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Notiziario Marketpress di Lunedì 03 Maggio 2004
 
   
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  IMMIGRATI E REGOLARIZZAZIONE: CHI TROVA UN AMICO, TROVA UN LAVORO PER UN CITTADINO EXTRACOMUNITARIO, LA FAMIGLIA E GLI AMICI (ITALIANI E NON) SONO LA STRADA PIÙ VELOCE PER OTTENERE UN POSTO DI LAVORO. BOOM DI ASSUNZIONI: 1 NUOVO ASSUNTO SU 3 È EXTRACOMUNITARIO. E IL TASSO DI DISOCCUPAZIONE DEGLI STRANIERI SCENDE AL 4,1%  
   
  Milano, 30 aprile 2004. La pressione migratoria a Milano? Punta al raddoppio: rispetto agli extracomunitari residenti a fine 2001, sono arrivate nel 2002 quasi altrettante domande di regolarizzazione, quasi 88 mila (12,4% del tot. Italiano), seconda provincia dopo Roma. Per i cittadini extracomunitari che risiedono a Milano e che si sono regolarizzati, l’accesso al mercato del lavoro è una questione soprattutto di aiuto di familiari e di amici connazionali, (63%), ma anche italiani (6,6%). Chi si è regolarizzato è giovane (tra i 18 e i 35 anni), è uomo se lavora per le aziende e donna se lavora come colf, e nel 7,6% dei casi ha studiato a lungo, dai 16 ai 21 anni di scuola. In quasi la metà dei casi risiede in una casa in affitto con altri immigrati e in generale è abbastanza soddisfatto della sua situazione abitativa. E il mercato del lavoro per i cittadini extracomunitari va bene: quasi 20 mila richieste di assunzione secondo le previsioni delle imprese nel 2003 (+37,7% rispetto al 2002). Come risultato, solo il 4,1% dei cittadini extracomunitari è disoccupato nel capoluogo lombardo. Sono questi i principali dati che emergono da una ricerca della Caritas Ambrosiana per conto della Camera di commercio di Milano, su un campione di oltre 400 extracomunitari milanesi che si sono regolarizzati e che sono in contatto con gli sportelli del Sai - Servizio Accoglienza Immigrati della Caritas Ambrosiana -, Cgil, Ce.s.i.l. - Centro Solidarietà Internazionale Lavoratori della Cisl Milano -, Uil, Fratelli di S. Francesco. “Il lavoro e le imprese – ha commentato Pier Andrea Chevallard, segretario generale della Camera di commercio di Milano – costituiscono le occasioni più concrete d’integrazione degli extracomunitari nel tessuto socio-economico. Per prendere il meglio dal fenomeno immigrazione, occorre che gli stranieri che vengono abbiano quindi la reale possibilità di integrarsi, di lavorare. Bisogna cioè favorire l’integrazione intesa come accettazione di una comune idea di cittadinanza da parte di tutti i diretti interessati, nel rispetto delle diversità ma anche nel rispetto delle regole”. “Il fenomeno dell’immigrazione e i dati in questione – ha dichiarato Don Virginio Colmegna, direttore della Caritas Ambrosiana - lasciano intravedere una reale esigenza di regolarizzazione ed inserimento all’interno del nostro sistema sociale e produttivo. D¹altra parte è però necessario avere ben chiare le regole di questo processo, considerando l’aumento di precarietà che si è finora verificato. Riteniamo opportuna una maggiore vigilanza ed attenzione al problema, che non si limiti alla programmazione per tempo dei flussi. La domanda di regolarizzazione e di superamento del precariato da parte degli immigrati e delle categorie produttive si fanno sempre più pressanti e richiedono un intervento immediato”. Domande e contributi per la regolarizzazione. Nella quasi totalità dei casi (94,8%) è il datore di lavoro che ha presentato domanda per la regolarizzazione del lavoratore extracomunitario. Il datore di lavoro, secondo quanto previsto dalla legge, è inoltre tenuto a pagare