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Notiziario Marketpress di Mercoledì 01 Luglio 2009
ANCHE LE VACCHE SOFFRONO IL CALDO  
 
L’intensificarsi della frequenza con cui le ondate di calore colpiscono le nostre latitudini ed in particolare l’Italia ha portato ad un sempre maggiore interesse verso lo studio degli effetti che queste provocano sulla salute dell’uomo e degli animali. Uno studio recente ha mostrato che negli Stati Uniti le perdite economiche nel settore zootecnico, dovute alle ondate di calore possono essere comprese fra 1. 69 e 2. 36 miliardi dollari. Alcune stime parlano di un costo economico totale per l’Europa per l’evento 2003 di circa 12 miliardi di Euro, in gran parte dovuto alle perdite in agricoltura, incluso il settore zootecnico, dovute alla siccità e alla lunga ondata di calore verificatasi in quell’anno (da giugno a settembre, con brevi interruzioni), una delle più lunghe ed intense mai verificatesi nel nostro Paese. In particolare, nel campo dell’agricoltura e della zootecnia è noto che le condizioni ambientali, come la concomitanza di alte temperature ed umidità per più giorni consecutivi, possono causare condizioni di stress per gli animali e avere un impatto negativo sulla loro riproduzione, produzione e salute. Nel nostro Paese, in cui il numero di allevamenti di bestiame, sia piccoli che grandi, e’ altissimo ed in cui la industria ad esso associata rappresenta una grossa fetta della economia nazionale, le perdite dovute a condizioni di disagio degli animali possono essere notevoli e, se questo e’ vero per tutti gli animali da allevamento, lo e’ ancor più per le vacche. L’istituto di Biometeorologia ha partecipato ad un progetto di ricerca voluto dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, denominato Climanimal*, i cui risultati finali sono stati illustrati nel corso di un Convegno che si è tenuto oggi a Viterbo, presso il Centro Congressi Pianeta Benessere, nel corso del quale sono state consegnate le targhe di partecipazione agli Allevatori coinvolti. Il progetto Climanimal - coordinato dal Dip. To di Scienze Animali della Università della Tuscia e a cui partecipano esperti nel campo della salute, produzione e riproduzione di questi animali quali Aia (associazione Italiana Allevatori) e Anafi (Associazione Nazionale Allevatori Frisona Italiana) – ha lo scopo di individuare quali sono le zone sul territorio italiano in cui le condizioni termo-igrometriche possono essere rischiose per gli animali, ed in particolare per le vacche, durante la stagione estiva ed individuare eventuali strumenti di gestione delle situazioni di disagio e/o rischio dovuti a fattori climatici. Per far questo, l’Ibimet ha considerato la combinazione di due grandezze meteorologiche che sono la temperatura e la umidità dell’aria e ha ricostruito l’andamento del cosiddetto indice termoigrometrico o di disagio per 100 stazioni meteorologiche distribuite sul territorio nazionale per i mesi estivi, negli ultimi 30 anni. Nel caso in cui questo indice superi determinati valori di soglia, possiamo avere rischio Nullo, Minimo, Medio o Massimo. Il territorio italiano risulta quindi suddiviso in aree “bioclimaticamente omogenee’ e ciascuna zona e’ stata assegnata ad una determinata “classe” di appartenenza. Per ciascuna classe quindi e’ stato calcolato il numero di giorni in cui l’indice di disagio nelle estati a partire dal 1971 fino al 2006 incluso ha superato i diversi valori di soglia. Per le zone in classe elevata, ad esempio, e’ molto elevato il numero di giorni a rischio massimo, mentre le zone in classe bassa (classe 1 o 2) sono caratterizzate da un numero molto basso di giorni a rischio elevato. La pianura Padana, in cui si ha una altissima densità di allevamenti di bestiame e di caseifici, e’, ad esempio, in una classe per cui il numero di giorni a rischio medio e/o massimo e’ sufficientemente elevato. Dallo studio svolto all’Ibimet emerge inoltre una indicazione molto importante ovvero che il numero di giorni ad alto rischio che comportano quindi maggior disagio per il bestiame e’ significativamente aumentato nel corso degli ultimi anni, a partire dal 2001, rispetto al periodo precedente (1971-2000), segno, presumibilmente, di un clima che sta cambiando. Questo risultato e’, ai fini gestionali degli allevamenti, molto importante, in quanto indica come vi sia una alta probabilità che sia necessario adottare delle opportune contromisure, come, ad esempio, il raffrescamento delle stalle, una appropriata distribuzione di acqua e di mangime, operando sia sulla quantità che sulla qualità del mangime stesso, la necessita’ di tenere il bestiame all’interno delle stalle piuttosto che al pascolo. Ibimet ha anche curato per tutta la durata del progetto la messa in opera e il funzionamento di otto stazioni meteorologiche presso altrettante aziende agricole laziali, nonché la raccolta ed elaborazione dati meteorologici raccolti. Ha quindi valutato l´andamento dell´indice termoigrometrico nei mesi estivi presso le aziende. Sono attualmente in corso di elaborazione le analisi della correlazione fra tale indice e le prestazioni e lo stato di salute degli animali. Lo studio proseguirà nel corso dell´estate 2009, in modo da avere un quadro più completo delle correlazioni. .  
   
