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Notiziario Marketpress di Giovedì 07 Luglio 2005
 
   
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  UN CONTESTO DIFFICILE PER I PICCOLI OPERATORI ECONOMICI ITALIANI DIMINUISCONO LE MICROIMPRESE ATTIVE E CALA LA PROPENSIONE ALLO SVILUPPO MENTRE AUMENTANO LA RISCHIOSITÀ ECONOMICO-FINANZIARIA E DI CREDITO. NEL 2004 IL 58,3% DEI POE NON HA EFFETTUATO INVESTIMENTI, RISPETTO AL 47,6% DEL 2003.  
   
  Milano, 7 luglio 2005 - Diminuisce in Italia la dinamicità dei Poe, ovvero le imprese con fatturato inferiore ai 2,5 milioni di Euro e/o meno di 10 addetti, mentre aumenta il rischio economico-finanziario e anche il rischio di credito mostra trend crescenti tra marzo 2004 e marzo 2005 (+6,3% il tasso di decadimento a 180 giorni e +1,2% il tasso di insolvenza grave, che si attesta all'1,60% a marzo 2005). Nel 2004 il segmento dei Poe ha mostrato una difficoltà crescente a contribuire al rafforzamento del tessuto imprenditoriale italiano, dal momento che si è registrata una contrazione delle imprese attive del 5,67%, a fronte di un aumento dell'1,32% per l'universo totale delle imprese.Questi sono gli aspetti principali che emergono dalla quinta edizione dell'Osservatorio sulla Finanza per i Piccoli Operatori Economici, il rapporto frutto della collaborazione tra Crif Decision Solutions e Nomisma che fornisce con cadenza semestrale informazioni strutturate sulle microimprese italiane. La monografia dell'Osservatorio è stata dedicata agli strumenti e ai processi finanziari che i Poe possono utilizzare per l'avvio della propria o di nuove iniziative imprenditoriali. L'analisi dello scenario macroeconomico La crescita dell'economia mondiale, che si attesta al 5,1% nel 2004 toccando il valore più elevato tra quelli registrati da oltre due decenni, non ha avuto effetti significativi in Italia. Nel nostro paese nel 2004 il prodotto interno lordo è cresciuto dell'1,2% - in lieve aumento rispetto al 2003, quando il tasso di crescita è stato di poco superiore allo zero - ma rimane comunque inferiore alla media dell'area Euro (+2,1%). Le importazioni di beni e servizi sono aumentate del 2,5%, seguendo il trend crescente degli ultimi anni, così come sono cresciute le esportazioni (+3,2%), pur registrando una contrazione del contributo proveniente da alcuni settori (tessile e abbigliamento, cuoio e prodotti in cuoio, industrie manifatturiere, compreso il comparto del mobile) a causa di una erosione delle quote di mercato dovuta alla concorrenza dei paesi emergenti. Le previsioni di crescita per il 2005 variano da un tasso di crescita negativo secondo l'Ocse (-0,6%) ad un valore massimo dell'1,4% secondo Confindustria. Nell'area Euro le previsioni per il 2006 mostrano un lieve rafforzamento del Pil: in questo contesto le previsioni per l'Italia variano da un minimo dell'1,1% secondo l'Ocse ad un massimo del 2,0% secondo l'Imf. Struttura, finanza e comportamento dei Poe La piccola impresa continua ad essere l'elemento caratterizzante dell'economia italiana tanto che il 95% del tessuto produttivo nazionale è rappresentato dalla microimpresa. Tuttavia, nel 2004 il segmento dei Poe ha evidenziato una contrazione del 5,67% delle imprese attive, a fronte di un aumento dell'1,32% per l'universo totale delle imprese. Per le microimprese, la forma giuridica che ha registrato la contrazione più rilevante è quella dell'impresa individuale (-6,27%) seguita da altre forme di impresa (-5,6%). Tra società di persone e società di capitali sono le prime a diminuire in modo più consistente così che, in un quadro di contrazione diffusa, le società di capitale sono quelle che subiscono il calo meno accentuato (-3,85%). Inoltre, si contrae l'attività di investimento dei Piccoli Operatori Economici che porta ad una diminuzione della dinamicità. Si tratta, dunque, di un quadro non positivo, in cui alla diminuzione degli investimenti si associa una minore coerenza