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LUNEDI
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Notiziario Marketpress di
Lunedì 09 Maggio 2011 |
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SYMANTEC PARTECIPA AL FORUM PA 2011, 9-12 MAGGIO, ROMA
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Symantec annuncia la propria partecipazione al Forum Pa, l’appuntamento più importante per la Pubblica Amministrazione che si terrà dal 9 al 12 maggio a Roma, con uno stand che richiama le atmosfere del Black Market, per sottolineare come anche nella la Pubblica Amministrazione, così come per le aziende e i privati, il furto e la commercializzazione delle identità digitali sono i fenomeni principali attorno ai quali ruota l’underground economy. Symantec, inoltre, presenterà le proprie soluzioni in termini di sicurezza, conformità, continuità operativa e archiviazione documentale, che coinvolgono l’intero settore della Pubblica Amministrazione. Queste tematiche verranno sviluppate e approfondite all’interno dei “Master Diffusi”, ovvero corsi di formazione in pillole che verranno erogati presso lo stand di Symantec (19B – Pad.9), lungo l’arco delle 4 giornate sia alla mattina che al pomeriggio: 1. Il Black Market nei nuovi scenari It. 2. Nuovo Cad: sicurezza e continuità operativa. 3. La conformità nell’erogazione dei servizi al cittadino. 4. Dematerializzazione del dato: l’archiving |
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COMMERCIALISTI MILANO: 6.5 MIRCROCREDITO E INCLUSIONE FINANZIARIA |
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Si è tenuto venerdì 6 maggio, presso la Sala Assemblee di Palazzo Besana, il convegno "Economia sociale e inclusione finanziaria” promosso dall’Ordine dei Commercialisti ed Esperti Contabili di Milano in collaborazione con Banca Prossima per le Imprese Sociali e le Comunità. Dare impulso a un’economia che abbia un impatto sociale positivo nel medio-lungo periodo nei confronti di soggetti con difficoltà di accesso al sistema bancario tradizionale, rientra in una strategia di inclusione sociale ed empowerment economico che l’Ordine dei Commercialisti di Milano vuole promuovere, soprattutto in un momento di difficoltà economico-finanziaria. Il sistema finanziario tradizionale inoltre, potrà giovarsi del lavoro svolto dalle istituzioni di microfinanza, un vero e proprio motore di crescita, che nel 2009 a livello mondiale contava 1.936 realtà. Le microimprese nate grazie a queste istituzioni, sono infatti un importante segmento di mercato capace di generare sviluppo economico a livello locale alimentando di riflesso la crescita macroeconomica. Sempre a livello mondiale sono più di 90 milioni i beneficiari di prestiti rilasciati da istituzioni di microfinanza per un portafoglio crediti complessivo di 60 miliardi di dollari. Il 91% delle imprese dell’Ue sono microimprese. In Italia i dati sono incoraggianti: secondo le ultime stime il numero di crediti erogati a famiglie o imprese è in crescita esponenziale – da 331 del 2006 a 1909 nel 2009 - ma ciononostante questo tipo di progetti incontra ancora nel nostro paese difficoltà e diffidenze. E’ necessario promuovere un dibattito divulgativo sul territorio che orienti i cittadini. Protagonisti del settore hanno approfondito il tema della microfinanza e del microcredito illustrando il panorama attuale, il ruolo dei liberi professionisti, le strategie di sviluppo possibili e le modalità operative di una finanza di sviluppo e di prossimità che risponde a bisogni essenziali come casa, salute, formazione e lavoro |
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COMUNE DI MOLFETTA: STOP ALLA CARTA, COMUNE E IMPRESE SI PARLANO TELEMATICAMENTE |
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Basta un semplice click e un indirizzo di posta elettronica per protocollare un’istanza. Presto i cittadini potranno seguire telematicamente lo stato di avanzamento di una pratica. Le imprese e il Comune di Molfetta comunicano per via telematica. Niente più carte da protocollare a mano, spostamenti da un ufficio all’altro e attese per l’istruttoria. Dal 29 marzo scorso il Suap (Sportello Unico Attività produttive) può interfacciarsi con imprese e cittadini per via telematica. Il Comune di Molfetta ha ottenuto, infatti, l’accreditamento ufficiale da parte del Ministero per lo Sviluppo Economico per trattare in modalità telematica tutti i procedimenti che per legge devono seguire un determinato iter burocratico e non sono quindi soggetti a pareri discrezionali. Il sistema entrerà a regime il 30 settembre 2011. Fino a quella data gli imprenditori potranno continuare consegnare le proprie istanze con la tradizionale modalità cartacea o, in alternativa, potranno inoltrarla scegliendo il canale telematico. «I nuovi adempimenti telematici del Suap – spiega l’assessore alle Attività Produttive Michele Palmiotti – mirano a semplificare i rapporti tra il mondo dell’imprenditoria e la Pubblica Amministrazione, promuovendo l’innovazione tecnologica. Lo scopo ultimo è la riduzione dei tempi di attesa e soprattutto dei costi legati alla presentazione delle documentazioni, migliorando la produttività degli uffici.» Come funziona concretamente il sistema? Allo Sportello Unico Attività Produttive di Molfetta è stata attribuita una casella di posta elettronica certificata (Pec) per ricevere la documentazione delle imprese, inviare le ricevute e gli atti relativi ai procedimenti. Con una semplice e-mail il Comune può quindi itrasmettere atti e comunicazioni anche verso altri enti e amministrazioni pubbliche coinvolte nel procedimento. Sul sito web del Suap (www.Sportellounicomolfetta.it) sono pubblicate tutte le informazioni riguardanti i piani e i progetti avviati dall’amministrazione comunale con i relativi procedimenti amministrativi, la modulistica e la normativa di riferimento. Su ciascun documento inviato ai cittadini in formato elettronico viene apposta una “firma digitale” da parte del responsabile dello Sportello. Inoltre, grazie a uno speciale software per la lettura dei documenti firmati digitalmente, si procede con la protocollazione informatica di tutti i documenti in entrata e in uscita e la successiva archiviazione digitale. In questo modo gli utenti presto avranno anche la possibilità di verificare telematicamente lo stato di avanzamento delle pratiche. «L’efficienza delle nostre imprese richiede una modernizzazione dei rapporti con la pubblica amministrazione e una semplificazione della burocrazia», osserva il sindaco Antonio Azzollini aggiungendo che «in questa direzione intendiamo avviare incontri con i cittadini, con il mondo delle professioni e con le imprese per conoscere più da vicino questi strumenti innovativi e scoprire come possono contribuire a sostenere la crescita economica.» |
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CAMERA DI COMMERCIO DI MILANO: PROFESSIONISTI.SI GUARDA AVANTI NELLA CRISI - IL 43% HA RISPOSTO INNOVANDO, CERCANDO NUOVI CLIENTI E MERCATI, MA IL 75% RITIENE DI AVER PERSO IL PRESTIGIO DI UNA VOLTA |
