|
|
|
 |
|
 |
|
Notiziario Marketpress di
Martedì 07 Giugno 2005
|
|
|
|
|
|
Pagina4 |
|
|
REMO BIANCO LA METAMORFOSI DELLA MATERIA DAL GEOMETRICO AL NUCLEARE, DAI COLLAGES ALL'ARTE ELEMENTARE |
|
|
 |
|
|
Padova, 7 giugno 2005 - Remo Bianco (1922-1987) è uno dei protagonisti dell’arte italiana tra gli anni Sessanta e Settanta. All’artista milanese, la città di Padova dedica ora una ampia retrospettiva al Palazzo del Monte, dal 10 giugno al 31 Luglio 2005. A proporla ed organizzarla sono l’Assessorato alla Politiche Culturali e Spettacolo del Comune, l’Associazione Remo Bianco con il patrocinio della Regione Veneto e della Provincia di Padova. La mostra è curata da Lorella Giudici e Leo Guerra. Versatile, imprevedibile, sperimentatore, grande affabulatore della materia, Bianco ha sempre concepito l’arte e la materia con una grande libertà ludica e espressiva. Il suo è un cammino da funambolo: sempre in bilico tra l’idea e la sostanza, il rigore geometrico e l’informità del magma. Dalla carta alla stoffa, dall’olio alla fotografia, dal plexiglas alle sostanze chimiche, dal fumo alla foglia d’oro, Bianco non solo scopre che la materia ha un corpo e un volto multiformi, ma ne accentua il suo farsi forma e colore, sostanza immobile o dinamica, deposito o elementare semplicità. Nella Milano degli anni Sessanta, accanto a Fontana e Manzoni, Bianco è tra gli artisti più interessanti e irrequieti. Fondamentale è stato il suo viaggio in America (è tra i primi artisti italiani a vedere dal vivo le opere di Pollock, a conoscere Tobey, a misurarsi con un panorama artistico così stimolante) da dove, dopo un bagno di action painting ed espressionismo astratto, torna rigenerato: il colore si svincola dalla forma, lo spazio si frantuma in una geometria ritmica. Nascono i collages che sono, accanto ai “Tableaux dorés” tra le sue opere più conosciute. Questa mostra ripercorre e approfondisce alcune delle tappe più importanti del suo lavoro a partire dai primi lavori figurativi in cui già il senso euclideo dei perimetri e delle forme che serrano il colore (per certi versi roultiane e per altri picassiane) è forte e preminente. Da lì alle geometrie tracciate su trasparenti fogli di plexiglas (più tardi sovrapposti in complicati e affascinanti giochi formali) il passo è breve. Inoltre, punto fondamentale della sua ricerca sono i Nucleari (diversi esemplari sono stati appositamente raccolti in molte collezioni private), con i loro depositi magmatici, le loro geografie tormentate e polimateriche. Fino all’ultimo periodo, definito dall’artista stesso “Arte elementare” dove il linguaggio si semplifica, si azzera in una sillabazione da abbecedario scolastico, poiché, alla fine di una vita spesa per l’arte e per la comunicazione Bianco sente il bisogno di azzerare tutto ciò che è stato. Sente che l’arte si è allontanata dalla vita e l’uomo è fuggito dall’arte. Per farli rincontrare occorre partire dalle basi: dal linguaggio degli abbecedari. Inoltre, per la prima volta in questa mostra, verrà riunita una nutrita documentazione (opere, fotografie e scritti) che racconta la stagione dell’ “Arte chimica”, il cui manifesto viene redatto da Bianco nel 1964. Padova, Palazzo del Monte - Piazza Duomo, dal 10 giugno al 31 luglio 2005. Per informazioni: Settore Attività Culturali , Via Porciglia, 35, Tel. 049 8204537 Fax Tel. 049 8204503 – e-mail: saionic@comune.Padova.it
|
|
|
|
|
|
<<BACK
|
|
|
|
|
|
|
|