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MARTEDI

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Notiziario Marketpress di Martedì 23 Settembre 2008
FORNITURA DI PROTESI A PAZIENTI TRENTINI LA GIUNTA APPROVA GLI AIUTI AGGIUNTIVI  
 
Trento, 22 settembre 2008 - La giunta provinciale ha approvato nella seduta del 19 settembre i nuovi aiuti, in termini di forniture, di assistenza protesica. La delibera di oggi specifica – ad esempio – gli ausili concedibili in deroga o in presenza di condizioni cliniche di particolare gravità o di malattie genetiche e rare, che generano disabilità, e la possibilità, in questi casi, di beneficiare della seconda fornitura di una protesi o di un’attrezzatura già concessa in precedenza. Lo scorso mese di maggio, sempre la giunta aveva ridefinito i criteri di accesso da parte dei cittadini alla fornitura di protesi. La delibera snelliva e migliorava le procedure di erogazione dell’assistenza protesica. Tra le novità rientrava il criterio di accesso per la fornitura delle protesi acustiche per i soggetti di maggiore età. Dopo la delibera dello scorso maggio, con cui si definiva l’elenco delle forniture aggiuntive di protesi e ausili, la giunta ha ritenuto utile fornire alcuni indirizzi e indicazioni applicative così da snellire e semplificare ulteriormente le procedure di valutazione delle richieste di ausili e protesi e di fornitura dei medesimi. Ad esempio, per la fornitura di computer, sia per soggetti adulti sia per minori, è sempre necessaria la certificazione di invalidità civile o di handicap. Oppure è prevista la concessione di una ulteriore carrozzina, oltre a quella prevista come fornitura ordinaria, quando necessaria per lavoro o studio, o in caso di difficoltà ambientale, mentre la concessione di una carrozzina personalizzata è consentita, anche come primo ausilio, ma solo in casi di gravissima disabilità. La novità maggiore riguarda gli ausili non compresi negli elenchi che, secondo la delibera approvata oggi “sono concedibili in deroga o in presenza di condizioni cliniche di particolare gravità o di malattie genetiche e rare, che generano disabilità e svantaggio sul piano sociale e dell’integrazione, previa valutazione e dei presupposti di indispensabilità e soprattutto non sostituibilità dell’ausilio”. In presenza di queste condizioni è anche concedibile, in deroga, la seconda fornitura di un ausilio già concesso. . .  
   
   
EMOFILIA: “LA CURA VA INIZIATA A DUE ANNI” STOP AI DANNI ARTICOLARI CON LA PROFILASSI PRECOCE  
 
 Berlino, 23 settembre 2008 – Una vita normale. I bambini emofilici, grazie all’efficacia e sicurezza dei trattamenti disponibili somministrati già all’età di due anni, oggi possono giocare, fare sport, andare a scuola, condurre un’esistenza esattamente identica a quella dei loro coetanei. Una prospettiva impensabile fino a 20 anni fa quando il termine “emofilia” evocava realtà drammatiche di persone che rischiavano la vita per un taglio, profondamente limitate nella propria autonomia, con gravi danni alle articolazioni, incapaci anche di camminare. In Italia vi sono circa 5000 emofilici, di cui 3000 con la forma più diffusa, l’emofilia A, una malattia definita rara, talvolta poco conosciuta dagli stessi medici. “L’emofilia è una malattia ereditaria dovuta ad un difetto di coagulazione del sangue – afferma la dott. Ssa Maria Elisa Mancuso, dirigente medico di I livello presso il Centro Emofilia Angelo Bianchi Bonomi dell’Irccs Fondazione Ospedale Maggiore Policlinico, Mangiagalli, Regina Elena di Milano – In particolare l’emofilia A è determinata dalla carenza del fattore Viii, una proteina normalmente prodotta dalle cellule del fegato, che è possibile riprodurre in laboratorio. I concentrati di fattore Viii ricombinante, infatti, sono realizzati senza l’utilizzo di plasma umano, escludendo la possibilità di contagi o infezioni virali causate da agenti patogeni. Oggi il paziente è autonomo e può seguire la terapia a casa, ma in centri periferici può accadere che il medico non sappia gestire la situazione e in questi casi il paziente si debba rivolgere a un ospedale di riferimento”. La via di somministrazione rimane quella endovenosa, ma, sottolinea la dott. Ssa Mancuso, “i farmaci ricombinanti si sciolgono in una quantità di volume inferiore, quindi l’infusione dura meno tempo”. Un vantaggio enorme, soprattutto per i pazienti più piccoli, che devono necessariamente superare lo stress di tre iniezioni settimanali. Inoltre un fattore Viii a lunga durata d’azione è in sperimentazione e potrebbe migliorare ulteriormente la fattibilità della profilassi in età pediatrica richiedendo una sola infusione a settimana. “La principale complicanza delle terapie attuali – spiega la dott. Ssa Mancuso - è il possibile sviluppo di anticorpi inibitori che rendono inefficace il trattamento”. Uno dei principali obiettivi della ricerca nel campo dell’emofilia infatti è oggi rappresentato dallo studio dei meccanismi di sviluppo di inibitore per identificare strategie di cura e soprattutto di prevenzione. “A tal proposito – continua la dott. Ssa Mancuso - uno studio, coordinato dal nostro centro e condotto su 110 bambini, i cui risultati sono stati confermati da uno studio olandese più ampio, ha dimostrato che la profilassi precoce è una delle strategie per evitare lo sviluppo di risposte anticorpali, oltre a proteggere dalle emorragie evitando così danni articolari”. Le attuali strategie terapeutiche vedono la profilassi precoce, iniziata all’età di due anni, come standard per prevenire le emorragie articolari: i bambini che la seguono non presentano più quei segni di artropatia, di handicap fisico, che invece caratterizzano gli adulti e soprattutto gli anziani non trattati da giovani con questi criteri. “I pazienti emofilici – conclude la dott. Ssa Mancuso - sono particolari perché, dovendo superare molte difficoltà, a partire dalla necessità di infondersi il Fattore Viii, elaborano un modus vivendi che permette loro di affrontare la quotidianità. L’accettazione della malattia cronica infatti non li priva dello spirito combattivo perché sono sempre collaborativi nello sperimentare nuove terapie. Senza dimenticare il ruolo delle associazioni dei pazienti, sia in campo nazionale che internazionale, che hanno sempre favorito un interscambio continuo con la comunità scientifica: non solo proponendo progetti di integrazione sociale per combattere l’ignoranza che ancora circonda questa malattia, ma anche sostenendo l’opportunità di nuove ricerche”. Ma quali sono le prospettive future? La ricerca oggi si muove su più fronti: da un lato la sfida, confermata da sperimentazioni in corso, è disporre di un farmaco con una più lunga emivita, consentendo una sola infusione settimanale. Dall’altro lato, vi è la terapia genica, che porta a introdurre nell’organismo il gene del Fattore Viii nella forma sana, stimolandone così la produzione in quantità sufficienti a garantire protezione contro le emorragie più gravi, quelle spontanee. La terapia genica è già una realtà nei modelli animali, ma sono stati evidenziati problemi di tossicità nel passaggio sull’uomo. È quindi necessario attendere per vedere l’emofilia definitivamente sconfitta. .  
   
