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Notiziario Marketpress di Venerdì 26 Marzo 2004
 
   
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  LO SCIENZIATO? UN PO’ STRAVAGANTE, MA ALTRUISTA E AFFIDABILE  
   
   Roma, 26 marzo 2004 - Che cosa pensano i giovani della scienza? E degli scienziati? Che peso ha, per i ragazzi, la ricerca nello sviluppo del Paese? Mentre i luoghi della scienza sono presi d’assalto dagli studenti che, fino a domenica 28 marzo, incontreranno, a scuola o nei laboratori, i ricercatori del Cnr in occasione della Xiv Settimana della cultura scientifica e tecnologia, a rispondere a questi interrogativi è l’Irpps, Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Cnr che ha effettuato un sondaggio su un campione di 800 ragazzi di età tra i 18 e i 29 anni. "Emerge che la fiducia verso la scienza non è acritica", spiega Enrico Pugliese, direttore dell’Irpps – Cnr, "ma è accompagnata da dubbi e da un atteggiamento diverso da quello dei giovani di 40 –50 anni fa". La scienza, in particolare le nuove tecnologie e le scoperte scientifiche rientrano tra gli argomenti di interesse degli under 29 rispettivamente con il 32,1 e il 24,5 per cento delle preferenze. In cima alla lista, ovviamente, musica (52,9 per cento) e sport. Ma non solo gli argomenti scientifici interessano, i ragazzi ne vorrebbero sapere di più soprattutto a proposito di medicina (66,6 per cento), storia (51,4) ed economia (45). "Una disciplina questa che possiamo considerare emergente tra quelle che maggiormente interessano questo target", commenta Pugliese. E se televisione e riviste scientifiche sono i mezzi d’informazione preferiti, è la scuola a finire sul banco degli imputati. Per il 58 per cento degli intervistati, infatti, l’insegnamento delle discipline scientifiche non è sufficientemente sviluppato e, soprattutto, per 86 ragazzi su 100, non è collegato al mondo del lavoro. La sfiducia in generale investe la politica della ricerca: per il 53,1 per cento l’Italia non è competitiva e per il 50,6 non è all’avanguardia nel campo delle conquiste scientifiche e tecnologiche. Due terzi degli intervistati ne attribuisce le cause agli scarsi investimenti da parte dello Stato e dei privati, anche se è convinzione dell’84,1 per cento che l’onere dei finanziamenti dovrebbe essere a carico del settore pubblico. E se la ricerca italiana appare debole agli occhi dei giovani, così non è per la figura dello scienziato, considerata la seconda professione più importante per la società dopo quella dell’imprenditore. Un posto che i ricercatori italiani hanno ben diritto di occupare visto che per il 66 per cento degli intervistati sono persone affidabili. Magari solo un po’ stravaganti, come sostiene il 54,6 per cento.  
     
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