   
SVILUPPO RURALE - COMITATO DI SORVEGLIANZA APPROVA MODIFICHE PSR VENETO – 160 MILIONI DI EURO AGGIUNTIVI  
 
Una nuova spinta al miglioramento della competitività del settore agricolo e alla tutela dell’ambiente e un deciso impulso alla diffusione delle infrastrutture tecnologiche nelle zone rurali. Questi i punti chiave delle modifiche al Programma di Sviluppo Rurale del Veneto 2007 – 2013, approvate a Mestre dal Comitato di Sorveglianza, l’organismo che verifica lo stato d’attuazione del programma. “Gli adeguamenti al Psr – ha spiegato il vicepresidente della Giunta regionale Franco Manzato – si riferiscono principalmente all’utilizzo dei circa 160 milioni di euro che il Veneto ha ottenuto circa un mese fa in aggiunta ai 914 milioni previsti inizialmente”. Gli aggiornamenti tengono soprattutto conto delle “nuove sfide” derivanti in parte dalle risposte ai problemi emersi a seguito del controllo sullo stato di salute della politica agricola comunitaria e in parte dal piano di rilancio economico adottato dall’Unione Europea per far fronte alla crisi finanziaria globale. In sostanza, la quota più consistente dei fondi aggiuntivi si concentrerà sulle misure dedicate all’ammodernamento delle aziende agricole e all’accrescimento del valore aggiunto dei prodotti agricoli. Una quota importante dei nuovi fondi a disposizione del Psr sarà inoltre dedicata alla diffusione della “banda larga”: l’11 per cento delle risorse servirà proprio per aiutare lo sviluppo delle zone rurali del Veneto colmando il “gap” tecnologico esistente rispetto alle aree già raggiunte dalle più avanzate infrastrutture digitali. Sono sei inoltre le nuove misure presentate nel testo: ripristino del potenziale produttivo agricolo ed interventi di prevenzione in caso di calamità naturale (misura 126); sostegno alle aziende agricole in via di ristrutturazione in seguito alla riforma dell’organizzazione comune di mercato (144); gestione agronomica conservativa delle superfici agricole (214/i); adozione di metodi di produzione ecocompatibile per la coltivazione del tabacco (214/j); primo impianto di sistemi agroforestali su terreni agricoli (222); sostegno all’imboschimento dei terreni non agricoli (223). Il Comitato di Sorveglianza ha inoltre preso in esame la relazione annuale 2008, che ha riportato un quadro esaustivo dello stato di attuazione del programma. Per quanto riguarda gli impegni di spesa, nel 2008 sono stati messi a bando circa 300 milioni di euro, mentre la quota effettivamente impegnata ha raggiunto i 232 milioni, che corrispondono al 29 per cento dell’intera dotazione finanziaria del Psr. Importante in questo senso la performance finanziaria fatta registrare dall’Asse 1 (Miglioramento della produttività), dove le risorse impegnate sono state pari all’86 per cento di quelle a bando. “Il testo modificato del Psr è ora al vaglio della Ivª Commissione del Consiglio Regionale. Una volta approvato – ha fatto presente Manzato – sarà inviato entro il 15 luglio alla Commissione Europea, che dovrà valutare la conformità delle modifiche rispetto ai regolamenti europei e verificarne la coerenza con il Piano Strategico Nazionale”. .  
   
   
AGRICOLTURA IN CAMPANIA, NAPPI INCONTRA UNIVERSITÀ E RICERCA. NAL POMERIGGIO VERTICE CON LE ASSOCIAZIONI AMBIENTALISTE  
 
Prosegue il giro di incontri dell´assessore all´Agricoltura Gianfranco Nappi con le realtà del mondo dell´agricoltura e dell´ambiente in Campania. Mercoledì 1 luglio, Nappi vedrà il mondo della ricerca napoletano. Alle 9,30 sarà a via Argine al Cnr, istituto produzione animale; alle 11,15 a Portici incontrerà i rappresentanti della facoltà di Agraria e dell´istituto Rossi Doria; alle 13 ad Ercolano vedrà i vertici dell´istituto sistemi agricoli e forestali del Mediterraneo, sempre del Cnr ed alle 15 quelli dell´istituto zoo profilattico e della facoltà di Veterinaria di Portici. Successivamente incontrerà gli esponenti delle altre province. Nel pomeriggio, l´assessore Nappi vedrà le delegazioni ambientaliste della Campania Legambiente, Wwf e Italia Nostra. "Sto completando - sottolinea Nappi - gli incontri programmati con i rappresentanti delle strutture e delle associazioni impegnate in agricoltura, ambiente e pesca per avere un quadro completo della situazione esistente e mettere a punto proposte ed azioni in grado di sostenere lo sviluppo e la crescita di questi settori". .  
   