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Sangalli: “Il mondo delle professioni un’opportunità importante per rilanciare l’economia e Milano”. Professionisti, tra architetti, ingegneri, avvocati e piccoli operatori autonomi, c’è volontà di superare la crisi: il 43% ha reagito non chiudendosi ma cercando nuovi clienti e mercati. Ma per un professionista su tre peggiora il tenore di vita suo e della famiglia. Che significa declassamento economico, in quanto il 70,6% è insoddisfatto della propria retribuzione in rapporto alla qualità del lavoro svolto mentre il 75% crede che nella società di oggi la professione non abbia più il prestigio di cui godeva una volta. Per il post crisi possibili soluzioni vengono offerte dal nuovo protagonismo dei social network usati per lo scambio professionale e dai nuovi orizzonti dell’internazionalizzazione: ben un professionista su quattro si è internazionalizzato (24%) mentre il 37% serve la città e meno del 20% si spinge in Lombardia. Emerge da un’indagine della Camera di commercio di Milano condotta dal Consorzio Aaster del sociologo Aldo Bonomi su oltre mille professionisti milanesi nel 2011. “Il nuovo e complesso mondo delle professioni – ha dichiarato Carlo Sangalli, presidente della Camera di commercio di Milano – chiede di essere messo nelle condizioni migliori per poter esprimere tutte le sue potenzialità e guardare al domani con fiducia. E’ un mondo parcellizzato, talvolta senza volto e sottovalutato sul quale è necessario invece aprire gli occhi perché la ripresa della nostra economia passa anche attraverso questo passaggio nodale. Milano può raccogliere la sfida per rilanciare se stessa anche come capitale delle professioni pensando al futuro ma agendo da subito” |
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SOCIETÀ LIBERA: 9° RAPPORTO SUL PROCESSO DI LIBERALIZZAZIONE DELLA SOCIETÀ ITALIANA - EDIZIONE GUERINI E ASSOCIATI |
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Martedì 24 maggio 2011 ore 17,30, a Milano, Banca Popolare Milano, Sala delle Colonne, Via San Paolo, 12, viene presentato il Rapporto redatto da R. Cubeddu, A. Vannucci, G. De Vergottini, F. Morganti, G. Pennisi, S. Fuscagni, E.u. Savona, S. Mattia, A. Oppio, A. Pandolfi, M. Ponti, A. Laurino, G. Ragazzi, F. Pammolli. Questo nono rapporto sulle liberalizzazioni conferma e documenta il passo stentato del processo di apertura dell’economia italiana, segnata, anzi, da una sempre maggiore presenza dello Stato. Nel totale silenzio dei mezzi di comunicazione e nell’inerzia della classe politica, le politiche di liberalizzazione sono semplicemente scomparse dall’orizzonte del discorso pubblico. In questo settore di policy, in altri termini, trionfano le non-decisioni. E forse non c’è da rammaricarsene più di tanto, visto che, in diversi casi, quando nuove regole sono formulate o deliberate (dalla riforma della professione forense alle modalità di gestione delle concessioni balneari), la maggioranza di governo si muove in direzione diametralmente opposta a quella auspicabile sulla base dei principi di liberalizzazione e apertura concorrenziale. Il nuovo piano per il Sud, l’intervento statale in difesa degli assetti proprietari di Parmalat, l’espansione delle partecipazioni municipali nel settore economico sono solo gli indicatori più evidenti di una tendenza all’aumento della presenza pubblica che pregiudica la libertà economica, riducendo sostanzialmente i margini di concorrenza. Il rapporto di Società Libera vuole fornire uno strumento utile al dibattito pubblico senza nutrire soverchie illusioni sull’influenza che potrà avere presso il ceto politico, ma con l’ambizione di poter rendere un servizio a fasce di opinione pubblica preoccupate per le condizioni del confronto in cui, a prescindere dal colore politico, termini come concorrenza, deregolazione, trasparenza e semplificazione risultano solo formule dal blando valore evocativo. Introduce: Salvatore Carrubba. Ne discutono: Ferruccio de Bortoli, Roberto Napoletano Il rapporto sarà poi presentato a Roma, presso il Centro Studi Americani, Via Caetani, 32, martedì 31 maggio 2011 ore 17,30. Introduce: Vincenzo Olita. Ne discutono: Mario Baldassarri, Giuseppe de Vergottini, Francesco Rutelli Info: www.Societalibera.org - info@societalibera.Org |
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B.E.E. TEAM: L’ASSEMBLEA APPROVA IL BILANCIO 2010 |
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L’assemblea degli azionisti di B.e.e. Team, società attiva nel settore dell’It Consulting, riunitasi il 28 aprile 2011 in sede ordinaria e straordinaria sotto la presidenza di Adriano Seymandi, ha approvato il bilancio d’esercizio e consolidato al 31 dicembre 2010. Principali risultati al 31 dicembre 2010 Il Valore della Produzione del Gruppo si attesta a Euro 75,4 milioni, con un incremento del 7% rispetto allo stesso periodo dell’esercizio precedente (Euro 70,5 milioni). Il margine operativo lordo (Ebitda) è positivo per Euro 8,1 milioni, in crescita del 94% rispetto a Euro 4,2 milioni al 31 dicembre 2009. Il Risultato Operativo (Ebit) si attesta a Euro 3,5 milioni (Euro 0,1 milioni al 31 dicembre 2009) Il risultato ante imposte è pari a Euro 2,1 milioni in deciso miglioramento rispetto al risultato negativo di Euro 1,9 milioni al 31 dicembre 2009. Il gruppo chiude l’esercizio con un Utile netto pari a Euro 0,8 milioni, in aumento di circa Euro 4 milioni rispetto all’esercizio precedente (negativo per Euro 3,3 milioni). L’indebitamento finanziario netto risulta pari a Euro 32,7 milioni (a seguito principalmente degli investimenti effettuati e del finanziamento di circolante), in lieve crescita rispetto al 30 settembre 2010 (Euro 30,5 milioni). Al 31 dicembre 2009 l’Indebitamento finanziario Netto era pari a Euro 25,7 milioni. La Capogruppo registra un Valore della Produzione pari a Euro 4,8 milioni in crescita del 95% (Euro 2,5 milioni nel 2009) e un Margine Operativo Lordo negativo per Euro 1,8 milioni (negativo di Euro 3,5 milioni nel 2009). L’assemblea ha deliberato di portare a parziale copertura delle perdite pregresse l’utile di Bee Team S.p.a. Pari a Euro 571.096,65 e di azzerare le residue perdite mediate l’utilizzo delle riserve patrimoniali disponibili. Autorizzazione all’acquisto e disposizione di azioni proprie L’assemblea ha autorizzato il Consiglio di Amministrazione all’´acquisto e alienazione, in una o più volte su base rotativa, di un numero massimo di n. 6.900.000 azioni della Società e comunque in un numero di azioni che rappresenti al massimo il 10% del capitale sociale quale risultante dalla deliberazione ed esecuzione di aumenti e/o riduzioni di capitale durante il periodo di durata dell´autorizzazione. Il piano persegue l´obiettivo di contenere movimenti anomali delle quotazioni e di regolarizzare l´andamento delle negoziazioni e dei corsi a fronte di fenomeni distorsivi legati ad un eccesso di volatilità o ad una scarsa liquidità degli scambi, nonché di procurare azioni della Società a servizio di eventuali operazioni di finanza straordinaria e/o di futuri progetti industriali in linea con la strategia di sviluppo aziendale. Per maggiori dettagli si rimanda alla relazione illustrativa predisposta dal Consiglio di Amministrazione per l’Assemblea già diffusa al Mercato. Nomina dell’Organismo di Vigilanza (Odv) L’assemblea ha altresì nominato l’Organismo di Vigilanza, composto dall’ avvocato Sandro Ridolfi, Presidente, e dai dottori Marco Battistella ed Eugenio Fabris. L’odv dovrà vigilare in merito a quanto disposto nel Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo ex D.lgs 231/01, approvato dal Consiglio di Amministrazione in data 25 marzo 2011. Più precisamente l’Odv dovrà vigilare: sull´adeguatezza del Modello, ossia l´idoneità della stesso ad evitare i rischi di realizzazione dei reati; sull´aggiornamento dello stesso, a seguito dei mutamenti nella realtà organizzativa e del quadro legislativo di riferimento; sull´effettività del Modello, che consiste nel verificare la coerenza tra comportamenti concreti e Modello istituito. Aumento di capitale riservato L’assemblea, in sede straordinaria, ha conferito al Consiglio di Amministrazione la facoltà di procedere ad un aumento di capitale riservato mediante emissione di un numero massimo di azioni ordinarie pari a n. 6.900.000, prive di valore nominale, con esclusione del diritto di opzione ai sensi dell’art. 2441 comma 4° del c.C. Tale operazione è stata deliberata al fine di dare corso, secondo facoltà del Consiglio di Amministrazione, al regolamento dei corrispettivi, mediante vincolo di reinvestimento, di quote di capitale di società, che saranno in futuro individuate, la cui