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Notiziario Marketpress di
Lunedì 24 Gennaio 2005
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PRESENTATO IL PRIMO RAPPORTO NAZIONALE SULLE IMPRESE FEMMINILI L’IMPRESA ‘IN ROSA’ SI RACCONTA OLTRE UN MILIONE DI IMPRENDITRICI DISEGNANO UNO STILE DIVERSO DI FARE BUSINESS |
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Roma, 24 gennaio 2005 – Essere donna e scegliere una vita alla guida di un’impresa molto spesso è ancora “un’impresa”, ma sempre più donne ci credono e riescono a realizzare il loro sogno. A dispetto di una burocrazia giudicata troppo pesante, di un rapporto problematico con il credito, di pregiudizi e scetticismo ancora diffusi. Il segreto del successo? La convinzione di potercela fare, il forte desiderio di autonomia, la capacità di ricorrere alle reti familiari, l’attitudine ad andare incontro al cliente e accettare le sfide del mercato. E’ questa, in sintesi, l’immagine che emerge dal Primo rapporto Nazionale sulle imprese femminili[1], realizzato dal Ministero delle attività produttive e Unioncamere con il contributo di Asseforcamere, presentato oggi in occasione del convegno “Impresa (in) genere”. A tal proposito, il Sottosegretario alle Attività Produttive, Giuseppe Galati, ha detto che “in un mondo in cui si cercano nuove forme di sostegno alla competitività del sistema produttivo nazionale, cercando anche e soprattutto di incidere sulla cultura manageriale degli imprenditori, lo stile al femminile si sta rivelando un fattore vincente; uno stile che ha permesso all’impresa in rosa di raggiungere una incidenza media del 24% in termini di presenza sul totale delle imprese nazionali, con oltre il 60% di queste imprese che conseguono risultati economici positivi; uno stile che sempre di più deve essere valorizzato e trasferito come patrimonio della cultura d’impresa del nostro Paese, modellato com’è su fattori che si stanno affermando come vincenti in tutti i paesi ad economia avanzata; uno stile che deve però fare però della propria flessibilità manageriale lo strumento vincente anche in termini organizzativi, andando oltre le rigidità ancora evidenziate dal 35% delle imprese contro un 26% delle imprese al maschile”. “La partecipazione sempre più diffusa delle donne al mondo delle lavoro – ha detto il Segretario Generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli - è un fattore di crescita sociale e culturale fondamentale. Questo incremento del lavoro femminile si traduce nel nostro Paese in una crescente diffusione delle imprese guidate da donne. Conoscerle meglio per dare risposte più adeguate alle loro esigenze è l’obiettivo di fondo di questo Primo Rapporto Nazionale. Il traguardo delle politiche per le imprese, femminili e non, sta nel diffondere una concreta cultura delle pari opportunità, che permetta agli uomini e alle donne di giocare con le stesse carte la partita della propria affermazione personale. Su questo fronte – ha aggiunto Giuseppe Tripoli - le Camere di Commercio sono fortemente impegnate nei singoli territori in termini di formazione degli imprenditori, di orientamento al mercato, di promozione dell’innovazione per affiancare agli incentivi economici una rete sempre più ricca di servizi di sostegno e promozione alle imprese, alle famiglie, alle persone. Occorre continuare ad operare in questa direzione, mettendo a fattor comune esperienze, risorse e professionalità”. L’indagine Quantitativa[2] Quante sono? - All’inizio del 2004, le aziende in mano a imprenditrici sia direttamente (ditte individuali), che in virtù di una