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Notiziario Marketpress di Giovedì 29 Aprile 2004
 
   
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  CONVEGNO & INDAGINE ASSINTEL IMPRESE ICT: REDDITIVITÀ, BENCHMARK E BASILEA2 STATO DELL’ARTE, PROSPETTIVE E TENDENZE RISULTATI DI UNA RICERCA DI MERCATO CONDOTTA NEI MESI DI FEBBRAIO E MARZO 2004 SU OLTRE 600 BILANCI DI 300 SSI ITALIANE (2001-2003)  
   
  Milano, 29 aprile 2004 – Si è tenuto ieri a Milano presso Palazzo Castiglioni il convegno “Imprese Ict: Redditività, Benchmark e Basilea2. Stato dell’arte, prospettive e tendenze”, organizzato da Assintel e Camera di Commercio di Milano, in collaborazione con l’Unione del Commercio, del Turismo, dei Servizi e delle Professioni della provincia di Milano e di Promo.ter Unione. Nel corso del convegno sono stati presentati i risultati di un’indagine Assintel condotta nei mesi di febbraio e marzo 2004 su oltre 600 bilanci (2001/2003) di 300 Ssi, di cui il 60% nell'area di Milano e provincia, con un range di fatturato che va da 267.000 a 600.000.000 euro. Al convegno, presentato da Ignazio Rusconi Clerici, Presidente Assintel, e moderato da Claudio Sonzogno, direttore di Asca, Agenzia Stampa Quotidiana Nazionale, sono intervenuti Daniele Carboni, consigliere Assintel e Presidente Opera21, che ha illustrato il punto di vista dell’imprenditore It e l’impatto di Basilea2 sulle Pmi informatiche, mentre Simona Beltrame e Alberto Aliverti, Amministratore Delegato e Area Manager Finance di Tns Infratest hanno presentato i risultati della ricerca. Tra i relatori, Maurizio Panetti, Vice Presidente At Kearney Italy e socio del Club Solvi Net, che ha illustrato i cambiamenti previsti nel rapporto Banca/cliente e Vittorio Guerriero Conti, Responsabile Direzione Risk Management di Banca Intesa, che ha affrontato il ruolo delle banche nel nuovo scenario. L’indagine Assintel Scenario Mercato e Scopo dell’Indagine - Nel corso degli ultimi tre anni, il mercato It ha fatto registrare un trend meno dinamico del periodo 2000-2001 o comunque al di sotto delle aspettative. In questo contesto, caratterizzato da una domanda e una offerta deboli e al contempo da un’intensa competizione, diviene sempre più critico il processo di conoscenza e di revisione delle strutture, operativa, patrimoniale e finanziaria. Ad accrescere queste tensioni e criticità concorrono in parte fattori specifici del mercato It oltre a fattori generali relativi al contesto macroeconomico. Tra i fattori specifici, oltre al trend negativo della spesa It a livello europeo e ancor di più a livello nazionale, sono da annoverare anche la sempre maggiore numerosità delle imprese straniere presenti nel mercato italiano, la nascita di aziende It derivate da spin-off operati da Gruppi Industriali o Finanziari, e i sempre più frequenti fenomeni di Merger & Acquisition, e cosi via dicendo. Per ciò che concerne il contesto macroeconomico, sono da rilevare il rallentamento dell’economia italiana e, specie per le Pmi, i timori che scaturiscono dagli Accordi di Basilea 2 in merito alla presunta difficoltà e/o onerosità di accesso al credito bancario. Queste le ragioni, in sintesi, della necessità di rilevare benchmark del mercato It con cui confrontarsi per comprendere il posizionamento aziendale e desumerne misura e direzione dei cambiamenti da operare per ottenere livelli di redditività maggiori. Per quanto riguarda il dibattito attorno a Basilea 2, e quindi all’accordo che regolamenta la gestione del credito bancario, si è ritenuta prioritaria una verifica dei benchmark di solidità del settore Ssi per favorire il processo di miglioramento del rating, attraverso un processo di autovalutazione che definisca le aree di intervento, focalizzandosi sulle risultanze di bilancio. Il contributo di questa indagine