acquisizione risulti strategica ai fini del migliore perseguimento dei progetti imprenditoriali del gruppo e del saldo, mediante vincolo di sottoscrizione, di quote di capitale di società già interamente acquisite e successivamente incorporate per fusione in società del gruppo interamente possedute dalla capogruppo, in corso di definizione o da acquisire. L´aumento di capitale è scindibile e potrà essere sottoscritto in base ai diritti di opzione assegnati al massimo entro il 31 Dicembre 2013, prevedendo che qualora entro tale termine l´aumento di capitale non sia integralmente sottoscritto, il capitale sarà aumentato di un importo pari alle sottoscrizioni a tale data raccolte. Al Consiglio di Amministrazione è conferito il compito di stabilire in via definitiva il prezzo di emissione delle azioni che sarà pari alla media aritmetica dei prezzi ufficiali registrati dal titolo sul Mercato Telematico Azionario, organizzato e gestito dalla Borsa Italiana S.p.a., rapportata ad un arco di tempo significativo, all’interno di un arco temporale massimo di 6 mesi, precedente la/e data/e di assegnazione e comunque non inferiore alla media aritmetica dei prezzi ufficiali registrati nel mese precedente la data di assegnazione. Il corrispettivo della sottoscrizione delle azioni di nuova emissione verrà imputato quanto a euro 0,297, corrispondente al valore nominale inespresso delle azioni attualmente in corso, ad aumento del capitale sociale nominale e quanto all’eccedenza a sovrapprezzo da appostare in apposita riserva. L’assemblea ha infine approvato le conseguenti modifiche all’art. 5 dello Statuto inerenti il capitale sociale. Il Dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari, Dott. Vincenzo Pacilli, dichiara, ai sensi dell’art. 154-bis, comma 2 del D. Lgs. 24 febbraio 1998 n. 58, che l’informativa contabile contenuta nel presente comunicato stampa corrisponde alle risultanze documentali, ai libri e alle scritture contabili. Il Verbale dell’Assemblea, il rendiconto sintetico delle votazioni e lo Statuto sociale aggiornato saranno messi a disposizione del pubblico nei termini e con le modalità previste dalla normativa vigente. Il Gruppo B.e.e. Team, partecipato da Tamburi Investment Partners, dall’Ing. Rocco Sabelli e da Imi Investimenti (Gruppo Intesa Sanpaolo), è tra i principali player italiani nel settore dell’It Consulting. La società, quotata sul mercato Mta di Borsa Italiana, fornisce servizi di business consulting, information technology services, process & document management. Grazie alla combinazione di competenze specialistiche, avanzate tecnologie proprietarie ed esperienza consolidata, il Gruppo supporta primarie istituzioni finanziarie, assicurative e industriali italiane nella creazione di valore e nella crescita del business. Con oltre 700 dipendenti e sedi in Lombardia, Lazio, Liguria, Puglia, Umbria e Piemonte, il Gruppo ha realizzato nel 2010 un fatturato superiore a 75 milioni di euro |
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L´IMPRESA ON LINE SECONDO GOOGLE, SEAT PG E POSTE
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Portare il tuo business on line non è mai stato così facile è lo slogan che accompagna il debutto di http://www.lamiaimpresaonline.it/ , il portale nato dalla collaborazione di quattro importanti soggetti che operano nel mondo di Internet in Italia: Google, Seat Pagine Gialle, Register.it e Poste Italiane. Lo scopo è di mettere a disposizione delle Pmi, e in modo particolare delle piccole e piccolissime imprese, una piattaforma gratuita per entrare e operare in Rete. Registrandosi al programma le imprese avranno la possibilità di creare il sito aziendale, e attivare una piattaforma di e-commerce A zero costi per un periodo di un anno, è possibile costruire ex novo il proprio sito aziendale, personalizzarlo graficamente, registrarne l´indirizzo web presso un register autorizzato, aggiungere la vetrina di e-commerce e promuoverlo con pubblicità online. Inoltre si dispone del supporto di un call center in tutte le fasi del processo. Se il sito esiste già, il sito La Mia Impresa Online.it permette di dotarlo della sezione dedita alla vendite online e di promuoverlo con le Adwords di Google, che offre 100 euro di coupon a tutte le aziende che sposeranno l´iniziativa. Nel corso della presentazione alla stampa del progetto, avvenuta giovedì 4 maggio a Milano, Carlo D´asaro Biondo, Presidente Sud e Est Europa, Medio Oriente e Africa di Google, ha precisato: Le Pmi sono il 99% delle imprese italiane e producono il 70% del Pil. Le Pmi che operano sul Web fatturano di più, assumono di più, esportano di più e sono più produttive di quelle che online non sono presenti o hanno solo un sito vetrina. Il problema è che quelle che con Internet ci lavorano in modo strutturato, in Italia, sono solo il 2%. Sono quindi poche, pochissime e con La Mia Impresa Online.it contiamo di moltiplicarne il numero. Secondo il manager di Google, quindi, il portale nasce perché la cosa più difficile di una piccola impresa su Internet è la fase iniziale, l´avvio. L´obiettivo è quello di creare le condizioni per lo sviluppo di questo fenomeno, diventando un partner del tessuto economico italiano, non un elemento sostitutivo del network delle imprese. È un progetto che vuole durare nel tempo ed è aperto anche ad altri soggetti. L’esperienza presentata a Milano vuole ripetere l´esperienza di altri Paesi (Polonia, Francia e Inghilterra) e si rivolge alle migliaia e migliaia di micro aziende che finora hanno trovato qualche ostacolo di troppo (tecnologico e non) nel diventare soggetti attivi nella grande Rete. Alberto Cappellini, amministratore delegato di Seat Pg, ha precisato che, per le aziende cui è destinata l´iniziativa, Seat curerà le attività di registrazione e di hosting del sito e la gestione delle caselle e-mail. Grazie a Pagine Gialle le Pmi possono ottenere fino a 10 Gb di spazio web, 10 caselle email, statistiche real time. Poste Italiane, invece, assicurerà i servizi finanziari e la gestione delle transazioni di pagamento, nonché tutta la parte di logistica. Poste Italiane offre 5 spedizioni gratuite alle prime 500 imprese che attiveranno la piattaforma. Register.it assicurerà l´operatività della piattaforma di e-commerce (gratuita per tre mesi). Scaduto il periodo promozionale di dodici mesi, nel corso dei quali ciascuna impresa potrà scegliere di attivare tutti o alcuni dei servizi offerti, non c´è nessun obbligo di rinnovo. Chi sceglierà servizi diversi da quelli offerti dai partner di La Mia Impresa Online.it potrà trasferire il proprio dominio. Le soluzioni proposte sono gratuite solo per 12 mesi: Al termine di tal periodo il servizio di hosting avrà un costo massimo di 25 euro mensili (o la possibilità di trasferire il proprio dominio). La piattaforma di e-commerce, dopo i primi 3 mesi gratuiti, avrà un costo di 67,5 euro a trimestre. Chi volesse continuare ad utilizzare i servizi di Poste Italiane potrà spedire a partire da 5.65 euro ad invio |
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FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI PADOVA E ROVIGO: SI CHIUDE IN CRESCITA L’ESERCIZIO 2010 E SI CONFERMANO 150 MILIONI DI EURO AL TERRITORIO NEL TRIENNIO 2010-2012 |