all’Inps 290 o 700 euro (a seconda se regolarizza una posizione subordinata di collaborazione familiare o di lavoro in azienda). Il lavoro dopo la regolarizzazione. Per quasi 1 regolarizzato su 2 (43,3%) il posto di lavoro che sta svolgendo attualmente non è lo stesso posto di lavoro per il quale era stata richiesta la regolarizzazione. I principali motivi del cambio di lavoro emersi sono riconducibili soprattutto a licenziamento (58,9%), dimissioni (19,8%) e decesso del datore di lavoro (10,4%). Per i lavoratori dipendenti da aziende, un ruolo importante è stato giocato anche dalla chiusura dell’azienda (5,0%) e dal fatto che il datore di lavoro si è reso irreperibile dopo aver presentato domanda di regolarizzazione (5,0%). Tutti I Dati Della Ricerca Sul Campione Di Lavoratori Regolarizzati Il profilo degli immigrati regolarizzati. In oltre 1 caso su 3 (38,9%), si tratta di lavoratori dipendenti da aziende; mentre il 28,6% dei casi è un lavoratore del settore domestico-assistenziale. C’è poi un 30% di disoccupati al momento dell’intervista. Tra i lavoratori del settore domestico-assistenziale, l’88,8% è donna, di età compresa tra i 18 e i 35 anni (58,6%). Per quanto riguarda il settore aziendale, si tratta in maggioranza di maschi (87,3%) e sono per lo più giovani (per l’84,8% dei casi compresi tra 18-35 anni). Il settore lavorativo che occupa il gruppo più numeroso di personale dipendente da aziende è quello edile (24,7%), seguito da quello dei trasporti e consegne (16,5%), pulizie e disinfestazione (15,9) e alberghiero-ristorazione (14,6%). Nazionalità. Le prime cinque nazionalità di provenienza degli intervistati sono: Ecuador (31,8%), Perù (12,3%), Cina (7,6%), Marocco (7,1%) e Romania (6,7%). Gli equadoregni sono la nazionalità più numerosa in entrambi gli ambiti di lavoro (azienda; domestico-assistenziale). Le persone originarie del Perù, Ucraina e Romania (principalmente di genere femminile) prevalgono nelle attività di tipo domestico-assistenziale, mentre i lavoratori dipendenti da aziende (soprattutto maschi) provengono da Marocco, Cina ed Egitto. Livello di istruzione. Più di un regolarizzato su due (54,2%) ha frequentato dagli 11 ai 15 anni di scuola (54,2%) e ben il 7,6% dai 16 ai 21 anni. Tra i lavoratori domestico-assistenziali, l’indirizzo di studio più diffuso è quello medico-infermieristico (44,8%). Le informazioni sulla domanda di regolarizzazione. L’aiuto al dipendente per la compilazione della domanda di regolarizzazione (e questioni connesse) è venuto soprattutto dal datore di lavoro (69,2%); seguono il sindacato (8,1%), parenti e amici connazionali (5,4%), centri e servizi collegati alla Chiesa e alla Caritas (4,7%). Abbastanza utili anche le informazioni ricevute tramite televisione e giornali (4,7%). Le strade per trovare lavoro. L’accesso all’impiego degli immigrati è avvenuto preferibilmente grazie a canali di tipo informale. In particolare: aiuto di familiari e amici connazionali (63,1%); aiuto di amici italiani (6,6%). Circa un quinto degli intervistati (21,9%) dichiara di aver trovato l’attuale lavoro da solo. Tra i lavoratori domestico-assistenziali, un ruolo importante è stato giocato anche dalle parrocchie, istituti religiosi, centri di ascolto (5,2%). Extracomunitari e integrazione sociale. Oltre la metà dei lavoratori che hanno richiesto di essere regolarizzati è nel nostro paese da più di due anni. Risiedono nel 41,6% dei casi in una casa in affitto insieme ad altri immigrati; nel 22,2% dei casi abitano in appartamento da soli o con il proprio nucleo familiare; mentre un gruppo più ristretto alloggia