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Notiziario Marketpress di Lunedì 20 Giugno 2005
 
   
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  UNION INVESTMENT, I MERCATI OBBLIGAZIONARI – GIUGNO 2005: PROSEGUE L’IMPENNATA DELLE OBBLIGAZIONI USA LA SITUAZIONE DELLE CASE AUTOMOBILISTICHE AMERICANE RESTA IL TEMA DOMINANTE  
   
  Milano, 20 giugno 2005 - A maggio la banca centrale americana ha aumentato ancora il tasso di riferimento, portandolo al 3,0 per cento. La Fed ha proseguito così imperterrita la sua politica monetaria basata su regolari aumenti dei tassi di ridotta entità. L’inasprimento della politica monetaria non si è comunque fatto notare sul mercato dei capitali. Nel corso del mese il rendimento deititoli di Stato decennali americani è tornato a scendere, riportandosi infine a quota quattro per cento. La differenza di rendimento tra parte breve e parte lunga della curva si è quindi nuovamente ridotta sul mercato obbligazionario statunitense. I rialzi delle quotazioni sul mercato obbligazionario americano vanno attribuiti non da ultimo alla diminuzione dei timori riguardo all’inflazione. Se inizialmente in seguito alla pubblicazione dei prezzi all’importazione e alla produzione era parso che la spinta inflazionistica dovesse addirittura acquistare maggior vigore, in seguito la tensione è calata con l’annuncio dei prezzi al consumo. Il tasso d’inflazione base depurato delle componenti volatili come i prezzi dell’energia e dei generi alimentarti è rimasto invariato rispetto al mese precedente, mentre la maggior parte degli operatori si aspettava un sensibile incremento. Si aggiunga a ciò il fatto che la situazione sul mercato del petrolio sembra in via di normalizzazione. Dopo il record di 58 dollari al barile, il prezzo del petrolio è infatti sceso temporaneamente sotto il limite dei 50 dollari. Inoltre il vento contrario che soffia sul mercato obbligazionario Usa dal fronte congiunturale è stato fiacco. Dai dati pubblicati a marzo, per l’economia degli Stati Uniti si delinea un quadro quantomeno contrastato. Invero il tasso di crescita annualizzato per il primo trimestre era stato alzato al 3,5 per cento dopo una prima più modesta stima del 3,1 per cento. Ma la correzione era generalmente prevista, e quindi già compresa nei corsi obbligazionari. Importanti indicatori del clima economico come l’indice Ism o la fiducia dei consumatori delineano una dinamica della crescita in lieve flessione negli Usa. Neanche il rapporto sul mercato del lavoro nel complesso positivo cambia nulla al riguardo. In tale contesto attualmente non sembrano tuttavia incombere pericoli troppo grandi sui mercati obbligazionari. Con uno scenario economico contrastato, l’inflazione resta però sotto controllo e si prevedono altri moderati aumenti dei tassi da parte della Fed. In Eurolandia obbligazioni stabili nonostante la debolezza dell’euro La flessione dei rendimenti sui mercati obbligazionari europei è proseguita anche nel mese di maggio. Alla fine del mese i titoli di Stato decennali tedeschi rendevano solo il 3,3 per cento, stabilendo un nuovo minimo storico. Il differenziale dei tassi rispetto ai titoli di Stato decennali americani continuava ad aggirarsi intorno ai 70 punti base. Finora le forti perdite subite dall’euro nei confronti del dollaro non hanno quindi lasciato tracce sui mercati obbligazionari locali. Contrariamente alla sua omologa statunitense, come previsto la Banca centrale europea ha lasciato invariati al 2,0 per cento i tassi guida. Crescono però di intensità le voci di chi sollecita una riduzione dei tassi sulla scia della debolezza della crescita sempre più evidente nella zona euro. Così, ad esempio, anche l’Ocse ha aderito alla richiesta di un allentamento della politica monetaria. Tuttavia finora ciò non sembra avere impressionato i custodi della moneta unica, tanto più che a maggio il tasso d’inflazione, attestatosi al 2,0 per cento, era esattamente in linea col target stabilito dalla Bce. Inoltre l’espansione monetaria continua ad essere fonte di preoccupazione per i banchieri centrali. Molti segnali lasciano quindi prevedere che fino a nuovo ordine la Bce continuerà ad attenersi alla sua politica monetaria moderata e lascerà invariato al 2,0 per cento il tasso di rifinanziamento principale. Non vi è perciò nessun segno di un’inversione di tendenza sul mercato obbligazionario, mentre l’inflazione resta sotto controllo e da parte della Bce non sono previsti aumenti dei tassi d’interesse. La situazione delle case automobilistiche americane resta il tema dominante All’inizio di maggio ciò che il mercato temeva da tempo si è effettivamente verificato: l’agenzia di rating Standard & Poor’s ha escluso dallo status di titoli obbligazionari sicuri (investment grade) le obbligazioni delle case automobilistiche statunitensi Ford e General Motors. La decisione ha preso le mosse dalla ulteriore diminuzione della competitività evidenziata dal nuovo calo dei dati sulle vendite statunitensi. Le due società continuano inoltre a rimandare la soluzione dei problemi irrisolti nel settore delle spese sanitarie. Il declassamento del rating è stato accompagnato da forti perdite dei corsi. Alla fine del mese anche Fitch ha aderito all’opinione di S&p su Gm, che è stata quindi esclusa dai principali indici. Oltre alle obbligazioni della capogruppo, il provvedimento ha interessato anche quelle della società di finanziamento Gmac. Dopo la temporanea fase di difficoltà attraversata dal mercato dei corporate bond a seguito degli sviluppi riguardanti Gm e Ford, nel corso del mese il mercato nel suo complesso ha registrato un movimento al rialzo. Ciò rispecchia l’opinione di molti operatori che considerano la situazione di Ford e Gm un problema relativo alle due specifiche aziende, mentre per il mercato dei corporate bond nel suo complesso i dati rilevanti sono la situazione degli utili ancora favorevole e lo stabile livello di indebitamento delle imprese. Anche il settore high yield ha tratto particolare beneficio dal movimento rialzista nella seconda metà del mese. I corporate bond sono stati inoltre sostenuti dalla situazione nel complesso positiva dell'intero mercato obbligazionario. I fondamentali sostengono ancora il mercato dei corporate bond e Gm e Ford sono casi isolati con specifici problemi e comunque esclusi dagli indici principali.  
     
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