tra le scelte strategiche e le scelte finanziarie. Il dato di sintesi mostra infatti che nel 2004 il 58,3% dei Poe non ha effettuato investimenti, percentuale superiore a quella registrata nel 2003 quando i Poe che non hanno investito erano stati il 47,6%. L'analisi dinamica dei bilanci di aziende Poe ha anche consentito di posizionare i singoli settori rispetto a due variabili fondamentali nella valutazione della solvibilità dei Poe: la vulnerabilità dell'azienda nel breve periodo e le prospettive di redditività per le imprese. La valutazione ha tenuto conto dei principali indicatori impiegati dagli istituti di credito nella misurazione della rischiosità dei Poe, portando a individuare tre raggruppamenti: - In peggioramento sono i settori che hanno subito una contrazione della redditività in concomitanza con un indebolimento della struttura patrimoniale. Tali settori sono l'abbigliamento e le calzature, il legno e i mobili, la stampa e l'editoria, le attività immobiliari ed i ristoranti. - Tra i settori in fase di incertezza, ossia quelli con una redditività stabile e un indebolimento della struttura patrimoniale, troviamo i bar, la lavorazione dei minerali non metalliferi e la meccanica (quest'ultima subisce un forte indebolimento della struttura patrimoniale). Esistono altri settori che nonostante abbiano subito un indebolimento della struttura patrimoniale hanno goduto di una crescita della redditività, come l'agricoltura e i relativi servizi, i servizi privati (dei quali peraltro la struttura patrimoniale si è indebolita fortemente) e i servizi alle imprese. - Infine, in fase di miglioramento sono i settori che riescono a consolidare la propria struttura patrimoniale in concomitanza con una redditività stabile o in crescita. Il commercio all'ingrosso, gli intermediari del commercio, il commercio e la riparazioni di autoveicoli, le costruzioni e l'installazione impianti nell'edilizia e l'elettromeccanica presentano una redditività stabile. L'analisi della dinamicità e del rischio economico-finanziario dei Poe Un'ulteriore lettura dei cambiamenti in atto nel mondo dei Poe deriva dall'indagine diretta realizzata dall'Osservatorio Crif Decision Solutions - Nomisma su tutto il territorio nazionale e finalizzata a misurare la propensione allo sviluppo e a valutare la coerenza tra scelte economiche e scelte finanziarie dei Poe (rischio economico-finanziario). Anche in questo ambito di analisi sono state individuate due distinte tipologie di comportamento: - I settori con le peggiori performance, ovvero quelli con bassa propensione allo sviluppo (dinamicità) ed elevato rischio economico-finanziario. Tra questi emerge il settore stampa ed editoria, che si colloca in una posizione di difficoltà, soprattutto se confrontata con gli altri settori, sia per il peggiore livello di rischio economico-finanziario e di propensione allo sviluppo, sia per essere il comparto che in termini dinamici ha registrato performance altamente negative rispetto all'anno precedente. In posizione meno estrema, ma pur sempre non positiva, sono il sistema moda, che conferma le insistenti difficoltà dell'intero settore, il commercio e riparazione di autoveicoli, il commercio al dettaglio, e i trasporti e comunicazioni. - I settori con le migliori performance: questa categoria comprende invece i settori con il migliore posizionamento in termini di propensione allo sviluppo (livello medio) e rischiosità economico-finanziaria. In questo ambito si distinguono il settore della lavorazione dei metalli e quello della gomma e plastica. In effetti, va sottolineato che sono pochi i settori con queste caratteristiche e che nel confronto con il 2004 questa categoria si è ridotta a causa del peggioramento di alcuni settori che sono rientrati in una categoria a più bassa propensione allo sviluppo. In tal senso, il peggioramento ha riguardato principalmente il settore alimentare, quello delle costruzioni e installazione impianti