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MERCOLEDI

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Notiziario Marketpress di Mercoledì 21 Aprile 2010
UN NUOVO LOGO PER I PRODOTTI BIOLOGICI DELL´UNIONE EUROPEA  
 
A partire dal primo luglio 2010 un nuovo logo identificherà i prodotti biologici nell’Unione europea. Lo stabilisce il Regolamento n.271/2010 della Commissione europea del 24 marzo 2010, che modifica il precedente Regolamento 889/08. Il logo sarà obbligatorio per tutti gli alimenti biologici preconfezionati prodotti in uno Stato membro, che rispondono ai requisiti essenziali, stabiliti nei precedenti Regolamenti sull’agricoltura biologica, mentre sarà facoltativo per i prodotti importati. Accanto al logo Ue sarà consentito riprodurre altri loghi privati, locali o nazionali. Il logo è stato scelto tramite un concorso paneuropeo aperto a studenti di arte e di design. Le circa 3 500 proposte pervenute sono state esaminate da una giuria di esperti internazionali che ha selezionato le tre migliori, poi pubblicate sul sito del concorso, dove è stato possibile votarle, on line, fino al 31 gennaio 2010. Il logo vincente è stato “Euro-leaf”, ideato dallo studente tedesco Dusan Milenkovic: in esso le stelle simbolo dell’Unione tracciano il profilo di una foglia su sfondo verde. Natura ed Europa, quindi, i messaggi scelti. La direzione generale Agricoltura e sviluppo rurale della Commissione europea premierà l’ideatore del logo, insieme al secondo e al terzo classificato, in una cerimonia che si svolgerà a luglio a Bruxelles. I tre vincitori riceveranno rispettivamente 6 000, 3 500 e 2 500 euro. Funzione del logo, usato per integrare l’etichettatura, è garantire al consumatore, oltre ad una migliore individuazione dei prodotti acquistati, la certezza che essi siano realizzati seguendo la normativa europea di settore, o, nel caso di prodotti importati, secondo regole equivalenti o allo stesso modo rigide. Così, i consumatori che comprano i prodotti che portano il logo europeo possono essere certi che: almeno il 95% degli ingredienti sono stati prodotti con metodo biologico; il prodotto è conforme alle regole del piano ufficiale di ispezione; il prodotto proviene direttamente dal produttore o è preparato in una confezione sigillata; il prodotto porta il nome del produttore, l´addetto alla lavorazione o il venditore e il nome del codice dell´organismo di ispezione. Gli ingredienti biologici presenti nei prodotti alimentari non biologici possono essere riportati come biologici nell’elenco degli ingredienti, purchè tali alimenti siano stati prodotti in conformità alla normativa relativa alla produzione biologica. Sarà inoltre obbligatorio indicare il numero di codice dell’Organismo di Controllo al fine di garantire una maggiore trasparenza. Nell’ambito della produzione biologica è ancora vietato l’uso di organismi geneticamente modificati (Ogm) e di prodotti ottenuti con Ogm. I prodotti che contengono Ogm possono essere etichettati come biologici solo se gli ingredienti contenenti Ogm sono stati inclusi nei prodotti involontariamente e se la percentuale di Ogm negli ingredienti è inferiore allo 0,9%.  
   
   
DEBITI IN AGRICOLTURA: AUMENTANO LE RICHIESTE PER USUFRUIRE DELLA PIATTAFORMA DELLA REGIONE SARDEGNA  
 
Cagliari - "La legge 44 è figlia di una politica dove non mancano i cattivi maestri che ancora oggi cercano di dispensare critiche e proposte non più sostenibili. Periodicamente arrivano richieste per aiutare l´agricoltura con norme che violano i regolamenti dell´Unione europea e che darebbero vita a una nuova legge 44, che la Sardegna e il comparto non possono più permettersi. E soprattutto, l´Isola non può più permettersi una Giunta “cicala” che oggi regala soldi agli agricoltori per poi chiederli indietro al triplo del valore". L’assessore regionale dell’Agricoltura, Andrea Prato, interviene e fa il punto sulla risoluzione dell’emergenza legata alla legge 44/88 (fondo regionale di garanzia per l’agricoltura). La Regione sta portando avanti la piattaforma di "novazione" studiata d’intesa con le banche e con Ismea. Attualmente si stanno trattando circa 20 casi, alcuni dei quali saranno risolti entro il mese. Il loro numero è destinato ad aumentare perché crescono le richieste di poter usufruire dello strumento giuridico-finanziario messo a punto dalla Regione. «È positivo – spiega ancora Prato - che gli imprenditori agricoli comincino a capire l’importanza della piattaforma, anche perché questa è a oggi l’unica strada praticabile per uscire da una situazione disgraziata. Stiamo inoltre definendo un accordo con l´Abi anche se, specificatamente alla legge 44, si registra la difficoltà delle imprese a sostenere i costi peritali e istruttori che frenano i tempi deliberativi. Per ovviare al problema si pensa a finanziare a breve un contributo per alleggerire il costo della novazione. Insomma, il lavoro per migliorare l´accesso al credito è incessante e centrale nel rilancio delle imprese agricole, strozzate da una crisi dura e lunga. Infine, ci stiamo attivando anche a livello nazionale per far sì che questa emergenza sia nota anche al neoministro Galan".  
   
   
MARCHE: IL VICE PRESIDENTE PETRINI SU RISORSE EUROPEE E SVILUPPO RURALE .  
 
Ieri, a margine della conferenza stampa di presentazione della nuova Giunta regionale, il vice presidente Paolo Petrini ha sottolineato il ´buon rapporto con il mondo agricolo, frutto di un lavoro approfondito con categorie ed operatori. Ora la sfida ´ ha continuato ´ e` nell´ulteriore innalzamento della qualita` dei prodotti e nell´aumento del valore aggiunto del settore, affinche` il reddito disponibile possa aumentare a vantaggio di tutti. Lo sviluppo agricolo e quello dell´intero sistema Marche dipendono sempre piu` dalle risorse che vengono da fuori confine, soprattutto dal livello europeo. Per i prossimi due tre anni l´obiettivo e` quello di programmare al meglio gli interventi. Gran parte delle risorse gia` attribuite dall´Unione europea, infatti, le abbiamo spese. Come certificato dalla Commissione Ue e dalla stampa nazionale specializzata, le Marche in riferimento alla capacita` di spesa sia dei fondi agricoli, sia per lo sviluppo, sono infatti al primo posto in Italia. Non avendo l´assillo della gestione, come invece nel passato, potremo ora concentrarci in modo adeguato sulla programmazione delle risorse e degli interventi futuri. I grandi cambiamenti con cui la comunita` regionale si confronta necessitano di un adeguamento di strumenti e approcci. Vogliamo farlo al meglio per rispondere efficacemente alle esigenze dei cittadini´  
   