è dunque di fornire parametri di riferimento per l’individuazione delle dinamiche reddituali e finanziarie del passato e del futuro, per definire la solvibilità e prendere in esame l’impatto degli interventi sulla redditività aziendale. Il campione - Per l’indagine è stato utilizzato un campione di 300 Ssi, Società di Software e di Servizi, milanesi ed italiane, per le quali sono stati raccolti e aggregati i dati desunti dai bilanci ufficiali depositati relativi al biennio 2001-2002. Si è ritenuto opportuno integrare i dati così consolidati con i bilanci 2003 (quando disponibili) – per un totale di oltre 600 bilanci esaminati - per fornire le linee di tendenza degli stessi nell’esercizio successivo a quello di analisi. Il 30% degli operatori inclusi nel campione è costituito da Pmi e il resto da imprese di grandi dimensioni con fatturato superiore ai 7 milioni di euro. I dati aggregati di questo campione evidenziano un fatturato medio del biennio pari a circa il 50% (10.000 milioni di euro) dell’intero mercato nazionale It (pari a 22.200 milioni di euro - Fonte Sirmi 2001/2002) mentre il fatturato aggregato del sotto-campione delle aziende operanti in Milano e provincia ne rappresenta il 23% circa. La variabilità dei fatturati delle singole aziende è notevole, spaziando da un minimo di 267 mila euro ad un massimo di 602 milioni di euro. Ai fini dell’indagine, il campione è stato analizzato considerando tre comparti: l’intero campione composto da 300 aziende; il comparto delle 177 aziende di Milano e provincia incluse nel campione; il sotto campione delle 100 aziende best in class. Le aziende best in class sono state individuate applicando il criterio prescelto di valutazione della redditività a ciascuna delle aziende del campione ed estraendone, successivamente, le 100 aziende con le migliori performance reddituali. Variabili di fatturato del campione - A fronte di una flessione della spesa It del mercato italiano nel 2002 rispetto al 2001, stimata da varie fonti da un -2,2% a un -3,5%, le aziende del campione hanno fatto registrare una crescita di fatturato intorno al +6%. Le imprese di Milano e provincia analizzate hanno registrato un tasso di crescita intorno al +3%. Le 100 aziende best in class fanno invece registrare un tasso di crescita medio del +19%. Il fatturato per addetto relativo all’intero campione raggiunge in media il valore di 145 mila euro, ma con un elevato grado di variabilità. I livelli più elevati si registrano nelle Pmi (fascia da 1 a 50 addetti), in cui si raggiunge una media di 583 mila Euro. Le aziende di Milano e provincia presentano un valore pari a 107 mila Euro, inferiore alla media del campione, se pur con un estrema variabilità. Le 100 aziende best in class, invece, registrano un fatturato per addetto in media pari a 297 mila Euro. Analisi della redditività: il R.o.e. (Redditività del Capitale Proprio) e le sue tre componenti - Ai fini di valutare la redditività delle aziende del campione, sono state preliminarmente identificate le aziende con le migliori performance in termini di R.o.i e, all’interno di queste, è stato estrapolato il sotto-campione delle 100 aziende con R.o.e. Superiore alla media dello stesso campione. Di seguito, i risultati emersi facendo ricorso all’analisi combinata degli indici che compongono il R.o.e. E che sono costituiti da: il R.o.i. (Redditività del capitale investito), l’Indice di indebitamento e il tasso di incidenza della gestione non caratteristica. La redditività dell’intero campione, espressa in termini di R.o.e., è pari al -40,4% circa. Relativamente alle aziende di Milano e provincia, se pur negativo, l’indicatore è al di sopra della media, attestandosi attorno al -11,8%. Il R.o.e. Delle 100 aziende best in class, invece, registra un valore medio di eccellenza pari a circa il 