   
IGP MELA VALTELLINA  
 
"La pubblicazione della domanda di registrazione del marchio Igp (Indicazione geografica protetta) della ´Mela di Valtellina´ sulla Gazzetta ufficiale dell´Unione Europea è una tappa importante e un segnale di successo per il sistema agroalimentare lombardo, che sta per aggiungere un´altra eccellenza riconosciuta al suo già ricco paniere di prodotti tutelati a livello comunitario". Luca Daniel Ferrazzi, assessore all´Agricoltura della Regione Lombardia, commenta positivamente l´invio all´Unione Europea da parte del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali della documentazione utile per inserire la "Mela di Valtellina" nell´elenco delle Igp europee. Prodotta in vari Comuni della provincia di Sondrio, la mela della Valtellina si caratterizza per spiccate doti di croccantezza, succosità e dolcezza. Tre le varietà di frutti coltivati, Gala, Golden Delicious e Red Delicious. "Con il conferimento del marchio Igp alla ´Mela della Valtellina´ - conclude l´assessore Ferrazzi - si premierà il lavoro delle 500 aziende locali e dei 4 confezionatori che in questi anni hanno sostenuto importanti sforzi per esaltare questa tipicità della loro terra raggiungendo i 670 ettari in produzione. Nel loro sforzo ha creduto fermamente Regione Lombardia ´candidando´ le mele di Valtellina a diventare eccellenza italiana". .  
   
   
POTENZA, GRAN GALÀ FINALE DEL TOUR DEL GUSTO  
 
La prima edizione del Tour del Gusto si conclude con un gran galà finale, in programma nel capoluogo mercoledi primo luglio, in Piazza Mario Pagano. Per l´occasione si sta preparando un mix di fragranze tutto lucano, coniugando armonicamente il piacere della tavola, l´arte del vino, gli antichi mestieri, la musica popolare, il cabaret e tutte le forme d´arte che di cui la regione dispone. L´intento è di promuovere il territorio, con le sue particolari risorse paesaggistiche, a cornice di location prestigiose che esaltano i sapori e gli odori di una terra ancora cosÏ poco conosciuta. Partito da Potenza a settembre del 2008, il Tour del Gusto, patrocinato da Assoimpero, associazione di imprenditori presieduta da Ciro Di Dato, conclude nel capoluogo lucano la sua prima edizione, mettendo in piazza, con degli stand espositivi, tutti i partecipanti alla manifestazione. .  
   
   
JOLLY SGAMBARO, L´AZIENDA TREVIGIANA PRIMA AD AVER PORTATO LA PASTA AL KAMUT AL GRANDE PUBBLICO, PUNTA A DUE NUOVI FORMATI E AD ACCRESCERE LA PRODUZIONE.  
 