presso il datore di lavoro (16,7%) o presso parenti e amici gratuitamente (14,1%). Per i collaboratori domestico-assistenziali prevale il sottogruppo che risiede presso il datore di lavoro (46,5%), mentre i lavoratori dipendenti da aziende vivono soprattutto in case in affitto con altri immigrati (53,8%) o in appartamenti da soli o con la famiglia (26,6% contro 17,2% dei lavoratori domestico-assistenziali). Sei lavoratori extracomunitari su 10 sono molto o abbastanza soddisfatti della loro situazione abitativa (46,6%); il 40,7% lo è invece poco o per niente (percentuale che scende al 31% nel caso dei lavoratori domestico-assistenziali). Extracomunitari e società civile. Nel periodo precedente alla loro regolarizzazione, il 54,9% degli extracomunitari ha ricevuto aiuti dal privato sociale (associazioni, sportelli, servizi per immigrati, parrocchie, centri di ascolto, ecc.); mentre solo il 12,3% è stato sostenuto dai connazionali (parenti, amici, connazionali). Gli intervistati hanno risposto di aver ricevuto principalmente informazioni riguardanti varie necessità e la regolarizzazione (23,4%), pasti caldi da mense gratuite (21,7%), corsi d’italiano (12,3%) (risposta multipla). Altri Dati Quante regolarizzazioni a Milano e in Italia. Nel corso del 2002 sono state presentate in Italia 702.156 domande di regolarizzazione (341.121 per il lavoro domestico; 361.035 per lavoro aziendale). Più di 1 domanda di regolarizzazione su 10 è avvenuta nella provincia di Milano (87.165 domande; pari al 12,4% del tot.), seconda in Italia dietro a Roma (15,3% del tot.). Nel caso milanese, il 41,2% delle domande proveniva da colf (media italiana: 48,6%). Milano è prima per il lavoro dipendente (51 mila domande); e seconda per il lavoro domestico (36.000 domande). L’indice della pressione migratoria a Milano (dato dal rapporto tra istanze di regolarizzazioni presentate nel 2002 e lavoratori stranieri residenti a fine 2001) assume un valore pari a 92,4 (ogni 100 lavoratori stranieri soggiornanti, si registrano cioè oltre 92 domande di regolarizzazione). Permessi di soggiorno a Milano. Oltre 1 permesso di soggiorno su 10 in Italia è localizzato a Milano (170.737 permessi; pari all’11,3% del tot.: ultimo dato disponibile: 2002); la provincia di Milano è seconda in Italia dietro Roma (14,1% del tot.). Nel 48,9% dei casi si tratta di donne (83.512 permessi), una percentuale leggermente superiore alla media italiana (pari al 48%). Il 51,6% del tot. È sposato, il 44,9% è celibe, il 3,6% è minorenne e, infine, l’8,6% è ultrasessantenne. Rispetto alla media italiana, i cittadini extracomunitari milanesi sono caratterizzati per una percentuale maggiore di ultrasessantenni (media italiana: 7,1%) e inferiore di minorenni (media italiana: 5,5%). Nell’arco di 10 anni (1992-2002), i permessi di soggiorno sono aumentati del 45,5% (rispetto a una media italiana del 94,3%). Il mercato del lavoro degli extracomunitari a Milano. Il 65,8% dei cittadini extracomunitari regolarmente residenti a Milano hanno un permesso di lavoro, una percentuale superiore sia alla Lombardia (61%) che all’Italia (55,2%). Questo si riflette anche nel tasso di disoccupazione: solo il 4,1% dei cittadini extracomunitari è disoccupato a Milano; contro il 4,3% in Lombardia e il 5,2% in Italia. Le Previsioni Di Assunzione Di Extracomunitari Per Le Imprese Milanesi Nel 2003 La manodopera reclutata fra gli extracomunitari, secondo le previsioni delle imprese milanesi per il 2003 raggiunge le 20.000 unità e la richiesta è in aumento di oltre 5.000 unità (+37,7%) rispetto alle previsioni del 2002. Nel