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Notiziario Marketpress di Martedì 31 Maggio 2005
 
   
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  L'UNIONE EUROPEA HA IL DOVERE DI TUTELARE I DIRITTI FONDAMENTALI E LE MINORANZE  
   
  Bruxelles, 31 maggio 2005 - L'aula procederà a una discussione comune in merito alle relazioni d'iniziativa di Kinga Gál (Ppe/de, Hu) sulla tutela dei dritti fondamentali e di Claude Moraes (Pse, Uk) sulla protezione delle minoranze, entrambe adottate dalla commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni. Diritti fondamentali La presa in considerazione dei diritti fondamentali in tutte le politiche europee, la cooperazione con le autorità nazionali, la difesa di tali diritti nei consessi internazionali e l’istituzione di un Agenzia europea forte e indipendente, responsabile davanti al Parlamento. Sono queste le principali richieste che i deputati sottopongono all’approvazione della Plenaria in merito alla promozione dei diritti fondamentali. Dare nuovo impulso alla politica europea dei diritti fondamentali I deputati ritengono che un’effettiva protezione e promozione dei diritti fondamentali costituisca «la base della democrazia in Europa». Con l’integrazione della Carta dei diritti fondamentali nel trattato costituzionale e con la futura adesione dell’Unione europea alla Convenzione europea di salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (Cedu), inoltre, è stato rafforzato notevolmente l’obbligo dell’Unione di garantire una promozione attiva dei diritti fondamentali in tutte le sue politiche. Sin da ora, pertanto, numerosi obiettivi dell’Unione vanno considerati «indissociabili dalla promozione dei diritti fondamentali». Per i deputati è inoltre essenziale «attuare i valori proclamati nei trattati fondatori e nella nuova Costituzione», la cui firma è accolta con favore anche perchè attribuisce alla Corte di giustizia la piena competenza per lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia, prevede l’adesione alla Cedu e l’integrazione della Carta dei diritti fondamentali nel Trattato, nonché un uso più sistematico della procedura di codecisione, «rafforzando in tal modo il ruolo del Parlamento europeo». L’attuazione dei diritti fondamentali dev’essere uno scopo di tutte le politiche europee e, a tal fine, le istituzioni dell’Unione devono «tenere pienamente conto di tali diritti e della loro orizzontalità in sede di elaborazione e di approvazione dei testi legislativi». Compiacendosi poi dell’istituzione di un Gruppo di Commissari competente per le questioni ”Diritti fondamentali, lotta contro la discriminazione e parità di trattamento”, i deputati invitano l’Esecutivo ad elaborare una strategia globale e coerente per garantire che i diritti fondamentali siano rispettati in tutte le politiche dell’Unione. Qualsiasi proposta o programma politici e legislativi dovrebbero quindi essere corredati di una valutazione d’impatto per quanto riguarda il rispetto dei diritti fondamentali. Riferendosi alla nuova minaccia terroristica, è quindi sottolineata la necessità di raggiungere un equilibrio tra le libertà individuali e la sicurezza collettiva attraverso politiche adeguate per conciliare questi due obiettivi. Nel ricordare, poi, che gli Stati membri e le istituzioni dell’Unione godono di un diritto di ricorso privilegiato davanti alla Corte di giustizia nell’interesse della legge, i deputati ritengono che il Parlamento europeo dovrebbe per tale via «divenire il difensore dei diritti dei cittadini allorché i diritti fondamentali rischiassero di essere inficiati da un atto dell’Unione». Cooperazione con le istituzioni nazionali dei diritti dell’uomo I deputati deplorano che, in sede di attuazione del diritto della Comunità e dell’Unione, alcuni Stati membri manifestino sempre maggiori reticenze in materia di reciproco riconoscimento, «prendendo a pretesto un livello di tutela inadeguato dei diritti fondamentali nell’uno o nell’altro di essi». Questi, ove non vi abbiano già provveduto, sono quindi invitati a creare