Dopo i successi registrati nella produzione e commercializzazione di pasta al kamut in un periodo in cui pochi credevano alle potenzialità di questo prodotto, Jolly Sgambaro annuncia nuovi investimenti nel settore. Pronta la messa sul mercato di due nuovi formati, i tortiglioni e i nidi, che completeranno la gamma di proposte al kamut dell’azienda di Castello di Godego (Tv); ma è prossimo l’aumento dell’intero volume produttivo, come ha comunicato oggi l’Ad della Jolly Sgambaro Pierantonio Sgambaro. “Il tutto – ha precisato – nel rispetto dell’alta qualità che caratterizza tutte le nostre proposte”. Azienda con una forte vocazione all´innovazione e alla qualità, Jolly Sgambaro produce pasta Kamut dal 1994 ed è stata la prima azienda italiana a intuire il grande potenziale del kamut per un consumo su larga scala, introducendola nel canale della grande distribuzione. Il kamut è l´antico e originario grano mediorientale. Più ricco di proprietà organolettiche e nutritive, proteine, minerali, oligoelementi e antiossidanti rispetto al grano comune, è anche più digeribile. Ma decisamente anche più costoso. Tra le prime licenziatarie del brand kamut, oggi l´azienda pastaia trevigiana produce una selezionata linea di paste al Kamut su licenza della statunitense Kamut International, la società del Montana (Usa) che gestisce a livello mondiale la distribuzione del grano kamut del cui marchio è unica depositaria. La prima azienda italiana a introdurre il kamut nella Gdo. Jolly Sgambaro è stata la prima azienda italiana a portare la pasta kamut al grande pubblico, traghettandolo fuori del canale di nicchia del biologico. "Fu un rischio enorme per noi -confessa Pierantonio Sgambaro - perché la pasta al kamut è molto più costosa della tradizionale. Fu una scommessa, ma volevo che un grano così fosse conosciuto e a disposizione di tutti. Dovemmo investire molto in linee di produzione, in distribuzione, in promozione. Tutti ci davano dei matti. Ma io credevo molto nelle potenzialità di questo grano straordinario. Ci credevo da agricoltore, da pastaio e soprattutto, da consumatore". Un impegno premiato da Kamut International, che ha recentemente riconosciuto il ruolo di Jolly Sgambaro "nell´introdurre nel mercato un marchio sconosciuto portandolo alla notorietà grazie a un eccellente lavoro". La lunga esperienza maturata da Jolly Sgambaro nella produzione di pasta kamut è oggi la migliore garanzia di qualità per il consumatore. Il risultato è un prodotto di grande struttura e gusto, facilmente digeribile e, come detto, ricchissimo di principi nutritivi. Pasta al Kamut Sgambaro contiene infatti dal 20% al 40% di proteine in più rispetto alla tradizionale pasta di grano duro e percentuali più elevate di aminoacidi e selenio. Un alleato prezioso dunque per ridurre la formazione di radicali liberi ed una vera e propria riserva di oligoelementi e minerali, per una genuinità che con Sgambaro dal 1994 è anche nella Gdo. “Kamut è un grano straordinario – garantisce Pierantonio Sgambaro – Abbiamo lavorato molto per preservarne la qualità e originalità, dedicandoci con tutta la nostra esperienza sia di agricoltori che di pastai. Con grande soddisfazione accogliamo dunque il riconoscimento di Kamut International. Uno stimolo a proseguire nella scelta aziendale intrapresa di offrire al mercato solo prodotti di altissima qualità, e che ci porterà nei prossimi mesi ad incrementare ulteriormente anche la produzione di pasta in kamut. La richiesta ci viene direttamente dal mercato dove proprio questo prodotto, nonostante la difficile congiuntura economica che le nostre famiglie stanno vivendo, è sempre più richiesto". . .  
   
   
NASCE OGGI “MITE DI VENDÌCARI”: EXTRA VERGINE DI ALTA GAMMA, INTENSO E DELICATO  
 
L’olio c’era già. Era ottimo ed apprezzatissimo dai selezionati clienti della famiglia Cappello che lo produceva anzitutto per passione ed amore per le cose buone. Poi l’idea di dare un abito ed un nome adeguati ad una raffinatezza evidente. Oggi quell’olio è diventato Mite di vendìcari ed è pronto a farsi conoscere nei migliori ristoranti, enoteche e negozi specializzati. Mite di vendìcari è un olio extravergine di oliva unico che deve la sua singolarità alla splendida zona dove sono ubicati gli ulivi: la Riserva Naturale Orientata di Vendìcari si trova a sud est della Sicilia, nella provincia di Siracusa, tra Noto e Pachino. Il mare a pochi passi crea un microclima particolare per la coltivazione. Le olive sono raccolte a mano e nel giro di poche ore molìte direttamente nel frantoio aziendale tramite spremitura meccanica a freddo. Il risultato è un extra vergine di grande pregio a bassissima acidità, basso livello di perossidi, alto contenuto di biofenoli. Mite di vendìcari è al 100% cultivar Biancolilla, ha un colore giallo tenue, un aroma fruttato medio con sentori che richiamano il carciofo tenero crudo e la foglia di pomodoro, ha un sapore delicato ed equilibrato. Nella sua variante Moresco, Mite di vendìcari é leggermente più deciso perché composto da cultivar differenti (60% Biancolilla, 40% Moresca e Coratina) la cui combinazione conferisce un retrogusto tendente all’amaro, per il maggior tenore di componenti biofenolici amari ed una vivace nota piccante. Per le sue caratteristiche l’extra vergine Mite di vendìcari è perfetto gustato a crudo perché conserva e trasmette agli alimenti le sue proprietà organolettiche e nutrizionali, le vitamine, il sapore e l’aroma delle sue olive. Per un pinzimonio “siciliano” a base di pomodori di Pachino, per una bruschetta inedita su pane abbrustolito con filetti di alici fresche, a condimento di piatti a base di pesce (dall’insalata di molluschi al carpaccio), come ingrediente di salse di erbe fini da proporre in abbinamento a carne grigliata o come tocco a freddo di primi piatti caldi. Il Mite di vendicari per la sua naturale morbidezza si presta ad esaltare il gusto degli ingredienti che accompagna senza coprirne il sapore. Il Mite di vendicari è disponibile per il canale Ho. Re. Ca. In bottiglie da 0,5 litri; è venduto in una raffinata confezione a tubo insieme al tappo dosatore d’acciaio per garantire una perfetta mescita. .  
   