   
SABATO 27 SETTEMBRE I VOLONTARI SARANNO PRESENTI IN 100 PIAZZE ITALIANE PER LA 4° GIORNATA NAZIONALE ABIO  
 
Milano, 23 settembre 2008 - Ogni anno in Italia ci sono circa 1. 200. 000 ricoveri di bambini ogni anno, fortunatamente la maggior parte per situazioni facilmente risolvibili, ma purtroppo non sempre. Pensiamo per un momento al trauma e alla paura di un bambino che si deve allontanare, per pochi giorni o per lunghi periodi, da casa, dai familiari, dai propri giochi, dagli amici, dalla scuola. E pensiamo anche all´apprensione e ai timori dei familiari di quel bambino di fronte alla paura del ricovero. Compito di Abio è dare ai più piccoli la possibilità di giocare, distrarsi e di vivere serenamente l´esperienza del ricovero e delle cure. Per fare questo il volontario li ascolta con attenzione, ascolta le esigenze delle loro famiglie e collabora con il personale ospedaliero. Per raggiungere i suoi obiettivi Abio propone corsi di formazione di base per aspiranti volontari e di aggiornamento per volontari già in servizio, realizza sale gioco e camere di degenza secondo i canoni più avanzati, acquista giochi e giocattoli, promuove iniziative di animazione in reparto, realizza libri ad hoc per bambini ricoverati e molto altro ancora. Ma questo “molto altro ancora” non è mai sufficiente, si può fare sempre di più, tutti possiamo fare sempre di più, nessuno escluso. Non occorre necessariamente un grande impegno: anche poche ore al mese di servizio in ospedale, la piccola donazione o l’opportunità di collaborazione hanno per noi un valore inestimabile per portare il sorriso ad un bambino ricoverato. E questo sia per le persone che per le aziende che vogliano sviluppare con Abio progetti di Responsabilità Sociale d’Impresa. Per farci conoscere meglio, per farci raccontare attraverso la voce dei nostri volontari, anche quest’anno torna la Giornata Nazionale Abio. Sabato 27 settembre i nostri volontari saranno presenti in 100 piazze italiane per la 4° Giornata Nazionale Abio, realizzata sotto l´Alto Patronato del Presidente della Repubblica e con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali e del Segretariato Sociale Rai. In piazza ad incontrarli e a fronte di una donazione di pochi euro potrete ricevere un cestino di pere, che servirà alle Abi0 locali a realizzare le loro attività in pediatria. Consultate il sito www. Abio. Org (in aggiornamento costante) e potrete individuare la piazza più vicina per venirci a trovare. Ma non basta: come ogni anno, per promuovere al meglio l’evento abbiamo realizzato numerosi materiali di comunicazione (locandina, comunicato, spot radio e spot tv), chi potesse aiutarci a diffonderli offrendoci spazi, visibilità e disponibilità può scaricarli dal link http://www. Abio. Org/campagne_giornata_nazionale. Asp, cliccando poi in alto su "comunicazione". E fino al 27 settembre è possibile donare 1 euro inviando dal cellulare un Sms al 48582 o 2 euro chiamando allo stesso numero da telefono fisso rete Telecom. I fondi raccolti saranno destinati alla nostre attività in ospedale. Intanto oltre all´Sms solidale c´è pure un altro modo, più immediato, per sostenerci: come me, ognuno di voi ha una lista di amici e di contatti con i quali comunica via email. Se volete, se avete qualche minuto da dedicare ad Abio, girate a questa lista il nostro messaggio, si metterà in moto un grande effetto moltiplicatore che farà da volano e moltiplicherà spontaneamente la nostra comunicazione. E nel caso che oltre ad Abio Italia desideraste sostenere anche la vostra Abio locale, cercate l´elenco delle sedi sul nostro sito www. Abio. Org e contattatela, o contattate noi se pensate di poterci aiutare a costituirne una nuova. E-mail: comunicazione@abio. Org - www. Abio. Org .  
   
