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Notiziario Marketpress di
Martedì 31 Maggio 2005
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MERCATO DEL NORD EST: UNA SFIDA SEMPRE APERTA |
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Milano, 31 maggio 2005 - Ii Nordest, sebbene stia vivendo un momento di metamorfosi dagli anni in cui era considerato il treno dell'economia italiana, è tuttora una delle aree più sviluppate d'Europa e fortemente proiettata sui mercati internazionali. Il suo reddito pro capite supera di un quinto la media europea. Ecco perché Ict Business Nordest rappresenta un'occasione unica per le Aziende sponsor di entrare in contatto col tessuto connettivo della Pmi e della Pa. In un'analisi riferita al documento Lectio Magistralis di Antonio Fazio, Governatore della Banca d'Italia, in occasione del conferimento della laurea ad honorem in Economia Bancaria si scrive:"Con il 23 per cento del prodotto nazionale e un terzo delle esportazioni italiane, le sue vicende incidono sempre più sullo sviluppo economico dell'intero Paese. Da tempo l'economia dell'area opera in condizioni di piena occupazione. Il Nord Est è divenuto emblema di decollo economico spontaneo, non assistito, patria del made in Italy e dell'impresa distrettuale. Il tumultuoso sviluppo di queste regioni non è avvenuto senza generare difficoltà nel mercato del lavoro e nell'adeguamento dell'attività innovativa alla concorrenza internazionale; sono emerse carenze nelle infrastrutture e nella rispondenza dell'assetto istituzionale alle nuove esigenze". Con una presenza di oltre 700.000 imprese il Nord Est mostra una densità di un'impresa ogni 9- I O abitanti. Il Nord Est al confronto con l'Italia risulta contraddistinto: da un basso numero di imprese senza addetti, da un elevato apporto in termini di occupazione delle società di persone, da una specializzazione nelle classi dimensionali piccole e medie (10-249 dip.) con esclusione, quindi, delle piccolissime e delle grandi e, infine, da una relativamente elevata occupazione dipendente nel comparto artigiano. Assinform, nel suo documento I° Rapporto sul mercato It nelle Regioni Italiane tratta un'analisi molto puntuale sulla dimensione dei mercati regionali dell'Informationtechnology, a partire dai dati sul mercato Ict nazionale, pubblicati nel suo Rapporto del 2003, con confronti specifici tra i diversi mercati regionali e con riferimenti ai parametri che contraddistinguono le singole realtà regionali (Pil, numero aziende, occupati, ecc.). Nel paragrafo conclusivo di questa disamina si scrive:"La Regione che ha evidenziato la migliore performance in termini di crescita nel triennio considerato (2000-2002) è il Veneto (+5,5% contro il +2,8% a livello nazionale), seguita dalla Lombardia e dalla Toscana. Le Regioni meno dinamiche sono state il Molise, la Basilicata e la Sardegna. Ii digital device in termini di penetrazione dell'It presso i sistemi produttivi delle Regioni italiane è molto forte, sia in termini di spesa sul valore aggiunto regionale, sia in termini di spesa It per occupato: mentre le Regioni del Nord e il Lazio godono di una buona penetrazione dell'It (seppur non ottimale se confrontata con i Paesi più avanzati, che hanno un indice di spesa It sul Pil superiore al 3%), le Regioni del Sud rivelano una situazione di assoluta arretratezza, con valori inferiori ali' I%". E' pur vero che negli ultimi 24 mesi il mercato dell'It ha subito una frenata in tutto il paese. Nei dati dell'ultimo Rapporto Assinform 2005 si nota per questo comparto un calo del 3,2% sul 2002 e del 0,4% sul 2003. Quest'ultimo valore su scala nazionale è in controtendenza rispetto a tutti gli altri paesi europei che nel 2004 si sono dimostrati in crescita, a partire dal!' 1,4% della Germania fino al 3,2% del Regno Unito. Il valore negativo di 0,4% nasce però da una contrazione dei servizi e dell'assistenza tecnica, mentre Hardware e Software (che ha fatto molto bene nella fascia del middleware) singolarmente riportano valori in crescita sull'anno precedente. Un po' meglio il