   
SABATO A GRASSANO DIBATTITO SULL’OLIO EXTRAVERGINE DI OLIVA  
 
Sabato 4 alle 17,30 nella Sala consiliare (Palazzo Materi) di Grassano si terrà un dibattito sul tema “L’olio extravergine di oliva della Collina di Grassano”. L’evento è organizzato dalla Copagri (Confederazione produttori agricoli) in collaborazione con la Regione Basilicata e con il patrocinio del Comune di Grassano, la Camera di Commercio di Matera ed il Gal Bradanica. L’incontro, moderato dal giornalista Francesco La Regina, sarà presieduto da Francesco Verrascina, presidente nazionale Copagri. I saluti saranno affidati a Vito Magnante e a Domenico Zacchei, rispettivamente sindaco ed assessore alle Attività produttive ed Agricolura del Comune di Grassano. Interverranno il funzionario regionale settore olivicolo Stefania D’alessandro, il presidente Apo Gianni Viggiani, il presidente Gal Bradanica Leonardo Braico, Paolo Colonna (Oil maker) e Silvestro Lacertosa (Pannel Test). Le conclusioni saranno affidate ad Angelo Tortorelli, presidente Camera di Commercio di Matera. E’ prevista la presenza dell’assessore all’Agricoltura della Regione Basilicata, Vincenzo Viti. .  
   
   
È PREVOSTINI IL NUOVO PRESIDENTE DEL CONSORZIO TUTELA VINI VALTELLINA  
 
Sondrio - Mamete Prevostini è il nuovo presidente del Consorzio Tutela Vini Valtellina. 42 anni, titolare dell’omonima casa vinicola di Mese, Prevostini succede a Casimiro Maule, presidente per gli ultimi dodici anni dell’ente che rappresenta tutte le case ed aziende vinicole della Provincia di Sondrio. «Sono onorato dell’incarico che mi è stato affidato - ha dichiarato il neo presidente subito dopo l’elezione -. Ci aspetta un triennio di duro lavoro che io e il nuovo consiglio affronteremo con grande entusiasmo, facendo tesoro di quanto già fatto per proseguire con successo nella promozione e valorizzazione dei vini a denominazione di origine Valtellina. Le linee principali che ispireranno questo mandato saranno il dialogo con tutti gli attori della filiera vitivinicola e la tutela dei nostri terrazzamenti vitati». Durante il suo mandato, che avrà durata di tre anni, sarà affiancato da due vicepresidenti, Aldo Rainoldi in rappresentanza della categoria trasformatori ed Emanuele Pelizzatti Perego in rappresentanza della categoria viticoltori. Il collegio di giunta sarà invece composto da cinque membri: il presidente e i due vicepresidenti cui si affiancheranno Pietro Bettini e Andrea Zanolari. .  
   
   
AL VIA LA “FASE DUE” DI RICERCA VOLUTA DAL CONSORZIO DI SOAVE NELL’AMBITO DEL PROGETTO MINISTERIALE “TERRITORI DIVINI”  
 