per l'edilizia e stampa ed editoria. Ciò che dunque risulta rilevante e che appare preoccupante è il sostanziale e generalizzato peggioramento della propensione ad investire da parte dei Poe. Questo appare come un segnale di attesa degli operatori che, peraltro, mostrano ancora una scarsa attenzione alle problematiche finanziarie legate alle diverse tipologie di investimento. Sempre dai dati raccolti tramite l'indagine diretta svolta presso i Poe, per quanto riguarda l'analisi territoriale nel 2005 si evidenzia un incremento generalizzato della rischiosità economico-finanziaria delle piccole imprese rispetto al 2004. In particolare si rileva: - un sostanziale mantenimento della gerarchia delle macroaree in termini di rischiosità economico-finanziaria complessiva che vede il Nord Est in posizione meno rischiosa seguito, nell'ordine, da Nord Ovest, Centro, Sud e Isole; - se si considera soltanto la componente endogena del rischio (cioè il rischio che deriva dalle scelte operative dell'imprenditore) si nota un peggioramento complessivo di tutte le macroaree, più accentuato per il Centro e il Nord Ovest; - in termini di propensione allo sviluppo cambia invece la posizione delle macroaree: il Nord Est diventa fanalino di coda preceduto dalle migliori performance del Sud e Isole, del Centro e del Nord Ovest, che passa dalla terza posizione del 2004 all'area più dinamica nel 2005. Va comunque sottolineato che, in realtà, la minore propensione ad investire è la caratteristica dominante di tutte le aree geografiche. L'analisi della rischiosità del credito ai Piccoli Operatori Economici Sul piano del rischio di credito l'analisi conferma il quadro complessivo, sia a livello territoriale, sia a livello settoriale. In particolare, viene evidenziato un trend crescente del rischio. - Infatti, anche se il tasso di sofferenza segnala una contrazione del rischio nell'ultimo trimestre, passando dal 5,33% di dicembre 2004 al 5,06% di marzo 2005, le evidenze in ragione d'anno che provengono dal tasso di decadimento e dall'indicatore di insolvenza grave (tasso di decadimento a 180 giorni pari a 2,17% a marzo 2005, +6,3% rispetto al marzo del 2004. Tasso di insolvenza grave 1,60% a marzo 2005, +1,2% rispetto a marzo 2004) riportano i segnali in atto del deterioramento della qualità del credito, evidenziando quindi una situazione prospettica che dovrebbe portare ad una evoluzione non positiva di tutti gli indicatori di rischio. - La declinazione del tasso di decadimento a 180 giorni per aree geografiche evidenzia ancora una volta crediti poco performanti nel Mezzogiorno rispetto alle altre aree geografiche (2,45%). Il Nord Est (1,94%) segnala, anche tramite questo indicatore, una fase di difficoltà. In lieve miglioramento il Centro, mentre il Nord Ovest con una contrazione del rischio pari quasi al 7%, si colloca al primo posto nella gerarchia territoriale. - Per quanto riguarda il tasso di sofferenza, l'analisi territoriale rivela che il Nord Est è meno rischioso delle altre aree (anche se con il 3,95% di marzo 2005 è di oltre 6 punti percentuali superiore ai valori del marzo 2004). Il Centro (con un tasso del 5,68%, in peggioramento rispetto all'anno precedente) registra un livello di sofferenza maggiore rispetto a quello del Sud e Isole (5,58%, in lieve flessione rispetto al marzo 2004) e del Nord Ovest (4,92%, in netto miglioramento rispetto all'anno precedente). L'analisi per forma giuridica indica che in termini di livello, sul lungo periodo, il tasso di sofferenza è più elevato per le ditte individuali rispetto alle società di capitale e alle società di persone. Il rischio per le ditte individuali segue il trend registrato a livello nazionale e porta l'indicatore a livelli inferiori (5,26%) rispetto a quelli registrati a dicembre 2004. Analogamente si comportano le società di persone (4,21%), con il valore più basso registrato nell'ultimo anno di osservazione, così come le società di capitale