mercato delle Tlc, che nel 2004 è cresciuto ancora del 4,9% per l'area Mobile, mentre è sceso dello 0,2% nella telefonia fissa, stabilizzandosi a un consolidato tra le due voci a +2,4%. Sostanzialmente ci troviamo davanti a un mercato che spinge ancora oggi le Piccole e Medie Imprese a studiare strategie per il contenimento dei costi, pur proiettate alla ricerca di una maggiore competitività. E' in questo scenario che le nuove tecnologie intervengono e offrono risposte valide a supporto dei Cio e del Top Management, desiderosi di ottimizzare le risorse e velocizzare i processi. In proiezione, le recente analisi della Eito (European Information Technology Observatory, www.Eito.com), sono rassicuranti: il 2005 vedrà l'Italia chiudere in positivo con una crescita del +2,7% nell'It e +4,4% nelle Tlc, riallineandosi al trend positivo dei paesi europei già in atto nel 2003/2004. Sempre secondo questa analisi anche l'e-commerce è dato in forte crescita, passando dai 73,9 miliardi di euro del 2004 ai 238,9 del 2008 (+34%). Tornando alla disamina del territorio del Nord Est, circa il 60% delle imprese con dipendenti ha la forma giuridica di società di capitali o di persone. 36.000 società di capitali, pari al 5% delle imprese totali, attivano quasi il 60% dell'occupazione dipendente, con una media di 23 dipendenti per società. 56.000 società di persone, pari all'8% delle imprese totali, attivano un'altra quota rilevante pari a quasi il 20% dell'occupazione dipendente totale. Sommando questi dati si evince che circa il 12- 13% delle imprese è sufficiente a impiegare il 75-80% dell'occupazione dipendente totale. Modesto è il contributo occupazionale delle ditte individuali: meno del 14% di esse impiega dipendenti, per un totale di quasi 180.000 unità tra operai e impiegati. 3.400, infine, sono le cooperative con dipendenti: esse impiegano complessivamente circa 107.000 dipendenti, con una media di oltre 30 dipendenti per cooperativa. Questa l'articolazione per classe dimensionale: 30.000 luoghi di lavoro (stabilimenti/uffici) concentrano i 3/4 dell'occupazione dipendente; circa 30.000 unità locali provinciali con I 0 dipendenti o più (pari a circa il 4,3% delle unità locali complessive) impiegano oltre I , I ml. Di dipendenti totali, pari a tre quarti dell'occupazione dipendente complessiva. La media è di 37 dipendenti per unità locale.Altre 130.000 unità locali provinciali utilizzano manodopera dipendente per un totale di circa 380.000 dipendenti, pari a un quarto del totale. La media è di 2,9 dipendenti per unità locale provinciale. Il prodotto pro capite del Nord Est all'inizio degli anni sessanta era inferiore di un quinto a quello del Nord Ovest e del 6% rispetto alle regioni del Centro; nei primi anni settanta superava quello del Centro; dal 1993 contende il primato al Nord Ovest. La crescita del prodotto del Nord Est ha tuttavia seguito il profilo discendente di lungo periodo dello sviluppo italiano. E stata più rapida fino a tutti gli anni settanta; nel decennio successivo, in particolare nella prima metà, la produzione dell'area non ha invece tenuto il passo del resto del Paese.tra il 1992 e il 1996 l'economia del Nord Est è cresciuta del 2,3 % all'anno, contro una media nazionale dell' I , I ; successivamente il differenziale, pur restando positivo, si è quasi annullato. La rilevanza del settore manifatturiero nel Nord Est si è nel tempo avvicinata a quella del triangolo industriale, modificandosi a favore di produzioni a più alta intensità di capitale. Nel 195 I la quota di addetti all'industria leggera era prossima al 50%; quarant'anni dopo era scesa sotto il 37; la quota della meccanica è salita dal 20 al 33%. Ii contributo delle esportazioni allo sviluppo economico dell'area è stato determinante. Rispetto all'inizio degli anni sessanta la quota di esportazioni sul totale nazionale è quasi raddoppiata, passando dal 16 al 31%. Nella seconda metà degli anni novanta, al pari di quanto avvenuto nell'economia nazionale, il Nord Est ha tuttavia perduto quo-te di mercato negli scambi internazionali. Ii peso delle