Conclusa la fase di studio dedicata alla zonazione viticola e alla relativa modifica delle regole di produzione, e terminato il lavoro di approfondimento raccolto nelle pubblicazioni “Un paesaggio Soave”, “Il Soave oltre la Zonazione” e “I grandi cru del Soave”, parte ora una nuova fase di ricerca, destinata a privilegiare gli aspetti più legati alla diversificazione ed alla caratterizzazione produttiva. La nuova progettualità si distingue per una virtuosa integrazione tra alcune autonome azioni di studio attivate dal Consorzio di Tutela del Soave sull’identità storico produttiva della garganega ed un più complesso piano di ricerca sviluppato in sinergia con “Territori diVini” nell’ambito dei Contratti di Filiera sostenuti dal Ministero per le Politiche Agricole e Forestali. Protagonisti di questa nuova fase, unitamente agli agronomi ed enologi del Consorzio del Soave, sono il Cirve (Centro Interdipartimentale di ricerca Viticola Enologica) coordinato dal prof. Vasco Boatto, l’Università degli Studi di Padova, l’Università degli Studi di Verona, il Centro di Ricerca Viticola di Conegliano e il Centro di Ricerca Viticola di Asti. Ogni linea di ricerca ha un proprio responsabile che coordina tutte le attività svolte dai gruppo di lavoro. Si tratta quindi di uno studio incrociato che punta a sostenere il miglioramento tecnologico qualitativo della denominazione. Il progetto si propone di analizzare le differenti fasi del sistema produttivo al fine di raggiungere un perfezionamento complessivo della filiera stessa. Quattro sono le aree di studio su cui si stanno sviluppando i lavori: identità e caratteristiche enologiche della Garganega; produzione di vini bianchi stabili; sviluppo e miglioramento dei vini ottenuti dall’appassimento della Garganega; analisi della viticoltura di precisione. Identità e caratteristiche enologiche della Garganega Questa fase di studio vede protagonista l’Università degli Studi di Padova con un pool di ricerca coordinato dal prof. Andrea Curioni. Semplificando, il progetto, oltre che definire le più intime caratteristiche dell’uva garganega, in termini di elementi minerali, polifenoli e proteine, va ad evidenziare, oltre ad una dettagliata analisi degli aromi propri di questa varietà, anche tutte le attività enzimatiche che si sviluppano nel corso della fermentazione – sviluppando un quadro dettagliato delle caratteristiche della garganega, una vera e propria carta di identità che consentirà alle aziende di interpretare al meglio queste peculiarità per vini sempre più competitivi sul mercato. Stabilità dei vini bianchi. L’università degli Studi di Verona invece, a partire dal vino, approfondirà lo studio della stabilità dei vini bianchi. Il processo di stabilizzazione importantissimo, soprattutto nei bianchi, garantisce al prodotto di mantenere costanti nel tempo le sue caratteristiche originali. Al centro dell’azione di ricerca i fenomeni ossidativi e la stabilità proteica, elementi fondamentali per vini più longevi. Appassimento. Sempre il gruppo di studio dell’Università di Verona, coordinato dal prof. Roberto Ferrarini, affronterà poi l’analisi del quadro fenologico dell’uva garganega, messa ad appassire. Solo i migliori grappoli di garganega sono destinati alla produzione di Recioto di Soave Docg in base alla tecnica, tutta veronese, dell’appassimento che determina una resa delle uve del 40% rispetto al loro peso iniziale. Con questo studio si porrà quindi l’attenzione sulla variazione delle sostanze aromatiche in questa delicata fase che varia tra i due e i cinque mesi. Viticoltura di precisione. Rappresenta l’avanguardia nell’avanguardia. Con questo progetto coordinato dal professor Claudio Giulivo, docente di Viticoltura alla facoltà di Agraria di Padova e dal professor Andrea Pitacco, docente di Interazioni vegetazione-atmosfera alla facoltà di Agraria di Padova, il Consorzio di Soave intende monitorare alcune aree sensibili della denominazione e di seguire il lavoro in vigna di ogni singolo produttore socio, grazie al ricorso a immagini satellitari. Questo sistema in particolare fornirà immediati riscontri in merito allo stress idrico nei vigneti, durante i momenti più critici dell’estate, e in relazione ad eventuali problemi fitosanitari, ed alle dinamiche produttive. «Il progetto di ricerca che abbiamo deciso di sottoscrivere – sottolinea Arturo Stocchetti, Presidente del Consorzio di Soave – rappresenta una risposta immediata e concreta alla sfida che ci viene oggi lanciata dalle numerose produzioni enologiche estere. E’ il mercato mondiale che richiede vini con precisi requisiti. Quando parliamo di Soave dobbiamo sempre ricordare che siamo di fronte a tante espressioni produttive che però rispondono sempre ad uno stile unico. Per questo motivo siamo pronti oggi, a partire dall’elevato livello qualitativo che abbiamo raggiunto in dieci anni di duro lavoro, a rimetterci in gioco con questi nuovi importanti studi». .  
   
   
A MONIGA UN BRINDISI LOMBARDO-VENETO PER FESTEGGIARE IL DIETROFRONT EUROPEO SUI ROSÉ, E INTANTO IL CHIARETTO È PROTAGONISTA AI GIOCHI DEL MEDITERRANEO.  
 