istituzioni nazionali per la protezione e la promozione dei diritti fondamentali e a dotare le commissioni e gli istituti nazionali di adeguate risorse finanziarie. Convinti dell’esigenza di informare i cittadini sui loro diritti, i deputati ritengono che la costituzione di commissioni e di istituti nazionali per i diritti fondamentali possa permettere alle Ong «di strutturare meglio le loro posizioni, di precisare maggiormente le loro richieste e le loro denunce di trattamenti ritenuti abusivi». La Commissione, inoltre, dovrebbe prestare attenzione «alle ripetute e continue violazioni dei diritti dell’uomo - segnatamente i diritti civili come il diritto attivo e passivo di partecipare ai processi elettorali - commesse in taluni paesi dell’Unione». I deputati, infine, appoggiano l’instaurazione di un dialogo permanente sui diritti fondamentali con i parlamenti nazionali degli Stati membri. I diritti fondamentali all’esterno dell’Unione «L’universalità e l’indivisibilità dei diritti fondamentali», per i deputati, deve indurre l’Unione europea e i suoi Stati membri a promuovere la loro diffusione nelle sue relazioni con i paesi terzi, «anche in vista della conclusione di accordi di associazione», e con le organizzazioni internazionali come l'Onu. Essi propongono inoltre l’elaborazione di un codice di condotta interistituzionale destinato a conferire maggiore coerenza ed equità all’azione esterna dell’Unione in materia di democratizzazione e di diritti dell’uomo. Tale codice dovrebbe disciplinare le relazioni tra l’Unione e gli oltre 120 Stati a cui attualmente è applicabile la clausola democratica in quanto elemento essenziale degli accordi di ogni tipo che li legano ad essa. L’agenzia quale strumento operativo per la politica dell’Unione Per i deputati, l’istituzione dell’Agenzia dovrebbe contribuire a rafforzare la fiducia reciproca tra gli Stati membri e costituire una garanzia dell’osservanza permanente dei principi enunciati negli articoli 6 e 7 del Trattato sull’Unione europea. Sostenendo la necessità per l’Agenzia di avere un mandato forte e il potere di seguire lo sviluppo dell’attuazione della Carta dei diritti fondamentali nell’Unione europea, essi ritengono che questa dovrebbe fornire tutte le informazioni necessarie allo sviluppo dell’attività legislativa dell’Unione, della sua attività di controllo e della sua politica di sensibilizzazione ai diritti fondamentali. L’agenzia dei diritti fondamentali, inoltre, dovrebbe godere di uno «status speciale» ed essere considerata totalmente indipendente sotto ogni aspetto. I deputati, pertanto, sono convinti che essa «godrà di una maggiore legittimità» se sarà il Parlamento a nominarne gli organi direttivi e se tali organi saranno responsabili nei confronti del Parlamento e dovranno riferire alle commissioni parlamentari competenti. La Commissione, è quindi invitata a presentare una proposta legislativa sulla base delle indicazioni fornite, in particolare per quanto riguarda le politiche nelle quali il Parlamento è colegislatore. L’agenzia, per i deputati, deve operare come organizzazione di coordinamento competente per tutte le questioni in materia di diritti umani, in modo da evitare duplicazioni di attività ad opera di differenti strutture e garantire la qualità e la coerenza della politica dell’Unione europea in tale materia. Essa dovrebbe essere concepita come «una rete di reti» con competenze orizzontali. L’agenzia dovrebbe raccogliere tutte le informazioni, le analisi e le esperienze pertinenti disponibili presso le istituzioni europee e nazionali, i parlamenti nazionali, i governi e gli organismi dei diritti umani, le corti supreme e costituzionali, le Ong e le reti esistenti, nonché sfruttare l’esperienza maturata dall’Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia (Eumc) e della sua rete informativa Raxen. L’agenzia dovrebbe essere articolata sulla base delle questioni trattate dalla Carta dei diritti fondamentali e, qualora in un settore esista già un organo a livello di Unione europea che copre un particolare settore, i