   
CRESCE IL DEFICIT COMMERCIALE DELLA FRUTTA NELL’UNIONE EUROPEA MA I CONSUMI SONO MOLTO AL DI SOTTO DELLA SOGLIA RACCOMANDATA  
 
Paolo Bruni – Presidente di Cogeca , l’Associazione delle Cooperative Agricole Europee - e di Cso, traccia un quadro di sintesi della situazione in vista dell’apertura dell’area di libero scambio con i paesi del mediterraneo. “Siamo di fronte – dichiara Paolo Bruni – a conclusione della tavola rotonda organizzata a Roma per il lancio di Macfrut 2010 – ad una svolta importante per i produttori ortofrutticoli europei che nei prossimi anni vedranno gradualmente intensificarsi gli scambi con i partner mediterranei e nello stesso tempo affronteranno il rischio di una riduzione delle risorse destinate dalla Politica Agricola Comunitaria al sostegno delle produzioni.” “Il fattore chiave su cui fare leva in termini politici è senza dubbio legato alla necessità di incrementare il consumo di frutta che oggi nell’Europa a 27 raggiunge, secondo dati Cso, appena i 210 g al giorno per persona .Un valore che, con adeguate strategie, potrebbe in breve raddoppiare garantendo enormi ricadute positive in termini di salute pubblica. Ma la crescita dei consumi - prosegue Bruni - dovrà avere ricadute dirette sui produttori europei e non incrementare il deficit commerciale già in atto.” I rapporti tra l’Ue-27 ed i paesi terzi del mediterraneo sono andati sviluppandosi in una logica di partenariato volta a creare nuovi e più stretti legami politici, economici, sociali e culturali tra le due sponde In questo contesto gli scambi commerciali si sono fortemente intensificati e fra questi anche quelli agricoli: nel 2008 le importazioni dell’Ue a 27 dall’Area mediterranea valevano oltre 7,8 miliardi di euro, mentre le esportazioni europee verso quell’area hanno raggiunto i 12,8 miliardi di euro, con un surplus di 5 miliardi di euro ( Fonte Nomisma). Fra i principali prodotti agricoli oggetto di scambi commerciali un ruolo di rilievo spetta alla frutta dove a differenza di altri settori si evidenzia un forte deficit commerciale europeo rispetto ai partner mediterranei. Nel 2009, infatti, l’Ue a 27 ha importato frutta dai diversi paesi del mediterraneo per oltre 2 miliardi di euro ed ha esportato solo per un valore di 136 milioni di euro, con un passivo della bilancia commerciale di poco inferiore a 1,9 miliardi di euro ( Nomisma). I principali partner commerciali sono la Turchia ed i paesi del Nord Africa, che complessivamente riuniscono il 96% del valore dell’export ed il 91% dell’import. Esistono però alcune differenze. L’ue a 27 è infatti un fortissimo importatore dalla Turchia, tanto che circa la metà della frutta importata in Europa dal Mediterraneo arriva da questo paese. Si tratta soprattutto di frutta secca (40% dell’import) e frutta fresca ,specialmente uva. Per quanto riguarda invece l’import europeo di frutta dal Nord Africa esso è circa il 40% di quello di provenienza mediterranea . Un 40% è costituto prevalentemente da uva, fragole, meloni e cocomeri, un 36% da agrumi e un 22% da frutta tropicale, mentre limitato è il contributo della frutta secca. Verso questi paesi l’Ue a27 esporta mele e pere che rappresentano il 70% dei flussi in uscita dal vecchio continente. In questo quadro di apertura e di interscambio vanno a collocarsi le considerazioni legate alla necessità di incrementare i consumi in una ottica di salvaguardia della salute pubblica e di risparmio di risorse importanti altrimenti destinate alla cura delle malattie che più comunemente si associano ad una dieta povera di frutta e verdura. “ Oggi – conclude Paolo Bruni – l’esigenza di intervenire per favorire i consumi di frutta e verdura comincia ad essere percepita con urgenza dalla Unione Europea e lo testimoniano esperienze importanti a favore dei consumi come il progetto Fruitness realizzato con il finanziamento dell’Unione Europea, dello Stato Italiano e delle aziende socie di Cso e che, con un finanziamento di 3,8 milioni di euro, si rivolge a bambini di Austria, Germania, Polonia, Regno Unito e Svezia. Un altro esempio importante è il recente School Fruit Scheme che prevede un finanziamento totale europeo di 90 milioni di euro e sta contribuendo alla distribuzione massiccia di frutta nelle scuole di ben 24 Paesi dell’Unione . Ma si potrà e si dovrà fare ancora di più – conclude Bruni - ed è importante che cresca questa sensibilità sia tra i produttori che tra coloro che dovranno decidere le strategie da adottare per salvaguardare la nostra frutticoltura.”  
   
   
LOMBARDIA: DA PSR 1,1 MILIONI PER AGROALIMENTARE  
 
Milano - L´assessore all´Agricoltura della Regione Lombardia, Luca Daniel Ferrazzi, annuncia l´approvazione dei finanziamenti, per un importo complessivo di 1.128.000 euro, relativi alla misura 133 (attività di informazione e promozione dei prodotti agroalimentari di qualità) del Programma di sviluppo rurale (Psr) 2007-2013. Undici i soggetti beneficiari del riparto. Il provvedimento segue di poco un´altra azione con la quale Regione Lombardia aveva finanziato, ai primi di marzo, domande di aziende, consorzi di produttori e associazioni per 1,4 milioni di euro, destinati anch´essi ad attività di promozione. "Con il riparto di questi fondi - commenta Ferrazzi - continuiamo la nostra importante azione di supporto alle imprese agroalimentari lombarde, che mirano a far conquistare sempre più spazio al Made in Lombardy e che per questo hanno bisogno di affrontare il mercato facendo conoscere al consumatore la propria qualità anche attraverso azioni di promozione". Di seguito i soggetti ammessi e il contributo assegnato: Alabio - La buona terra: 148.090 euro; - Consorzio Tutela Formaggio Grana Padano: 103.850 euro; - Consorzio Tutela Provolone Valpadana: 78.740 euro; - Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese: 122.668 euro; - Consorzio dei produttori per la tutela del Formai de Mut dell´Alta Valle Brembana: 89.516 euro; - Consorzio di Tutela Vini di Valtellina: 98.000 euro; - Aiab (Associazione italiana agricoltura biologica): 96.943 euro; - Consorzio Tutela Valcalepio: 154.220 euro; - Consorzio Tutela Taleggio: 89.834 euro; - Consorzio Tutela Olio extra vergine di oliva Garda dop: 20.300 euro; - Consorzio di Tutela dei formaggi Casera e Bitto: 125.950 euro.  
   