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Avanzo di esercizio: 88,9 milioni di euro. Patrimonio netto contabile: 1,72 miliardi di euro. Interventi approvati nel 2010: 60 milioni di euro. Il Consiglio Generale della Fondazione ha approvato nella seduta odierna il bilancio di esercizio e il bilancio sociale 2010, i due documenti che rendicontano la gestione economico-finanziaria dell’ente e l’impatto sociale del suo operato sul territorio. L´esercizio 2010 si chiude con un avanzo di 88,9 milioni di euro, in crescita del 47% rispetto ai 60,4 milioni di euro dell’anno precedente; tale risultato è stato possibile grazie all’apprezzabile redditività del portafoglio gestito (6,2%) e all’incasso del dividendo dalla partecipata Intesa Sanpaolo che, nel 2009, non aveva invece distribuito utili ai soci. Un risultato che consentirà nel 2011 di destinare 50 milioni di euro di erogazioni per progetti nelle province di Padova e Rovigo, senza che si renda necessario alcun ricorso al “fondo di stabilizzazione delle erogazioni” che anzi viene consolidato, e che verranno così ripartiti: 9 milioni alla ricerca scientifica, 11 all´ istruzione, 8 ad arte e valorizzazione dei beni culturali e ambientali, 8 a salute e ambiente, 13 ad assistenza e tutela delle categorie più deboli, e 2 agli altri settori quali la protezione e qualità ambientale, l´attività sportiva, la sicurezza alimentare e l´agricoltura di qualità, la protezione civile. Sul fronte del patrimonio, il valore netto contabile alla data di chiusura dell´esercizio ammonta a 1,72 miliardi di euro. Il valore di bilancio del portafoglio finanziario, invece, si assesta sui 2,20 miliardi di euro, mentre a valore di mercato risulta pari a 2,18 miliardi. Dalla metà del 2009, raccogliendo lo stimolo fornito dal particolare contesto di mercato, la Fondazione ha intrapreso un percorso di revisione dell’impostazione e dell’organizzazione del processo di investimento, volto a rendere più efficiente il meccanismo di governo dello stesso e a rafforzare il livello di presidio interno allo scopo di garantire continuità e pieno controllo della gestione Il percorso sopra descritto si è accompagnato ad una ridefinizione delle strategie di investimento e delle procedure di monitoraggio e valutazione. Questa fase si è completata con la redazione delle nuove Linee Guida della Gestione del Patrimonio, approvate dal Consiglio Generale nel mese di febbraio 2011, che definiscono gli indirizzi strategici di lungo periodo. Nel 2010 gli Organi della Fondazione hanno assunto 431 delibere aventi per oggetto l´approvazione di diversi progetti; nel complesso sono stati assegnati oltre 60 milioni di euro così distribuiti nei diversi settori di intervento: Ricerca scientifica e tecnologica 8.5 milioni di euro Educazione, istruzione e formazione 10.8 milioni di euro Arte e attività culturali 8.6 milioni di euro Salute pubblica e medicina preventiva 10.5 milioni di euro Assistenza e tutela categorie più deboli 16.5 milioni di euro Altri settori 2,02 milioni di euro Fondo per il Volontariato e Progetto Sud 3,5 milioni di euro Fra le principali iniziative avvenute nel 2010 si segnala: · Il sostegno con oltre 1 milione di euro al progetto “Sportivamente” promosso congiuntamente ai Coni di Padova e Rovigo in collaborazione con gli Uffici Scolastici Provinciali e incentrato su tre linee d’azione: interventi nelle scuole, promozione della cultura dello sport, interventi a sostegno dell’attività sportiva giovanile. · L’intervento a favore delle popolazioni della provincia di Padova colpite dall’alluvione nel novembre 2010 con uno stanziamento straordinario di 500.000 euro · Un ulteriore stanziamento di 750.000 euro a favore del Fondo Straordinario di Solidarietà, iniziativa avviata nel 2009 per dare aiuto alle famiglie del territorio in difficoltà per la perdita o la precarietà del lavoro, con un impegno complessivo di 1.750.000 euro. · Il varo di un’iniziativa a favore dell’imprenditoria sociale con la costituzione presso Banca Prossima di un plafond rotativo di 2.5 milioni a favore delle imprese sociali Il processo erogativo ha visto il consolidamento della programmazione autonoma, sia con progetti realizzati direttamente, sia con iniziative ideate e promosse dalla Fondazione, per la cui concretizzazione sono stati coinvolti anche altri soggetti appartenenti ad istituzioni locali e al mondo del volontariato. In particolare, sono stati promossi nel corso dell’anno 7 bandi, di cui 1 nell’ambito dell’istruzione, 3 nell’ambito della ricerca scientifica, 2 nell’ambito del sociale e 1 nell’ambito della sanità, e che hanno dato sostegno ad 186 progetti per un valore complessivo di oltre 20 milioni di euro, stimolando la progettualità del territorio e indirizzandone l´azione verso obiettivi comuni e più focalizzati |
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TXT E-SOLUTIONS: L’ASSEMBLEA DEGLI AZIONISTI HA APPROVATO IL BILANCIO 2010 E NOMINATO IL NUOVO CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE E COLLEGIO SINDACALE
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L’assemblea ordinaria e straordinaria degli azionisti di Txt e-solutions, fornitore internazionale di software e soluzioni complesse per grandi aziende, si è riunita il 20 aprile presso la sede sociale sotto la presidenza dell’ing. Alvise Braga Illa. L’assemblea ordinaria ha esaminato e approvato il progetto di bilancio al 31 dicembre 2010. I ricavi consolidati sono pari a €54,4 milioni, in crescita di +8,7% (€50,1 milioni al 31/12/2009). L’ Ebitda si attesta a €4,7 milioni da una perdita di €0,4 milioni al 31/12/2009; il miglioramento è da attribuire sia al miglioramento del margine di contribuzione legato all’incremento dei ricavi (+€4,4 milioni) e in particolare alla crescita delle licenze e manutenzioni che hanno inciso per €2,3 milioni, sia alla riduzione del 12% dei costi indiretti in tutte le loro componenti (spese di ricerca e sviluppo, costi commerciali, generali e amministrativi), che hanno inciso per €2,8 milioni. Il risultato operativo (Ebit) è pari a €0,7 milioni (negativo per €5,2 milioni al 31/12/2009, dopo aver spesato oneri non ricorrenti per €1,6 milioni). L’utile netto è pari a €0,2 milioni (negativo per €6,2 milioni al 31/12/2009). La posizione finanziaria netta, attiva per €0,7 milioni, mostra un sensibile miglioramento rispetto al 2009 (passiva per €7,2 milioni al 31/12/2009) grazie alla generazione di cassa derivante dall’attività operativa e alla riduzione di capitale circolante. L’assemblea ha approvato la proposta del Consiglio di Amministrazione circa il rinvio a nuovo della perdita della capogruppo Txt e-solutions Spa di €2.444.308. Info: http://www.txtgroup.com/ |
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ZÈTEMA: APPROVATO IL BILANCIO 2010 E CONFERMATO IL CDA
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Il 28 aprile 2011 si è svolta l’Assemblea dei Soci di Zètema Progetto Cultura in cui è stato approvato il Bilancio 2010 dell’azienda e sono state riconfermate tutte le cariche del Consiglio di Amministrazione. “Alla luce dei risultati raggiunti dalla società in house di Roma Capitale - dichiara Dino Gaperini, Assessore alle Politiche Culturali e Centro Storico - l’Amministrazione Capitolina ha ritenuto opportuno riconfermare le cariche del Cda per la durata di 3 anni”. “Zètema è un’azienda sana – prosegue l’assessore – che non ha mai richiesto un intervento aggiuntivo per Roma Capitale. Il bilancio 2010, infatti, vede un utile di 15.000 euro ed un fatturato pari a 65.145.737 euro (il 10% in più rispetto al 2009). E, anche in un momento difficile per l’occupazione, Zètema ha assunto e stabilizzato con procedure di evidenza pubblica 42 nuove unità, continuando a crescere e ad investire in mostre ed eventi (+ 3.000.000 euro rispetto al 2009)”. Riconfermati quindi tutti i membri del cda dell’azienda: il Presidente Francesco Marcolini; l’Amministratore Delegato Albino Ruberti; i consiglieri Matteo Mungari, Michele Lo Foco e Mino Dinoi e il collegio sindacale composto da Costantino Lauria (presidente) e da Vittorio Proteo e Fabrizio Vizzani. E il Presidente di Zètema Francesco Marcolini dichiara “Ringrazio il sindaco Alemanno e l’assessore Gasperini per la fiducia accordata al Cda e all’azienda. Confermo tutto il nostro impegno a proseguire anche nel nuovo mandato la strada intrapresa e migliorare i risultati raggiunti, sia in termini di quantità sia di qualità. Puntiamo ad avere sempre più visitatori nel circuito museale e negli eventi organizzati per conto di Roma Capitale, potenziando sempre più l’animazione culturale della città, per una cultura che sia leva dell’immagine internazionale di Roma”. “Una riconferma che accolgo con grande gioia e che fa crescere ulteriormente il senso di responsabilità che mi ha sempre accompagnato alla guida dell’azienda – dichiara l’Amministratore Delegato Albino Ruberti –. Desidero ringraziare tutta l’Amministrazione per la fiducia riposta nei confronti del management e dei lavoratori di Zètema e del lavoro che abbiamo portato avanti in questi anni con coscienza e passione. Voglio assolutamente confermare il mio impegno personale e di tutta la struttura per una sempre maggiore attuazione della mission di supporto all’Amministrazione capitolina per il raggiungimento di obiettivi comuni" |