   
ANCHE IN VENETO LO SCREENING NEONATALE METABOLICO ALLARGATO COMETA A.S.M.M.E. È PRONTA ALL’ACQUISTO DELLA STRUMENTAZIONE “TANDEM MASS SPETTROMETRIA”  
 
Padova, 23 settembre 2008 - Lo Screening Neonatale Metabolico Allargato sarà presto attivato anche in Veneto. Si tratta di un semplice test che, con il prelievo indolore di una gocciolina di sangue dal tallone del neonato entro le prime 48 ore di vita, permette di diagnosticare precocemente fino a 40 malattie metaboliche evitando così, attraverso un intervento terapeutico immediato, l’insorgenza di ulteriori e più gravi danni sul piano neurologico. Se pensiamo che ogni anno, in Veneto, nascono circa 50. 000 bambini e un bambino su 1850 è affetto da Malattie Metaboliche Ereditarie, risulta evidente l’importanza di tale attività sul piano della prevenzione. L’associazione Cometa A. S. M. M. E. Già nel Gennaio 2008, aveva presentato alle Istituzioni Sanitarie Regionali un progetto complessivo per le Malattie Metaboliche Ereditarie che richiedeva l’attivazione dello Screening Neonatale Metabolico Allargato da affidare all’Azienda Ospedaliera di Padova. A tale scopo, Cometa A. S. M. M. E. Si proponeva di farsi carico dell’acquisto della Strumentazione Tandem Mass Spettrometria, necessaria per questa tecnologia di analisi. “Con l’approvazione del Dgr n° 2171 – dichiara la presidente di Cometa A. S. M. M. E. Anna Maria Marzenta – la Giunta Regionale del Veneto ha dato avvio al percorso per l’attivazione dello Screening Allargato in Area Vasta ( Veneto- Friuli V. G. – Province Autonome di Trento e Bolzano) individuando le Aziende Ospedaliere di Padova e Verona quali sedi deputate per lo svolgimento di tale attività” “Ci troviamo di fronte ad un provvedimento di assoluto valore che rappresenta per noi di Cometa A. S. M. M. E. Il raggiungimento di quell’obiettivo per il quale da sempre ci battiamo: la prevenzione e la diagnosi precoce per le Malattie Metaboliche Ereditarie. Per questo – continua Marzenta – la nostra Associazione è pronta ad acquistare la strumentazione Tandem Mass Spettrometria per un valore di oltre 250. 000 € e donarla all’Azienda Ospedaliera di Padova” L’associazione non è nuova a questo tipo di donazioni: già in passato, ma anche recentemente , ha sostenuto l’acquisto di altre strumentazioni per lo studio delle M. M. E. Operanti nei laboratori dell’Unità Operativa Complessa presso il Dipartimento di Pediatria a Padova “Noi – afferma con forza la presidente di Cometa A. S. M. M. E. – non vogliamo togliere la scena a nessuno; crediamo tuttavia di poter dire legittimamente e con orgoglio di aver avuto un ruolo determinante e di primo piano nella decisione della Giunta Regionale. Lo dobbiamo ribadire per il dovuto rispetto e riconoscimento alle tantissime famiglie nostre associate e a tutte le persone a noi vicine che con sacrificio e fatica si sono adoperate per raccogliere i fondi necessari e hanno sostenuto il nostro progetto con una massiccia raccolta firme, ben 13. 000 in un solo mese” “La nostra battaglia – conclude Anna Maria Marzenta – non si esaurisce certamente qui! Ora come sempre dovremmo impegnarci con tutte le nostre forze per il rafforzamento dell’Unità Operativa Complessa diretta dal dott. Alberto Burlina al fine di dare al nostro Centro le potenzialità necessarie per seguire fino in fondo e in modo adeguato i più di 400 piccoli pazienti che ad esso afferiscono. In questo senso saremo sempre a fianco del direttore dell’Unità Operativa e dell’Azienda Ospedaliera di Padova , sicuri come siamo che insieme sapremmo dare un grande contributo alla cura dei pazienti metabolici assicurando loro una presa in carico totale per una sempre migliore qualità di vita dalla nascita all’età adulta”. . .  
   