   
INTERVENTI A SOSTEGNO DELLE AZIENDE AGRICOLE DEL GAL APPENNINO BOLOGNESE LA DOMANDA VA INVIATA ENTRO L´8 LUGLIO 2010  
 
Sono aperti gli avvisi pubblici del Gal, Gruppo di Azione Locale dell´Appennino bolognese, che gestisce gli interventi previsti dall´Asse 4 del Programma di Sviluppo Rurale 2007 - 2013 della Regione Emilia-romagna nel territorio dell´Appennino bolognese. I tre bandi mettono a disposizione delle aziende agricole della montagna bolognese 800.000 euro per lo sviluppo dell´agriturismo, 500.000 euro per l´ammodernamento delle aziende agricole e altri 500.000 euro per la trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli. L´obiettivo del primo bando è accrescere l´interesse per la vita rurale e agevolare la diversificazione del reddito delle imprese agricole, attraverso la qualificazione dell´offerta agrituristica. Il secondo bando mira a favorire il processo di innovazione tecnologica delle imprese per migliorarne il reddito. Infine, il terzo bando agisce sul segmento della trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli con l´obiettivo di creare reddito nel settore e concorrere alla crescita economica e sostenibile del territorio. Sono interessate le imprese che hanno sede nell´area di competenza del Gal, cioè i comuni di Borgo Tossignano, Camugnano, Casalfiumanese, Castel d´Aiano, Castel del Rio, Castel di Casio, Castello di Serravalle, Castiglione dei Pepoli, Fontanelice, Gaggio Montano, Granaglione, Grizzana Morandi, Lizzano in Belvedere, Loiano, Marzabotto, Monghidoro, Monterenzio, Monteveglio, Monzuno, Porretta Terme, San Benedetto Val di Sambro, Savigno, Vergato e parte del territorio dei comuni di Monte San Pietro, Pianoro, Sasso Marconi. Per presentare le domande di finanziamento su questi tre bandi c´è tempo fino all´8 luglio 2010. La documentazione è on line sul sito dell´agricoltura http://www.Provincia.bologna.it/agricoltura  Per ulteriori informazioni Gal Appennino bolognese Tel. 051-6598738 Fax 051-6598791 Web: http://www.Bolognappennino.it/  E-mail: info@bolognappennino.It    
   
   
BOLZANO, COLPO DI FUOCO A EGNA: CONTROLLARE GLI ALBERI DI NUOVA SEMINA  
 
A Egna sono stati segnalati il 15 aprile diversi casi di colpo di fuoco, malattia che colpisce gli alberi da frutto. Attaccati sono meli, piantati quest´anno, della varietà "Simmons Buckeye Gala". Per evitare il propagarsi della malattia, il Servizio fitosanitario invita alla massima vigilanza, in particolare nei casi di alberi di nuova semina. Un agricoltore ha segnalato i casi di colpo di fuoco in alcuni frutteti di Egna. "Abbiamo prelevato campioni delle piante colpite che sono state analizzate nel laboratorio di microbiologia e virologia del Centro di sperimentazione Laimburg e l´esito al test sul colpo di fuoco è stato positivo", spiegano gli esperti del Servizio fitosanitario provinciale. Per evitare un propagarsi della malattia batterica va posta particolare attenzione allo stato di salute degli alberi piantati quest´anno: "Causa l´alto pericolo di infezione, le parti della pianta che si presume a rischio di colpo di fuoco non vanno in nessun caso toccate, tagliate o portate direttamente ai centri di analisi", avverte il Servizio fitosanitario. Gli agricoltori sono invece invitati - nei casi di sintomi sospetti - a telefonare subito allo stesso Servizio provinciale (tel. 0471 415140) a Bolzano o a rivolgersi al Centro di consulenza/Beratungsring.  
   
   
ROVIGO, RIFIUTI AGRICOLI: CON LA CONVENZIONE NIENTE SISTRI PER LE AZIENDE  
 
L´assessore provinciale all´ambiente Giuliana Gulmanelli ha convocato, lo scorso 7 aprile, Cciaa, Consvipo, Consorzio Rsu, associazioni di imprenditori e agricoltori ad un incontro per valutare l´operatività dell’accordo di programma per la gestione dei rifiuti agricoli, sottoscritto nel maggio 2007, a seguito della nuova normativa che ha istituito il Sistri, il sistema di tracciabilità dei rifiuti che a breve obbligherà numerose aziende ad informatizzare gli adempimenti burocratici di tenuta del registro carico e scarico rifiuti, formulario e Mud. Ormai da anni le aziende convenzionate con Polaris, il gestore del servizio pubblico integrativo, smaltiscono i propri rifiuti speciali pericolosi (oli, batterie, fitofarmaci) e non (teli di plastica, reti, bancali) usufruendo di importanti semplificazioni amministrative: il Mud ed il registro vengono tenuti per loro da Polaris che garantisce la completa tracciabilità dei rifiuti raccolti. E´ stato chiarito che il Sistri non introduce nuovi obblighi ma ne modifica le modalità di espletamento e, pertanto, gli stessi soggetti che oggi sono esentati da tali adempimenti burocratici in quanto sostituiti dal Gestore, con cui è stata sottoscritta apposita convenzione, saranno esclusi anche dall´obbligo di iscrizione al Sistri. Le aziende potranno quindi recarsi ai centri di raccolta per un massimo di 6 volte/l´anno trasportando in proprio fino a 30 kg/lt di rifiuti pericolosi; non c´è alcun limite invece per il trasporto dei rifiuti non pericolosi e per la raccolta dei rifiuti con sistema porta a porta. Le Associazioni di Categoria presenti: Coldiretti, Confagricoltura e Cia, informeranno i propri associati e faranno pervenire loro le schede e la nuova modulistica che servirà per il trasporto dei rifiuti ai centri di raccolta.  
   
   
UN VADEMECUM PER LA CORRETTA GESTIONE DEI RIFIUTI AGRICOLI  
 
La Provincia di Rimini, Servizio Politiche Ambientali, ha realizzato un vademecum sui rifiuti agricoli, in cui viene illustrata agli agricoltori la via più sicura, veloce ed economica per la loro corretta gestione. La pubblicazione fa seguito alla sottoscrizione da parte della Provincia, insieme alle associazioni di categoria interessate, agli operatori del settore e alla Sezione provinciale di Rimini dell’A.r.p.a, del Contratto di programma per la gestione dei rifiuti speciali. Obiettivo del Contratto di programma è quello di realizzare un sistema di gestione di rifiuti speciali provenienti dal comparto agricolo che favorisca l´attuazione di specifici piani di settore di riduzione, recupero e ottimizzazione dei flussi di rifiuti La pubblicazione è attualmente in distribuzione agli agricoltori attraverso le loro associazioni di categoria.  
   