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UN NUOVO PROCEDIMENTO PER LO SPAZIO DI LIBERTÀ, SICUREZZA E GIUSTIZIA - IL PROCEDIMENTO PREGIUDIZIALE D’URGENZA
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Lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia costituisce uno degli ambiti che, durante questi ultimi anni, ha dato origine a un´intensa attività legislativa. Sono state così adottate nuove norme che talvolta sollevano, dinanzi ai giudici nazionali, delicate questioni di interpretazione o di validità del diritto comunitario. In tale ambito, come in ogni altro, è essenziale che le norme comunitarie siano applicate in modo uniforme sull’intero territorio dell´Unione. Uno dei compiti della Corte di giustizia è proprio quello di contribuire a tale uniforme applicazione mediante il meccanismo del procedimento pregiudiziale. Orbene, le materie che costituiscono lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia, previste, rispettivamente, nei titoli Vi del Trattato sull’Unione europea (cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale) e Iv della parte terza del Trattato Ce (visti, asilo, immigrazione e altre politiche connesse con la libera circolazione delle persone, in particolare la cooperazione giudiziaria in materia civile), sono spesso caratterizzate dall’urgenza, alla quale non può rispondere il procedimento pregiudiziale ordinario che dura mediamente un anno e mezzo, soprattutto a motivo della molteplicità dei suoi protagonisti e dei vincoli inerenti alla traduzione delle osservazioni che ogni Stato membro può formulare, se lo desidera. I giudici nazionali, pertanto, potrebbero essere dissuasi dal rivolgersi alla Corte in tale tipo di contenzioso. È per questo che, dopo esservi stata invitata dal Consiglio, la Corte ha proposto l´istituzione di una nuova forma di procedimento: il procedimento pregiudiziale d´urgenza. Applicabile dal 1° marzo 2008, tale procedimento dovrebbe consentire alla Corte di trattare in termini notevolmente più brevi le questioni più delicate relative allo spazio di libertà, sicurezza e giustizia, come quelle che possono sorgere, ad esempio, in situazioni che comportano una privazione della libertà, qualora la soluzione data alla questione sollevata sia determinante per poter valutare la situazione giuridica di una persona detenuta o privata della libertà ovvero, in una controversia relativa alla potestà dei genitori o alla custodia dei figli, qualora la competenza del giudice adito in base al diritto comunitario dipenda dalla soluzione data alla questione pregiudiziale. Tre caratteristiche essenziali distinguono tale nuovo procedimento dal procedimento pregiudiziale ordinario. In primo luogo, il procedimento pregiudiziale d´urgenza opera, a fini di celerità, una distinzione tra i soggetti ammessi a partecipare alla fase scritta del procedimento e quelli che sono autorizzati a partecipare alla fase orale. Nell´ambito del nuovo procedimento, infatti, soltanto le parti della causa principale, lo Stato membro a cui appartiene il giudice del rinvio, la Commissione europea e, se del caso, il Consiglio e il Parlamento europeo, qualora sia controverso uno dei loro atti, sono autorizzati a depositare, nella lingua processuale ed entro un breve termine, osservazioni scritte. Gli altri interessati, in particolare gli Stati membri diversi da quello cui appartiene il giudice del rinvio, non dispongono di tale facoltà ma sono invitati a partecipare a un´udienza in cui, se lo desiderano, possono esporre le loro osservazioni orali relative alle questioni proposte dal giudice nazionale e alle osservazioni scritte depositate. In secondo luogo, il trattamento interno delle cause sottoposte a tale nuovo procedimento è notevolmente accelerato in quanto, fin dal momento in cui pervengono alla Corte, tutte le cause relative allo spazio di libertà, sicurezza e giustizia sono attribuite a una sezione di cinque giudici designata ad hoc per garantire, nel corso di un anno, la selezione e la trattazione di tali cause. Se tale sezione decide di accogliere la domanda di applicazione del procedimento d’urgenza, essa si pronuncerà poi a breve termine dopo l´udienza, sentito l’avvocato generale. Infine, per garantire la voluta accelerazione, il procedimento si svolgerà, nella pratica, sostanzialmente per via elettronica. Le comunicazioni tra la Corte e i giudici nazionali, le parti della causa principale, gli Stati membri e le istituzioni comunitarie avranno luogo, nei limiti del possibile, attraverso tale mezzo di comunicazione. Con tali modifiche sostanziali del procedimento pregiudiziale, la Corte intende quindi rispondere all´urgenza che può caratterizzare il contenzioso relativo allo spazio di libertà, sicurezza e giustizia. La Corte fornisce indicazioni pratiche in una nota informativa, disponibile sul suo sito, destinata ai giudici nazionali: http://curia.Europa.eu/it/instit/txtdocfr/txtsenvigueur/noteppu.pdf |
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GIUSTIZIA EUROPEA: LA DIRETTIVA SUL RIMPATRIO DEI MIGRANTI IRREGOLARI OSTA AD UNA NORMATIVA NAZIONALE CHE PUNISCE CON LA RECLUSIONE IL CITTADINO DI UN PAESE TERZO IN SOGGIORNO IRREGOLARE CHE NON SI SIA CONFORMATO AD UN ORDINE DI LASCIARE IL TERRITORIO NAZIONALE
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Una sanzione penale quale quella prevista dalla legislazione italiana può compromettere la realizzazione dell’obiettivo di instaurare una politica efficace di allontanamento e di rimpatrio nel rispetto dei diritti fondamentali Il sig. El Dridi, cittadino di un paese terzo, è entrato illegalmente in Italia. Nei suoi confronti è stato emanato, nel 2004, un decreto di espulsione, sul cui fondamento è stato spiccato, nel 2010, un ordine di lasciare il territorio nazionale entro cinque giorni. Quest’ultimo provvedimento era motivato dalla mancanza di documenti di identificazione, dall’indisponibilità di un mezzo di trasporto nonché dall’impossibilità - per mancanza di posti - di ospitarlo in un centro di permanenza temporanea. Non essendosi conformato a tale ordine, il sig. El Dridi è stato condannato dal Tribunale di Trento ad un anno di reclusione. La Corte d’appello di Trento, dinanzi alla quale egli ha impugnato detta sentenza, chiede alla Corte di giustizia se la direttiva sul rimpatrio dei cittadini di paesi terzi il cui soggiorno sia irregolare (direttiva rimpatri) osti ad una normativa di uno Stato membro che preveda l’irrogazione della pena della reclusione al cittadino di un paese terzo il cui soggiorno sia irregolare per la sola ragione che questi, in violazione di un ordine di lasciare entro un determinato termine il territorio nazionale, permane in detto territorio senza giustificato motivo. La Corte ha accolto la domanda del giudice remittente di sottoporre il rinvio pregiudiziale al procedimento d’urgenza, in quanto il sig. El Dridi è in stato di detenzione. Essa rileva, anzitutto, che la direttiva rimpatri stabilisce le norme e procedure comuni con le quali s’intende attuare un’efficace politica di allontanamento e