compiti dell’Agenzia per tale settore dovrebbero essere assunti da questo istituto specializzato che diventa una parte integrante dell’Agenzia. Il futuro Istituto europeo per la parità di genere dovrà poi essere parte dell’Agenzia dei diritti fondamentali, operando a nome proprio. Le tre principali funzioni che l’Agenzia deve svolgere dovrebbero essere la promozione dei diritti fondamentali, il loro monitoraggio e la sensibilizzazione degli attori principali (Stati membri, istituzioni dell’Unione europea e cittadini), «al fine di rispondere alle esigenze strategiche di uno spazio comune di libertà, sicurezza e giustizia». Per poter adempiere alle sue funzioni, secondo i deputati, l’Agenzia dovrebbe procedere alla raccolta di dati attraverso le sue reti e alla loro analisi, dovrebbe avere la facoltà di elaborare pareri e di formulare raccomandazioni al Parlamento, al Consiglio e alla Commissione. Essa dovrebbe poi essere in grado di occuparsi anche dei paesi terzi implicati in questioni attinenti ai diritti umani che toccano l’Unione, «per esempio in caso di sospetta violazione della clausola democratica». Nel promuovere i diritti fondamentali, inoltre, l’Agenzia dovrebbe anche avere il compito di procurare «un sostegno proattivo» all’elaborazione delle politiche in materia di diritti dell’uomo, «attraverso l’individuazione dei settori che richiedono miglioramenti legislativi e il controllo dell’applicazione e dell’esecuzione della legislazione esistente». L’agenzia dovrebbe poi avere un ruolo consultivo per quanto concerne le disposizioni degli articoli 6 e 7 del Tue ed elaborare una relazione annuale sullo stato dei diritti che rientrano nella sua sfera di competenza, da sottoporre al Parlamento europeo, al Consiglio e alla Commissione. L’agenzia, infine, dovrebbe adottare misure concrete per trovare le modalità più efficaci per sensibilizzare i cittadini dell’Unione europea sui diritti fondamentali di cui essi godono. I deputati ritengono quindi necessaria una strategia d’informazione e di comunicazione più incisiva e, nel perorare l’inclusione di una materia nei piani di studio degli Stati membri che tratti tanto i diritti fondamentali, la promozione di azioni di formazione organizzate destinate agli operatori nel campo dei diritti dell’uomo. Protezione delle minoranze Maggiore impegno politico e finanziario dell'Unione e condanna di tutte le forme di discriminazione basate sulla razza, l'etnia, la religione, il genere, gli orientamenti sessuali, l'età e le condizioni fisiche, maggiore coordinamento delle misure a livello europeo, nazionale e locale, accurata raccolta di dati e di informazioni sui fenomeni discriminatori, revisione della legislazione e adozione della decisione quadro sulla lotta contro il razzismo e la xenofobia. Sono questi i principali temi trattati dalla relazione sulla protezione delle minoranze e le politiche contro la discriminazione nell'Europa allargata all'esame della Plenaria. Politiche per l’integrazione e la protezione delle minoranze I deputati prendono atto del fatto che, in linea generale, non è stata data sufficiente priorità nell'agenda comunitaria alle questioni relative alle minoranze nell'Unione e che è ora necessario riservare loro maggiore attenzione, «allo scopo di rafforzare l'efficacia delle misure adottate dalle autorità pubbliche in questo settore». In tale contesto, la futura Agenzia per i diritti fondamentali dovrà svolgere un ruolo chiave. Nel ritenere poi che l'Unione europea abbia una particolare responsabilità per quanto attiene alla tutela dei diritti delle minoranze, soprattutto a seguito dell’ultimo allargamento, i deputati sottolineano che questi sono parte integrante dei diritti fondamentali dell'uomo e ritengono necessario operare «una chiara distinzione» tra minoranze (nazionali), immigrati e richiedenti asilo. A tale proposito, invitano la Commissione a definire una norma di protezione delle minoranze nazionali e rilevano che, mentre la protezione di queste ultime rientra tra i criteri di Copenaghen, «non esiste uno standard