   
LA REGIONE TOSCANA SEGUE CON ATTENZIONE LA TUTELA DELLE PECORE  
 
Il rapporto tra pastorizia e territorio e la presenza di animali razziatori nel grossetano e in particolare nella zona amiatina è un tema molto delicato che la Regione segue con attenzione e che andrebbe affrontato con maggiore prudenza, magari dopo aver consultato gli uffici provinciali. Comincia così la risposta della Regione all´assessore di Roccalbegna Antonio Soro, al quale vengono contestate molte inesattezze nelle dichiarazioni rilasciate su questa materia domenica scorsa al quotidiano Il Tirreno. L´importo dell´aiuto che gli uffici competenti della Regione hanno previsto per l´azione pilota sulla guardianìa (i cosiddetti “badanti delle greggi”) in realtà non è una scelta dell´amministrazione, ma è il massimo che le regole comunitarie consentono. Infatti se la cifra decisa fosse superiore, l’aiuto in forma maggiorata verrebbe immancabilmente bocciato dagli uffici comunitari all’atto della notifica, come è già successo ad altre Regioni. Con il risultato di non concedere alcun supporto agli allevatori. Inoltre da parte degli uffici competenti si sottolinea che quanto previsto per la guardianìa non vale per tutto l´anno, ma per il periodo più pericoloso, quello dei mesi estivi di luglio e agosto, durante i quali per il caldo delle ore diurne le pecore preferiscono pascolare di notte. Anche se non elimineràtotalmente il problema, dovrebbe concorrere a diminuire parecchio i danni: proprio per questo è stata scelta la strada della sperimentazione. Visto in questa ottica l´aiuto stanziato per la provincia di Grosseto non risulta poi così ridotto, e tiene conto dell´importanza dell´allevamento ovino nell´ambito dell´economia agricola toscana. Risulta poi insostenibile l´affermazione di Soro che non vengono tutelate le pecore: i lupi sono poche centinaia nel nostro paese e proprio per questo sia la legislazione europea che quella nazionale hanno deciso di garantirne l´esistenza con estremo rigore. Su questa materia la Ue ha risposto in modo inequivocabile ai quesiti sul risarcimento del danno comunque avanzati dalla Toscana: la materia della tutela del lupo è di competenza statale, ma il Ministero per le politiche agricole non ha mai risposto alle sollecitazioni della Regione su questa materia. Per quanto riguarda infine il fatto che invece di lupi potremmo essere in presenza di cani reinselvatichiti o ibridi e l´accusa che la Regione Toscana abbia interesse a tutelare anche questi esemplari, viene ricordato all´assessore Soro che la legge nazionale 281 del 1991 incarica proprio i Comuni di trattare la prevenzione del randagismo attraverso la creazione di appositi canili, non certo con la soppressione. Ciò non toglie che la Regione sarà sempre disponibile al confronto, come ha fatto la precedente giunta, e a studiare ogni azione utile al comparto e alla tutela di ogni biodiversità.  
   
   
LO STAMBECCO NEL MASSICCIO MONTUOSO DELLE PALE DI SAN MARTINO PROSEGUE L’OPERAZIONE DI REINTRODUZIONE  
 
Ieri, con il rilascio di alcuni esemplari di stambecco sulle Pale di San Martino, ha preso avvio una nuova fase dell’operazione di reintroduzione di questo splendido ungulato nei territori del Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino. Era, infatti, il 2000 quando in Val Pradidali furono rilasciati, all’interno di un progetto di reintroduzione nel Parco dello stambecco (Capra ibex), cinque maschi e cinque femmine provenienti dalle Alpi Marittime. La colonia fu rinforzata nei successivi due anni fino al raggiungimento di 30 capi ed è arrivata ai massimi livelli nell’anno 2007 con 55-60 esemplari. Si è fortemente ridimensionata nel 2008 a causa dell’epidemia di rogna sarcoptica fino a raggiungere circa una ventina di esemplari, un numero che non assicura la sua conservazione nel tempo. È così che Parco, Provincia autonoma di Trento e Provincia di Belluno hanno firmato un Protocollo di intesa nel quale è prevista la prosecuzione dell’operazione di reintroduzione dello stambecco. Gli esemplari sono stati catturati nel gruppo montuoso delle Marmarole (Centro Cadore) dove è presente una colonia di stambecchi i cui fondatori provenivano dal Canton Grigioni (Svizzera) e traslocati in una località sul confine fra la Provincia di Belluno e quella di Trento, fra Gosaldo e Sagron Mis. Alle operazioni di cattura e di rilascio hanno partecipato il personale del Corpo Forestale dello Stato, della Provincia di Belluno, della Provincia di Trento e del Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino. Il progetto prevede la cattura di 20 stambecchi, di cui dieci esemplari nel periodo primaverile 2010 ed ulteriori dieci capi nel periodo primaverile 2011 nel gruppo montuoso delle Marmarole (centro Cadore) ed il rilascio, individuato sulle Pale. Accanto alla presenza dell’assessore della Provincia di Belluno, Silver De Zolt e ai tecnici delle realtà istituzionali coinvolte nel progetto, per il Parco Naturale erano presenti al rilascio il presidente, Pierantonio Cordella e il direttore, Ettore Sartori che ha avuto modo di sottolineare il significativo aspetto transfrontaliero del progetto nello spirito del riconoscimento delle Dolomiti patrimonio dell’Umanità – Unesco e come ulteriore tassello nella direzione della biodiversità. “Un progetto importante - ha aggiunto - perché rinforza la presenza dello stambecco sulle Pale di San Martino permettendo di continuare un progetto che vede impegnato il Parco da dieci anni”.  
   