sue esportazioni, aumentato, tra il 1992 e il 1995, dall' I ,2 all' 1,4% del totale mondiale, è disceso ali' I , l% nel biennio 2000-200 I . Alle regioni del Nord Est fanno capo più della metà delle esportazioni italiane dei prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi; il 40% delle esportazioni di macchine, apparecchi meccanici, prodotti in legno e altri prodotti manifatturieri; oltre un terzo delle esportazioni di prodotti alimentari e di prodotti in cuoio. Per cogliere le opportunità offerte dalla globalizzazione dei mercati, molte imprese, anche di piccola dimensione e di settori tradizionali, hanno impiantato stabilimenti all'estero. L'espansione, avvenuta prevalentemente nei paesi dell'Europa centrale e orientale, è stata favorita dalla disponibilità di manodopera qualificata e a basso costo, dalle politiche di incentivazione di questi paesi, dalle loro prospettive di sviluppo. In conclusione la struttura industriale del Nord Est si caratterizza per la diffusione di agglomerazioni di piccole e medie imprese specializzate nelle diverse fasi produttive di una stessa filiera. L'istat identifica nell'area 65 distretti industriali, un terzo del totale nazionale. Nel 2001 nei distretti del Nord Est operava circa il 60 per cento degli addetti all'industria dell'area. Dei 65 distretti industriali 20 sono specializzati in prodotti tessili e dell'abbigliamento, 18 nei comparti dei mobili, della ceramica, del vetro e dei materiali per costruzioni, 14 nelle produzioni meccaniche, 7 nei prodotti alimentari, 4 nei settori delle pelli, del cuoio, delle calzature, 2 nell'oreficeria e nella carta, stampa ed editoria. Il territorio esprime tradizioni di elevato "capitale sociale"; una reciproca fiducia fra i componenti della comunità locale si materializza nello sviluppo di istituzioni economico-sociali private e di cooperative. Sono bassi gli indici di criminalità. E buona la conduzione della cosa pubblica. L'attitudine alla cooperazione travalica la sfera dei rapporti civili e investe le relazioni fra le imprese. Nel Nord Est si registra la più elevata propensione alla collaborazione e agli accordi in campo commerciale, produttivo, organizzativo e logistico; la diffusione di accordi di associazione dà rappresentanza alle diverse istanze collettive. Sebbene non manchino differenziazioni fra regioni, il fenomeno del sommerso ha dimensioni inferiori rispetto alle altre circoscrizioni territoriali dell'Italia in tutti i settori non agricoli e in particolare nell'industria. Indubbiamente le piccole imprese hanno contribuito al decollo economico del Nord Est e dell'Italia, introducendo innovazioni incrementali di prodotto e di processo. Secondo rilevazioni dell'Istat sulle attività di innovazione tecnologica delle imprese industriali italiane, a metà degli anni novanta le regioni del Nord Est erano quelle con la più alta percentuale di imprese innovatrici. L'introduzione e l'impiego efficiente delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione richiedono innovazioni organizzative, accrescimento del capitale umano impiegato nell'impresa, favorevoli condizioni istituzionali e ambientali. Le imprese appartenenti a distretti industriali, a parità di dimensione, settore e altre condizioni, fanno minore ricorso, rispetto alle altre imprese, a "software organizzativi", che rappresentano il cuore del mutamento tecnologico in corso. Sui mercati internazionali la domanda di prodotti ad alta tecnologia si accresce più rapida-mente di quella di beni tradizionali. Ii Nord Est rappresenta dunque un'area molto sviluppata in Europa e forte-mente proiettata sui mercati internazionali e il suo reddito pro capite supera di un quinto la media europea. Tenendo conto della disamina appena fatta, Ict Business Nordest rappresenta un'occasione unica per le Aziende-sponsor di entrare in contatto col tessuto connettivo di quest'area e, di conseguenza, un momento d'incontro e confronto che può trasformarsi in perfetta sinergia, oltre che a ottimo sistema di link-management.
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