per i loro diritti nelle politiche comunitarie, né vi è un consenso a livello comunitario su chi possa essere considerato come appartenente ad una minoranza». D’altra parte, i deputati precisano che, nell'attuare una politica per la protezione delle minoranze e contro la discriminazione, «l'Unione non deve cercare di rimettere in questione la struttura giuridica e costituzionale dei suoi Stati membri o il principio dell'uguaglianza di tutti dinanzi alla legge». Gli Stati membri, d’altra parte, hanno dato attuazione in modo insoddisfacente alle politiche contro la discriminazione e ciò preoccupa i deputati che, pertanto, li esortano ad intensificare tale processo, con particolare riferimento alle direttive 2000/43/Ce e 2000/78/Ce. La Commissione, invece, è sollecitata a trovare una soluzione ad una serie di problemi individuati dai deputati. In particolare, quelli connessi con il recepimento tardivo o incompleto da parte degli Stati membri, la mancata istituzione di organismi di parità, l'inesistenza di disposizioni adeguate sullo status giuridico delle Ong, la formazione e l'accrescimento delle capacità nonché la diffusione delle informazioni e il varo di una campagna di sensibilizzazione. Gli Stati membri, inoltre, dovrebbero incoraggiare i datori di lavoro a promuovere il principio della parità e della non discriminazione nel luogo e nelle condizioni di lavoro, nell'accesso all'occupazione, nello sviluppo delle carriere, nelle retribuzioni e nella formazione professionale. L'unione, di comune accordo con i suoi Stati membri, dovrebbe invece favorire in via prioritaria una politica coerente di integrazione «attraverso l'adozione di misure legislative e la messa a disposizione di un sostegno finanziario». Condannare tutte le discriminazioni Le istituzioni dell'Unione europea, gli Stati membri, tutti i partiti politici democratici europei, la società civile e le associazioni ad essa appartenenti sono invitati a condannare «tutti gli atti e tutte le espressioni di antisemitismo e i comportamenti di razzismo antimusulmano, nonché la recrudescenza di tesi negazioniste, la negazione, la minimizzazione dei genocidi, dei crimini contro l'umanità e dei crimini di guerra», cosi come tutti gli atti di intolleranza e di incitazione all'odio razziale, nonché tutti gli atti di vessazione o violenza razzista. Per i deputati, vanno condannati anche gli atti di violenza motivati dall'odio o dall'intolleranza di matrice religiosa o razziale, ivi compresi gli attacchi contro tutti gli edifici, i siti religiosi e i luoghi sacri. Inoltre, ribadiscono che la discriminazione per motivi religiosi è proibita e, pertanto, invitano gli Stati membri attuali e futuri ad assicurare piena libertà di religione e pari diritti per tutte le confessioni. Gli Stati membri e la Commissione, d’altra parte, sono esortati a prestare un'attenzione particolare alle donne che appartengono a minoranze nazionali o religiose, «in quanto esse sono spesso vittime di discriminazioni da parte non solo della maggioranza della popolazione, ma anche dei membri della loro stessa minoranza». Occorre quindi prendere delle iniziative volte a tutelare i diritti di queste donne, come la trasmissione di informazioni sui diritti che la legislazione comunitaria e quella nazionale garantiscono. La condanna degli atti di violenza omofobica o transfobica è altresì menzionata dalla relazione che sottolinea i pregiudizi e l'omofobia «di cui continua ad essere permeata la sfera pubblica». Nel sottolineare con preoccupazione il moltiplicarsi degli atti di violenza contro gli omosessuali - «tra cui le intimidazioni a scuola e sul luogo di lavoro, il rilascio di dichiarazioni piene di odio da parte di esponenti religiosi e politici, un accesso ridotto all'assistenza sanitaria e al mercato del lavoro» - i deputati ritengono quindi che occorra intervenire contro la crescente omofobia. La Commissione, inoltre, è invitata a presentare una comunicazione «sugli ostacoli alla libera circolazione nell'Unione europea delle coppie omosessuali sposate o legalmente