presenza maggioritaria della componente femminile negli organi di governo, erano poco meno di 1,2 milioni, il 23,5% di tutte le imprese attive nel Paese. Per contarle, il Rapporto le ha definite in base al grado di controllo (‘presenza’) da parte di donne prendendo in considerazione tre modalità di controllo definite ‘esclusivo’, ‘forte’ o ‘maggioritario’ [3]. Le imprese ‘rosa’ appaiono in larghissima parte ‘esclusive (il 94,6% del totale). Solo il 4,7% può essere definito a forte controllo, mentre lo 0,7% è a controllo maggioritario. Il dato va interpretato guardando alle forme giuridiche scelte dalle imprese femminili: nel 73,9% dei casi (867mila imprese) si tratta di ditte individuali, più diffuse tra le donne rispetto alla media (68,1%). Meno diffuse sono, invece, le società di capitali: 5,3% contro un valore medio più che doppio (12%). Imprese totali e femminili per natura giuridica (valori assoluti e%) | Imprese femminili | Totale imprese | | val. Ass. | val. % | val. Ass. | val. % | Società di capitali | 62.000 | 5,3 | 600.513 | 12,0 | Società di persone | 229.828 | 19,6 | 889.155 | 17,8 | Cooperative | 12.333 | 1,1 | 69.940 | 1,4 | Imprese individuali | 867.607 | 73,9 | 3.404.505 | 68,1 | Altre forme | 2.775 | 0,2 | 31.625 | 0,6 | Totale | 1.174.543 | 100,0 | 4.995.738 | 100,0 | Fonte: Osservatorio dell’Imprenditoria Femminile, Unioncamere – Infocamere La loro forte esclusività spiega anche il minor numero di imprese femminili dotate di capitale sociale (il 31,1%) rispetto alla media totale delle imprese (34,5%). Se a livello complessivo la struttura dell’impresa femminile appare sostanzialmente elementare, uno sguardo ai dati territoriali rivela tuttavia differenze anche significative. In Lombardia e Trentino Alto Adige quasi un’impresa femminile su due (rispettivamente il 46,7 e il 45,3%) è dotata di capitale, mentre in Basilicata (12,3%) e Molise (16%) avere un capitale per un’impresa femminile è un’eccezione. Distribuzione territoriale delle imprese femminili per presenza/assenza di capitale sociale (val. %) Regioni e ripartizione geografica | capitale assente | società di capitali | Valle D'aosta | 64,0 | 36,0 | Piemonte | 70,6 | 29,4 | Lombardia | 53,3 | 46,7 | Liguria | 73,1 | 26,9 | Friuli-venezia Giulia | 68,3 | 31,7 | Trentino-alto Adige | 54,7 | 45,3 | Veneto | 66,6 | 33,4 | Emilia-romagna | 63,9 | 36,1 | Toscana | 60,7 | 39,3 | Marche | 74,7 | 25,3 | Umbria | 73,2 | 26,8 | Lazio | 76,7 | 23,3 | Abruzzo | 81,1 | 18,9 | Molise | 84,0 | 16,0 | Campania | 68,3 | 31,7 | Puglia | 80,7 | 19,3 | Basilicata | 87,7 | 12,3 | Calabria | 66,8 | 33,2 | Sicilia | 76,1 | 23,9 | Sardegna | 75,3 | 24,7 | Media Italia | 68,9 | 31,1 | Fonte: Osservatorio dell’Imprenditoria Femminile, Unioncamere – Infocamere Dove sono? – In termini assoluti, il numero maggiore di imprese femminili si concentra nelle regioni meridionali continentali: oltre 303mila imprese (il 25,8% del totale nazionale), che diventano 433mila (il 36,8%) se si considerano anche le isole. Seguono l’Italia Nord-occidentale (24,7%), quella centrale (il 19,6%) e infine il Nord-est (solo il 18,8%). Analizzando i dati per regione il quadro cambia fortemente. La regione relativamente più “femminile” è infatti il Molise, dove un’impresa su tre (il 32,3%) è gestita da donne, mentre Lombardia ed Emilia Romagna si dividono l’ultimo posto in questa graduatoria. In termini assoluti, invece, il contributo di ciascuna regione al totale delle imprese femminili vede in testa la Lombardia con 153.755 imprese, seguita dalla Campania con 122.100 unità e dal Piemonte con 97.049 imprese. Cosa