   
ORTOPEDIA: NASCE IL DIPARTIMENTO EMPOLI-CAREGGI AL SAN PIETRO IGNEO ENTRO IL 30 OTTOBRE VIA AI LAVORI DI RISTRUTTURAZIONE  
 
 Firenze, 23 settembre - Il Piano sanitario regionale 2008-2010 lo ha appena indicato come uno degli obiettivi rilevanti per il potenziamento dei servizi: devono nascere in Toscana centri di area vasta dedicati agli interventi di ortopedia protesica e alla relativa riabilitazione. La Asl 11 di Empoli e l´Azienda Ospedaliera Universitaria di Careggi sono pronte: la giunta regionale, su proposta dell´assessore per il diritto alla salute Enrico Rossi , ha approvato nella sua ultima seduta la costituzione del dipartimento interaziendale di ortopedia protesica tra le due Aziende e confermata la destinazione dell´Ospedale San Pietro Igneo di Fucecchio come Centro di area vasta per l´ortopedia protesica. Nella delibera si conferma il cronoprogramma previsto per la ristrutturazione dell´Ospedale, che inizierà entro il 30 ottobre. Gli interventi edilizi comporteranno investimenti per poco meno di 2 milioni di euro (per la precisione 1. 880. 000 euro), mentre le! attrezzatura tecnologiche costeranno 5. 820. 000 euro. &l! dquo;Si tratta di un impegno di grande rilievo sanitario, sociale e anche formativo – afferma l´assessore Enrico Rossi - Un impegno preso da tempo, formalizzato con il protocollo di intesa che abbiamo firmato nell´agosto dell´anno scorso con la Conferenza dei sindaci dell´empolese, l´Università di Firenze e l´Asl 11 per la riorganizzazione della rete ospedaliera locale e che oggi compie un nuovo passo avanti con la costituzione del dipartimento. Le prestazioni aumenteranno notevolmente per mettersi al passo con le esigenze di una popolazione sempre più anziana, i giovani specializzandi in ortopedia potranno formarsi e gli specialisti del ramo di tutta l´area vasta aggiornarsi al meglio. Per il territorio della Asl 11 si tratta di un salto di qualità decisivo”. L´impianto di protesi articolari (anca, ginocchio) è un intervento chirurgico mediante il quale una articolazione danneggiata, dolorosa, malfunzionante o comunque malata viene sosti! tuita con una struttura artificiale. Le patologie articolari sono fortemente correlate con l´età della persona, richiedono un intervento tempestivo e una degenza media di 12-14 giorni. Attualmente in Toscana vengono effettuati circa 6200 interventi (circa 90. 000 in Italia). Grazie al progetto speciale di interesse regionale realizzato nel corso del precedente piano sanitario il servizio sanitario regionale ha saputo produrre un numero maggiore di interventi, con un incremento di circa 10% ogni anno. Nonostante questo continua a crescere, a causa dell´invecchiamento progressivo della popolazione, uno scostamento tra l´offerta e una domanda destinata comunque ad aumentare. Obiettivo del Piano sanitario è ridurre i tempi di attesa al massimo a sei mesi. .  
   
