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Notiziario Marketpress di Lunedì 06 Giugno 2005
 
   
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  RADIO 1 RAI: LEO GULLOTTA AL “CONFESSIONALE DEL COMUNICATTIVO” “È TUTTO COSÌ SUPERFICIALE, È UNA POLTIGLIA DI ROBE CHE NON OFFRE ASSOLUTAMENTE NULLA. QUASI SEMPRE È ACCORDATO, QUESTO PUBBLICO VIENE MANIPOLATO”  
   
   Roma, 6 giugno 2005 - Venerdì 3 giugno alle 15.37 su Radio 1 Rai Leo Gullotta è stato l’ospite del “Confessionale del Comunicattivo”, laboratorio dei linguaggi della comunicazione ideato e condotto da Igor Righetti. Ecco un estratto dell’intervista realizzata da Igor Righetti. Recitare soddisfa le tue fantasie o è un modo per essere altro? No, recitare è un magnifico, meraviglioso lavoro che si deve amare per poterlo fare e che la televisione negli ultimi quattro o cinque anni l’ha fatto diventare soltanto un mostrarsi e basta. È un lavoro che faccio da quarantadue anni, ho sempre guardato chi è stato meglio di me cercando di comprendere soprattutto la grande lezione che non finisce mai dell’interprete. Come ti trovi, professionalmente parlando, nell’era dei Costantino e dei reality? Intanto parto da un principio: la televisione è un elettrodomestico e, come tale, bisogna usarlo. Io, poi, la faccio pure. Personalmente la televisione come dà, toglie. E quindi la faccio cambiando in continuazione, non proponendo molto. Passo dal varietà, alla storia, alla fiction, al film, cercando sempre di rinnovarmi, di essere fresco per chi mi ascolta o mi guarda. Cerco di essere sempre molto attento a questo elettrodomestico che sta in tutte le case, perché il teatro e il cinema si scelgono. La televisione si subisce… E questo lo devi tener presente. Chi non sa i gangli o non conosce questo mio mestiere, confonde i ruoli. E a questo punto la tv oggi è soltanto apparire, apparire e basta, mostrando il peggio che noi altri produciamo e che è dentro di noi. Il peggio della natura umana? Si. È tutto così superficiale, è una poltiglia di robe che non offre assolutamente nulla. Quasi sempre è accordato, questo pubblico viene manipolato. Tornando al tema iniziale al pubblico dico: “Siccome la tv è un elettrodomestico, non credo che teniate sempre aperto il frigorifero. Così fate con la televisione, ogni tanto dovete pur uscire, stare insieme con gli altri, scegliere cinema e teatro, il posto che volete, lo spettacolo che desiderate vedere. Assorbite l’aria che c’è attorno perché altrimenti si rimane infettati”. Condividi il modo con il quale Alessandro Cecchi Paone ha dichiarato la propria omoaffettività? Perché no? Mi sembra che questi tabù, questi temi, queste “rivelazioni”, aiutino a fare di questo Paese un Paese civile. Parlarne, discuterne, far sì che ancora una volta si dica che se avete persone accanto a voi non sono né malate, né di altro genere. D’altronde a me non viene in mente di dire che mutande hai stamattina. Sono faccende assolutamente personali e ti devo rispettare per la tua intelligenza, per la tua testa, per il tuo proporti umanamente, per ciò che sai fare, per ciò che desideri fare verso gli altri. Ancora sono tabù vecchi, sporcati da principi antichi, medievali, dove a questo non si sottrae, ahimé, la nostra Chiesa. Tutto diventa pesante, appesantito, sono tutti dogmi. Con i tabù crescono e sono cresciute tutte le popolazioni più povere. Noi lo siamo stati nei secoli anche. Non è un caso che nel Sud, e il Sud del mondo è sempre stato povero e azzannato dai poteri più forti, trovi casette antiche in pietra, semplici, con accanto magnifiche ed eccezionali cattedrali che dovevano impaurire. Io non sono per la soggezione, io sono per il parlare, sono per l’incontrarsi, sono per il cercare di capire. Siamo tutti esseri umani e dobbiamo rispettarci. Non dobbiamo dividerci tra “i più” e “i meno”, né di colore, né di sesso. Dobbiamo soltanto cercare di capire chi abbiamo davanti come persona civile, dobbiamo capire la sua onestà, la sua qualità. E sicuramente in generale le diversità hanno sempre arricchito le società, quindi si vive fintamente su molte cose. Il tabù affascina ma nello stesso tempo si nasconde. La spazzatura non dobbiamo più metterla sotto il tappeto. I tappeti si puliscono, le case si puliscono e, se ci sono dei problemi, si mettono su un tavolo, si discute. Cercando di capire, che è una parola magica. Capire non condannare. Come pensi di diffondere la cultura della diversità? Pelle, sesso, regione, provenienza, mi sembra una cosa talmente normale. Diverso da chi? Da che cosa? Perché? Chi stabilisce che io sia più intelligente o tu più stupido o viceversa? In virtù di che cosa? Qual è il quoziente intellettivo mio o tuo? Stiamo parlando, stiamo discutendo quindi significa che siamo due persone che stanno cercando di ascoltarsi. Perché diffondere? Io sono con chiunque, l’importante è che non ci sia sopraffazione, che vengano rispettati i diritti