fanno? Le imprese femminili attive a fine dicembre 2003 si concentrano prevalentemente nei settori del Commercio e dell’Agricoltura (oltre 55 imprese su 100). Complessivamente, il 91,6% delle imprese femminili opera in soli 6 settori di attività. Dopo commercio e agricoltura, i settori più popolati sono le attività manifatturiere (10,6%), le attività immobiliari (9,5%) e gli altri servizi pubblici, sociali e personali (8,9%). Imprese per regione e ripartizione geografica Regioni E Ripartizioni Geografiche | Totale imprese | Imprese femminili | Peso % sul totale regionale | Peso % sul totale nazionale | Valle D'aosta | 12.710 | 3.438 | 27,0 | 0,3 | Piemonte | 403.789 | 97.049 | 24,0 | 8,3 | Lombardia | 771.801 | 153.755 | 19,9 | 13,1 | Liguria | 136.463 | 36.128 | 26,5 | 3,1 | Italia Nord Occidentale | 1.324.763 | 290.370 | 21,9 | 24,7 | Friuli-venezia Giulia | 101.851 | 24.764 | 24,3 | 2,1 | Trentino-alto Adige | 99.357 | 20.119 | 20,2 | 1,7 | Veneto | 449.932 | 93.423 | 20,8 | 8,0 | Emilia-romagna | 415.251 | 82.695 | 19,9 | 7,0 | Italia Nord Orientale | 1.066.391 | 221.001 | 20,7 | 18,8 | Toscana | 346.126 | 81.999 | 23,7 | 7,0 | Marche | 155.459 | 36.391 | 23,4 | 3,1 | Umbria | 80.325 | 20.688 | 25,8 | 1,8 | Lazio | 351.063 | 91.539 | 26,1 | 7,8 | Italia Centrale | 932.973 | 230.617 | 24,7 | 19,6 | Abruzzo | 127.625 | 36.099 | 28,3 | 3,1 | Molise | 33.187 | 10.727 | 32,3 | 0,9 | Campania | 441.035 | 122.100 | 27,7 | 10,4 | Puglia | 337.402 | 80.499 | 23,9 | 6,9 | Basilicata | 56.025 | 16.732 | 29,9 | 1,4 | Calabria | 149.653 | 36.909 | 24,7 | 3,1 | Italia Meridionale | 1.144.927 | 303.066 | 26,5 | 25,8 | Sicilia | 383.617 | 95.518 | 24,9 | 8,1 | Sardegna | 143.067 | 33.971 | 23,7 | 2,9 | Italia Insulare | 526.684 | 129.489 | 24,6 | 11,0 | Totale | 4.995.738 | 1.174.543 | 23,5 | 100,0 | Fonte: Osservatorio dell’Imprenditoria Femminile, Unioncamere – Infocamere Imprese totali e imprese femminili per settore di attività (val. %) Fonte: Osservatorio dell’Imprenditoria Femminile, Unioncamere – Infocamere L’indagine Qualitativa[4] Cosa spinge una donna a scegliere l’impresa? - Per le rappresentanti delle imprese femminili la scintilla che accende l’idea imprenditoriale è generata dal convincimento personale sulla base delle proprie competenze e/o del desiderio da realizzare. Le risposte evidenziano un’area di forza delle imprese femminili rappresentata dalla grande determinazione a perseguire il fine imprenditoriale. Rispetto agli imprenditori, le imprenditrici fanno registrare percentuali molto più alte sui temi che riguardano le competenze specifiche (54,8% contro 32,3%) e la realizzazione dei propri obiettivi/sogni (41,3% contro il 31,9%). Il profilo che emerge è quello di un’imprenditrice motivata, preparata e/o consapevole dell’importanza dei saperi nel fare impresa. L’informazione e l’assistenza per fare impresa - Le fonti primarie di chi ha avviato un’impresa sono risultate gli sportelli informativi di istituzioni pubbliche (sia per le imprese femminili che per le altre); mass media e stampa (38,1%) sono molto importanti solo per le imprese femminili. Anche le organizzazioni imprenditoriali e/o sociali costituiscono un discreto canale informativo, soprattutto per le imprese femminili, mentre più di rado si fa ricorso alla rete delle Camere di Commercio. In fase di avvio dell’impresa, soprattutto per le imprese femminili, assume grande rilievo l’assistenza fornita dalla rete familiare (56,6% per le imprese femminili e 41,6% per le non femminili). Il supporto da parte dell’entourage familiare e parentale risulta assolutamente