   
OPERATORI SOCIO-SANITARI, UN SEMINARIO A OLBIA  
 
 Cagliari, 23 Settembre 2008 - A conclusione del progetto formativo finanziato dal Fondo sociale europeo e dalla Regione Sardegna per la riqualifica di Operatore socio sanitario, che complessivamente ha coinvolto circa 300 operatori, Techne Forlì–cesena e Paideia Sardegna organizzano e promuovono con il patrocinio dell´Asl 2 di Olbia il seminario dal titolo "La formazione dell´Operatore socio-sanitario nella Provincia di Olbia-tempio: esiti e prospettive", che si terrà venerdì 26 settembre dalle 9. 00, presso la Sala Maestrale dell´Hotel Melià in Olbia. Aprirà i lavori l´assessore regionale del lavoro, Romina Congera. Il seminario intende fornire non solo un quadro complessivo dell´esperienza formativa e tracciare ipotesi di sviluppo future, ma anche porre l´accento sull´importanza dei sistemi di rete tra i vari attori del territorio nella messa a punto di progetti di qualità nel settore della formazione professionale. A seguito della riforma delle professioni sanitarie del 2000 la figura dell´Operatore socio-sanitario ha progressivamente acquisito un´importanza funzionale nei servizi alla persona. Le ragioni di tale fenomeno sono nei cambiamenti, che, in particolare tra gli anziani, determinano una sempre più diffusa necessità di una presa in carico complessiva, e, spesso, prolungata nel tempo. Si tratta di trasformazioni che impongono notevoli innovazioni dei processi formativi della figura professionale dell´ Operatore socio sanitario, cui sono richieste sempre maggiori competenze ed abilità professionali di tipo assistenziale, relazionale e tecnico-operativo in un ambiente lavorativo basato su modelli di rete e di lavoro d´equipe. L´esperienza formativa trova riscontro nella pubblicazione "Formazione e ruolo dell´Operatore socio-sanitario. L´esperienza della Regione Sardegna" (Francoangeli Editore), che, in un´ottica di integrazione tra inquadramento teorico e proposta di strumenti operativi, raccoglie le tematiche di maggior interesse affrontate nel corso delle attività d´aula e di tirocinio. Il volume nasce da uno sforzo congiunto fra l´Asl 2 i Olbia e l´Ausl di Cesena, partner di rete degli enti di formazione e da un confronto tra i docenti dei due territori (sia dipendenti delle Asl, sia liberi professionisti) che hanno contribuito significativamente alla realizzazione dell´attività formativa. Un testo scritto a due mani che affronta tematiche trasversali, senza però dimenticare i riferimenti alla normativa ed al contesto operativo della Regione Sardegna. Il volume propone diverse sfaccettature dell´argomento: l´analisi del ruolo e della professionalità dell´Operatore socio sanitario entro i mutamenti normativi ed organizzativi del sistema socio-sanitario, sia a livello nazionale sia nell´esperienza della regione Sardegna; i recenti sviluppi dei processi formativi dell´Oss e la sua evoluzione in Operatore socio sanitario specializzato; gli sbocchi occupazionali nel mercato del lavoro assistenziale; il fenomeno del burn out nei servizi alla persona. In ultimo, sono presentati i principali strumenti dell´azione professionale dell´Oss nelle diverse e sempre più complesse dimensioni del suo ruolo, in particolare nell´impegno a misurarsi con l´evoluzione delle metodologie di lavoro sociale e sanitario, delle dinamiche comunicative, delle questioni etiche e delle problematiche igienico-sanitarie. A tutti gli intervenuti verrà offerta una copia del libro e rilasciato un attestato di partecipazione. Il seminario è gratuito. .  
   
   
MUSICAREA ARTESPAZIO PRESENTA: "DATECI LE NOTE" MOSTRA D´ARTE CONTEMPORANEA DEI PITTORI ANGIOLO PERGOLINI E FRANCO MARGARI  
 
Firenze, 23 settembre 2008 - Il giorno 20 settembre 2008 ha avuto inizio la mostra d’arte contemporanea“Dateci Le Note”degli artisti Angiolo Pergolini e Franco Margari. Le opere troveranno ospitalità nei locali dell’Accademia musicale Musicarea in via delle Lame 52/a, già teatro di precedenti esperimenti per un nuovo centro artistico . Nel confronto di intenti, i due pittori hanno presentato opere diverse sia dal punto di vista delle motivazioni che dell’applicazione della materia. Franco Margari, attivo da più di trent’anni sulla scena artistica fiorentina, esporrà tele, da lui definite ‘atmosfere’, sulle quali si addensa una materia volta ad evocare emozioni personali e intime risposte alle manifestazioni della realtà umana. ‘Simbolo del trascendente, messaggio di speranza in un futuro finalmente libero’, la luce, da zone più scure come da un abisso sepolto, emerge in giochi di riflessi allusivi di una realtà fisica, psichica e spirituale in continuo dinamismo ed evoluzione. Materia densa e stratificata di colore che si ricompone ordinatamente grazie alla luce, ora radente e soffusa ora intensa ed espansa. Da questa ricerca muovono così le ultime tele, incontro tra astrazione ed evocazione della musica cui la mostra si riferisce. Accostati ai suddetti, i lavori meno recenti della serie ‘orizzonti’, ‘risvegli’ e ‘lux hominum’. Qui, campiture di colore evocano orizzonti interiori mossi da forze primordiali che mettono in luce il caos primigenio delle contraddizioni esistenziali e dei conflitti. Gli elementi legati al fluire della vita e al manifestarsi della natura, divengono ora sfaccettature come di un cristallo o si irradiano come luce su minerale dal contorno irregolare. Diversa la ricerca di Angiolo Pergolini che ha presentato opere sia plastiche che grafiche, enigmi che a mano a mano si svelano. La visione simbolica del quotidiano viene rappresentata per mezzo di figure in divenire che si compenetrano con forme circolari in un tutt’uno organico, spesso davanti a fondali geometrici. Allusive della condizione universale dell’individuo, le immagini suggeriscono la tensione quotidiana tra forze contrapposte quali il coinvolgimento e la contemplazione, la natura e il caos metropolitano, la comunicazione e l’incomunicabilità. Le forme animatrici delle tele sono figure metamorfiche in combinazioni fantastiche di volti senza corpo o di corpi senza volto, di vegetali ed animali, figure danzanti, dune antropomorfe, profili fluenti comunicanti ora con un microcosmo sereno, ora con un paesaggio vuoto o straniante. In antitesi con le precedenti, prove più giocose, accese da ritratti e teste in uno stile stringato e fumettistico, quasi influenzate da una cultura di massa . Presenti alla mostra anche formulazioni più recenti e complesse di una dimensione immaginaria e imperscrutabile. Come presagi di accadimenti ignoti, non sempre ridenti, sagome nere spettrali si stagliano su fondali monocromi animati da forme curve che acquistano, in un crescendo, maggior valore plastico. Secondo questo peculiare alfabeto, l’artista traduce i suoi stati d’animo e pensieri amplificandoli quasi a voler raggiungere quelli dei propri simili. .  
   