I presidenti dei consorzi di tutela del Bardolino e del Garda Classico hanno brindato al dietrofront dell’Unione europea sui rosé miscelati a Moniga del Garda, la città dove è nato il Chiaretto nel 1896. Vinitaly porta i rosati tradizionali gardesani ai Giochi del Mediterraneo. “Siamo qui per festeggiare un successo”: è con queste parole che Lorella Lavo, sindaco di Moniga del Garda, la cittadina bresciana nella quale nel 1896 il senatore veneto Pompeo Molmenti inventò la “ricetta” del Chiaretto, ha alzato il calice venerdì sera, durante la cerimonia di apertura di “Italia in Rosa”, rassegna dei vini rosati nazionali, insieme con i presidenti dei consorzi di tutela del Bardolino, Giorgio Tommasi, e del Garda Classico, Sante Bonomo, per brindare al dietrofront dell’Unione europea sull’ipotesi di consentire la produzione di vini di colore rosa mediante una miscela di vini bianchi e rossi. Un progetto, quello comunitario, contro il quale i due consorzi gardesani, che condividono la tradizione del Chiaretto, hanno fatto fronte comune, per la prima volta nella loro storia, trovando immediato e convinto sostegno da parte del ministro per le politiche agricole, Luca Zaia, e del sottosegretario alla presidenza del consiglio, Aldo Brancher, ma anche di centinaia di giornalisti, amministratori e semplici appassionati che già a Vinitaly fecero sentire il loro sostegno ai produttori rivieraschi, sottoscrivendo una petizione in difesa dei vini rosati tradizionali. “I vignaioli del lago di Garda hanno saputo parlare ad una voce sola per difendere la loro storia e la loro tradizione” ha affermato il presidente del Garda Classico, Sante Bonomo. “Mi auguro – ha sottolineato il presidente del Bardolino, Giorgio Tommasi – che ora questa collaborazione possa continuare, nell’interesse del mondo vinicolo gardesano”. E già si parla di una nuova iniziativa congiunta dei due consorzi rivieraschi del Chiaretto per la prossima Centomiglia velica del lago di Garda. Intanto, grazie a Vinitaly e Veronafiere, il Chiaretto è protagonista anche ai Giochi del Mediterraneo in svolgimento sino al 5 luglio a Pescara. Come già in occasione dei Giochi Olimpici del 2008, anche per questo importante evento sportivo il ministero per le politiche agricole ha infatti incaricato Vinitaly di gestire uno spazio nella Business Lounge di Casa Italia, e fra le 32 etichette in degustazione, ben 8 sono quelle riferite ai Chiaretti gardesani, equamente divisi fra il Bardolino Chiaretto, prevalentemente ottenuto dalle uve di Corvina veronese, e il Garda Classico Chiaretto, proveniente soprattutto dal vitigno Groppello. “La scelta di dare risalto ai vini rosati – spiega Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere – è stata fatta anche per dimostrare il sostegno di Vinitaly a una produzione che in Italia ha una tradizione frutto di una pratica enologica di qualità, che rischiava di essere svilita con l’introduzione nella nuova ocm della possibilità di ottenerli mescolando un vino bianco e uno rosso. Ora l’Ue ha fatto per fortuna marcia indietro, ma resta il nostro impegno a valorizzare una produzione che evidentemente non è ancora ben conosciuta ed apprezzata all’estero”. .  
   
   
QUARANT´ANNI DI VINI DOC BREGANZE: LA VICEPRESIDENTE DEL CONSORZIO DI TUTELA GRAZIELLA NOVELLO ILLUSTRA LE MODIFICHE AL DISCIPLINARE DI PRODUZIONE.  
 
