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Notiziario Marketpress di Martedì 23 Marzo 2004
 
   
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  “AD PUBLICAM UTILITATEM. LIBRI DELLA BIBLIOTECA DEL FRATE AGOSTINIANO FILIPPO LACHINI”  
   
  Pavia, 23 marzo 2004 - Nella metà del Seicento il frate agostiniano Filippo Lachini (1660 ca. – 1667) fondò un’importante biblioteca presso San Pietro in Ciel d’Oro a Pavia. L’aspetto più interessante di questa biblioteca e il fatto eccezionale per l’epoca è che si trattava di una biblioteca pubblica e non esclusiva del monastero, oltre al fatto che la scelta dei volumi raccolti da Lachini mostra una grande intelligenza e una notevole apertura intellettuale da parte del frate. Il destino della biblioteca è rimasto però segnato dalle riforme teresiane che nel Settecento portarono alla soppressione di conventi e di monasteri, causando la dispersione dei frati agostiniani di Pavia e, di conseguenza, delle opere della biblioteca, molte delle quali vennero messe all’asta e passarono a proprietari privati. Elisa Grignani*, studiosa di catalogazione e professoressa di biblioteconomia all’Università di Parma, è la curatrice del volume dal titolo “Ad publicam utilitatem. Libri della biblioteca del frate agostiniano Filippo Lachini.”; attraverso una ricognizione nei fondi delle tre principali biblioteche pavesi, la Biblioteca Civica Bonetta, la Biblioteca Universitaria e la Biblioteca del Seminariovescovile, è riuscita a ritrovare 153 dei libri che costituivano il patrimonio della biblioteca di Filippo Lachini, riconoscibili per il timbro e la nota di possesso apposti da Lachini stesso. Il volume presenta un’ampia ricostruzione storica degli avvenimenti legati alla biblioteca di Lachini e la raccolta cartografica dei volumi rinvenuti. La memoria della biblioteca fondata da Filippo Lachini é scolpita nel marmo nero di una lapide datata 1663, anno in cui la raccolta curata dal frate fu ufficialmente riconosciuta come biblioteca di pertinenza del monastero e destinata ad un utilizzo pubblico. La lapide oggi è conservata presso i Musei Civici cittadini, in cui viene sancito il carattere pubblico “ad publicam utilitatem” della raccolta, con corredo di quadreria voluta da Lachini. L’iscrizione ricorda anche la pena della scomunica richiesta per punire l’eventuale sottrazione indebita di materiali. La biblioteca, dalle origini al Seicento Il termine "biblioteca", dal greco bibliotheke, ripostiglio di libri, ha indicato per molto tempo l’edificio in cui sono stati ordinati e custoditi con opportuni cataloghi i libri, per rispondere all’esigenza di conservare l’espressione scritta del pensiero umano, per trasmetterlo a posteri e discendenti. Le biblioteche più antiche, delle quali si sono ritrovate tracce, risalgono almeno al terzo millennio e la più importante da ricordare è quella di Lagash in Mesopotamia (sec.Xxi a.C), di cui si evidenzia il ruolo di conservatrice di oltre 100.000 tavolette d’argilla. Nella storia della biblioteca un posto di grande importanza merita Aristotele, considerato il primo raccoglitore e conservatore di libri, nel senso che per primo avrebbe programmato secondo un piano preciso la raccolta, acquistando i volumi del filosofo Speusippo: la sua biblioteca sarebbe passata parte ad Alessandria e parte a Pergamo, dove si ebbero le due maggiori biblioteche dell’età ellenistica. Realizzata da Tolomeo Ii Filadelfo, la biblioteca di Alessandria era divisa in due grandi sezioni: l’una riservata ai membri del Museo, l’istituto di ricerca scientifica, l’università e l’accademia, l’altra aperta al pubblico più vario e non specializzato: si ritiene che nel I secolo a.C i due complessi possedessero ben 700.000 rotoli di papiro, che rappresentavano tutta la cultura del mondo allora conosciuto. L’influsso esercitato dalla biblioteca alessandrina fu grandissimo, anche grazie all’attività dei dotti, che la ressero e che la portarono ad identificarsi con tutta la cultura esistente: il primo esempio di biblioteca universale. Il nome di Gaio Asinio Pollione è tradizionalmente legato alla prima biblioteca pubblica romana, per lo più composta da libri presi in territorio greco nel corso di spedizioni militari e aperta a tutti. In epoca imperiale le biblioteche pubbliche non furono meno di 28. Una nuova fase inizia con il cristianesimo: la biblioteca cristiana più antica è quella fondata in Gerusalemme dal vescovo Alessandro fra il 212 e il 250. Con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, solo una piccola parte dei tesori librari della civiltà greco-latina si salvarono dai saccheggi dei barbari e non furono distrutti perché conservati dalle biblioteche bizantine, dalle abbazie e dai monasteri occidentali. Nel rinascimento le biblioteche dei monasteri, che erano servite per nascondere i libri dalle scorribande barbariche, si ricercarono i manoscritti che potessero restituire all’umanità opere antiche smarrite o mai conosciute. Nel seicento e settecento cambia anche il carattere delle biblioteche, che divengono pubbliche nel vero senso della parola: la biblioteca diventa un bene inalienabile della nazione e diminuisce l’importanza del compito conservativo a vantaggio della diffusione della cultura: la biblioteca di Filippo Lachini è tra i primi esempi in Italia. Alla fine di questo lunga trasformazione, la biblioteca diviene la principale propagatrice di istruzione, cultura e informazione, agente indispensabile per promuovere l’eguaglianza, la pace e il benessere spirituale delle menti dei cittadini.  
     
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