   
AVVIATE LE PROCEDURE PER IL DOP AL PUZZONE DI MOENA IL CELEBRE FORMAGGIO CERCA LA CERTIFICAZIONE  
 
Riprendono le procedure per l´attribuzione del Dop al Puzzone di Moena. Il 19 aprile, presso il caseificio di Predazzo, si è riunita l´associazione per richiesta della registrazione della Denominazione di Origine Protetta e, all´unanimità dei presenti, ha approvato il nuovo disciplinare di produzione del celebre formaggio, che permetterà di procedere con la richiesta di registrazione. Presenti gli assessori provinciali all´agricoltura, foreste, turismo e promozione, e all´urbanistica ed enti locali. Il nuovo disciplinare di produzione del Puzzone di Moena è stato modificato rispetto alla precedente stesura nelle parti riguardanti l’alimentazione delle bovine e la gestione del latte di malga. In questa seconda stesura le modalità di alimentazione delle vacche vengono rese ancora più severe, escludendo l’uso della tecnica del “piatto unico o Unifeed”, nell’ottica di salvaguardare la qualità, le caratteristiche organolettiche e la tradizionalità dei processi produttivi. Inoltre, viene codificato in modo preciso l’aspetto relativo all’utilizzo del latte di malga, per il quale vanno tenuti in considerazioni i diversi tipi di alpeggio e di alimentazione. La zona di produzione del Puzzone di Moena, comprende le valli di Fiemme, di Fassa e il Primiero, i caseifici interessati sono quelli di Predazzo e Moena, di Campitello di Fassa, di Cavalese e di Mezzano di Primiero. Il. Puzzone è caratterizzato, come pochi formaggi italiani, dalla crosta lavata dalla quale deriva la sua denominazione. Alla riunione di lunedì a Predazzo hanno partecipato gli assessori provinciali all´agricoltura, foreste, turismo e promozione, e all´urbanistica ed enti locali, il presidente dell´associazione per la Dop Franco Morandini, i presidenti dei quattro caseifici della zona interessati, i produttori di latte della zona, il presidente del Consorzio Trentingrana Ivo Zucal, nonché dirigenti e tecnici. Le proposte sono state esaminate attentamente e sono state approvate all’unanimità dai soci presenti, con l’auspicio del rapido riavvio delle procedure per ottenere la Dop, dopo la sospensione dell’iter chiesto al Ministero per le politiche agricole, forestali e alimentari di Roma dal direttivo dell’associazione per valutare ed introdurre queste modifiche. L´assessore provinciale all´urbanistica ed enti locali ha espresso la convinzione che la Denominazione di Origine Protetta, oltre a salvaguardare un formaggio ormai noto a livello nazionale, crei i presupposti per l’unione sinergica delle realtà economiche presenti sui territori: cooperatori, allevatori e soprattutto operatori turistici e della ristorazione. Dal canto suo l´assessore provinciale all´agricoltura, foreste, turismo e promozione ha espresso tutta la sua soddisfazione per aver visto una compagine economica unita e coesa su un’iniziativa di grande importanza, sia per la zona delimitata di produzione, sia per il Trentino non solo zootecnico ma anche turistico alberghiero. Come spiegato dall´assessore all´agricoltura, il Puzzone di Moena è un ottimo formaggio da tavola, tipico, tradizionale, che può dar lustro al Trentino e che si distingue per le sue caratteristiche organolettiche, per il gusto, il sapore e l´aroma inconfondibili, che lo distinguono da tutte le altre produzioni casearie locali e soprattutto da quelle anonime industriali presenti sul mercato. Con questo convincimento, ha assicurato tutto l’appoggio dell’amministrazione provinciale affinché il Ministero di Roma proceda favorevolmente e nel minor tempo possibile. Il prossimo appuntamento riguarderà una pubblica audizione, nel corso della quale verrà illustrato, alla presenza di due funzionari ministeriali e di chi ritiene di essere interessato all’iniziativa, il nominato disciplinare di produzione.  
   
   
ABBINAMENTO DEI PRODOTTI TIPICI, BARDOLINO CHIARETTO E ASPARAGI BIANCHI NEI MENU SPECIALI DELLE COLLINE DEL GARDA  
 
Otto ristoranti e trattorie propongono interi menù degustazione a base di asparagi delle colline moreniche gardesane in abbinamento con il Bardolino Chiaretto, vino anticrisi, protagonista di una continua crescita di quote di mercato. Primavera, tempo di asparagi. Sulle colline moreniche della sponda veronese lago di Garda si coltiva l’asparago bianco, che cresce a margine dei vigneti destinati a produrre le uve per il Bardolino e per la sua versione rosata, il Chiaretto. Ed è proprio un matrimonio primaverile all’insegna dell’asparago e del Chiaretto quello che gli otto locali aderenti all’associazione dei Ristoranti della Collina gardesana, in collaborazione con il Consorzio di tutela del Bardolino, propongono fra Affi, Cavaion Veronese e Pastrengo dal 15 aprile al 15 maggio. I ristoranti sono: Cà Orsa ad Affi, 21° Secolo, Al Cacciatore e Villa a Cavaion Veronese, Al Forte, Eva, La Carica e Stella d’Italia a Pastrengo. Proporranno interi menù degustazione, con il Chiaretto preabbinato, a prezzi fra i 25 e i 35 euro. Con proposte gastronomiche quali – giusto per fare qualche esempio - il saccottino di pasta fillo con fonduta di Monte Veronese, i bìgoli con asparagi e speck, l’involtino di asparagi in sfoglia alla pancetta croccante, i mazzetti di con salsa mimosa e uova, le tagliatelle con asparagi e gamberetti, il manzo all’olio dop del lago con mostarda di asparago e patate al forno, i tortelli di lumache su crema di asparagi, il risotto con asparagi, senza dimenticare, ovviamente, il classicissimo connubio fra uova e asparagi. Un’occasione piuttosto interessante per chi voglia visitare le colline gardesane ed incontrare la loro tipica gastronomia primaverile, all’insegna, appunto, dell’asparago di Rivoli Veronese e di Cavaion e del profumato, floreale, sapido Chiaretto, vino anticrisi, che ha mostrato nell’ultimo anno un ulteriore boom di vendite (+11% nel 2009, +60% nel triennio, con un’ulteriore, netta previsione di incremento per il 2010, viste le continue richieste che stanno pervenendo ai produttori), ma anche un crescente consenso fra la critica enologica. “In effetti – dice il presidente del Consorzio di tutela del Bardolino, Giorgio Tommasi – il nostro Chiaretto sta riscuotendo un continuo successo, grazie alla sua beva fresca e gioiosa e alla sua straordinaria versatilità negli abbinamenti, caratteristica che ne fa un vino eccellente per la cucina della primavera e dell’estate. Mi piace sottolineare come la ristorazione del territorio stia sempre più valorizzando il Chiaretto come un’espressione assolutamente unica del lago di Garda: questa nuova rassegna dei Ristoranti delle Colline gardesane ne è un importante esempio, nel segno di un’alleanza territoriale che fa bene all’enogastronomia della regione del Garda”.  
   
   
UN NUOVO PANINO BURGER KING: PANINO CHAMPIGNON WHOPPER, UN GUSTO TUTTO NUOVO GRAZIE AL MEDAGLIONE DI FUNGHI CHAMPIGNON E AL FORMAGGIO FILANTE  
 
Burger king, catena di fast food presente in tutto il mondo da oltre 50 anni, propone ai consumatori italiani Champignon Whopper il menù dedicato a chi vuole assaporare un hamburger dal gusto del tutto inedito, grazie al medaglione di funghi champignon. Fino al 30 maggio, nei ristoranti Burger king i consumatori potranno infatti acquistare, approfittando della nuova promozione, lo Champignon Whopper panino e il menù Champignon Whopper Medio. Lo Champignon Whopper è un gustoso hamburger grigliato alla fiamma caratterizzato dalla presenza di un medaglione di funghi champignon e di formaggio filante, una combinazione nuova che stupirà grazie al suo gusto unico e a un aspetto davvero invitante.  
   