20,5%. Il primo dei tre fattori che influenza il R.o.e. È costituito dal R.o.i. E che per l’intero campione assume un valore medio del 2%. Il R.o.i. Delle aziende milanesi è in linea con la media del campione, attestandosi sul 2,2%. Per le best in class invece, il R.o.i. Assume un valore medio pari a 11,3%, vale a dire un tasso di rendimento della gestione caratteristica di assoluto rilievo. Il secondo componente del R.o.e. Dato dal Rapporto di Indebitamento (qui inteso come rapporto tra Capitale Investito e Capitale Proprio) registra un valore medio dell’intero campione pari a 4,3 (per le aziende milanesi 4,2). Le 100 aziende best in class fanno registrare un valore medio pari a 4,7, che pur essendo sostanzialmente in linea con il campione, evidenzia comunque un maggiore sfruttamento della leva finanziaria, attingendo in misura superiore all’indebitamento verso istituti di credito o altri enti finanziatori. L’ultimo fattore che influenza la redditività del capitale proprio è dato dal tasso di Incidenza della Gestione Extra-caratteristica (inteso come rapporto tra l’Utile Netto e il Risultato Operativo). L’intero campione presenta un valore medio pari a -315%, vale a dire che le gestioni finanziaria, patrimoniale, straordinaria e fiscale presentano un saldo netto negativo pari a 4 volte il risultato operativo. Le imprese di Milano e provincia presentano un tasso di incidenza intorno al -125%. Le 100 aziende best in class, invece, fanno registrare un tasso di incidenza pari al 38,5%, significando che la gestione extra-caratteristica apporta un significativo contributo alla redditività aziendale. Scomposizione del R.o.i. - Il R.o.i., a sua volta è stato scomposto nei due indicatori di sintesi: la Redditività delle Vendite e la Rotazione delle Attività. Il Tasso di Redditività delle Vendite è pari a 1,7% per l’intero campione, 1,6% per le aziende milanesi e ben 7,8% per le best in class. La Rotazione delle Attività presenta un valore medio del campione pari a 1,2, per le aziende di Milano e provincia 1,4 e per le best in class un valore pari a 1,5. Mentre per il secondo indice i valori sono sostanzialmente allineati, ciò che fa la differenza tra aziende best in class e il resto delle aziende è dato dalla Redditività delle Vendite, che fornisce la misura in cui ogni 100 euro di vendite si trasformano in risultato operativo. Si nota immediatamente come le best in class siano molto più redditizie (7,8% contro 1,7%) e ciò è principalmente dovuto ad una minore incidenza percentuale del costo del lavoro, mentre del tutto simili a quelle del resto del campione risultano le incidenze del valore aggiunto e degli ammortamenti sulle vendite. Dal momento che il costo del lavoro appare come un fattore facilitante, di seguito quanto emerso da ulteriori analisi ed approfondimenti. Il numero medio di dipendenti per azienda relativo all’intero campione è pari a 264 unità, con un rapporto costo del lavoro/vendite pari al 21,5%. Le aziende di Milano e provincia presentano una numerosità media pari a 277 addetti, con una incidenza del costo del lavoro sulle vendite pari a 20,5%. Le aziende best in class, invece, presentano una situazione del tutto diversa: il numero medio di addetti è pari a 115 e l’incidenza del costo del lavoro pari a 14,7%. Il R.o.i. Deve essere almeno pari (o meglio superiore) al costo medio del denaro, ossia al costo percentuale dei finanziamenti esterni utilizzati per dar vita al capitale investito (il R.o.d. È dato dal rapporto tra la voce oneri finanziari e debiti di natura finanziari), onde valutare la convenienza di un ulteriore indebitamento allo scopo di sviluppare l’attività aziendale. Le aziende best in class presentano un R.o.i. Dell’11,3% e un R.o.d. Del 10%, quindi sono in grado di fare leva sui capitali dei finanziatori esterni per