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Notiziario Marketpress di Lunedì 03 Maggio 2004
 
   
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  OMAGGIO A TESTORI GLI ARTISTI DI FRONTIERA: TRA MILANO E IL TICINO FIRENZE, FONDAZIONE LONGHI, 30 APRILE – 16 MAGGIO 2004  
   
  Firenze 3 maggio 2004 – A poco più di dieci anni dalla morte, la Fondazione Longhi dedica a Giovanni Testori un omaggio che, da vivo, Testori avrebbe certamente accettato volentieri. E non solo perché di Roberto Longhi fu amico e collaboratore, quanto perché l’omaggio consiste in una mostra di pittori che Testori conobbe, apprezzò e valorizzò nella sua attività di critico poliedrico, ossia gli artisti del ‘900 che vissero e operarono tra Milano e la Svizzera. L’esposizione, Gli artisti di frontiera: tra Milano e il Ticino (30 aprile – 16 maggio 2004) mette infatti in risalto uno degli interessi più peculiari di Testori. Ed è, per di più, un’occasione per proporre al pubblico un nucleo originale di una trentina di opere mai esposte a Firenze e poco note anche altrove in Italia. Spiccano, fra tutte, i capolavori di Morlotti, Ferroni, Sironi, Francese, Manzù, Vitali, Ferrari, Battarola, Verdi, Bellini, senza dimenticare gli svizzeri Varlin, Giacometti, Soutter, Disler, Dobrzanski, Gabai, Franzoni. Curata da Mina Gregori e Mauro Pratesi, la mostra si avvale dei patrocini dell’Assessorato alla Cultura della Regione Toscana, del Comune di Firenze e di Firenze-mostre. Il catalogo contiene la riproduzione di tutte le opere esposte ed è accompagnato e introdotto da testi critici dei curatori, più altre testimonianze critiche di amici e colleghi di Testori: Giorgio Soavi, Salvatore Sciarrino, Alain Toubas e Fulvio Panzeri. Oggi l’inaugurazione. Testori nacque, come noto, a Novate Milanese il 12 maggio del 1923 e fu spirito creativo e ribelle fin da giovanissimo. Dalla famiglia, di radicata fede cattolica, ereditò la tensione religiosa evidente in tutta la sua attività letteraria e artistica. Fu pittore, scrittore, poeta, drammaturgo, regista, attore, critico d’arte seguendo un’insopprimibile vocazione che lo portò ad attraversare tante esperienze tutte di massimo livello e spessore. Soprattutto per la lingua, lo stile, i temi. A 15 anni inizia a dipingere e a occuparsi di teatro. A 16 pubblica su Domus di Gio Ponti il suo primo articolo, dedicato a una mostra di Caravaggio. A 18 inizia a occuparsi di artisti contemporanei: Cantatore, Guidi, Carrà, lo stesso Ponti, Scipione, Cassinari. A 19 debutta nella drammaturgia con due atti unici, La morte e Un quadro, mai rappresentati. A quegli anni risale anche l’inizio della profonda amicizia con Morlotti e Guttuso. Nel dopoguerra espone a molte mostre e molte altre ne organizza. Come scrittore è Vittorini a scoprirlo. Nel 54 gli pubblica Il dio di Roserio e in seguito Il ponte della Ghisolfa e La Gilda del Mac Mahon. Testori descrive con impeti sperimentali, dialettismi e invenzioni lessicali le miserie della Milano povera e vittima del boom. Da uno dei suoi racconti Luchino Visconti porta sul grande schermo Rocco e i suoi fratelli. Il legame con Visconti consolida l’approccio al teatro (L’arialda e La Monaca di Monza). La Trilogia degli Scarrozzanti (Ambleto, Macbetto, Edipus) risale invece agli anni 70: tre grandi tragedie trovano una moderna ambientazione, ma solo per rendere più evidente l’amara desolazione della contemporaneità. Nel ‘72 Anna Banti lo coopta nella redazione di Paragone diretta fino al ’70 da Longhi. Al Corriere della Sera approda infine nel ‘77 e da Pier Paolo Pasolini eredita la rubrica dei commenti. Gli saranno affidate anche le pagine dell’arte che governerà da par suo, lucidamente controcorrente. Si ammala gravemente nel ‘91, muore il 16 marzo del ‘93.  
     
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