centrale nell’analisi che riguarda l’impresa al femminile e sta a significare come la famiglia sia più importante per una donna in termini di risorse culturali, di legami forti e, probabilmente, anche per quanto attiene a equilibrio e stabilità. Gli ostacoli - Forti motivazioni e adeguata preparazione non sono sempre sufficienti a superare alcuni ostacoli che si frappongono all'espletamento dell'attività professionale delle imprenditrici. Il reperimento del capitale, l’acquisizione dei clienti e la mancanza di servizi costituiscono le difficoltà più rilevanti senza particolari differenze di genere. Le imprenditrici evidenziano un’area di problematicità tutta femminile costituita dalla complessità degli adempimenti burocratici (21,5% contro il 6,7% delle risposte degli uomini) e dalla necessità di conciliare il lavoro con le esigenze familiari (16,6% contro il 3,7% dei colleghi maschi). Lo stile dell’impresa al femminile - C’è uno stile differente che emerge ed avanza ma che ancora non è un “modello”. L’identikit dell’imprenditrice è quello di una donna in cui persistono elementi contraddittori che però riescono a coesistere. La donna imprenditrice è ad un tempo convenzionale e statica ma anche innovativa e dinamica, tradizionale e conservatrice ma anche moderna ed esploratrice. Insomma, rispetto alle sue aspettative, esprime l’ambivalenza di chi si raffigura un po’ sospesa tra sogno e realtà. Per le imprenditrici il successo è costituito da un mix di caratteristiche personali, la principale delle quali (per il 44,7% delle intervistate) è capacità di assumersi responsabilità. Lo stile diverso nella gestione dell’impresa emerge soprattutto nel rapporto con i collaboratori. Nelle imprese femminili si delega più a donne di quanto non avvenga nelle imprese non femminili anche se, in assoluto, la delega delle funzioni va ancora prevalentemente ai collaboratori maschi. Riguardo alla gestione dei ruoli in azienda, l’atteggiamento femminile si può considerare invece più collaborativo rispetto a quanto accade nelle imprese non femminili, dove le scelte organizzative sono assunte prevalentemente dall’imprenditore. Non solo reddito - Potrebbe essere questo lo slogan che contraddistingue la spinta dell’imprenditoria femminile. Le imprenditrici registrano livelli di appagamento in genere soddisfacenti. Ma se il raggiungimento dell’autonomia si può considerare un motivo di soddisfazione trasversale tra i generi, la conciliazione tra vita privata ed attività lavorativa risulta una prerogativa tutta interna all’idea femminile di fare impresa. In altre parole, per le donne imprenditrici il lavoro assume una connotazione positiva quando non si pone come ostacolo alla vita familiare, un aspetto sottolineato soprattutto dalle donne sposate con figli, e che invece risulta indifferente alle fasce d’età centrali (35-64 anni). Mercato e ambiente - Un elemento discriminante tra lo stile delle imprese femminili rispetto alle altre è dato dalla loro maggiore focalizzazione al cliente. La qualità del servizio (61,2%) e l’assistenza al cliente (33,0%), rappresentano punti di forza che l’imprenditoria femminile attribuisce al proprio modello di impresa. Infine, un’altra delle caratteristiche più evidenti espresse dall’imprenditoria femminile è l’attenzione per l’adozione di strategie di sviluppo compatibili con la salvaguardia e la valorizzazione dell’ambiente. Le donne imprenditrici concentrano la loro attenzione soprattutto verso la gestione dei rifiuti, la scelta delle materie prime e il risparmio energetico.
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