immettere capitale (e quindi attività aziendali) per migliorare la redditività dei soci/proprietari (il R.o.e.). Il campione nel suo insieme, invece, pur avendo un costo del denaro leggermente più economico (8,9%) presenta un R.o.i. Del 2,0%. Per esse quindi non si consiglia un indebitamento ulteriore, dal momento che ciò si tradurrebbe in peggioramenti continui della redditività per i proprietari (R.o.e.) bensì si consiglia una revisione della propria attività caratteristica, per riportare il proprio R.o.i. Al di sopra della soglia del 8,9%. Le aziende milanesi si trovano nella medesima situazione della media del campione, con un R.o.i. Pari al 2,2% e un R.o.d. Medio del 9,9%. Analisi della struttura patrimoniale e finanziaria - Un’analisi di bilancio che si ponga l’obiettivo di valutare lo stato di salute di un’azienda o di un campione di aziende non può prescindere dalla misurazione e valutazione dei principali indici di struttura di liquidità. Per ciò che concerne la struttura si è fatto ricorso all’indice di struttura secondario e per la liquidità si sono utilizzati diversi indicatori tra cui il quick ratio, i giorni medi di incasso e pagamento e il capitale circolante netto. Infine, si presenta qualche osservazione a proposito degli investimenti in immobilizzazioni immateriali e materiali. Il Quick Ratio, uno dei diversi indici di liquidità assume un valore medio pari 0,9 per l’intero campione. Sia le imprese milanesi sia le best in class fanno registrare un valore di Quick Ratio pari a 1,0, leggermente migliore rispetto alla media del campione e attestandosi su un livello di liquidità soddisfacente. L’indice di struttura secondario assume un valore medio di 1,2 per l’intero campione e per le best in class, ed un valore medio di 1,3 per il comparto delle aziende di Milano e Provincia. Ciò significa che l’attivo immobilizzato (che non è destinato a trasformarsi in contante nel breve periodo) è più che finanziato dal passivo permanente (che non comporta esborsi finanziari di breve periodo). Le aziende del settore Ssi si trovano mediamente quindi in una situazione ottimale. Il tempo medio di incasso da clienti è pari a circa 132 giorni e il tempo medio di pagamento a fornitori pari a 120 giorni per le aziende dell’intero campione. Le imprese di Milano e Provincia sono leggermente più efficienti della media del campione, incassando mediamente a 127 giorni e pagando i fornitori a 104 giorni. Molto più ampia è invece la forbice degli incassi e dei pagamenti medi per le aziende best in class, rispettivamente 97 e 118 giorni. Il Capitale Circolante Netto Commerciale misura l’impegno finanziario correlato alla gestione corrente operativa, è stato rapportato al Capitale Investito. Per le aziende dell’intero campione tale indicatore assume un valore medio pari al 27,4%, per le aziende milanesi del 31,1% e per le best in class un valore medio pari a 12,9%. L’impegno finanziario richiesto alle best in class per la propria gestione caratteristica è conseguentemente molto inferiore rispetto alla media del campione, ed è principalmente dovuto alla più ampia forbice tra giorni medi di incasso, di rotazione del magazzino e di pagamento. Il Capitale Circolante Netto Finanziario è un indicatore di liquidità di estrema importanza per esprimere un giudizio sulla struttura finanziaria di una azienda. Le aziende del campione presentano un valore medio pari 5,8%, le aziende milanesi 8,2% e le aziende best in class 6,1%. E’ interessante notare come le aziende Ssi, pur essendo in grado mediamente di far fronte ai propri impegni finanziari di breve periodo, presentano valori medi parecchio al di sopra dello zero, che rappresenta la soglia teorica cui un’azienda dovrebbe tendere per evitare di avere un eccesso di liquidità. Per ciò che concerne gli investimenti in