di rimpatrio delle persone, nel rispetto dei loro diritti fondamentali e della loro dignità. Gli Stati membri non possono derogare a tali norme e procedure applicando regole più severe. Detta direttiva definisce con precisione la procedura da applicare al rimpatrio dei cittadini di paesi terzi il cui soggiorno sia irregolare e fissa la successione delle diverse fasi di tale procedura. La prima fase consiste nell’adozione di una decisione di rimpatrio. Nell’ambito di tale fase va accordata priorità ad una possibile partenza volontaria, per la quale all’interessato è di regola impartito un termine compreso tra sette e trenta giorni. Nel caso in cui la partenza volontaria non sia avvenuta entro detto termine, la direttiva impone allora allo Stato membro di procedere all’allontanamento coattivo, prendendo le misure meno coercitive possibili. Solo qualora l’allontanamento rischi di essere compromesso dal comportamento dell’interessato, lo Stato membro può procedere al suo trattenimento. Conformemente alla direttiva rimpatri, il trattenimento deve avere durata quanto più breve possibile ed essere riesaminato ad intervalli ragionevoli; esso deve cessare appena risulti che non esiste più una prospettiva ragionevole di allontanamento e la sua durata non può oltrepassare i 18 mesi. Inoltre gli interessati devono essere collocati in un centro apposito e, in ogni caso, separati dai detenuti di diritto comune. La direttiva comporta pertanto una gradazione delle misure da prendere per dare esecuzione alla decisione di rimpatrio nonché l’obbligo di osservare il principio di proporzionalità in tutte le fasi della procedura. Tale gradazione va dalla misura meno restrittiva per la libertà dell’interessato, ossia la concessione di un termine per la sua partenza volontaria, alla misura che maggiormente limita la sua libertà nell’ambito di un procedimento di allontanamento coattivo, vale a dire il trattenimento in un apposito centro. La direttiva persegue dunque l’obiettivo di limitare la durata massima della privazione della libertà nell’ambito della procedura di rimpatrio e di assicurare così il rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini dei paesi terzi in soggiorno irregolare. In proposito la Corte tiene conto, in particolare, della giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo. La Corte rileva, poi, che la direttiva rimpatri non è stata trasposta nell’ordinamento giuridico italiano e ricorda che, in questi casi, i singoli sono legittimati ad invocare, contro lo Stato membro inadempiente, le disposizioni di una direttiva che appaiano, dal punto di vista sostanziale, incondizionate e sufficientemente precise. È il caso, nella fattispecie, degli artt. 15 e 16 della direttiva rimpatri. Al riguardo la Corte considera che la procedura di allontanamento italiana differisce notevolmente da quella stabilita da detta direttiva. La Corte ricorda pure che, se è vero che la legislazione penale rientra in linea di principio nella competenza degli Stati membri e che la direttiva rimpatri lascia questi ultimi liberi di adottare misure anche penali nel caso in cui le misure coercitive non abbiano consentito l’allontanamento, gli Stati membri devono comunque fare in modo che la propria legislazione rispetti il diritto dell’Unione. Pertanto essi non possono applicare una normativa, sia pure di diritto penale, tale da compromettere la realizzazione degli obiettivi perseguiti da una direttiva e da privare quest’ultima del suo effetto utile. La Corte considera dunque che gli Stati membri non possono introdurre, al fine di ovviare all’insuccesso delle misure coercitive adottate per procedere all’allontanamento coattivo, una pena detentiva, come quella prevista dalla normativa nazionale in discussione nel procedimento principale, solo perché un cittadino di un paese terzo, dopo che gli è stato notificato un ordine di lasciare il territorio nazionale e che il termine impartito con tale ordine è scaduto, permane in maniera irregolare in detto territorio. Gli Stati membri devono continuare ad adoperarsi per dare esecuzione alla decisione di rimpatrio, che continua a produrre i suoi effetti. Una tale pena detentiva, infatti, segnatamente in ragione delle sue condizioni e modalità di applicazione, rischia di compromettere la realizzazione dell’obiettivo perseguito dalla direttiva, ossia l’instaurazione di una politica efficace di allontanamento e di rimpatrio dei cittadini di paesi terzi il cui soggiorno sia irregolare nel rispetto dei loro diritti fondamentali. Il giudice del rinvio, incaricato di applicare le disposizioni del diritto dell’Unione e di assicurarne la piena efficacia, dovrà quindi disapplicare ogni disposizione nazionale contraria al risultato della direttiva (segnatamente, la disposizione che prevede la pena della reclusione da uno a quattro anni) e tenere conto del principio dell’applicazione retroattiva della pena più mite, il quale fa parte delle tradizioni costituzionali comuni agli Stati membri. (Corte di giustizia dell’Unione europea, 28 aprile 2011, sentenza nella causa C-61/11 Ppu, Hassen El Dridi alias Soufi Karim) |
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GIUSTIZIA EUROPEA: DIRETTIVA RIMPATRI (C-61/11 PPU)
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La causa C-61/11 Ppu è stata introdotta dinanzi alla Corte il 10/2/2011 ed è stata trattata secondo le regole della procedura pregiudiziale d´urgenza. E´ durata 2 mesi e 18 giorni. Sono - ad oggi - pendenti dinanzi alla Cgue sulla direttiva rimpatri 11 rinvii pregiudiziali, tutti italiani . Uno di questi è stato introdotto dalla Corte di Cassazione. Applicabile dal 1° marzo 2008, il procedimento pregiudiziale d´urgenza consente alla Corte di trattare in termini notevolmente più brevi le questioni più delicate relative allo spazio di libertà, sicurezza e giustizia ad esempio, in situazioni che comportano una privazione della libertà (qualora la soluzione da dare alla questione sollevata sia determinante per poter valutare la situazione giuridica di una persona detenuta) ovvero in controversie relative alla potestà dei genitori o alla custodia dei figli (qualora dalla soluzione data alla questione pregiudiziale dipenda la competenza del giudice in base al diritto dell´Unione). Ne sono stati celebrati 3 nel 2008, 2 nel 2009 e 5 nel 2010. La loro durata media è inferiore a 2.3 mesi |
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GIUSTIZIA EUROPEA: ASSENZA DI PRASSI ABUSIVA SUL MERCATO INTERNO |
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In materia di concorrenza, solo la commissione e competente per constatare l’assenza di una prassi abusiva sul mercato interno dell’unione. Autorizzare le autorita nazionali garanti della concorrenza a prendere siffatte decisioni «negative» rischierebbe di ledere l’applicazione uniforme delle regole di concorrenza istituite dal trattato A norma del regolamento n. 1/2003, le autorità nazionali garanti della concorrenza («Anc») o le giurisdizioni nazionali, quando applicano la legislazione nazionale in materia di concorrenza ad una prassi abusiva vietata dall’art. 102 del Trattato, applicano anche le disposizioni di quest’ultimo. Applicando tale articolo in casi individuali, le Anc possono: ordinare la cessazione di un’infrazione, disporre misure cautelari, accettare impegni o infliggere ammende, penalità di mora o qualunque altra sanzione prevista dal diritto nazionale. Qualora ritengano, in base alle informazioni di cui dispongono, che non sussistono le condizioni per un divieto, esse possono anche decidere di non avere motivo di intervenire. In seguito al procedimento nei confronti della Telekomunikacja Polska Sa, il presidente dell’Anc polacca ha constatato che il comportamento di tale impresa non costituiva un abuso di posizione dominante. Di conseguenza ha adottato una decisione in applicazione del diritto