   
IL CORNETTO ALGIDA: UN CLASSICO DEL GUSTO CHE SI PROPONE ANCORA OGGI  
 
Un’emozione dentro al cuore. La spiaggia quasi deserta, le file ordinate di ombrelloni chiusi, i riflessi del tramonto sul mare calmo, e un ragazzo e una ragazza seduti sulle sedie a sdraio che si tengono per mano. La scena di un film “estivo” degli anni 60 o 70, o una polaroid dell’estate di trent’anni fa? Oppure uno scatto dell’anno scorso?… Un amore appena sbocciato o una storia già solida? Non importa conoscere i particolari, ci sono cose che non cambiano mai: l’amore, la scoperta delle sue emozioni, il divertimento e la spensieratezza che attraversano i decenni sempre uguali, legandosi all’estate e ai suoi momenti. Se chiudiamo gli occhi e proviamo a immaginare questa scena, è facile “vedere”, tra le mani dei ragazzi che si guardano negli occhi, un Cornetto. E ancora una volta non importa sapere “quando” e “dove”. Estate, amore, Cornetto: ci sono cose che non cambiano mai. In cinquant’anni di storia, il Cuore di Panna ha colorato di sensazioni magiche le estati e fatto innamorare tante coppie. Un moderno “Cupido” – o la freccia al suo arco, come immaginato da un bellissimo spot di qualche anno fa – complice del nostro amore. Perché è stato capace di dare un gusto inconfondibile a questi momenti, ma anche di parlare il linguaggio delle emozioni, diventando di volta in volta l’insostituibile merenda di mattine e pomeriggi in spiaggia, il dolce intermezzo tra un tuffo e una partita di beach volley e, soprattutto, lo “strumento” con cui dichiarare il proprio amore a qualcuno. Per questo Cornetto vuole festeggiare insieme a chi lo ha amato negli anni e continua ad amarlo anche adesso: bambini, ragazzi di ieri e di oggi, mamme e papà, ma anche nonni, che centinaia di volte lo hanno scelto sui cartelloni affissi fuori dai bar, appena sopra il frigo gelati. Perché il cinquantesimo compleanno di Cornetto è un traguardo che appartiene a tutti noi.  
   
   
ANTICA GELATERIA DEL CORSO LANCIA LA NOVITÀ: SEMPLICE E RIVOLUZIONARIO INSIEME IL GELATO DA BERE  
 
Il gelato da bere, è un’idea nata nel laboratorio della storica fabbrica del gelato Antica Gelateria del Corso di Parma. L’idea, semplice e rivoluzionaria assieme, consiste nel far mantecare il tradizionale gelato in una sorbettiera, il risultato è una consistenza di incomparabile piacevolezza, da sorbire lentamente e gustare nelle sue mille interpretazioni, affidate alla creatività di baristi e ristoratori attenti alle nuove tendenze. La felice intuizione si è subito affermata sul mercato ed è stata seguita da molte imitazioni, nessuna delle quali che però possa vantare, come Antica Gelateria del corso, l’impiego di gelato “vero”. Punto di forza di Antica Gelateria del corso consiste infatti nell’ utilizzo di ingredienti di altissima qualità come panna e latte fresco italiani, acquistati da allevamenti del Parmense, prodotti certificati come il Pistacchio di Bronte e la Nocciola Igp Piemonte, il cacao proveniente dalle migliori coltivazioni di Costa d’Avorio, Ghana, ed Ecuador, il caffè prodotto in fabbrica mediante la tostatura e la messa in infusione di selezionati cru arabica e robusta e, inoltre, nessun impiego di grassi idrogenati nè di aromi di sintesi.Tale standard qualitativo elevatissimo è riscontrabile solo nella migliore gelateria artigianale, con in più la sicurezza garantita dal disciplinare industriale. Nei bar e locali il gelato da bere è da gustare in qualsiasi momento della giornata, anche perché la sua temperatura è percepita come meno fredda del gelato tradizionale. Dalla prima colazione al pranzo fino all’after hour Antica Gelateria del corso propone i suoi gusti Da Bere secondo diverse interpretazioni illustrate in un esclusivo ricettario, ma il gelato da bere può essere degustato anche “take away” in coppetta da asporto con coperchio, dotate di cannuccia. I gusti del gelato da bere Antica Gelateria del Corso sono: caffè, cacao, yogurt, cioccolato bianco, mela e limone.  
   
