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Notiziario Marketpress di
Martedì 27 Aprile 2004
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IL MASSMEDIOLOGO IGOR RIGHETTI INTERVIENE SULL’INTERVISTA DI BONOLIS AL SERIAL KILLER BILANCIA |
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Roma, 27 aprile 2004 - “Paolo Bonolis non è un professionista dell’informazione ma un intrattenitore, non toccherebbe a lui affrontare certe tematiche. Non si può ridurre a spettacolo la morte di 17 persone e soprattutto non si può riesumare il responsabile di delitti efferati e farne una star televisiva con il rischio di influenzare persone psicolabili a conquistare la notorietà in modo simile. Ma un punto percentuale di share vale decine di migliaia di euro di pubblicità”. “L’intervista rilasciata dal serial killer Donato Bilancia al conduttore Paolo Bonolis solleva diversi interrogativi. Per cominciare, la guerra degli share rischia di toccare punte di diseducazione e di volgarità che a lungo andare potrebbero provocare un effetto contrario, il migliore, in questo caso, sarebbe quello di spegnere il televisore in segno di protesta o di rinuncia all’informazione che spettacolarizza le disgrazie altrui. Paolo Bonolis non è un professionista dell’informazione ma un intrattenitore, non toccherebbe a lui affrontare certe tematiche. L’intervista trasmessa ieri sera durante Domenica in è un esempio di diseducazione perché non si può ridurre a spettacolo la morte di 17 persone e soprattutto non si può riesumare il responsabile di delitti efferati e farne una star televisiva con il rischio di influenzare persone psicolabili a conquistare la notorietà in modo simile. E’ come dire che le persone più ammazzano, più fanno cose eclatanti e più conquistano la televisione. E’ una cosa ignominiosa e aberrante. Ieri è stato affrontato un tema delicato in modo inopportuno, irriguardoso nei confronti dei familiari delle vittime di Bilancia, sconveniente sia per il tipo di programma, il format per eccellenza delle famiglie italiane, sia perché inadeguato a una persona che di professione fa lo showman. Un giornalista non avrebbe fatto domande morbose e soprattutto, avrebbe risposto del suo operato a un ordine professionale. Inoltre, non avrebbe consentito al serial killer di monopolizzare il racconto, di narrare i fatti strumentalizzandoli a proprio vantaggio senza elementi concreti per replicare e contraddire l’intervistato. E poi l’orario più indicato per un certo tipo di informazione è quello della seconda fascia oraria, quando c’è uno spirito critico da parte dello spettatore. In passato Bonolis aveva già fatto il suo massimo indice di share - consideriamo che un punto percentuale vale decine di migliaia di euro di pubblicità - con l’intervista alla sensitiva. In certi casi, lo ripeto, consiglio di spegnere il televisore e accendere la radio o leggere un buon libro”.
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