nazionale nella quale si concludeva che l’impresa in parola non aveva attuato alcuna prassi restrittiva, mentre, circa la violazione del Trattato, quest’ultimo ha pronunciato un non luogo a provvedere. La Tele2 Polska sp. Z o. O., divenuta Netia Sa – società concorrente della Telekomunikacja Polska Sa – ha impugnato tale decisione. Adito con un ricorso per cassazione, il Sąd Najwyższy (Corte Suprema della Polonia) ha chiesto alla Corte di giustizia se il diritto dell’Unione osti a che un’Anc, quando constata l’assenza di una prassi abusiva sul fondamento del suo diritto nazionale, adotti una decisione nella quale si conclude che le disposizioni del Trattato non sono state violate («decisione negativa»). La Corte ricorda anzitutto che, al fine di garantire un’applicazione coerente delle regole di concorrenza negli Stati membri, è stato previsto dal regolamento n. 1/2003, nell’ambito del principio generale di leale cooperazione, un meccanismo di cooperazione tra la Commissione e le autorità nazionali garanti della concorrenza. In secondo luogo, la Corte osserva che, qualora un´Anc ritenga, in base alle informazioni di cui dispone, che non sussistono le condizioni per un divieto, il regolamento indica chiaramente che la competenza della stessa autorità è limitata all’adozione di una decisione di non avere motivo di intervenire. Il fatto di autorizzare le autorità nazionali garanti della concorrenza a prendere decisioni in cui si constata l’assenza di violazione delle disposizioni del Trattato concernenti l’abuso di posizione dominante rimetterebbe in questione il sistema di cooperazione istituito dal regolamento n. 1/2003 e lederebbe la competenza della Commissione. Infatti una decisione negativa del genere sul merito rischierebbe di ledere l’applicazione uniforme delle regole di concorrenza istituite dal Trattato, che è uno degli obiettivi del regolamento, dal momento che essa potrebbe impedire alla Commissione di constatare successivamente che la prassi di cui trattasi costituisce un’infrazione a tali regole. La Corte considera quindi che la constatazione dell’assenza di violazione del divieto degli abusi di posizione dominante è riservata alla Commissione, anche se una disposizione pertinente del Trattato è stata applicata in un procedimento condotto da un’autorità nazionale garante della concorrenza. Peraltro la Corte dichiara che il diritto dell’Unione osta alle disposizioni nazionali che prevedono, in siffatte circostanze, unicamente la possibilità, da parte di un’autorità nazionale garante della concorrenza, di adottare una decisione negativa sul merito (Sentenza nella causa C-375/09, Prezes Urzędu Ochrony Konkurencji i Konsumentów / Tele2 Polska sp. Z o. O.) |
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GIUSTIZIA EUROPEA: I CITTADINI DELL’UE CHE NON ABBIANO MAI ESERCITATO IL LORO DIRITTO DI LIBERA CIRCOLAZIONE NON POSSONO INVOCARE LA CITTADINANZA DELL’UNIONE PER REGOLARIZZARE IL SOGGIORNO DEL LORO CONIUGE PROVENIENTE DA UN PAESE TERZO
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Fintanto che tali persone non vengono private del loro diritto di circolare e di soggiornare nel territorio degli Stati membri, la loro situazione non presenta alcun collegamento con il diritto dell’Unione Il diritto dell’Unione consente al coniuge di un cittadino di uno Stato membro che soggiorna legalmente in un altro Stato membro di restare con quest’ultimo anche se non possiede la cittadinanza di uno Stato dell’Unione. La sig.Ra Shirley Mccarthy, cittadina del Regno Unito, possiede anche la cittadinanza irlandese. È nata nel Regno Unito ed ha sempre soggiornato in tale paese, senza aver mai esercitato il suo diritto di circolare e soggiornare liberamente nel territorio di altri Stati membri dell’Unione. A seguito di matrimonio con un cittadino giamaicano, la sig.Ra Mccarthy ha chiesto per la prima volta un passaporto irlandese, e lo ha ottenuto. Successivamente, in qualità di cittadina irlandese intenzionata a soggiornare nel Regno Unito ai sensi del diritto dell’Unione, ha chiesto alle autorità britanniche un titolo di soggiorno. Suo marito ha invece chiesto un’autorizzazione di soggiorno in qualità di coniuge di una cittadina dell’Unione. Tali domande sono state respinte a motivo del fatto che la sig.Ra Mccarthy non poteva fondare il suo soggiorno sul diritto dell’Unione, né invocare quest’ultimo per regolarizzare il soggiorno del suo coniuge, in quanto essa non aveva mai esercitato il suo diritto di circolare e soggiornare in Stati membri diversi dal Regno Unito. La Supreme Court (Corte Suprema, Regno Unito), investita della controversia, chiede alla Corte di giustizia se anche la sig.Ra Mccarthy possa invocare le norme del diritto dell’Unione intese a facilitare la circolazione delle persone nel territorio degli Stati membri. Con la sua sentenza odierna, la Corte precisa, anzitutto, che la direttiva sulla libera circolazione delle persone stabilisce in che modo ed a quali condizioni i cittadini europei possono esercitare il loro diritto di libera circolazione nel territorio degli Stati membri. Pertanto, la direttiva disciplina il trasferimento o il soggiorno di una persona in uno Stato membro diverso da quello di cui essa ha la cittadinanza. A questo proposito la Corte ricorda che, conformemente ad un principio di diritto internazionale ribadito dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo, i cittadini dell’Unione che – come la sig.Ra Mccarthy – soggiornano nello Stato membro del quale possiedono la cittadinanza godono di un soggiorno incondizionato in tale Stato. La Corte constata pertanto che la direttiva non può trovare applicazione a tali persone. Allo stesso modo, la Corte rileva che la circostanza che un cittadino dell’Unione abbia la cittadinanza di più di uno Stato membro non significa che egli abbia esercitato il proprio diritto di libera circolazione. La Corte statuisce dunque che la direttiva non è applicabile al caso della sig.Ra Mccarthty. Quanto al marito della sig.Ra Mccarthy, la Corte constata che, non essendo coniuge di un cittadino di uno Stato membro che abbia esercitato il proprio diritto di libera circolazione, neppure egli può beneficiare dei diritti conferiti dalla direttiva. La Corte ricorda poi che una persona – come la sig.Ra Mccarthy – cittadina di almeno uno Stato membro, gode dello status di cittadino dell’Unione e può dunque avvalersi, eventualmente anche nei confronti del suo Stato membro d’origine, dei diritti afferenti a tale status, in particolare del diritto di circolare e soggiornare nel territorio degli Stati membri. Tuttavia, la mancata presa in considerazione, da parte delle autorità nazionali, della cittadinanza irlandese della sig.Ra Mccarthy, al fine di riconoscerle un diritto di soggiorno nel Regno Unito, non menoma in alcun modo il diritto di quest’ultima di restare nel Regno Unito o di circolare e soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri. Del pari, la decisione nazionale non produce l’effetto di privare la sig.Ra Mccarthy del godimento effettivo del nucleo essenziale degli altri diritti correlati al suo status di cittadina dell’Unione. Di conseguenza, la Corte dichiara che, in mancanza di misure nazionali che abbiano l’effetto di privare la sig.Ra Mccarthy del godimento effettivo del nucleo essenziale dei diritti derivanti dal suo status di cittadina dell’Unione ovvero l’effetto di ostacolare l’esercizio del suo diritto di circolare e soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri, la situazione di tale persona non presenta alcun collegamento con il diritto dell’Unione e ricade esclusivamente nella sfera del diritto nazionale. Alla luce di tali premesse, la sig.Ra Mccarthy non può fondare il suo soggiorno nel Regno Unito su diritti correlati alla cittadinanza europea. (Corte di giustizia dell’Unione europea, 5 maggio 2011, sentenza nella causa C-434/09, Shirley Mccarthy / Secretary of State for the Home Department |