   
I VINI DELLE ‘VALLI OSSOLANE’: VERSO LA DOC SULL’ETICHETTA  
 
Con apposito decreto il Ministero delle Politiche Agricole lo scorso 23 ottobre ha assegnato la denominazione di origine controllata ai vini “Valli Ossolane”, approvando il relativo disciplinare di produzione. Ottenuto questo primo risultato, dopo anni di impegno e fatica soprattutto da parte dai viticoltori ossolani che non hanno mai smesso di credere nel loro lavoro, si è ora nella fase di attuazione delle procedure che consentiranno dall’annata 2010 di etichettare il vino Ossolano con la dicitura ‘Doc’. I soggetti ora chiamati a proseguire nel compito di pieno riconoscimento del marchio di provenienza sono l’Associazione Produttori Agricoli Ossolani, la Camera di Commercio del Vco, la Comunità Montana delle Valli dell’Ossola e il Servizio Agricoltura della Provincia che stanno predisponendo le procedure previste da normativa, disciplinare e piano dei controlli. Tra gli aspetti che vanno certificati ci sono le condizioni di coltura dei vigneti che devono rispondere a requisiti esposti quali giacitura esclusivamente montana con quota altimetrica compresa tra i 160 ed i 1000 metri s.L.m. Da escludere così i terreni di fondovalle, umidi e non sufficientemente soleggiati. La denominazione prevede la produzione delle tipologie Rosso, Bianco, Nebbiolo e Nebbiolo superiore. Il “Valli Ossolane” Rosso è un assemblaggio di uve merlot, nebbiolo e croatina da sole o congiuntamente per minimo il 60%. Mentre il “Valli Ossolane” Bianco è un vino base Chardonnay al 60%. Le tipologie “Valli Ossolane” Nebbiolo e “Valli Ossolane” Nebbiolo Superiore prevedono una percentuale minima del vitigno da cui prendono il nome dell’85%. Intanto nelle ultime settimane, grazie al riconoscimento di qualità acquisito, i vini dell’Ossola sono stati oggetti di un’azione promozionale che oltre a far conoscere le qualità di questa produzione enologica di montagna è stata veicolo per il territorio nel suo insieme. Dal 21 al 23 marzo i ‘Valli Ossolane’ sono stati oggetto di presentazione e degustazione al Prowein di Düsseldorf, la più qualificata manifestazione vinicola della Germania e del nord Europa e mercato tradizionalmente più importante per i produttori italiani di qualità. All’interno dell’area Piemonte, nel reparto espositivo dell’Associazione Produttori Agricoli Ossolani, Camera di Commercio e Provincia del Verbano Cusio Ossola, si sono tenuti assaggi in una postazione istituzionale che ha accolto numerose iniziative volte alla divulgazione del Vino Ossolano. Il Prünent, ovvero il nebbiolo dell’Ossola, è stato presentato in un seminario sui vitigni autoctoni, che per il loro legame all’ambiente in cui si coltivano, rappresentano il punto di forza dell’intera viticoltura italiana. E’ emersa l’incredibile longevità di questo vitigno, sicuramente il più vecchio tra tutti quelli presenti in Piemonte, con i suoi 700 anni di storia documentati oltre che da reperti storiografici anche dal portamento di alcuni ceppi di vigna centenari. Düsseldorf ha fornito l’occasione d’incontro soprattutto per numerosi contatti ‘business to business’ del panorama agroalimentare: importatori, giornalisti di settore, fornitori e operatori del catering e della ristorazione. Il vino Ossolano è stato presentato anche sulla barca di uno dei più importanti importatori tedeschi di prodotti d’eccellenza italiani, vicino ai grandi nomi dell’enologia italiana e alla presenza degli stessi grandi produttori è apparso per la prima volta anche il Prünent, grazie alla programmazione dei contatti avvenuta nei precedenti giorni della fiera. E inoltre ieri domenica 11 aprile la campagna promozionale del Vino delle Valli Ossolane ha avuto il suo culmine nella partecipazione al Vinitaly di Verona. Intervenuta con il gotha dei produttori nazionali una delegazione di viticoltori ossolani che ha presenziato alla conferenza stampa sulla Doc ‘Valli Ossolane’. L’assessore all’Agricoltura Germano Bendotti e il Presidente dell’Associazione Produttori Agricoli Ossolani Aldo Picchetti hanno presentato il nuovo riconoscimento nella conferenza “Piemonte terra di perfezione“. Molte le domande dalla numerosa platea composta da stampa settoriale e addetti ai lavori sul Prünent, che non si è intimorito nell’esibirsi a fianco dei grandi nebbioli, cugini maggiori, da cui derivano Barolo, Barbaresco Gattinara e Gemme. Ne sono derivate valutazioni molto positive quindi, che serviranno da ulteriore stimolo per migliorare la produzione vitivinicola del Verbano Cusio Ossola. “Crediamo moltissimo nel potenziale dell’agricoltura ossolana, nella sua capacità di poter tornare ad essere un buon motivo per non abbandonare la terra e la montagna e rappresentare un’alternativa occupazionale quando anche coniugata con finalità turistiche. Certo – rimarca l’Assessore Germano Bendotti – tutto deve essere affrontato con gli strumenti oggi a disposizione. Tecnologia, scienza ma anche marketing e comunicazione, all’interno di una filiera in cui comprendere ospitalità e gastronomia con agriturismo e bed & breakfast. Come Assessorato Provinciale stiamo lavorando a bandi che favoriscano l’accorpamento fondiario, coprendo, ad esempio le spese notarili e di perizie tecniche di coloro che vogliono estendere i loro vigneti acquisendo nuovi terrazzamenti e poderi. Sappiamo che l’estensione delle superfici vitate dell’Ossola non potrà mai competere con quella di altre realtà piemontesi vocate alla viticoltura, ma riteniamo che si possano ampliare notevolmente. In questi anni il tenace lavoro degli agricoltori ossolani ha dimostrato cosa si possa fare grazie alla passione e alla buona volontà. Un primo traguardo è stato raggiunto, ora sta a noi saper mettere a frutto le opportunità consegnateci da questo primo riconoscimento”.  
   
   
REGGIO EMILIA: OLTRE 2 MLN DI FONDI UE PER ESTIRPARE 173 ETTARI DI VIGNETI: UN "INDICE DELLE DIFFICOLTÀ CHE STA ATTRAVERSANDO IL SETTORE" SECONDO L’ASSESSORE PROVINCIALE ALL’AGRICOLTURA ROBERTA RIVI, CHE RILEVA ANCHE COME "A LIVELLO EUROPEO SI SIA PREFERITA QUESTA IMPOSTAZIONE, INVECE DI PUNTARE SULLA PROMOZIONE DEI PRODOTTI"  
 
Sono 139 le domande di estirpazione vigneti finanziate in territorio reggiano per 2 milioni e 100mila euro con fondi dell´Unione Europea e per una superficie pari a 173 ettari. "La forte richiesta di estirpo rappresenta un chiaro indicatore delle difficoltà del settore vitivinicolo – è il commento dell’assessore all’Agricoltura della Provincia Roberta Rivi - infatti complessivamente sono pervenute ai nostri uffici 270 domande per 316 ettari di superficie, e solo l´insufficiente dotazione di risorse ha impedito di poterle pagare tutte". L´assessore Rivi afferma anche che "prendere atto che un consistente numero di viticoltori, di fronte al perdurare delle difficoltà di bilancio della loro azienda, preferisce gettare la spugna e abbandonare la coltivazione della vite non fa sicuramente piacere. Anche se un certo grado di ricambio, soprattutto se compensato economicamente, è fisiologico ed è legato anche alla presenza di aziende che non hanno colto le opportunità di modernizzazione. Avrei preferito che, più di un finanziamento per estirpare un vigneto, impostazione che ha prevalso nell’Unione Europea, queste risorse fossero finalizzate a promuovere l’immagine e il consumo responsabile dei nostri vini verso nuove fasce di acquirenti e nei confronti dei paesi in cui il consumo di vino non è tradizionale, ma che si stanno aprendo alla conoscenza di questo importante prodotto. Credo che sia questa la strada per conservare il patrimonio vitivinicolo reggiano che è eleganza di paesaggi, di campi e colline coperte di filari,, è piacere di stappare e gustare con gli amici e con gli ospiti un sorso di buona e vera reggianità. La cura della vite e la sua trasformazione in vino non è un’attività solo finalizzata all´aspetto economico seppur fondamentale, ma si accompagna a un tratto della nostra cultura, del nostro paesaggio, delle nostre tradizioni, che dobbiamo difendere perché meglio di qualunque altra cosa parlano al mondo della nostra terra". L´assessore Rivi conclude sottolineando che "sono questi sentimenti che devono guidare a una collaborazione convinta e determinata di tutti i soggetti. In virtù di questa consapevolezza Provincia, Camera di Commercio e Consorzio dei Vini reggiani hanno promosso il nostro territorio alla importante manifestazione Vinitaly, per salvaguardare il patrimonio produttivo di Reggio Emilia, che rimane comunque con i suoi circa 8.000 ettari a vigneto una tra le Province più vocate alla viticoltura dell’Emilia-romagna. Un patrimonio produttivo che oggi ci consegna un vino, il lambrusco, che ha guadagnato un grande apprezzamento dai consumatori e dalla critica specializzata tanto che risulta essere il vino italiano più esportato. Mi pare questo un segnale incoraggiante su cui lavorare".  
   
