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Notiziario Marketpress di Martedì 31 Maggio 2005
 
   
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  MORTALITÀ INFANTILE: È ANCORA DIVARIO TRA NORD E SUD ITALIA  
   
  Milano, 31 maggio 2005 - L'alta mortalità neonatale nel Sud Italia, gli incidenti, la salute mentale, il sovrappeso e l'obesità: sono queste le principali criticità per la salute di bambini e adolescenti in Italia, insieme alle persistenti diseguaglianze e carenze del sistema informativo sanitario. Questo è quanto emerge dal Rapporto “La salute del bambino in Italia: problemi e priorità”, realizzato dall'Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico Burlo Garofolo di Trieste, uno dei tre Irccs pediatrici italiani, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri e il Centro per la Salute del Bambino – Onlus. Il Rapporto fornisce un quadro d'insieme dello stato di salute dei bambini e degli adolescenti, condensando tutte le informazioni disponibili raccolte grazie a ricerche sul campo e dal confronto tra database nazionali e internazionali. “Il Rapporto – afferma Giorgio Tamburlini, Direttore Scientifico dell’Irccs Istituto per l’Infanzia Burlo Garofolo, Trieste – ha l'obiettivo di costituire strumento di riflessione e stimolo soprattutto per quanti sono impegnati nella definizione di piani sanitari a livello regionale e locale e per la comunità intera dei professionisti e degli operatori che si occupano di salute dell'infanzia”. Il Report individua tra le aree prioritarie di intervento le cure perinatali nelle regioni del Sud Italia, gli incidenti nei ragazzi e nei giovani adulti, la salute mentale, il sovrappeso e l’obesità. Il tasso di mortalità infantile in Italia (4,4 per mille nati vivi) risulta molto vicino alla media Ue (4,2 per mille – dati 2001), ma, tra le regioni italiane, persistono differenze notevoli nella sua componente principale, ovvero la mortalità neonatale. Infatti, nel Nord Italia solo il 2,5 per mille dei neonati muore tra il primo e il 28° giorno di vita; la percentuale nel Centro Italia sale al 2,9 per mille, per giungere al 4,3 per mille nel Sud Italia. Considerando il tasso di mortalità infantile nell'intero primo anno di età, il dato medio nazionale del 4,4 per mille nati vivi evidenzia ancora una volta la disparità tra le regioni: 3,5 per mille al Nord, 3,9 per mille al Centro, 5,6 per mille al Sud Italia. “Il dato indica che nel Sud Italia un bambino ogni duecento muore entro il primo anno di età, mentre al Nord ne muore uno ogni trecento - precisa Giorgio Tamburlini -. I dati mostrano come le regioni del Sud Italia evidenzino livelli di mortalità perinatale e neonatale tra i più alti di tutta l'Unione Europea, compresi i Paesi di recente annessione: Slovenia, Ungheria, Repubbliche Ceca e Slovacchia mostrano, infatti, a oggi indicatori migliori delle regioni meridionali italiane, pur in presenza di livelli socioeconomici meno favorevoli”. “Le differenze tra Nord e Sud – sottolinea Giancarlo Biasini, Presidente del Centro per la Salute del Bambino-onlus – rendono più evidente la necessità di attuare una regionalizzazione dei livelli di assistenza perinatale, con la razionalizzazione dei punti nascita, l'individuazione dei centri di riferimento per il trasporto sia delle donne gravide a rischio, sia dei neonati patologici. Tra gli elementi critici evidenziati dal Rapporto, anche le differenti modalità di approccio al parto, che nel Sud Italia vede un elevato numero di cesarei, che raggiungono, ad esempio in Campania, anche il 50% dei casi”. Ulteriori differenze tra Nord e Sud si notano nella mortalità per la fascia di età 15-24 anni. In questo caso, però, il fenomeno appare rovesciato: è più elevata la mortalità al Nord, rispetto quella al Sud, tanto che tutto il vantaggio accumulato dalle Regoni del Nord nel primo anno di vita in termini di minore mortalità viene completamente annullato ai 25 anni di età. In questa fascia, infatti, il differenziale esistente tra Nord Italia, il cui il dato risulta essere più elevato (0,54 per mille) rispetto al Centro e al Sud Italia (rispettivamente 0,45 e 0,42 per mille), è legato alla differenza per mortalità da traumatismi e avvelenamenti, al Nord pari ai 0,39 per mille, contro lo 0,24 per mille al Sud. Sono quindi gli incidenti – e in particolar modo gli incidenti stradali – ad annullare il vantaggio della minore mortalità in epoca neonatale riscontrato al Nord. Anche il settore della salute mentale si rivela una della aree di maggior rilievo. I dati a disposizione indicano che circa il 17% della popolazione in età pediatrica (inferiore ai 18 anni) soffre di disturbi mentali: i disturbi dell'apprendimento riguardano circa il 6% della popolazione pediatrica, quelli del comportamento l'1,6%, i disturbi pervasivi dello sviluppo incidono per lo 0,8%, mentre la depressione riguarda l'8% dei ragazzi; bulimia e anoressia incidono assieme tra l'1,6 e il 2,8%. Di grande attualità risulta inoltre il problema del sovrappeso e dell’obesità dei bambini italiani. Lo standard per la misurazione del sovrappeso e dell'obesità è stato, infatti, adottato solo recentemente: i primi studi effettuati in Italia, utilizzando il “body mass index” proposto nel 2004, evidenziano che il 36% dei bambini italiani di 9 anni risulta in sovrappeso, di cui il 12% è decisamente obeso. Anche in questo settore, persistono differenze tra il Nord e il Sud, con un numero più elevato di obesi al Sud; il dato italiano è ben superiore al dato europeo. Il Rapporto evidenzia alcuni indici che permettono di paragonare la situazione sanitaria dell'infanzia in Italia e in Europa (a 15 membri): dal confronto emerge che l'Italia si trova in posizione più favorevole per quanto concerne il numero di gravidanze in adolescenti e il suicidio, mentre evidenzia dati peggiori alla media europea sul fronte della mortalità neonatale, dell’obesità, dell'incidenza del morbillo e della mortalità per cause violente nei giovani adulti (fino a 24 anni). “Il Rapporto – afferma Michele Gangemi, Presidente dell’Associazione Culturale Pediatri - evidenzia anche la criticità relativa alla carenza di informazioni. L'attuale stato del sistema informativo non consente un accurato monitoraggio e valutazione della situazione. Ciò rappresenta un problema, in quando rende difficile, da parte di chi è chiamato a definire le politiche sanitarie, individuare priorità e risposte adeguate”. “Il Rapporto – precisa Tamburlini - intende stimolare pubblici amministratori a maggiori e più puntuali investimenti nella salute di bambini e adolescenti, anche tenendo conto che è nelle prime età della vita che si determinano gran parte degli esiti sanitari nelle età successive, cosa che le evidenze epidemiologiche sottolineano con sempre maggiore forza.” Il Report “La salute del bambino in Italia: problemi e priorità” è stato realizzato a cura di Luca Ronfani, responsabile del Servizio di Epidemiologia dell'Irccs Burlo Garofolo, da Anna Macaluso, pediatra di famiglia e da Giorgio Tamburlini, pediatra e direttore scientifico dell'Irccs Burlo Garofolo di Trieste.  
     
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