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MASTERCARD PAYPASS
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La Mastercard Paypass è una tecnologia inserita nel chip della carta di pagamento che consente il passaggio di informazioni ed il dialogo con il Pos semplicemente avvicinando la carta al terminale, senza alcun contatto, senza la classica “strisciata”. Il dialogo avviene tra un’antenna di prossimità contenuta all’interno della carta e lo speciale lettore contactless installato nel terminale. Questa tecnologia, oltre a velocizzare la procedura di pagamento, permette di effettuare la transazione senza mai cedere ad altri la carta. Per gli acquisti di valore inferiore ai 25 €, inoltre, non si deve firmare lo scontrino, né digitare il codice Pin, quindi l’operazione di pagamento è ancora più semplice e veloce. Per le transazioni superiori a 25 € si può comunque usare la carta in modalità contactless, ma poi si dovrà firmare o inserire il Pin come d’abitudine. Le carte contactless possiedono lo stesso livello di sicurezza delle altre carte di pagamento. Inoltre, offrono anche ulteriori garanzie: è infatti impossibile pagare “per sbaglio” (la carta funziona solo se la avvicini al lettore attivato) e non esiste alcun rischio di doppio addebito: anche se sfiori più di una volta il lettore con la tua carta, sarà sempre registrata una sola transazione. Infine, un ulteriore elemento di sicurezza consiste nel fatto che la carta non lascia mai le tue mani: puoi quindi tenere sotto controllo tutta l’operazione di pagamento. Lavorano insieme a Mastercard per emettere carte con tecnologia Paypass e per aggiornare i terminali Pos alcuni tra gli istituti finanziari più importanti: Intesa Sanpaolo (la prima a sostenere il lancio), Setefi, Banco Popolare, Ubi banca, Banca Popolare di Milano, Banca popolare di Vicenza, Banca Marche, Bcc Treviglio (ha sviluppato il primo pilot italiano), Carta Si, Banca popolare dell’Emilia Romagna, Credito Valtellinese, Cariparma, Veneto Banca, Banca popolare di Sondrio e Poste Italiane. In caso di furto o smarrimento bisogna avvisare l’istituto emittente, come per tutte le carte di pagamento. Le eventuali transazioni fraudolente, comprese quelle effettuate su internet, possono essere contestate e vengono rimborsate come per le tradizionali carte di credito. La carta Paypass consente una maggiore semplicità e velocità nei pagamenti rispetto alle carte tradizionali, soprattutto per quelli di piccolo importo. Il tutto senza rinunciare alla sicurezza di una carta che non lascia mai le nostre mani. Un ulteriore aspetto innovativo sta nel fatto che, venendo a mancare l’obbligo del contatto fisico con il Pos, ci si può svincolare dalle caratteristiche standard della carta di credito: il chip funzionale al pagamento può essere installato anche in svariati e non convenzionali oggetti (portachiavi, orologi, cellulari…). Questo è il preludio di un futuro non troppo lontano, in cui gli strumenti di pagamento non saranno più solo fisici, ma potranno essere rappresentati da un’applicazione scaricata sul proprio smartphone. Non è previsto il pagamento di nessuna commissione nei pagamenti, così come avviene per le tradizionali carte di credito. http://www.mastercard.it/ |
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MASTER CARD “PAYPASS”: BREVE GLOSSARIO |
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Contactless: particolare tecnologia inserita nel chip della carta che consente il passaggio di informazioni semplicemente avvicinando la carta al terminale e non tramite la classica “strisciata” o l’inserimento in uno slot. Il dialogo avviene tra un’antenna di prossimità contenuta all’interno della carta e lo speciale lettore contactless installato nel terminale. Questa tecnologia, oltre a velocizzare la procedura di pagamento, permette di effettuare la transazione senza mai cedere ad altri la carta. Chip: microprocessore integrato nella carta che permette la gestione dei dati per effettuare le transazioni. Terminale: strumento che consente la realizzazione di un pagamento. Se il terminale è tradizionale, le transazione viene effettuata tramite la “strisciata” della carta o l’inserimento in uno slot; se il terminale è dotato di tecnologia contactless, è sufficiente sfiorare la carta di pagamento. Codice Pin: acronimo di Personal Identification Number. E’ un codice segreto assegnato alla carta di credito o carta di debito di un utente che permette il prelievo o le transazioni bancarie tramite gli Atm e l´acquisto tramite carta senza bisogno di firmare la ricevuta al venditore. Il Pin deve restare segreto. Antenna di prossimità: strumento posizionato all’interno della carta che consente il passaggio di informazioni allo speciale lettore contactless installato nel terminale. Rfid: Radio Frequency Identification o Identificazione a radio frequenza. E’ la tecnologia alla base delle carte contactless. Esistono diversi standard Rfid: quello utilizzato dalle carte bancarie ad elevata sicurezza è l’Iso 14443. Nfc: Near Field Communication o Comunicazione di prossimità. E’ l’applicazione delle tecnologie Rfid a dispositivi mobili (es. Telefoni cellulari). I telefoni cellulari Nfc possono contenere un’applicazione di pagamento contactless esattamente come può oggi una carta contactless tradizionale. Www.mastercard.it |
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MASTERCARD PAYPASS E MCDONALD’S
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Anche Mcdonald’s si è unito ad altri grandi retailer che già dal 2009 hanno adottato il sistema contactless. In virtù dell’ultimo accordo di partnership siglato con Mastercard nel maggio 2011, la tecnologia Paypass viene diffusa a livello nazionale incentivando l’uso dei sistemi di pagamento alternativi al contante in 170 ristoranti Mcdonald’s aderenti a partire dalla Lombardia, inclusa la città di Milano, dal Lazio, con Roma e Provincia, dalle Marche, dalla Sardegna, e dalle città di Verona e Vicenza. Mastercard continua a mantenere il suo impegno nel diffondere in maniera sempre più capillare una tecnologia che offre diversi vantaggi in termini di praticità, semplicità e rapidità di pagamento sia per i titolari della carta sia per i negozi. - commenta Paolo Battiston, Direttore Generale di Mastercard Italia - Inoltre, grazie all’esperienza nel mondo del retail di un partner come Mcdonald’s, si compie un altro passo decisivo verso la diffusione su ampia scala dell’utilizzo di carte di pagamento alternative al contante anche per piccole spese quotidiane, rispondendo ad una forte richiesta di semplificazione e innovazione del mercato italiano. Mcdonald’s, in linea con il suo costante impegno per migliorare l’esperienza di consumo nei punti vendita con servizi sempre più innovativi e veloci, ha trovato in Mastercard un partner ideale e nella tecnologia Paypass uno standard di alto livello per rispondere alle esigenze dei propri clienti, sempre più evoluti. - commenta Adalberto Santi, Cio di Mcdonald’s Italia – Il modello di business di Mcdonald’s, diviso tra gestione diretta e franchising, ha reso complessa l’implementazione tecnica del progetto ma, grazie all’accordo con Mastercard, tutte le casse di 170 ristoranti saranno dotate di Pos e di strumenti tecnologici di ultima generazione che consentiranno di diffondere sempre di più le transazioni elettroniche rispetto al contante, velocizzando e semplificando le operazioni di acquisto e la soddisfazione del consumatore. Dal 16 maggio e per tutto il 2011, pagando in uno dei 55 Mcdonald’s di Milano e provincia con una carta Mastercard Paypass, il cliente potrà ricevere in omaggio, a sua scelta, una confezione di Chicken Mcnuggets o un caffè. Info: http://www.mastercard.it/ – http://www.mcdonalds.it/ |
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