   
PRIMAVERA DEL PROSECCO DOCG : ECCO LA PRIMA INDAGINE SUI NUMERI DI UNA RASSEGNA UNICA IN ITALIA  
 
Follador: “La marcia in più sono i 1165 volontari coinvolti. Una grande impresa a costi zero”. 18 eventi fino a luglio 2010 tra mostre del Prosecco docg e il Gran Premio finale con il concorso enologico, 140 mila visitatori, 49.400 Bottiglie Prosecco docg vendute, 152 mila Calici in degustazione, 723 aziende vitivinicole coinvolte dell’area Conegliano Valdobbiadene, 1.165 volontari delle Pro Loco e delle mostre al lavoro. E’ questa la stima dei numeri della nuova Primavera del Prosecco docg presentata al Vinitaly 2010. Nuova perchè, come ha spiegato a Verona Giovanni Follador, coordinatore del Comitato organizzatore formato da Provincia di Treviso, Unpli Treviso, associazione mostre, Altamarca e Comunità Montana Prealpi trevigiane, anche la Primavera del Prosecco ha cambiato nome e grafica grazie all’entrata in vigore della nuova denominazione di origine controllata e garantita (docg). “La nuova Primavera del Prosecco docg invita i visitatori ad andar per mostre sui colli di Conegliano Valdobbiadene alla scoperta del Prosecco superiore. E’ stata battezzata come l’iniziativa di marketing territoriale più articolata d’Italia. Essere riusciti a gestire e mettere in rete il territorio è stata la vera vittoria. Per questo dobbiamo sottolineare i meriti della grande macchina del volontariato che contraddistingue il tessuto sociale dei nostri paesi rurali. Poter contare su più di 1150 persone che lavorano gratuitamente ad un simile progetto è una cosa straordinaria. I risultati poi si vedono nei numeri finali della Primavera del Prosecco docg”. Il dato delle aziende del settore vitivinicolo coinvolte dalla Primavera del Prosecco docg è davvero eloquente con il numero di 723 imprese agricole: “Confermo che la Primavera del Prosecco è il primo vero prodotto di marketing territoriale coordinato, un caso unico in Europa capace di realizzare sinergie nella promozione turistica ed enogastronomica. Da quest’anno, poi, c’è una responsabilità in più: promuovere e valorizzare la prima produzione Docg dell’area storica del Prosecco – commenta il Presidente di provincia di Treviso, Leonardo Muraro - Ben 18 eventi e un team di volontari delle Pro Loco a disposizione dei visitatori. La Primavera del Prosecco è soprattutto un esempio del valore di un prodotto tipico come elemento identitario di un territorio, anche in collegamento con l´omonima Strada del Vino, il primo itinerario eno-gastronomico ad essere istituito in Italia”. Su tutto questo si inseriscono i pacchetti turistici di Onda Verde gestiti direttamente con il consorzio di promozione turistica Marca Treviso promossi in tutta Europa  
   
   
RECUPERO DI UNA PARTE SIGNIFICATIVA DEL PATRIMONIO VINICOLO UMBRO, GRAZIE ALLA VALORIZZAZIONE DEL VITIGNO TREBBIANO SPOLETINO NELLA QUALITÀ DELLA CANTINA NOVELLI  
 
Vinitaly premia la Qualità e il lavoro di ricerca di Cantina Novelli attribuendovi l’esclusivo premio “Gran Medaglia Cangrande” per la regione Umbria. Il riconoscimento è stato assegnato a Stefano Novelli, presidente di Cantina Novelli, dal Vicepresidente di Vinitaly, su segnalazione dell´assessore uscente all´Agricoltura della Regione Umbria Carlo Liviantoni. Assegnato al produttore che si è distinto per le eccellenze prodotte nella sua regione, il premio quest’anno ha voluto dare risalto al lavoro di ricerca e sviluppo che Cantina Novelli dedica alla viticoltura umbra. Stefano Novelli è alla guida dell’azienda dal 2006 ed in soli 3 anni ha saputo ridare slancio all´enologia della zona, con la riscoperta di vitigni autoctoni regionali antichissimi. Questa giovane azienda infatti si è distinta per la capacità di recuperare una parte significativa del patrimonio vinicolo umbro, grazie anche alla valorizzazione del vitigno Trebbiano Spoletino, che rischiava di essere abbandonato e invece si è riaffermato con una produzione di successo anche a livello internazionale. A sottolineare questo importante risultato è lo stesso Stefano Novelli, presidente dell’azienda umbra: “L´interpretazione moderna e le tecniche enologiche e agronomiche innovative ci hanno consentito di far tornare in auge vitigni come il Trebbiano Spoletino, il Pecorino e il Sagrantino, versione spumante che proprio in questi giorni torna dalla Francia dopo una lunga sosta sui lieviti. Ringraziamo l´assessore Liviantoni per la scelta e la segnalazione fatta a Verona Fiere che ha poi colto il senso delle novità introdotte da Cantina Novelli, consegnandoci il prestigioso premio. Colgo l’occasione per sottolineare che questo riconoscimento premia non solo il nostro lavoro, ma anche quello delle persone che hanno lavorato insieme a noi per portare l’Umbria ad essere un punto di riferimento a livello internazionale". Manifestando la soddisfazione per il lavoro svolto finora, Stefano Novelli confida nel presentare il lavoro di ricerca sul Trebbiano Spoletino con una mostra fotografica durante Vini nel Mondo e il Festival Dei Due Mondi di Spoleto a fine giugno inoltre ricorda che l’impegno di questa azienda è in continua evoluzione, presentando anche a Vinitaly alcuni nuovi progetti. Cantina Novelli, infatti, ha deciso di far riscoprire la versione “umbra” del Pecorino, vitigno autoctono divenuto un vero e proprio fenomeno nell’Abruzzo e nelle Marche, ma che affonda le sue radici nella Valnerina, in Umbria. Proprio il pecorino presentato in anteprima al Vinitaly ha risconttato curiosità e interessamento da parte sia del mercato nazionale sia del mercato estero, rafforzando l’idea della cantina che la strada intrapresa verso la ricerca sia la strada corretta. Altro vitigno che caratterizza Cantina Novelli e l’Umbria è il Sagrantino che diventa un rosato di qualità grazie a Cantina Novelli che ha “domato” le sue uve per renderle “gentili” e più vicine al gusto di un consumatore moderno. Quest’ultimo nato della Cantina Novelli, il Rosato, è frutto dalla pressatura delle uve Sagrantino, condotta in modo soffice per evitare il rilascio di antociani, responsabili della colorazione del vino. Questa tecnica, detta Blush method viene utilizzata da molte Cantine Californiane con una resa in vino molto bassa, ma con una qualità del prodotto finito eccellente. Al color rosato Cantina Novelli si era già avvicinata con il Rosè de Noir che già nel 2009 aveva trovato spazio nel mercato internazionale e che quest’anno rafforza la sua posizione presentandosi come un vino moderno e dinamico.