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Notiziario Marketpress di Martedì 05 Luglio 2005
 
   
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  PRIVACY. VINCE LA LINEA SOSTENUTA "IN SOLITUDINE" DAL PRESIDENTE DELL'ORDINE DELLA LOMBARDIA CASSAZIONE: NO AI NOMI OSCURATI NELLE SENTENZE. PASSO INDIETRO A TUTELA DEL DIRITTO DI CRONACA  
   
   Roma, 5 luglio 2005 - Passo indietro della Cassazione a tutela del diritto di cronaca garantito dalla Costituzione: è stata distribuita ai giornalisti , come hanno riferito le agenzie Ansa e Adnkronos del 16 giugno, una copia integrale di una sentenza per la quale l'imputato, in questo caso un violentatore, aveva domandato la sbianchettatura del proprio nome. La Suprema Corte ha, però, deciso, contrariamente a quanto recentemente avvenuto in due altri casi, di rilasciare la copia integrale del verdetto ai cronisti in quanto l'artìcolo 52 del Dlgs 196/2003 impone l'oscuramento dei dati identificativi soltanto nelle riviste giuridiche cartacee e telematiche. In pratica, sulle sentenze che riguardano imputati, che già nei precedenti gradi di giudizìo hanno chiesto la tutela della normativa sulla privacy, la Suprema Corte stampiglia un timbro con la dicitura "in caso di diffusione omettere le generalità e gli altri dati identificativi''. In questo modo chi chiede copia di tali sentenze, e chiunque può richiederle perché sono atti pubblici pronunciati "in nome del popolo italiano'', è avvertito che deve oscurare le generalità se vuole pubblicarle su una rivista specializzata. Ma il richiamo della stampigliatura non vale per la cronaca giudiziaria in senso stretto altrimenti, oltre al diritto all'informazione, non sarebbe salvaguardato nemmeno il principio della pubblicità dell'esito dei processi La sentenza diffusa il 16 giugno, nella sua ìntegralità, riguarda la vicenda di un imputato per violenza sessuale, Carmine L., condannato definitivamente a tre anni di reclusione, al quale la Corte di Appello di Bologna, lo scorso dicembre, aveva concesso il beneficio della sospensione della pena. Ad avviso del pm, invece, Carmine L., non poteva usufruire del beneficio. Ma la Cassazione con la sentenza 22742/05 della Terza sezione penale ha confermato la decisione della corte felsinea. I due precedenti verdetti oscurati con le sentenze 18993 e 19451/2005 su un avvocato truffaldino e un usuraio sono stati gli unici casi di sbianchettatura del 2005. Un peccato di eccesso di zelo nell'applicare la legge 196/2003. Sull'argomento era sceso in campo più volte il presidente dell'Ordine dei Giornalisti della Lombardia, che aveva sottolineato l'errore nel quale era incorsa la Cassazione. Pubblichiamo qui di seguito l'intervento più recente di Franco Abruzzo, che ha vinto su tutta la linea.  
     
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