dell’uomo. È stata scritta una Carta nel ’46, “La carta dei diritti dell’uomo”, dell’individuo, dell’essere umano. Siamo nel 2005 e ancora discutiamo di questa mancanza di diritti. Pensa che cosa non ha fatto l’essere umano. Hai paura del tempo che passa? Beh sì, paura no, ma insomma lasciare questa vita… io ho cinquantanove anni quindi, bene che mi vada, ho un’altra ventina d’anni. Il tempo scorre, la vita è bellissima, sia con la pioggia, sia con il sole. Mi dà fastidio lasciarla ecco. Quali sono i tuoi affetti più grandi? Le persone che mi vogliono bene e a cui io voglio bene, però non con superficialità, con stima, con fiducia. Puoi anche non vedere un amico per tantissimo tempo, però sai che magari sta in Alaska e basta una telefonata, hai bisogno, e quella persona ti viene a trovare. Pensi che l’informazione sia adeguata alle necessità di oggi? No. Manipolata, indirizzata, la cosa che mi stupisce è che il pubblico, tantissime volte, per debolezza o per tutta un’altra serie di cose, si lascia manipolare. Non si pone la domanda, non cerca di sapere di più, sia da un lato sia dall’altro. Si ferma. A volte cerca di vendersi per un pacco di pasta che è una cattiva, lontana, abitudine tutta italiana. Che cosa vorresti vedere di più in televisione? Innanzitutto, per esempio, in questa televisione non fanno niente di particolare, devi andarla a cercare con il lanternino. Da “Report”, della Gabanelli, oppure a “Markette”, questo varietà curioso o a “Che tempo che fa” di Fazio. Sono delle belle discussioni, aiutano a capire. Non si può vedere a tutte le ore il reality show, che poi voglio sapere dove sta ‘sto reality, ma vabbè diventa un altro discorso. Per esempio lo spettacolo di Arbore, andato in notturna praticamente, è comunque il gusto di un uomo che ha offerto musica eccellente, scoperte musicali nuove di grandissimo gusto. C’è il piacere del “cazzeggio” senza andare nella stupidità, nel cattivo gusto. C’è una misura. È una misura che accompagna da sempre quest’uomo e il suo gruppo di lavoro ovviamente. Sei pigro? No tutt’altro. Io sono un Capricorno, già come segno zodiacale. Quindi sono molto attivo, molto pignolo, qualunque cosa io debba fare mi ci impegno al massimo. Se un Capricorno in generale ti dice che tu desideri la luna ed è impossibile prenderla, verrà un giorno che si presenterà con la luna. Non dimentica. Sono una persona leale, quello sì, molto onesta. Lavoro e vita privata sono un tutt’uno? No, il lavoro è lavoro e la vita privata è vita privata. E guai, a mio modestissimo avviso, a mischiare le cose. La verità è che la mischiano, sempre per quel famoso discorso di casualità nel dimostrarsi e basta. Quali caratteristiche positive ti riconosci e quali quelle negative? Tra le positive la lealtà, la disponibilità e l’onesta. Quelle negative forse troppo pignolo e, forse, ma non ne sono convinto nel metterla tra le caratteristiche negative, la mia disponibilità. Essere o apparire che cos’è più importante? Ma essere no! Essere, essere, comunque, con il sole, con la pioggia, con problemi. Cercare di capirsi perché questa vita è meravigliosa. Il desiderio più forte? Io mi sento uno fortunato. Sono contento della mia vita, ringrazio i miei genitori. Io sono nato in un quartiere povero di Catania, un quartiere a rischio si direbbe oggi. Però mio padre, io sono l’ultimo di sei figli, ci ha mandato tutti a scuola, ha cercato di darci due cose basilari che tutt’oggi mi porto dietro: la responsabilizzazione, la dignità, il rispetto per gli altri. Quindi non ho qualcosa che desidero. La curiosità mi ha sempre accompagnato nella vita, ancora oggi per fortuna. E quindi guardare, guardare, osservare, capire. Credo che questa sia la cosa che poi ti dà un grande premio della vita. Progetti? Tanti. Quasi sicuramente dopo tanto tempo, l’anno prossimo ritornerò a teatro con uno spettacolo prodotto dal teatro Eliseo. Sarà uno dei due spettacoli di punta. Dopo Pasqua del 2006 debutterò, e poi starò in giro per quasi due stagioni per l’Italia, con “L’uomo, la bestia e la virtù” di Pirandello, che è una commedia graffiante proprio sull’ipocrisia. Prima di allora? Sto finendo di girare un film in Francia che uscirà la prossima stagione sul mercato francese. In Italia non so quando. Poi un probabile inizio di un film da un testo di Pirandello, dovrebbe essere “Liolà”, per la regia di Gabriele Lavia. E poi una fiction da un testo letterario importante verso settembre-ottobre. E poi una serie di eventi, di incontri con grandi autori. Uno a Bologna, uno ad Ancona. Insomma un po’ di roba. Non avrai il tempo per annoiarti… Avendo scelto un mestiere che amo comunque non mi annoio. E chi sceglie un mestiere che ama, non si annoia mai. Soprattutto io, sempre nello spettacolo ma con generi diversi, mi sento come un medico generico con delle specializzazioni. Come deve essere questo mestiere.  
     
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