complesso quasi 1 ogni 3 neo assunti (30,7%) dalle imprese della provincia milanese è un immigrato. Vanno a infoltire soprattutto le fila degli operai delle imprese dei servizi (62,8%) e di quelle industriali (19,7%); in particolare, ditte di servizi per le imprese (18,2%), alberghi, ristoranti e turismo in genere (15,8%) e attività di commercio (11,9%). I più richiesti sono gli extracomunitari con un’età compresa fra i 26 e i 35 anni (35,7%) e devono essere almeno in possesso della licenza media (54,8%). Vanno a ricoprire mansioni di operaio generico (78,2%). È il quadro delineato dall’elaborazione dell’Ufficio Studi della Camera di Commercio di Milano su dati Excelsior 2003 con le previsioni di occupazione per il 2003 delle imprese. Il quadro italiano. Le imprese italiane sono intenzionate ad assumere nel corso del 2003 un numero massimo di quasi 224.000 nuovi dipendenti extracomunitari (il 33,3% fra tutte le nuove assunzioni previste in Italia). Sono 60150 in più rispetto al 2002 (+36,7%). A Milano – Richiesta di lavoratori extracomunitari. Le assunzioni di lavoratori extracomunitari previste dalle imprese milanesi sfiorano nel corso del 2003 il tetto delle 20.000 unità: quasi 5.500 unità in più (+37,7%) rispetto alle previsioni del 2002. I neo assunti extracomunitari rappresentano complessivamente il 30,7% della nuova forza lavoro milanese. A Milano – i settori delle imprese che assumono. A Milano candidati extracomunitari sono ricercati soprattutto da aziende del comparto dei servizi (62,8% della richiesta di extracomunitari), seguite da quelle dell’industria (19,7%). Le restanti richieste provengono invece dal commercio (11,9%) e dal settore delle costruzioni (5,6%). In particolare, il 18,2% dei neo assunti extracomunitari è atteso da fornitori di servizi operativi alle aziende, il 15,8% da alberghi, ristoranti e società di servizi turistici, l’11,9% da imprese del commercio, l’11,8% dalle ditte di trasporti e servizi postali e il 5,9% da ditte di servizi sanitari privati. Tra tutte le imprese che arruolano extracomunitari l’8% saranno imprese artigiane. A Milano – la dimensione delle imprese che assumono. Il 48,5% dei nuovi assunti va a imprese con un numero di dipendenti superiore alle 250 unità e il 21% va in aziende da 50 a 249 dipendenti, il 19,3% si inserisce in imprese sino a 9 dipendenti e l’11,2% in ditte da 10 a 49 addetti. A Milano – l’età dei neo assunti extracomunitari. L’età degli extracomunitari da assumere non è una discriminante nel 41,6% dei casi, ma il 35,7% dei neo assunti deve avere dai 26 ai 35 anni e il 18,5% non oltre i 25. Solo il 4,3% delle nuove assunzioni è di persone con più di 35 anni. A Milano – l’istruzione dei neo assunti. Al 54,8% dei nuovi assunti extracomunitari a Milano basta la licenza di scuola media, mentre al 21,2% viene richiesto un diploma di scuola superiore. Il 15,5% deve aver ottenuto una qualifica professionale e l’8,5% deve possedere la laurea. A Milano – il posizionamento dei neo assunti. La maggior parte dei neo assunti extracomunitari a Milano viene inserita in azienda come operaio e apprendista (78,2%), ma anche come impiegati e quadri (21,6%) e, in percentuale molto bassa, con mansioni dirigenziali (0,3%). Riguardo alle professionalità più richieste, invece, ai primi posti troviamo le professioni operative dei servizi e delle vendite (33,1%), seguite da quelle a bassa qualifica (30,1%), da quelle tipiche della produzione industriale (19,2%), da quelle specialistiche e tecniche (14,5%) e da quelle amministrative (3,1%).  
     
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