Intangibile Assets, si riscontra che le imprese dell’intero campione fanno registrare un tasso di incremento nel biennio pari al 2%. Le aziende best in class e le aziende milanesi presentano invece maggiori tassi di investimento in immobilizzazioni immateriali (rispettivamente 7% e 8%). Gli investimenti in Immobilizzazioni Materiali fanno registrare trend simili a quanto rilevato per gli intangibile assets, vale a dire che le aziende dell’intero campione mediamente investono per l’1%, le aziende milanesi per il 2% e le best in class per l’8%. Gli effetti del trattato di Basilea2 sulle aziende Ssi - A conclusione dell’indagine si è affrontato il dibattito in merito ai rischi e alle opportunità per il mercato It derivanti dall’accordo di Basilea2. Tale trattato ha fra le sue conseguenze più rilevanti la necessità per le aziende di credito di classificare la propria clientela in base a determinati coefficienti di rischiosità, al fine di limitare gli accantonamenti (e i conseguenti costi) loro imposti. Si è quindi sperimentata una forma di valutazione dello stato di salute e del grado di rischio di credito delle aziende campione e dei suoi due sotto-campioni delle aziende milanesi e delle best in class. Al tal fine, tra i diversi modelli di valutazione del grado di rischiosità elaborati dalle agenzie di rating ufficiale, ci si è serviti di due modelli: lo Z-score e l’Em-score, entrambi elaborati dal professor Edward Altman alla Stern School of Business della New York University. Lo Z-score è noto come modello di previsione delle crisi d’impresa e, a seconda del punteggio raggiunto, si possono trarre sintetiche conclusioni in merito allo stato di salute e affidabilità dell’azienda. L’em-score presenta il vantaggio di basarsi su di un algoritmo assai simile a quello utilizzato dalle agenzie di rating (in particolare Fitch Ibca, ma anche Standards & Poor’s). Lo Z-score relativo alle aziende dell’intero campione presenta un valore medio pari a 1,35, che denota un elevato grado di rischio di insolvenza, mentre le best in class (2,23) e le aziende milanesi (1,77) si trovano in una situazione che consiglia cautela nella gestione ma che si connota, mediamente, per un basso grado di rischio di affidamento. Per ciò che concerne l’Em-score, le aziende dell’intero campione presentano mediamente un rating B-, le best in class Bb e le aziende milanesi B. Quindi le aziende del campione mediamente presentano un significativo rischio di credito (con buoni margini di garanzia per le milanesi e scarsi margini per il campione nell’insieme). Le best in class si trovano invece nella classe di merito Bb, in cui nel breve periodo non esistono pericoli di capacità di insolvenza, pur necessitando di una maggiore riequilibrio patrimoniale e finanziario di medio/lungo periodo. “E’ necessario rendere dinamico uno strumento, il rating, originariamente statico, e quindi evitare che nel mercato Ict si penalizzi la Ricerca e Sviluppo, - dichiara Ignazio Rusconi Clerici, Presidente di Assintel -: la R&s ha chiaramente una redditività a medio termine rispetto a un’Offerta stabile che rischia di diventare presto obsoleta. Lo scopo di Assintel – prosegue Rusconi Clerici - è informare e formare le aziende rendendosi parte attiva, in qualità di fautore e facilitatore di rapporti di collaborazione, nel rapporto tra il mondo imprenditoriale e il mondo finanziario. Noi scommettiamo su una migliore integrazione in un campo europeo sempre più allargato a mercati dove i ruoli si estendono e nei quali i costi lavoro e fiscali sono inferiori ai nostri creando quindi un ulteriore rischio di competizione”. Gli atti del convegno, relazioni e indagine completa, sono disponibili sul sito Assintel previa registrazione gratuita: www.Assintel.it  
     
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