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Notiziario Marketpress di
Martedì 11 Maggio 2004
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SIMPOSIO: BIOTECNOLOGIA E NUOVE FRONTIERE DELLA BIOLOGIA |
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Milano, 11 maggio 2004 - Come detto dal Premio Nobel Prof. Renato Dulbecco questo secolo sarà caratterizzato dalle scoperte in campo biologico, destinate ad approfondire le conoscenze sull'uomo e il suo habitat e di conseguenza a rivoluzionare i nostri comportamenti. Il Museo della Scienza e Cieli Azzurri ha proposto questo Simposio che si è svolto ieri come momento di riflessione a tutti coloro che si interessano alle biotecnologie ed al loro impatto sulla vita dell’uomo e dell’ambiente in cui vive. Il Simposio gratuito e aperto a tutti aveva lo scopo di sottolineare quanto avvenuto dalla scoperta del Dna ad oggi dopo la decriptazione completa del genoma umano e con lo studio e l’utilizzo delle cellule staminali per la lotta contro le malattie. Tuttavia l’accelerazione impressionante delle conoscenze che l'uomo viene accumulando, a differenza dei tempi passati, talora non permette di riflettere sulla ricaduta delle stesse in termini di rischio-beneficio sulla vita del pianeta e dei suoi abitanti, e se scelte non sufficientemente meditate o inficiate anche da considerazioni economiche o utilitaristiche, possano tornare più dannose che utili. Le scoperte scientifiche, data la peculiarità dell'homo sapiens sapiens, non possono prescindere da scelte di carattere etico. A questo punto l’ interrogativo cruciale è se queste scelte devono essere lasciate alla libera decisione dei ricercatori, della comunità umana che si autolimita di fronte a potenziali conseguenze distruttive (energia atomica insegna), o imposte dall'esterno con motivazioni laiche o religiose che siano. Questo Simposio vuole pertanto essere un momento di riflessione critica sulla ricerca scientifica, che malgrado le potenzialità e i limiti di tutte le cose umane, lancia un messaggio di speranza e di fiducia nelle libere scelte dell’umanità in cammino. I lavori si sono articolati in due momenti: 1) divulgare le conoscenze sulla seconda fase dello studio sul genoma che va sotto il nome di “genomica funzionale” e sullo stato dell’arte della ricerca, ed il dibattito sull’utilizzo delle cellule staminali 2) problemi etici evocati dalla libertà di ricerca Paolo Vezzoni_il progetto genoma quindici anni dopo - Sono ormai 15 anni che il Progetto Genoma Umano è iniziato. In questi 15 anni gli obiettivi, i limiti e le possibilità di questa iniziativa si sono via via chiariti grazie a un pubblico dibattito che ha interessato vari settori della società e della ricerca scientifica. D’altro canto i risultati ottenuti nell’ambito del progetto hanno superato le più rosee previsioni contribuendo a dimostrare come la ricerca in questo settore possa essere di grande utilità medica e sociale oltre che di interesse per la ricerca di base. Oggi abbiamo a disposizione la sequenza quasi completa di numerosi genomi, tra cui quella di tre vertebrati, l’uomo, il topo e il ratto, mentre è in fase di completamento il genoma dello scimpanzé. Questi dati lungi dall’esaurire il Progetto Genoma, saranno in realtà il punto di partenza per una serie di ricerche che costituiscono la seconda fase del progetto, cui è stato assegnato il nome di Genomica Funzionale, ad indicare che è lo studio della funzione dei vari geni che occuperà la ricerca nel prossimo decennio e oltre. Modelli animali, tecnologie di analisi globale e bioinformatica saranno le chiavi che ci introdurranno in nuovi terreni inesplorati. La conoscenza della funzione genica sarà estremamente utile per capire come nascono le malattie, per effettuare diagnosi e prognosi precise e per proporre terapie. Ma le ricadute nel campo della medicina, pur di estremo interesse, non saranno l’unico campo di interesse del progetto. E’ opinione dell’autore che l’analisi genomica darà un contributo allo studio dell’uomo in quanto tale, fornendo una messe di dati di carattere evoluzionistico, storico e culturale che si integrerà positivamente a fornire una visione completa dell’attività umana. Angelo L. Vescovi_lo stato dell’arte sulla ricerca e l’utilizzo delle cellule staminali Le cellule staminali possono essere suddivise in embrionali, e somatiche (da feti e da adulti). Le prime sono cellule altamente indifferenziate caratterizzate da un’elevata capacità proliferativa nonché totipotenza, ovvero la capacità di essere in grado di dar luogo a tutti i tipi (circa 200), delle cellule di un organismo adulto. Le cellule staminali somatiche, di cui fanno parte le neurali, sono cellule con caratteristiche peculiari tra cui spicca il loro stato altamente indifferenziato, la loro alta capacità proliferativa, quando coltivate in appropriate condizioni e la loro multipotenzialità, ovvero la capacità di differenziarsi in tutti i tipi neurali: neuroni, oligodendrociti ed astrociti. Queste caratteristiche le rendono particolarmente appetibili per un loro utilizzo nel rimpiazzo di cellule danneggiate. Con esse è infatti teoricamente possibile ottenere elevati numeri di cellule (data l’alta capacità proliferativa) ed un appropriato tipo di cellule (grazie alla loro multipotenzialità). Anche le cellule staminali embrionali sono utilizzabili per rimpiazzare le cellule danneggiate ma sono più prone delle somatiche alla formazione di tumori. Tra le patologie che potrebbero essere in un (si spera) prossimo futuro aggredite e risolte utilizzando le cellule staminali neurali umane vanno sicuramente citate la sclerosi multipla e i danni spinali da trauma. Recentemente il nostro laboratorio è riuscito tramite trapianto di cellule staminali neurali a curare animali affetti da una patologia simile alla sclerosi multipla umana, (Nature 2003. Vol. 422 688-694), dimostrando che le cellule trapiantate si andavano ad integrare nel tessuto dell’ospite. Ci siamo inoltre occupati dei danni post-traumatici del midollo spinale che si annoverano tra le patologie neurologiche più devastanti nella specie umana. L'incapacità delle cellule danneggiate a rigenerare ha spinto i ricercatori del nostro gruppo ad individuare terapie sostitutive in cui si ipotizza il trapianto di cellule da donatore al fine di ricostruire anche solo parzialmente i circuiti danneggiati e ripristinare parte della funzione neurologica. G.r.burgio_etica e Libertà di ricerca «Primum non nocere» - attribuito alla scuola di Ippocrate - gli sopravvive da 24 secoli; ma negli anni '70 del Xx secolo è stato esplicitamente ridimensionato. Doveva essere così: nell'epoca delle ricerche foriere di nuove tecnologie biomediche (ad es. Dalla diagnosi prenatale ai trapianti, dai tentativi di terapia genica l'utilizzo vieppiù esteso delle cellule staminali... Per non parlare della clonazione umana) non ci si poteva fermare a Ippocrate e a un impulso negativo (e frenante) della sua antesignana deontologia. Un illustre ematologo francese Jean Bernard ha detto, proprio a proposito della rivoluzione biomedica in atto nell'ultimo quarantennio circa, "tutto ciò che non è scientifico non è etico; ma non tutto ciò che è scientifico è etico"... A questa premessa potrebbe ispirarsi ogni corretta libertà di ricerca il cui limite non può che coincidere con quello dell'etica.
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