riconosciute». La relazione segnala anche gli elevati tassi di disoccupazione che si registrano fra gli anziani e i disabili. In tale contesto, i deputati invitano le parti sociali a compiere sforzi sostanziali per eliminare la discriminazione fondata sugli handicap o sull'età, e a garantire un radicale miglioramento dell'accesso al mercato del lavoro. Consiglio e Commissione nonché i vari livelli di governo locale, regionale e nazionale degli Stati membri sono invitati a coordinare le loro misure volte a combattere tutte le forme di discriminazione, «allo scopo di sostenere i principi della tolleranza e della non discriminazione, e di promuovere l'integrazione sociale, economica e politica di tutti coloro che risiedono nell'Unione». Gli Stati membri inoltre sono sollecitati a fare tutto il possibile per assicurare l'effettiva integrazione nei sistemi d'istruzione dei figli dei rifugiati, dei richiedenti asilo e degli immigrati. La relazione dedica anche ampio spazio alla discriminazione fondata sul genere e alla comunità rom, accenna agli immigrati nuovi e stanziali e alle minoranze linguistiche, tradizionali o etniche che vivono nel territorio di uno Stato membro, nonché alle persone apolidi che risiedono permanentemente negli Stati membri. Future misure legislative, economiche e finanziarie Nel chiedere alla Commissione di esaminare nuove possibili azioni contro la discriminazione, i deputati invitano il Consiglio a pervenire ad un accordo in merito alla decisione quadro sulla lotta contro il razzismo e la xenofobia. Essi infatti lo ritengono «un passo importante verso l'istituzione di un dispositivo inteso a punire gli atti di violenza razzista o xenofoba quali reati penali in tutta l'Unione europea, e a riconoscere la motivazione razzista e xenofoba come circostanza aggravante, suscettibile di comportare un inasprimento delle pene». Inoltre, i deputati ritengono che l'Unione dovrebbe completare l'azione degli Stati membri a livello locale, regionale e nazionale con un finanziamento adeguato. Questo andrebbe erogato, in primo luogo, con il concorso dei Fondi strutturali, del Fondo di coesione, del Fondo sociale europeo (Fse) e dell'Iniziativa comunitaria Equal e reinserendo nella proposta che istituisce il programma Progress finanziamenti destinati alle iniziative transnazionali nel settore della lotta contro la discriminazione e dell'inclusione sociale. E' sottolineata poi l’opportunità di rendere più agevole la possibilità di beneficiare dei Fondi strutturali, alle organizzazioni non governative che rappresentano gli interessi delle persone vittime delle discriminazioni. Misure di esecuzione e feedback I deputati, accogliendo favorevolmente l'istituzione di un gruppo di commissari responsabile per i diritti fondamentali e di un gruppo interservizi in seno alla Commissione, chiedono che siano raccolti dati sulle discriminazioni dirette e indirette, in modo da garantire un adeguato feedback sull'efficacia delle politiche di protezione delle minoranze e contro la discriminazione degli Stati membri. Essi, inoltre, sollecitano la creazione, in seno agli Stati membri attuali e futuri, di unità specifiche incaricate di contrastare i reati di stampo razzista e le attività dei gruppi razzisti. Tali unità dovrebbero inoltre mettere a punto sistemi volti a monitorare, classificare, registrare e seguire gli episodi di razzismo portati alla loro attenzione. Nel ritenere «estremamente importante che l'Agenzia per i diritti fondamentali diventi un utile strumento di cooperazione con le istituzioni europee», i deputati sostengono che essa dovrebbe anche controllare l'impatto delle politiche attuate e riferire regolarmente al Parlamento europeo e ai parlamenti nazionali. La Commissione, infine, è invitata a rivedere l'applicazione delle direttive 2000/43/Ce e 2000/78/Ce, con lo scopo di rafforzare le misure dell'Unione europea contro la discriminazione, e ad organizzare una conferenza di ampio respiro che riunisca tutti gli attori interessati.  
     
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