     
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