   
FRANCESCA LEONE A PALAZZO VENEZIA “PRIMO PIANO”  
 
 Roma, 23 settembre 2008 - Si inaugura a Roma giovedì 4 dicembre, nell’elegante Sala del Refettorio di Palazzo Venezia, Primo Piano, la mostra personale di Francesca Leone curata dal Prof. Claudio Strinati, Soprintendente al Polo Museale Romano. L’artista, una delle pittrici più interessanti del panorama italiano, invitata a marzo del 2009 ad esporre a Napoli nella suggestiva cornice del Castel dell’Ovo ed a giugno nel prestigiosissimo Mmoma (Museum of Modern Art di Mosca), è esponente della rinascita della pittura figurativa, fortemente ancorata al mondo contemporaneo. Cresciuta in una famiglia di artisti, Francesca Leone inizia il suo percorso pittorico avendo respirato un’atmosfera culturale e familiare molto intensa, vivendo da vicino la realizzazione di importanti capolavori cinematografici del padre Sergio. Il titolo della mostra evoca una doppia lettura, sia in senso propriamente artistico che esistenziale. Lo sguardo della pittrice, infatti, si focalizza non solo sul volto e sul primo piano in genere, inteso come fonte ispiratrice e destinatario della sua sensibilità stilistica, ma anche sulla realtà estremamente veloce e sfuggente di oggi, di cui cerca di coglierne l’istante e fissarlo in modo indelebile. L’esposizione prende spunto dal mondo contemporaneo e si sviluppa fondamentalmente sui grandi ritratti delle personalità che hanno contribuito in modo determinante nel cercare di portare armonia e pace nel mondo: Martin Luther King, Mahatma Gandhi, A. San Suu K. Ispirazione che si riversa anche sulle figure mistiche dei monaci tibetani. Tema importante quest’ultimo, richiamato in diverse suggestive tele. A tal proposito scrive Francesco Scorzone in una bella recensione, dopo la personale di maggio scorso al Loggiato di San Bartolomeo a Palermo: “I ritratti di Martin Luther King, Mahatma Gandhi, A. San Suu K. E il gruppo di monaci tibetani, intenti nella preghiera, hanno in comune quella capacità della rivolta silenziosa senza il ricorso alla violenza, l’amore per il prossimo. Sono i profeti armati, ora dalla parola ora dal silenzio e sono coloro dai quali bisognerebbe prendere esempio per tentare un qualsiasi cambiamento della società”. Importanti le valutazioni critiche di Claudio Strinati sulla produzione artistica della Leone: “Ricostruisce i volti come fossero degli immani edifici, provenienti da un tempo e uno spazio non conoscibili, carichi di potenza emotiva ma sprofondati in una dimensione remota che avanza verso l’osservatore suggerendogli una ipotesi di lontananza irrecuperabile. Le fisionomie sono analizzate dalla pittrice e restituite sulla tela con acuto senso della verosimiglianza, ma quei volti sono dei monumenti solenni, dipinti con una sorte di flusso luminoso cangiante che assume forma stabile e granitica pur mantenendo una sorta di animazione interna della materia pittorica stessa”. Marco Di Capua aggiunge: “Qui vedo il ritratto di Aung San Suu Kyi e il volto serio e intelligente del Dalai Lama, più una sequenza di bellissime teste di monaci birmani e una figura di novizio che, in un trittico, getta via via forza più debole ed è come se passasse in noi. Vere presenze, che sempre più platealmente fanno spazio al vuoto che sta loro intorno. Si fanno di lato, si spostano. Tutti, i monaci ribelli che partono o patiscono, i leader miti e profondi, chi li ascolta e li segue, tutti sono consapevoli di quella condizione che anche la pittura di Francesca Leone in fondo conosce bene e mette in luce. Gente: siamo in movimento, l’uomo è transito, il quadro è un varco”. .  
   
   
I LUOGHI DI GIOVANNI FATTORI NELL´ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI FIRENZE. PASSATO E PRESENTE (19 SETTEMBRE – 23 NOVEMBRE 2008)  
 
