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Notiziario Marketpress di Lunedì 26 Aprile 2004
 
   
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  IL CAMEC DI LA SPEZIA OSPITA LA BELLA MOSTRA CON CATALOGO MAZZOTTA TINGUELY E MUNARI. OPERE IN AZIONE DAL 23 MAGGIO AL 3 OTTOBRE  
   
  La Spezia, 26 aprile 2004 - Apre a La Spezia sabato 22 maggio 2004 il nuovo Centro d’Arte Moderna e Contemporanea, diretto da Bruno Corà e realizzato per volontà dell’Amministrazione comunale insieme con la Provincia, la Fondazione Cassa di Risparmio della Spezia, la Camera di Commercio, l’Azienda Promozione Turistica e l’Istituzione Servizi Culturali del Comune della Spezia. La Spezia, importante centro marittimo situato nel suggestivo Golfo dei Poeti, così definito per la straordinaria tradizione di presenze che lo hanno abitato, da Shelley a Byron, da Marinetti a Montale, è meta di migliaia di visitatori provenienti da tutto il mondo. L’evento, in sé significativo, riveste particolare importanza se si considera che la nuova struttura culturale prende avvio nel 2004, anno in cui Genova riveste il ruolo di Capitale Europea della Cultura. La Spezia, pertanto, dotata dei suoi noti musei cittadini (Museo Amedeo Lia, Museo Diocesano, Museo Archeologico, Palazzina delle Arti, Museo del Sigillo), con la nuova istituzione intende rispondere a una esigenza non più ignorabile di interlocutorietà con le analoghe strutture europee per l’arte contemporanea, svolgendo un ruolo attivo di nell’impegno italiano per la cultura visiva internazionale. Per tale occasione, accanto all’esposizione delle proprie raccolte di arte moderna e contemporanea formatesi nel Xx° secolo con il Premio del Golfo, la collezione Cozzani e la collezione Bettolini e ad altre iniziative, è stato ideato il grande evento tinguely e munari. Opere in azione, di particolare rilevanza artistico-scientifica, che costituirà un grande richiamo a livello internazionale, oltre che per la città stessa. Il progetto della mostra tinguely e munari si basa in larga parte sulla condivisa qualità e gli interessi poetici dei due artisti che, pur di diversa generazione, occupano un posto centrale nelle espressioni artistiche determinatesi nella seconda metà del Xx secolo per la loro attività assolutamente pioneristica nell’ambito dell’arte cinetica. Infatti, se Munari inizia precocemente il suo innovativo percorso artistico più o meno negli anni in cui Tinguely viene alla luce, sarà quest’ultimo che, vedendo incoraggiata e fortemente stimolata la propria vocazione dall’incontro con l’artista italiano imprimerà all’esperienza dell’arte in movimento una sua propria cifra inconfondibile, giungendo a “un tipo di arte moderna, dinamica, gioiosa, deliberatamente sconcertante, ironica, critica, suggestiva e satirica” (Hulten). La mostra, realizzata in collaborazione con le Fondazioni e le Istituzioni museali responsabili della tutela dell’opera degli artisti – in particolare il Musée Jean Tinguely di Basilea - annovera circa 50 opere di Tinguely di dimensioni medio grandi e altrettante di Munari. Questa prima importante iniziativa, che da maggio a ottobre 2004 avvia ufficialmente l’attività negli ambienti del Centro d’Arte Moderna e Contemporanea situato nel cuore della Spezia è ideata e progettata da Bruno Corà, direttore del Centro, e da Pietro Bellasi, e si avvale della curatela degli stessi ideatori, di Alberto Fiz e di Guido Magnaguagno, direttore del Musée Jean Tinguely di Basilea. Un’originale e significativa pubblicazione, edita da Mazzotta, verrà realizzata per la circostanza e comprenderà, oltre a una folta documentazione fotografica delle opere e degli artisti, le loro biografie, numerosi saggi critici dei curatori e una nutrita serie di apparati. « […] lo so […] quello che faccio corrisponde a qualcosa che è nell’aria […] l’assurdità totale, l’aspetto folle, autodistruttivo, ripetitivo, giocoso delle macchine condannate al loro vai - e – vieni […] sento proprio di far parte di questa società […] » (Jean Tinguely). La ricerca e l’interpretazione causticamente satirica, irrispettosa, ludica e spesso anche drammatica del macchinismo e, più in generale, della tecnologia e della sua onnipotente razionalità occupano la vita appassionata di Jean Tinguely fino dalla metà degli anni Cinquanta del secolo scorso e sono ampiamente rappresentate nella mostra della Spezia con circa 50 opere anche di grandi dimensioni. Dalle prime composizioni semoventi d’ispirazione più costruttivista dove i movimenti lenti introducono l’idea della “casualità” e della “inutilità funzionale” accompagnate da una straordinaria raffinatezza formale (Blanc Jaune er