che riducono il rischio al 4,89%. L'analisi per settore evidenzia come il perdurare di una congiuntura sfavorevole stia prolungando la fase di debolezza dei settori tradizionali della manifattura nazionale e, in primis, del tessile e abbigliamento (tasso di sofferenza al 7,74%). Per quanto riguarda i servizi alle comunicazioni (7,34%) e alberghieri (7,57%), la rischiosità di questi Poe è da attribuire soprattutto all'incapacità di onorare il debito contratto per via delle difficoltà ad attingere a fonti interne, mancando spesso una adeguata solidità patrimoniale. Buone performance nell'ultimo trimestre, confermate anche dall'analisi del tendenziale, dal comparto delle macchine agricole industriali (3,69%), dall'agricoltura (2,64%) e prodotti in metallo (3,96%), sebbene l'analisi dinamica mostri per questi ultimi settori evidenti segnali di accelerazione verso un peggioramento del rischio. La monografia di questa edizione dell'Osservatorio Crif Decision Solutions - Nomisma focalizza l'attenzione sui primi stadi di vita di un'impresa, cercando di approfondire gli aspetti legati alle modalità di finanziamento da parte degli Istituti di credito e gli elementi collegati al profilo di rischio delle aziende start-up. Il finanziamento del capitale di rischio delle aziende start-up è oggi sostanzialmente destinato al settore high-tech e a quelle aziende che già nascono con una certa consistenza patrimoniale e strutturale. Tuttavia, questa impostazione non sta dando risultati particolarmente soddisfacenti considerando che i trend già molto risicati evidenziati dall'andamento della finanza specializzata nel 2003 hanno visto un'ulteriore contrazione nel 2004. Questo colloca l'Italia su valori che sono circa la metà di quelli spagnoli, un terzo di quelli tedeschi e un quinto di quelli francesi. Il mercato dei capitali di rischio risulta sempre più distante dalla realtà imprenditoriale nel suo complesso e l'Italia rimane in posizione subordinata rispetto ai principali paesi europei. Ad oggi, il finanziamento dei Poe avviene per lo più attraverso un finanziamento di debito e non di capitale di rischio. In tale ambito, raramente il processo valutativo prende in considerazione il "business plan" della nuova azienda Poe e, più frequentemente, viene valutata la solidità patrimoniale dell'imprenditore. Attraverso le analisi condotte dall'Osservatorio è stato possibile evidenziare come la difficoltà di accedere al credito attraverso i canali specialistici induca spesso i titolari dei Poe a reperire i fondi necessari all'avviamento attraverso il canale del credito personale e finalizzato, mettendo in luce che questo tipo di cliente si rivela disposto a sostenere costi più elevati di accesso al credito pur di ottenere in modo più fluido e veloce il finanziamento. Inoltre, l'atteggiamento prudenziale riservato dagli Istituti di credito nei confronti delle nuove iniziative imprenditoriali sembra giustificato anche dal fatto che il rischio delle aziende Poe nuove nate risulta effettivamente più elevato di quello delle aziende già avviate, quantomeno nei primi 12 mesi di vita. Quindi, considerando anche le evoluzioni indotte da Basilea Ii, il maggior rischio rappresentato dai finanziamenti alle nuove aziende Poe potrebbe essere affrontato in futuro più dal lato delle politiche di prezzo che dal controllo dell'accesso al credito. Infine, se è vero che nella valutazione dei Poe gli istituti di credito privilegiano la struttura patrimoniale dell'azienda e dell'imprenditore rispetto alla "business idea", va anche detto che una cultura del "business plan" non è ancora particolarmente diffusa tra le aziende. Viceversa, alcuni dei maggiori gruppi bancari hanno mutato atteggiamento, dando vita ad iniziative commerciali verso i Poe che si configurano come un vero e proprio percorso di avvio il cui fulcro è rappresentato dalla stesura di un business plan.  
     
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