Firenze, 23 settembre 2008 - In principio fu l’Accademia di Belle Arti, la scuola voluta nel 1784 dal granduca Pietro Leopoldo, la prima pubblica in Europa, nella capitale del Rinascimento carica del prestigio di geni universali come Leonardo e Michelangelo. Poi venne Giovanni Fattori, il silenzioso livornese che da studente si fece docente e da apprendista artista, il maggiore dei Macchiaioli, l’uomo che prese il Risorgimento a colpi di pennello per farne un’epopea pittorica tutt’oggi viva, vibrante e popolare. Per gli oltre 60 anni tra il 1847 e il 1908, con opportuni intervalli, Accademia e Fattori furono un tutt’uno. E il centenario della morte dell’artista consente ora di celebrare l’uno e l’altra con una mostra allestita negli ambienti stessi in cui Fattori operò e morì, forse la più singolare e inedita del ciclo di esposizioni ed eventi progettato dallo storico dell’arte Carlo Sisi e promosso quest’anno, con il titolo unificante Firenze per Fattori, dall’Ente Cassa di Risparmio con la Soprintendenza Speciale per il Polo Museale fiorentino e il Comune di Firenze (www. Firenzeperfattori. It). La mostra I luoghi di Giovanni Fattori nell’Accademia di Belle Arti di Firenze. Passato e presente (19 settembre – 23 novembre 2008, catalogo Mauro Pagliai) è stata presentata oggi dal presidente dell’Ente Cassa Edoardo Speranza con la soprintendente Cristina Acidini, il presidente dell’Accademia di Belle Arti Paolo Targetti, Carlo Sisi e le curatrici Giuliana Videtta e Anna Gallo Martucci. L’iniziativa apre per la prima volta al pubblico uno degli edifici più rilevanti della storia artistica della città e riporta idealmente all’originaria unità strutturale, ancora esistente all’epoca di Fattori, le tre Accademie (Arti del Disegno, Belle Arti e Galleria), da tempo Istituti diversi, dislocati negli spazi dell´ex convento di S. Matteo, fra piazza S. Marco e via Ricasoli. La bella particolarità della mostra sta dunque nel legare questi luoghi fisici (loggia, chiostro, giardino, sale, aule) ai luoghi concettuali della ricerca artistica di Fattori che, attraverso le opere esposte, sono messi in relazione con gli orientamenti estetici e didattici del corpo accademico fiorentino a lui contestuale. In totale sono oltre 130 (64 di Fattori) dipinti, disegni, acqueforti, sculture, fotografie, divisi in 8 sezioni. Selezione che non si limita a documentare il percorso creativo dell’artista: dai temi storici (Elisabetta d´Inghilterra, Maria Stuarda al campo di Crookstone) a quelli militari (Carica di Cavalleria, Gli eccidi di Mantova, Grandi manovre), fino alla pittura di paesaggio (Tempesta sul mare) e di vita di campagna (Bovi al carro). L’opera di Fattori è infatti accostata a quella di maestri che interpretarono le trasformazioni dell’arte dell’Ottocento fino alla Macchia (il neoclassico Pietro Benvenuti, il romantico Giuseppe Bezzuoli, il purista Enrico Pollastrini); di amici che insieme a lui sperimentarono le nuove soluzioni pittoriche (Boldini, Borrani, Sernesi, Signorini); degli stessi allievi e allieve (in particolare Adele Galeotti ed Enedina Pinti), quando nel 1886 anche le donne furono finalmente ammesse all’educazione artistica superiore. Il risultato è uno scenario epocale in cui la storia dell’arte evolve di pari passo con la storia del paese, delle istituzioni, del costume, traducendo in immagini anni di grandi entusiasmi patriottici e di delusioni profonde una volta raggiunta l’unità d’Italia. Anni di rare soddisfazioni professionali e di ristrettezze economiche. Ossia il destino amaro che toccò a Fattori, morto in solitudine, il 30 agosto 1908, nella stanza al secondo piano in cui il custode dell’Accademia lo ospitava. Secondo un percorso di allestimento curato dall’Architetto Luigi Cupellini, la mostra propone al visitatore anche affacci preziosi sulla Biblioteca, ricca di un antico patrimonio librario; sul Cenacolo, che ancora oggi evoca l’ex Convento; sulla Gipsoteca di Lorenzo Bartolini, custodita nella Galleria, e sulla secentesca Cappellina di Giovanni da S. Giovanni. Infine l’Aula Ghiberti, così denominata dal settecentesco calco in gesso della Porta del Paradiso: qui gli allievi di oggi espongono le loro opere realizzate per l´occasione, un Omaggio a Fattori dai giovani che rappresentano, ancora e sempre, il corpo vivo dell’Accademia. Nel programma Firenze per Fattori la mostra è stata preceduta dalla pubblicazione dello Zibaldone di Telemaco Signorini e dal successo dell’esposizione Fattori e il Naturalismo in Toscana a Villa Bardini. Prossime iniziative: le mostre I ritratti di Fattori (Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti, 28 ottobre 2008 – 11 gennaio 2009) e I Macchiaioli e la fotografia (Museo Alinari, 4 dicembre 2008 – 15 febbraio 2009), oltre alla conferenza internazionale sul restauro dei dipinti dell’800 (13-14 novembre, Palazzo Vecchio e Auditorium Ente Cassa). .  
   