noir, Méta-malevitch); alle vere e proprie “macchine”, come quelle che disegnano automaticamente (Méta-matic No. 14). La serie dei Baluba dell’inizio degli anni Sessanta, per l’eterogeneità dei loro materiali (piume, stracci, brandelli di pelliccia, ferraglia varia) e per la scompostezza dei loro movimenti costituiscono senza dubbio le opere più “anarchiche” e irridenti nei confronti della fredda e disumana operatività tecnologica. Un po’ come le altre macchine “prigioniere” dei loro movimenti che Tinguely sviluppa fino a tutti gli anni Settanta e che sono ampiamente rappresentate in mostra con le loro sorprendenti, affascinanti “trovate” (Char Mk, Bosch No. 2, Incitation à la Création, ecc.). I 10 metri del fantasmagorico e divertente Maschinenbar (1960-1985) invita i visitatori a scegliere il loro grottesco e inquietante “giocattolino” come si fa con gli aperitivi. É una delle grandi composizioni che il nuovo Museo di La Spezia ospiterà. Come i giganteschi marchingegni degli anni Ottanta: Pit-stop e Viva Ferrari; questi due ultimi che testimoniano la grande passione dell’artista svizzero per l’automobilismo e per i leggendari bolidi di Maranello. Una sala della mostra sarà totalmente dedicata alle sculture semoventi che rappresentano grandi filosofi trasformati in macchine concettuali: Friedrich Engels, Wedekind, Pjotr Kropotkin, Martin Heidegger, Jacob Burckhardt. Non mancheranno opere mai esposte prima come le bizarre lampade, le sedie e i tavoli recentemente ritrovati, progettati nel 1987 per un ritrovo di Kyoto. Sulla terrazza, da dove si gode una vista straordinaria della città, ma anche delle Apuane e dello splendido Golfo dei Poeti, dialogheranno due particolari opere di Tinguely e Munari dedicate agli elementi naturali: una Fontana dell’artista svizzero e Un Giocattolo per il vento dell’italiano. La sezione della mostra dedicata a Bruno Munari presenta anch’essa circa 50 opere incentrate sul concetto della macchina, il tema che che più influenzò Jean Tinguely il quale, più volte, si rivolse a lui definendolo suo maestro. Tra i due artisti ci fu uno scambio intellettuale molto intenso e non va dimenticato che le macchine inutili, realizzate da Munari sin dalla metà degli anni Trenta, così come le macchine aritmiche, rappresentarono un punto di riferimento imprescindibile per la successiva indagine condotta dallo scultore svizzero. Il tema della macchina nell'opera di Munari viene affrontato per la prima volta nella sua globalità in questa rassegna di La Spezia che presenta le macchine inutili, le macchine aritmiche, le alte tensioni, ma anche le sensitive, i concavi-convessi, i flexi e le sculture da viaggio. Un posto di rilievo, poi, spettano alle proiezioni dirette e alle proiezioni a luce polarizzata che pongono Munari come uno degli anticipatori del concetto moderno di videoinstallazione. In questa circostanza, dunque, la macchina non va intesa nel suo significato tradizionale, ma come indagine psicologica del movimento, come meccanismo che mette in moto un processo percettivo. L'arte per Munari entra nella vita per sviluppare un nuovo rapporto con la conoscenza dove il senso unitario passa attraverso la convivenza degli opposti, siano esso il concavo e il convesso, il ritmo che contempla l'aritmia come nel caso delle macchine aritmiche o la funzionalità trasformata in una macchina inutile. La mostra presenta, inoltre, alcune opere emblematiche dell'iter artistico di Munari provenienti da collezioni italiane e straniere tra cui due macchine inutili del 1947 e 1948 mai esposte in precedenza in Italia, la Sensitiva del 1940, la Tavola tattile del 1938, e la Macchina inutile del 1934 in guscio di zucca, bacchette e alluminio. Quest'ultima rappresenta il punto di partenza di una creazione che prende in contropiede il futurismo, movimento a cui lo stesso Munari ha preso parte e l'accademismo novecentesco. "Io, con le mie macchine inutili, facevo proprio ridere, tanto più che questi oggetti erano costruiti con sagome di cartoncino dipinto a tinte piatte e qualche volta una palla di vetro soffiato; il tutto tenuto assieme da bastoncini di legno fragilissimo e fili di seta. L'insieme doveva essere molto leggero per girare con l'aria e il filo di seta andava benissimo per disperdere la torsione", scriveva Munari ricordando la prima volta che espose le sue macchine inutili alla galleria Pesaro di Milano nel 1933. Nel Dipartimento Educazione del Centro, durante i mesi di apertura della mostra, sono previsti seminari e laboratori, oltre che conferenze sull’opera dei due grandi artisti. Per informazioni: 0187 734593: camec@comune.Sp.it  
     
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