Cambiano il Breganze Rosso (50% Merlot) ed il Breganze Bianco (50% Tai), arrivano il Breganze Merlot, il Breganze Tai, il Vespaiolo Spumante e la Riserva per gli invecchiamenti più lunghi. “In una plaga così piccola le caratteristiche vitivinicole per cui non basta una regione” Graziella Novello racconta la Doc Breganze. «Il grande esperto di vini Zeffiro Bocci definiva la nostra “una plaga così piccola dove per avere caratteristiche similari, ma non uguali, ci vuole un´intera regione. Un vero tesoro: qui c´è la possibilità di produrre degli splendidi e fragranti vini bianchi, questi rossi quasi sottilmente corposi, quasi un controsenso”». La produttrice dell´azienda vitivinicola Villa Magna, tra i fondatori del Consorzio di Tutela breganzese, ha rievocato la storia dei primi quarant´anni dell´associazione nel corso del convegno “Breganze: piccola Doc dal grande fermento”, che si è svolto alla Cantina Beato Bartolomeo di Breganze durante la più recente edizione della Prima del Torcolato. «Con il Consorzio partimmo nel lontano 1969 - ricorda Novello - per primi nella provincia di Vicenza e fra i primi nella regione Veneto, con solo sei vini: quelli che, come diceva l´economista Fedele Lampertico, “potevano aspirare all´onore di essere messi in bottiglia”». Le prime sei etichette “Breganze Doc” furono Vespaiolo, Breganze Bianco, Breganze Rosso, Cabernet, Pinot Nero e Pinot Bianco. «Nel marchio di qualità Breganze vennero da subito riconosciute le virtù che nascono non solo dalle eccellenti condizioni pedoclimatiche dell´area ma anche da fattori storico-culturali che sono unici e irripetibili in ogni zona di produzione. Dalla fine degli anni Sessanta arriviamo ai giorni nostri, che vedono in dirittura d´arrivo nel disciplinare della Doc il taglio bordolese - rappresentato dal Breganze Rosso - un Breganze Merlot in purezza, un Breganze Tai in purezza, la rivisitazione del Breganze Bianco, la versione spumante del Vespaiolo e la possibilità di designare in etichetta la menzione Riserva per tutti i vini rossi e per il nostro Torcolato qualora abbiano subito almeno due anni di invecchiamento, con decorrenza dal primo novembre di ogni annata di produzione. A causa poi di un riscaldamento del Nord Italia e in generale di tutta Europa, solo per motivi climatici, è stata introdotta nella Denominazione la possibilità di applicare l’irrigazione di soccorso e di utilizzare dei sistemi di condizionamento ambientale per l´appassimento. Questi, esclusivamente con temperature tali da essere pari a quelle dell´appassimento tradizionale che devono godere le nostre uve messe a riposo». Altre modifiche sono state apportate nella designazione del sapore: «Per il Breganze Tai, per il Breganze Bianco, il Pinot Bianco, il Pinot Grigio e il Sauvignon – continua Novello – è stata tolta la dicitura “asciutto e secco” per rispettare il bilanciamento perfetto che deve esserci fra acidità e zuccheri, che sempre con il clima devono fare i conti. E´ stato poi innalzato l´estratto secco del Merlot, del Cabernet e del Cabernet Sauvignon, che da 18 sono stati portati a 20 per mille». A far raggiungere alla Doc numerosi traguardi nel tempo, aggiunge la produttrice, «è stata la professionalità e lungimiranza dei produttori della zona di Breganze. Ottenere un vino unico, complesso ma soprattutto inimitabile, ci ha fatto percorrere la strada della preparazione del taglio bordolese per il Breganze Rosso, in primis, e una diversa connotazione del Breganze Bianco, accomunando diverse varietà e calibrandole per far sì che la marca, il terroir e l´opera di chi produce questi vini vengano messi in evidenza e siano molto più godibili al consumatore finale. Il Breganze Rosso sarà quindi prodotto con almeno il 50 per cento di uve Merlot e l´altro 50 per cento di varietà a bacca rossa non aromatica, congiuntamente e non disgiuntamente presenti nel medesimo vigneto e nello stesso ambito aziendale. Il Breganze Bianco avrà invece almeno il 50 per cento di uve Tai, l´altro 50 per cento sarà di uve di varietà a bacca bianca non aromatica congiuntamente e non disgiuntamente presenti nello stesso ambito aziendale. Circa il Vespaiolo Spumante, va ricordato che il Vespaiolo in sé è un vino che si porta in dote un corredo genetico in acidità piuttosto elevato, e che spesso ha una particolare ricchezza di sali minerali, soprattutto nei vini provenienti da alcune, specifiche zone del Consorzio, come si vede bene dal Manuale di Zonazione Viticola recentemente terminato dalla Doc. Acidità e sali minerali sono parametri molto importanti nella produzione di spumanti di qualità, quindi il prodotto ha già delle buone caratteristiche in partenza. Il Vespaiolo Spumante non deve superare i 35 grammi litro di zuccheri riduttori, e dato che l´impegno della tecnologia per la sua elaborazione è piuttosto onerosa dal punto di vista finanziario, la spumantizzazione è stata permessa nell´ambito della Regione Veneto. Queste, in definitiva, sono le modifiche apportate al nostro disciplinare. Tutto ciò - precisa Novello - chiaramente sottende parecchie prove vendemmiali, presentazioni al pubblico, insomma anni di lavoro: ad un certo punto, confortati dagli ottimi risultati, ci siamo permessi di farli ricomprendere nella nostra Doc». Nella quale, conclude la produttrice, il “motto” rimane sempre lo stesso: «La caratteristica della nostra zona - che è molto piccola, appena 18 chilometri in lunghezza per 5 in larghezza - è sempre quella in cui credeva chi ci ha preceduto e ci ha passato il testimone dopo aver fatto nascere il Consorzio: cogliere, in ogni annata di produzione, lo spirito dell’uva, raccontando nel vino prodotto la grande vocazione espressiva dei vini della zona di Breganze». .  
   
   
OPERATORI AUSTRIACI SCOPRONO I VINI MARCHIGIANI  
 
Ha avuto luogo ad Offida (Ascoli Piceno) la prima degustazione per nove operatori del settore agroalimentare provenienti dall´Austria. L´ice e la Regione Marche, in collaborazione con la società cooperativa agricola Vinea, l´Assivip e le Enoteche regionali di Offida e Jesi hanno organizzato una missione di operatori specializzati provenienti dall´Austria. È stato selezionato questo Paese, in quanto si registra una sensibile crescita delle importazioni dei vini italiani (+10 p. C. In valore rispetto al primo trimestre 2008) essendo ricettivi verso prodotti di alta qualità a prezzo contenuto. Gli obiettivi principali di quest´iniziativa, afferma l´Ice, sono: cercare di fornire un´immagine completa della realtà produttiva marchigiana, far conoscere attraverso visite e assaggi la qualità dei prodotti marchigiani per il settore agroalimentare, favorire il consolidamento della presenza delle aziende già introdotte sui mercati in oggetto, presentare nuove aziende. Gli operatori austriaci hanno potuto visitare le due Enoteche regionali, nelle quali sono stati degustati circa 70 vini tra bianchi e rossi; inoltre sono stati assaggiate le varietà dei prodotti tipici regionali, al fine di stimolare azioni di comunicazione, attraverso articoli e reportage. .