   
“SOTTOZERO” FARI E GRATTACIELI, PITTURA E FOTOGRAFIA NELL’ARTE DI CARLO E CARLOTTA BROGLIA PER LA PRIMA VOLTA A MILANO ALLA FONDAZIONE MAIMERI DAL 9 AL 25 OTTOBRE  
 
Milano, 23 settembre 2008 - Giovedì 9 ottobre alle 18. 30 alla Fondazione Maimeri di Milano si inaugura la mostra “sottozero” nata dall’incontro artistico fra la pittura di Carlo Broglia e le fotografie della figlia Carlotta Broglia. L’esposizione presenta 24 tavole a olio con encausto e 18 immagini fotografiche in bianco e nero, scattate nel 2007 a Ground Zero. Esordio artistico per il pubblicitario Carlo Broglia mentre per Carlotta è un ritorno in Italia dopo numerose collettive e personali tra Barcellona e Milano. Dipinti e fotografie. Opere e tecniche diverse ma in sintonia sul piano comunicativo e emozionale. Nei quadri il soggetto è il faro, inserito all’interno di paesaggi naturali, tra ghiacci, mari e nevi, in cui è assente la figura umana. Anche negli scatti della figlia Carlotta, che si concentrano sul vuoto del World Trade Center non c’è l’uomo. Fari e grattacieli. “sottozero” «evoca luoghi e temperature ghiacciate sia reali che psicologici – scrive Elisabetta Longari nell’introduzione al catalogo della mostra –. Mette a confronto due diversi tipi di solitudine dominati dalla presenza e dalla mancanza dell’edificio verticale, la cui funzionalità e verticalità stessa è un continuo rimando alla figura umana. Il faro, soggetto prediletto per il pittore Broglia, e il grattacielo, che la fotografa Broglia immortala come simbolo di presenza e assenza simultanea. Due elementi che altro non sono se non due varianti della figura archetipica della torre, costante antropologica della nostra cultura e massima espressione di elevazione e caduta. La torre, così come il corpo umano eretto, rappresenta una sfida alla natura, all’orizzontalità della linea metafora di stabilità e riposo della terra». Il legame dei due lavori nasce dalla scelta di focalizzare l’attenzione su elementi artificiali all’interno di paesaggi. Il concetto chiave dell’incontro artistico risiede nella solitudine di questi elementi contestualizzati all’interno della realtà circostante ma allo stesso tempo decontestualizzati da questa. «La solitudine del faro – sottolinea la Longari – immerso nella luce nordica, malinconica e lunare della neve, è insita nella sua stessa funzione, coadiuvante per l’occhio umano, ma pur sempre segnale architettonico. Così come la solitudine del grattacielo è contraddizione della natura stessa delle strutture urbane costruite per essere alveari umani». Il crollo delle Torri Gemelle ha lasciato un vuoto e una ferita profonda e palpabile nello sky-line di una metropoli dinamica come New York ma l’intenzione che anima l’artista non è di mera denuncia dei fatti dell’11 settembre. E’ un progetto sullo spazio, sui contorni di un luogo e su un vuoto materico. E’ una riflessione sull’esistenza. Le sue fotografie danno allo spettatore la possibilità di creare proprie immagini. Il vuoto, lo spazio diventano luogo di scenari nuovi e sempre diversi, voluti da chi guarda e non, da questi, passivamente “subiti”. Lo stesso concetto viene ripreso dal pittore Broglia: il faro è segno di presenza umana pur non essendo essa visibile e i ghiacci non rappresentano l’immobilità del tempo, ma una semplice sospensione dello stesso. Per la realizzazione delle tele Carlo Broglia predilige la tavola, la costruzione a matita del disegno e la stesura del colore a olio con l’encausto (a base di cera) utilizzando tre colori: il blu oltremare, il bruno Van Dyck, il bianco e una punta di magenta e ocra. Le immagini fotografiche di Carlotta Broglia in bianco e nero e su pellicola per rendere meglio i valori materici e espressivi. Carlo Broglia nasce a Milano nel 1945. Dopo gli studi a Brera, varie esperienze in studi di architettura e grafica, entra in pubblicità come art director. Nel 1971 fonda la sua agenzia con la quale lancia i marchi Lacoste e Adidas. Nel 1985 entra in società con il gruppo Omnicom Ddb quotato a Wall Street e guida per vent’anni, in Italia, un gruppo di dieci società di comunicazione che lavorano per le principali multinazionali di largo consumo. Collabora con Milton Glaser, viene nominato presidente dell’associazione Assap e consigliere di Pubblicità Progresso. Pubblicitario per professione, musicista per passione (ha frequentato il conservatorio), artista per vocazione, esordisce come acquerellista, ritraendo natura e paesaggi innevati. Ha lavorato presso la bottega dei maestri Ettore Maiotti e Luisella Lissoni, con cui ha esposto alla Galleria Bolzani. Carlotta Broglia nata a Milano nel 1980 vive a Barcellona dal 2005. Una passione per l’arte, nelle sue molteplici forme e espressioni, che sviluppa e affina sin dall’adolescenza frequentando numerosi corsi di pittura, scultura, fotografia alla Blake Collage Accademy di Londra, a Brera, nel laboratorio Nicoli di Carrara. Studia regia cinematografica con Leonid Alekseychuck e fotografia artistica con Luca Pagliari. Dal 1998 la sua ricerca artistica si completa con la musica: pianoforte, flauto dolce e traverso. Nel 2003 partecipa al Cantiere D’arte di Remo Salvatori. Ha presentato diverse mostre personali e partecipato a collettive tra Milano e Barcellona. .