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Notiziario Marketpress di Martedì 14 Giugno 2005
 
   
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  LA COMMISSIONE EUROPEA SPIEGA PERCHÉ LA RICERCA SIA NECESSARIA ALL'EUROPA  
   
  Bruxelles, 14 giugno 2005 - In vista del Vertice del Consiglio europeo del 16 e 17 giugno, in occasione del quale i ministri decideranno indirettamente se accogliere o meno la proposta della Commissione di raddoppiare i finanziamenti dell'Ue in favore della ricerca e sviluppo (R&s) per il periodo 2007-2013, la Commissione ha pubblicato uno studio di valutazione di impatto a sostegno della propria proposta. Secondo lo studio, che analizza i legami fra investimenti nella ricerca e maggiore competitività, "il nuovo programma quadro (7Pq) rilancerà il Pil europeo e farà aumentare le esportazioni riducendo le importazioni - fattori che nel complesso contribuiranno a contrastare i problemi di crescita economica lenta e di declino della competitività dell'Europa". Lo studio evidenzia inoltre gli effetti positivi sulla creazione di posti di lavoro e il valore aggiunto degli investimenti a livello europeo derivanti da una maggiore spesa dell'Ue per il settore della R&s. Secondo lo studio, l'Europa risente da tempo di una crescita economica lenta e di una flessione della competitività, ma le recenti pubblicazioni economiche provano che la R&s è il principale motore della crescita economica e della produttività. Un recente studio, ad esempio, dimostra che a ogni ulteriore punto percentuale investito nel settore pubblico della ricerca e sviluppo corrisponde uno 0,17 per cento di crescita della produttività. Gli autori dello studio sostengono che un aumento nella R&s dell'Ue associato a un aumento della spesa a livello nazionale potrebbe pertanto avere un considerevole impatto sulla produttività. Inoltre, il settore pubblico della ricerca e sviluppo ha un effetto di "richiamo" che stimola ulteriori investimenti economici - un punto fondamentale per la mobilitazione degli investimenti nella ricerca del settore privato, che dovrebbe contribuire per i due terzi della spesa prevista per la R&s pari al tre per cento del Pil. "Il 7Pq fornisce anche le condizioni generali necessarie ad attrarre investimenti esteri nella R&s. Attualmente l'Ue sta perdendo investimenti in R&s a favore di altri paesi", si afferma nella relazione, sottolineando come nel 2001 vi sia stata una perdita netta di investimenti in R&s dall'Ue pari a oltre sei miliardi di euro. Lo studio prosegue affermando che un aumento del bilancio per la R&s in Europa rafforzerebbe le risorse umane dell'Eu, creando fino a un milione di posti di lavoro entro il 2030. Lo studio dimostra poi che il valore aggiunto derivante da investimenti in R&s a livello comunitario incoraggia i ricercatori a collaborare oltre le frontiere nazionali e a condividere capacità e conoscenze complementari, massimizzando le scarse risorse e riducendo l'inutile raddoppio della spesa per la ricerca, il che significa un miglior utilizzo del denaro dei contribuenti. "Mentre la dimensione e la complessità di numerosi progetti di ricerca non permettono ai singoli Stati membri di fornire le risorse necessarie, gli investimenti comunitari consentono ai partner di condividere fondi, strutture e conoscenze, fino a costituire una massa critica non altrimenti raggiungibile a livello nazionale. [ ] Inoltre, grazie alla possibilità di coordinare in modo più adeguato le attività degli Stati membri e, al contempo, di affrontare temi che non ricevono sufficiente attenzione nei programmi nazionali, il 7Pq garantirà una migliore efficienza della spesa per R&s in tutta Europa, oltre a promuovere settori con un potenziale importante", aggiunge il documento. Inoltre, fornendo un quadro per la diffusione in tutta l'area comunitaria dei risultati della ricerca, il 7Pq offre maggiori possibilità di trasformare tali conoscenze in prodotti e processi innovativi. L'istituzione di un Consiglio europeo della ricerca (Cer) per sostenere la ricerca di base permetterà anche, grazie all'accresciuta competitività, di promuovere efficacemente una più elevata qualità ed eccellenza, conclude il documento. In un intervento del 9 giugno scorso, il Commissario per la Scienza e la ricerca Janez Potocnik ha messo in guardia contro l'accettazione della proposta di compromesso, presentata dalla Presidenza lussemburghese, che prevede di ridurre la spesa destinata alla ricerca del 40 per cento rispetto alla proposta della Commissione. Accogliere la proposta di compromesso porterebbe ad "un'Europa del passato, volta a ridistribuire la ricchezza comune" invece di "un'Europa del futuro, florida grazie alla conoscenza e capace di creare maggiore prosperità per un numero più elevato di cittadini", ha affermato. Nell'eventualità che la proposta di compromesso venga accolta, il Commissario Potocnik ha spiegato che ciò comporterebbe radicali decisioni sulle priorità della ricerca per quanto riguarda i futuri finanziamenti, onde evitare la dispersione e la frammentazione degli sforzi. "A farne le spese sarebbero soprattutto nuove azioni e iniziative, quali la creazione di un Consiglio europeo della ricerca, il sostegno alle Pmi [piccole e medie imprese], il rafforzamento del programma di borse di studio Marie Curie e la nuova politica di infrastrutture di ricerca", ha dichiarato il Commissario Potocnik. Nel sollecitare gli Stati membri a reindirizzare la spesa pubblica dalla ridistribuzione ad investimenti che stimolino la crescita, il Commissario Potocnik ha sottolineato che i tempi stanno cambiando rapidamente. "La vita punisce chi arriva in ritardo", ha concluso citando l'ex presidente sovietico Mikhail Gorbaciov.  
     
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